martedì 25 ottobre 2011

ALTRO CHE PRIMAVERA ARABA. RIMANE L'INVERNO ISLAMICO

25/10/2011

Egitto, no all' eguaglianza fra chiese e moschee

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Egitto, i copti

Egitto, i copti

Battuta d’arresto per il dialogo e la convivenza pacifica tra le religioni

Marco Tosatti
ROma

Shenouda III ha chiesto che vengano liberate tutte le persone arrestate durante la manifestazione che ha portato al massacro di decine di copti da parte dei militari domenica 9 ottobre. Ma nel frattempo si è concluso con un nulla di fatto un meeting che doveva portare a una legge che doveva unificare le regole per la costruzione di luoghi di culto. Attualmente in pratica si può costruire una moschea dove si vuole, mentre per edificare una chiesa cristiana è necessario un permesso da parte del Presidente della repubblica. E questa disparità, insieme ad altre norme estremamente restrittive, è fonte di contrasti e prevaricazioni da parte dei musulmani.

Shenouda III si è incontrato nella cattedrale ortodossa di San Marco con rappresentanti del Supremo Consiglio della forze armate, che hanno presentato le condoglianze per i morti della strage di Maspero. Durante l’incontro i rappresentanti della Chiesa hanno fatto vedere ai militari un video che mostra come i blindati dell’esercito si siano scagliati contro i manifestanti, schiacciandoli. Il documentario, secondo le fonti della Chiesa presentava “tutti gli avvenimenti della giornata” provando che la marcia “era pacifica” e “che i manifestanti non recavano armi con sé”. Fonti vicine a Shenouda III affermano che “la Chiesa ha espresso la sua disapprovazione per la copertura fornita dalla televisione di Stato agli eventi, perché ha preso posizione contro i copti. E ha chiesto un’indagine rapida, e la liberazione dei giovani copti innocenti”.

Una settimana dopo il massacro i copti però stanno ancora cercando di ottenere una cornice legale per la costruzione e la protezione delle loro chiese. Un comitato islamico-cristiano, a cui partecipavano religiosi di alto livello e intellettuali ieri non è riuscito a stilare una bozza per il codice unificato, di cui si discute da lungo tempo, per la costruzione di edifici di culto. “Beit al-Aila” (Family House) a cui partecipavano il Grande sceicco di Al-Azhar e papa Shenouda III è riuscito solo a raccomandare che venga adottata “una legge per regolare la costruzione delle chiese”.

Il comitato si è riunito nel quartie generale di Al-Azhar, e ha chiesto alle autorità cristiane in Egitto di fornire raccomandazioni e suggerimenti per una legge che regoli la costruzione delle chiese, così da rimpiazzare il codice in vigore, che nega ai copti il diritto di costruire edifici di culto se non c’è un decreto del capo dello Stato, o di un suo rappresentante. Ma non è stato offerto un quadro di garanzie di nessun genere; dell’argomento si è parlato però anche durante l’incontro che papa Shenouda III ha avuto con i delegati del Consiglio militare.

La chiesa copta ortodossa rappresenta la grande maggioranza dei cristiani egiziani. I copti rappresentano dal cinque al dieci per cento della popolazione totale dell’Egitto; il conto varia a seconda che si prendano in considerazione gli emigrati, e le cifre offerte dalle fonti ufficiali dello Stato non coincidono con quelle presentate dalla Chiesa copta. Nel frattempo “Beit Al-Aila” ha chiesto che tutte le chiese che hanno ottenuto nel tempo il permesso di esistere e di funzionare, chiuse per una serie di ragioni, (nella maggior parte dei casi per problemi di manutenzione e di ristrutturazione) siano riaperte. Le altre chiese che non dispongono di regolare licenza devono essere esaminate, caso per caso, con lo scopo di permettere il loro funzionamento.

Secondo fonti locali, il rifiuto di un codice unificato per la costruzione di edifici di culto è da attribuire soprattutto al Grande sceicco di Al Azhar, Ahmed El-Tayyeb. El-Tayyeb insiste che cono può esistere nessun codice che regoli la costruzione delle moschee, che sono frequentate cinque volte al giorno dai fedeli per le preghiere prescritte dall’islam, il che non accade nel caso delle chiese. Il Grande sceicco comunque è dell’opinione che le chiese dovrebbero essere costruire “in linea con i bisogni” delle comunità cristiane. Il che significa che le chiese dovrebbero o potrebbero essere costruite solo nei villaggi che hanno una comunità cristiane consistente.

La Chiesa copta aveva qualche riserva sulla bozza di un codice unico, ma in relazione alle pene inadeguate, a suo avviso, stabilite per gli attacchi alle chiese, o alle demolizioni forzate. Ed è contraria alla prigione per i sacerdoti che ampliano gli edifici religiosi senza permesso , in base alla “delicatezza del fatto di mettere in prigione membri del clero”. Fonti vicine a Shenouda III affermano che la Chiesa copta è favorevole a “una serie di regole giuste per la costruzione e la ricostruzione di chiese, senza tenere conto del tutto del problema delle moschee. Non siamo in posizione da chiedere diritti eguali, e non ci interessa sapere quante moschee ci sono; noi speriamo solo di avere delle regole eque per costruire, o rimettere in sesto le chiese”. E in effetti secondo Mustafa El-Fiqi, di “Beit Al-Aila” è meglio separare le regole relative alle moschee e alle chiese, per non rendere la situazione ancora più instabile.

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