mercoledì 12 gennaio 2011

CHI E' QUESTO MARCHIONNE CHE FA GLI INTERESSI DEI FALSI PROPRIETARI DELLA FIAT?

Chi sono i veri proprietari della Fiat? Gli azionisti (tra cui gli Agnelli)? NO. Lo Stato ha finanziato ben cinque volte la FIAT perché non chiudesse. I veri proprietari a questo punto dovrebbero essere tutti i contribuenti. I finanziamenti statali sono andati a favore, non degli azionisti, bensì degli operai perché non rimanessero senza lavoro. E ora questo Marchionne ha la pretesa di rappresentare solo gli interessi degli azionisti fregandosene degli operai, a beneficio dei quali fu salvata dallo Stato la Fiat. Marchionne minaccia di trasferire la Fiat in Canada, dopo avere già trasferito parte della produzione in Serbia. Lo potrebbe fare solo se rappresentasse i veri proprietari che non sono gli azionisti, che incassano soldi senza lavorare. I veri proprietari sono gli operai, che con i finanziamenti dello Stato a loro favore debbono essere considerati i veri proprietari della Fiat. Essi, invece, sono considerti solo come merce, mentre sono essi che si fanno il mazzo incominciando a lavorare prima dell'alba per arricchire i parassiti che sono gli azionisti. Io non sono mai stato fascista (tanti e troppi errori soprattutto per l'alleanza con il nazismo). Ma ricordo che Mussolini rimase sempre di anima socialista e, quando finalmente si liberò dai ceppi della borghesia che lo mandò al potere, nella Repubblica Sociale si ispirò ai principi del comunista Nicola Bombacci cofondatore con Gramsci del Partito Comunista e ucciso dai vigliacchi partigiani comunisti a Dongo solo perché aveva capito che vi era una affinità tra il comunismo e le idee socialiste di Mussolini, che infatti introdusse la socializzazione delle imprese, il che significava la partecipazione operaia agli utili di impresa. Nicola Bombacci, che nelle fabbriche chiamava gli operai compagni, morì fucilato mentre gridava "VIVA IL SOCIALISMO!". Se ne ricordino i falsi comunisti di oggi che accettano con la CGIL il ricatto di Marchionne. Se costui vuole rappresentare solo gli interessi degli azionisti, e non dei veri proprietari che sono gli operai, restituisca agli operai tutti i miliardi in euro che lo Stato ha regalato alla Fiat non per darli ai falsi proprietari (gli azionisti parassiti) ma agli operai perché non rimanessero disoccupati.
A QUESTO PUNTO UN'OCCUPAZIONE DELLA FIAT DA PARTE DEGLI OPERAI SAREBBE UN APPROPRIARSI DI CIO' CHE E' LORO E NON DEI FALSI PROPRIETARI CHE QUESTO MARCHIONNE DIFENDE CON UN SUPERSTIPENDIO ALLA FACCIA DI UN OPERAIO CHE GUADAGNA SOLO 1100 euro al mese con un lavoro massacrante. Vorrei vedere quanto tempo resisterebbe ad una catena di montaggio questo Marchionne parassita che dice di lavorare moltissimo. Sì, dietro una scrivania.

OPERAI DELLA FIAT! OCCUPATE LA FABBRICA. E' VOSTRA E NON DI ALTRI.

l manager: «Non si può confondere il cambiamento con un insulto all'italia»

Camusso: «Da Marchionne solo insulti»
L'ad Fiat: «Voglio solo innovare»

La Fiom alla Cgil: «Fare saltare l'accordo». Bersani e Bonanni: «L'ad misuri le parole»

il manager: «Non si può confondere il cambiamento con un insulto all'italia»

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Susanna Camusso (Emblema)
Susanna Camusso (Emblema)
MILANO - L'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, «insulta ogni giorno il Paese»: lo afferma il leader della Cgil, Susanna Camusso, nella relazione introduttiva all'assemblea nazionale delle Camere del lavoro a Chianciano Terme, in provincia di Siena, accusando la Fiat di non rendere noti i dettagli del piano 'Fabbrica Italia'. «Se Fiat può tenere nascosto il piano - ha aggiunto - è anche perchè c'è un governo che non fa il suo lavoro ma è tifoso e promotore della riduzione dei diritti».

LA REPLICA DI MARCHIONNE - «Non si può confondere il cambiamento con un insulto all'Italia» ha replicato poco dopo Marchionne. «Se introdurre un nuovo modello di lavorare in Italia - ha detto Marchionne al Salone dell'Auto di Detroit - significa insulto mi assumo le mie responsabilità, ma non lo è.

Aspettando il referendum Aspettando il referendum Aspettando il referendum Aspettando il referendum Aspettando il referendum Aspettando il referendum Aspettando il referendum Aspettando il referendum

L'ho già detto e lo continuo a ripetere: è un messaggio totalmente coerente con la strategia industriale di questo gruppo». «Siamo assolutamente convinti - ha aggiunto - che il modo di operare industrialmente in Italia, anche sulla base della nostra esperienza a livello internazionale, debba essere rinnovato. Stiamo cercando di cambiare una serie di relazioni che storicamente hanno guidato il sistema italiano. In questo sono assolutamente colpevole, stiamo cercando di cambiarlo, di aggiornarlo e di renderlo competitivo. Non si può confondere con un insulto all'Italia. Anzi vogliamo più bene noi all'Italia in questo senso cercando di cambiarla. Il vero affetto è cercare di fare crescere le persone e farle crescere bene, stiamo cercando di farlo a livello industriale. Il fatto che sia un modo nuovo non lo metto in dubbio e nemmeno che sia dirompente perchè cambia il sistema delle relazioni storiche, ma che in questo si veda una mancanza di affetto verso l'Italia è ingiustificato. È uno sforzo sovraumano, non lo farebbe nessun altro».

«CHI PERDE CI DEVE STARE» - «Io non ce l'ho né con la Camusso, né con la Fiom, né con la Cgil e nemmeno con Landini. Hanno dei punti di vista che sono completamente diversi dai nostri - ha affermato Marchionne - che non riflettono quello che vediamo noi a livello internazionale. Nessuno sta dicendo loro di cambiare punto di vista ma questo non consente loro di accusare gli altri di non voler bene all'Italia. Così non si risolve niente». Poi una battuta categorica: «A Mirafiori chi perde, anche se per un solo voto, ci deve stare». «In qualsiasi società civile quando la maggioranza esprime un'opinione, anche con il 51%, la minoranza perde e cede il diritto di gestire. Quando si perde si perde», ha affermato. «Io ho perso tantissime volte in vita mia - ha aggiunto - sono stato zitto e sono andato avanti. Non ho reclamato. Se venerdì vincerà il sì avrà vinto il sì e il discorso è chiuso. Non possiamo fare le votazioni 50.000 volte. Capisco che nessuno vuole perdere ma una volta che si è perso si è perso».

LANDINI - Nella polemica a distanza Camusso-Marchionne si inserisce anche il leader della Fiom Laurizio Landini: «Chi viene nominato lì non fa il sindacalista ma il gendarme dell'impresa», ha detto Landini intervenendo all'assemblea nazionale delle Camere del lavoro promossa dalla Cgil e riferendosi all'accordo su Mirafiori. «Non è vero», sostiene Landini, che la scelta della Fiat di tornare alle Rsa nominate dai soli sindacati firmatari «è fatta per mettere fuori la Fiom e la Cgil; è una scelta di fondo perché nel momento in cui possono essere eletti i rappresentanti solo dai sindacati che ha scelto la Fiat, vuol dire che quelli stessi non hanno più diritto di esercitare un ruolo sindacale» ma quello di «gendarme dell'impresa». Poi attacca: «Bisogna far saltare l'accordo, renderlo non applicabile ed essere in grado di riconquistare i diritti che in termini sindacali significa riaprire la trattativa e considerare la vertenza ancora aperta». «Tutto il sindacato, tutta la Cgil lo capisca», aggiunge.

BERSANI E RENZI - Poi è stata la volta del leader del Pd Pier Luigi Bersani, che ai microfoni del Tg3, a proposito delle ultime dichiarazioni dell'ad Fiat ha detto che «Marchionne saprà pure prendere la misura alle auto, ma misurare le parole non lo sa fare». Bersani chiede a Marchionne di spiegare come investirà i 20 miliardi promessi nel piano Fiat. Di parere diametralmente opposto al segretario è Matteo Renzi, sindaco di Firenze, che ai microfoni del TGLA7 dichiara: «Io sono dalla parte di Marchionne. Dalla parte di chi sta investendo nelle aziende quando le aziende chiudono. Dalla parte di chi prova a mettere quattrini per agganciare anche Mirafiori alla locomotiva America». «Andrò alla direzione di giovedì - aggiunge il sindaco di Firenze, leader dei «rottamatori» - ma spero che Bersani non chiacchieri di aria fritta, ma dei problemi degli italiani. Non chiacchieri dell'inciucio con Fini, ma del futuro del Pd. Il Pd è credibile - incalza - se smette di inseguire i falsi problemi. Provi concretamente a dire "ok, Berlusconi ha fallito" ma dicendo agli italiani quali sono le nostre soluzioni per ripartire».

BONANNI - Stesso concesso espresso dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: «Farebbe bene a stare più zitto, come farebbero bene molti esponenti della classe dirigente italiana e dire fino in fondo cosa sta accadendo in un Paese che da cinque anni non ha investimenti e quindi non c'è lavoro». Poi conferma che il referendum sull'accordo di Mirafiori si farà senza alcun rinvio dopodomani, auspicando la vittoria dei sì perché «l'investimento è importante, non solo perché salva Torino ma perché è una indicazione fortissima per gli investitori italiani e stranieri». La Fiom dovrà attenersi e rispettare le decisioni della maggioranza, ma «la verità vera - chiosa in una intervista al Tg3 Bonanni - è che non rispetta mai le decisioni della maggioranza».

REFERENDUM - Invece sulla consultazione su Mirafiori di giovedì e venerdì prossimi il leader Cgil Camusso aveva precisato che «un esito del referendum con i sì non lo auspichiamo ma non lo possiamo escludere». Questo, aggiunge, «come conseguenza porta anche l'esclusione della Fiom e della Cgil dalle fabbriche. Su questo dobbiamo continuare a riflettere». Camusso ha ribadito la necessità di «sostenere e comprendere le ragioni del no. Non ci si può sottrarre dalla battaglia per il no, bisogna - prosegue il leader della Cgil riferendosi alle tute blu della Fiom - che loro sappiano che hanno il sostegno di tutta la loro organizzazione».

Redazione online
11 gennaio 2011(ultima modifica: 12 gennaio 2011)


12 commenti:

andrea ha detto...

Purtroppo regalare soldi, non equivale a comprare, i politicanti italiani hanno RUBATO miliardi di euro dalle tasche dei contribuenti italiani, per praticamente REGALARLI alla Fiat, con l'unica condizione che continuasse a investire momentaneamente in italia, ma senza nessun vincolo a lungo termine.
Quindi oggi la Fiat è degli azionisti, che possono fare tutto quello che vogliono, anche chiudere definitivamente in italia, per investire dove il rendimento è migliore, i regali(anche se sono di miliardi di euro) non danno alcun diritto di proprietà!
E gli operai fiat(ma non solo loro, anche tutti gli altri cittadini che pagano le tasse), più che prendersela con Marchionne(che si limita a fare il suo lavoro), dovrebbero prenderla con tutti quei politicanti delinquenti, e parassiti, che hanno REGALATO(e magnato)i nostri soldi alla FIAT, senza nessun vincolo, e senza chiedere il permesso a nessuno

Pietro Melis ha detto...

La mia è una proposta che è fuori dell'apparente legalità, cioè rivoluzionaria. Ma si sa che è una rivoluzione che stabilisce una nuova forma di legalità. Gli azionisti dovebbero restituire agli operai tutti i soldi che lo Stato ha dato alla Fiat non per darli agli azionisti ma per conservare i posti di lavoro.

andrea ha detto...

d'accordo, ma se i politici sono stati idioti, privi di lungimiranza e disonesti, poi non c'è da stupirsi se gli imprenditori prendono i soldi, e scappano!
Se avessimo avuto politici un po' più onesti, e lungimiranti, invece di regalare miliardi alla Fiat, li avrebbero potuti investire per costruire infrastrutture, per investire in ricerca, per costruire centrali nucleari(è anche il costo dell'energia a rendere l'italia poco competitiva!), insomma in poche parole per creare quelle condizioni che invoglino gli imprenditori ad investire, senza penalizzare i dipendenti.
Oppure con tutti i miliardi regalati, avrebbero persino potuto fondare un'azienda automobilistica statale.
E invece i nostri politicanti hanno preferito regalare(tanto non pagano mai di tasca loro), e ormai chi ha avuto ha avuto, e chi ha dato ha dato...

Anonimo ha detto...

Trovo IMMORALE che Marchionne guadagni tre miliardi all'anno (e piu').
Dovrebbe prendere il posto di uno di loro alla catena di montaggio per almeno un mese e dimostrare che e' capace di fare quello che chiede a loro.
marialetizia

Pietro Melis ha detto...

Ho sentito alla trasmissione di Fazio (che tempo che fa) di sabato scorso (14 gennaio) che lo stipendio del superparassita Marchionne equivale a 1070 volte lo stipendio di un operaio. Disonesti quegli impiegati crumiri che, stando dietro una scrivania hanno fatto sì che con i loro voti si approvasse il ricatto di Marchionne.Se ne fregano anch'essi degl operai della catena di montaggio. La votazione sarebbe dovuta avvenire separatamente, senza accomunare gli impiegati (che non fanno lavori usuranti) con gli operai, che sono i veri produttori a beneficio del profitto parassitario degli azionisti.Peggio per gli operai che non si sono opposti con la forza occupando la fabbrica. Nessuna conquista può ottenersi senza una prova di forza. Responsabili anche i sindacati (CGIL compresa) che non si sono opposti solidarizzando con la FIOM.

Anonimo ha detto...

"Peggio per gli operai che non si sono opposti con la forza occupando la fabbrica"

E cosa avrebbero ottenuto occupando la fabbrica? glielo dico io, avrebbero ottenuto che la Fiat si sarebbe trasferita subito in Canada, dove grazie a una tassazione molto più bassa, leggi diverse, infrastrutture migliori e costo dell'energia e del petrolio più basso la produzione è molto più conveniente che in italia, senza nemmeno penalizzare i salari degli operai(un dipendente Canadese guadagna in media 1000-1200 dollari A SETTIMANA-che equivalgono a circa 700 euro-, e il costo della vita in molti posti è generalmente più basso che in italia)
Gli operai italiani, più che prendersela con Marchionne, se la dovrebbero prendere con i politici parassiti, che li tartassano, togliendogli quasi il 50% dalla busta paga lorda.
Se l'enorme spesa pubblica italiana servisse per migliorare la vita a tutti, si traducesse in servizi reali, sarebbe anche accettabile la supertassazione attuale, ma visto che buona parte di questi soldi finiscono per finanziare il parassitismo politico, e le varie mafie, si potrebbe anche dimezzare la spesa pubblica, senza nulla togliere ai servizi. Ma ovviamente i mafiosi che siedono in parlamento non lo faranno mai.
E ai delinquenti che ci governano fa molto comodo che gli operai odino e invidino a morte Marchionne, almeno non rivolgono la loro rabbia contro i veri colpevoli di questa situazione, i veri parassiti i veri "PADRONI"!

Pietro Melis ha detto...

Caro Anonimo (la prossima volta può anche scrivermi senza anonomato)

non faccia proprio a me la predica della condanna di questa maledetta genia di politici che ci governa (destra centro e falsa sinistra). Proprio per questo ho smesso di votare dal 1994. E ho già detto come si potrebbe istituire il PARTITO DEI NON VOTANTI (non ricordo in quale post) in modo che, fatta salva una soglia fisiologica di non votanti (20%) il numero delle poltrone di questi parassiti della politica (che non vogliono abolire le province e accorpare i piccoli Comuni, e mi domando che ci stiano a fare le stesse regioni con poteri legislativi invece che come organi di decentrazione amministrativa)diminuisca in proporzione al numero dei non votanti. Perderebbero per sempre l'arroganza che hanno. Ma lei aggiunge che Marchionne avrebbe trasferito la Fiat in Canada. Quale Fiat avrebbe trasferito in Canada se gli operai si fossero impadroniti della fabbrica con una socializzazione dell'impresa? Azione illegale? Certamente. Ma ho già detto che la storia ci insegna che una illegalità può dar luogo ad una nuova e migliore legalità, altrimenti non si sarebbe stato progresso. Con una azione compatta gli operari avrebbero potuto anche ridursi da sé le tasse da pagare. Di fronte ad una azione di massa stia pur sicuro che questo Stato di merda (che ha lasciato fare tutto a Marchionne) si sarebbe arreso. Quando Marchionne cercò di comprare la Opel La Merkel gli pose determinate condizioni a difesa degli interessi degli operai. Marchionne non accettò e la Merkel lo mandò a fare inculo. Quando Marchionne divenne comproprietario della Crysler Obama gli pose determinate condizioni. In questi due casi intervenne lo Stato a favore di un interesse comune (compreso quello degli operai). In Italia il governo se ne è lavato le mani. Berluscono è più interessato alle troie che si porta in casa. Ma con questo non voglio fare la difesa della sinistra.

andrea ha detto...

Per fare un'impresa, non basta occupare una fabbrica, chi ce le avrebbe messe le risorse per produrre automobili e provare a venderle sul mercato globale? e poi gli operai non è che si sarebbero trovati in una condizione poi tanto diversa, avrebbero comunque dovuto competere in un mercato in cui la concorrenza è durissima!

per il resto la pensiamo più o meno allo stesso modo, anche io faccio parte del partito dei non votanti!

Pietro Melis ha detto...

Ad Andrea

davo per implicito che lo Stato impedisse di trasferire all'estero il capitale della Fiat. La globalizzazione esiste solo perché la politica ha abdicato al suo potere lasciando che la politica sia alla mercé dell'economia. E questo è sintomo di un mondo ormai pazzo. Se la Fiat non potesse trasferire all'estero il suo capitale, il capitale non userebbe gli operai come merce ma come uomini. Perfino un Tremonti si dichiara contrario alla globalizzazione, ma predica bene e razzola male. Guai oggi a parlare di dazi doganali per difendere le imprese nazionali. Sembra una bestemmia.E poi ci si lamenta della chiusura di molte imprese di fronte ai prodotti cinesi (per esempio) e del conseguente aumento della disoccupazione. Quando arriverà l'utilitaria cinese a 5-6000 euro che fine faranno le utilitarie italiane?

andrea ha detto...

Sono d'accordo con lei, il libero mercato è una buona cosa solo tra paesi molto simili a livello di diritti umani e civili, ma ovviamente se si accetta che la Cina possa competere con la nostra economia, pur non avendo alcuna concezione dei diritti umani, e usando ancora oggi i LAOGAI( l'equivalente dei Gulag sovietici, cioè forza lavoro GRATIS), poi è inevitabile che anche da noi le condizioni di lavoro peggiorino!
Il problema è che i dazi alla Cina, e ad altri paesi in via di sviluppo, che non sono in linea con la nostra concezione dei diritti, si dovevano mettere 20-30 anni fa, ormai è troppo tardi, ormai la Cina sta per diventare la prima potenza mondiale, possiede i debiti degli USA, possiede alcune tra le maggiori multinazioni e gruppi bancari del mondo. Insomma ormai la Cina ha un potere enorme, credo che i dazi non ce li possiamo permettere, nè a livello europeo, nè tantomeno a livello italiano!

Secondo me ormai per le economie occidentali esistono solo due alternative, o adeguarsi a questa situazione, cercando di competere senza sacrificare troppo i diritti(come stanno facendo paesi tipo il Canada,gli Stati Uniti, la Svizzera ecc..), oppure c'è la scappatoia della guerra(che speriamo non si realizzi mai!)

Pietro Melis ha detto...

Mi si spieghi una cosa che non sono mai riuscito a capire e che molti anni fa non mi hanno saputo o voluto spiegare in Questura. Come mai è possibile che i cinesi arrivino in Italia (per esempio) ed abbiano l'autorizzazione di aprire negozi di abbigliamento iscrivendosi anche alla Camera di Commercio? A Cagliari in una sola via, che era la più commerciale, hanno chiuso 27 negozi. Prato ormai è una città in mano ai cinesi. Come mai non si parla mai di questo fenomeno? Come mai l'associazione commercianti tace e si arrende aumentando la disoccupazione. Forse la politica vuol fare gli interessi dei consumatori permettendo di spendere meno dai cinesi? Ma allora è una politica folle. Nel complesso il risparmio del consumatore danneggia tutta l'economia nazionale causando maggiore disoccupazione. Nel 1989 formai una lista elettorale contro le immigrazioni clandestine e relative sanatorie. Accuse di razzismo da ogni parte sui quotidiani. E allora si tengano la maggiore concorrenza dei clandestini ed exclandestini che, come "esercito di riserva", servono a tenere bassi i salari degli operai italiani con il ricatto di sostituirli con stranieri. Come si vede è possibile porre dei rimedi. MA NON ESISTE LA VOLONTA' POLITICA DI METTERLI IN ATTO. Ed è questo che non riesco a spiegarmi, soprattutto tenendo conto che sono proprio i sindacati (CGIL in primis) che difendono gli extra comunitari.Ormai vedo un'economia padrona della politica e non riesco a spiegarmi come gli stessi interessati, vittime di questa follia politica, tacciano.Si aggiunga il mito della società multirazziale, per cui chi non è d'accordo deve subire l'accusa di razzismo. Quando le future generazioni si accorgeranno di questa folle mitologia, come se fosse un destino non contrastabile, dovranno maledire tutti i politici d'oggi. Se gli Stati Uniti sono debitori nei confronti della Cina la colpa è della politica.Bisogna capovolgere il rapporto tra interesse del consumatore ed interesse dei lavoratori. Perché la disoccupazione danneggia anche il la produzione e il relativo consumo.

la pecora nera ha detto...

Caro Melis,
noto con piacere che c'è qualcun altro con le idee chiare in questo paese. Gradirei condividere con Lei il mio punto di vista. La invito a consultare il mio blog www.testainfunzione.blogspot.com, confidando in un futuro migliore