sabato 9 giugno 2012

LEGGE MANCINO (INDAGATO ORA PER COLLUSIONE CON LA MAFIA): LA VENDETTA E' UN PIATTO CHE SI MANGIA FREDDO

Questo residuo archeologico di una DC fu l'autore di una legge liberticida sulla base della quale sono stato condannato anche (ma inutilmente) in Cassazione con sentenza politica scriteriata per istigazione all'odio razziale e religioso, secondo la formulazione di questo indagato, che fu persino vicepresidente del CSM (Corporazione di Stampo "Mafioso"). A questo proposito, come ho scritto nel blog TOGHE (interno al quotidiano La Repubblica) ho espresso la necessità che la Commissione disciplinare sia scissa dal CSM perché non siano più magistrati (con spirito corporativo) a giudicare altri magistrati. Così continueranno ad essere sempre innocenti. I corvi tra loro non si mangiano. Occorre un'Alta Corte di giustizia formata da giuristi (scelti a sorte in una lista fornita dalle Facoltà di giurisprudenza) e avvocati (scelti a sorte in una lista fornita dall'Ordine nazionale forense). Spero che le accuse contro Mancino risultino fondate perché questo individuo finisca la sua vita nell'infamia che si merita. Un vicepresidente del CSM indagato per collusione con la mafia. Incredibile. Meglio l'accusa (scriteriata) di antisemita che quella di collusione con i subanimali della mafia.  

la trattativa

Mafia-Stato, indagato Mancino
L'ex ministro: è solo un teorema

L'ipotesi di reato è quella di falsa testimonianza
I pm sospettano: l'ex titolare del Viminale «mente»


Nicola Mancino Nicola Mancino
PALERMO - L'ipotesi di reato è quella di falsa testimonianza. Con questa accusa è stato indagato dalla procura di Palermo l'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta «trattativa» tra Stato e mafia. LA REPLICA DELL'EX MINISTRO - «Da me nessuna falsa testimonianza», è la difesa dell'ex titolare del Vininale dal 1992 al 1994. «Non mi sorprende la notizia della mia iscrizione nel registro degli indagati. Il teorema che lo Stato, e non pezzi o uomini dello Stato, abbia trattato con la mafia è vecchio di almeno venti anni ma non c'è ancora straccio di prova che possa confortarlo di solidi argomenti». «Per quanto mi riguarda -prosegue Mancino- sono stato ministro dell'Interno e ho difeso lo Stato dagli attacchi della mafia, che ho combattuto con fermezza e determinazione. Secondo notizie riportate da alcuni quotidiani, sarei stato iscritto nel registro degli indagati per falsa testimonianza. Proverò la mia lealtà nei confronti delle istituzioni e della stessa magistratura, come dimostrerò la mia estraneità a qualsiasi altra ipotesi penalmente rilevante, e smentirò la fantasiosa e burocratica ricostruzione secondo cui, al fine di evitare le stragi, sarebbe stato opportuno cambiare ministro». «Dimenticando -conclude Mancino- che chi aveva assunto la responsabilità di titolare dell'Interno era ed è quel parlamentare, il senatore Mancino, che da capogruppo della Dc a Palazzo Madama presentò come primo firmatario un disegno di legge, poi divenuto legge, che avrebbe salvato, come salvò, da imminente prescrizione il maxiprocesso di Palermo».
«QUALCUNO MENTE» - La posizione di Mancino, scrivono alcuni quotidiani (La Stampa e Il Giornale di Sicilia), è cambiata nelle ultime settimane, dopo la sua deposizione al processo al generale Mario Mori il 24 febbraio scorso. In tribunale quel giorno i pm Antonio Ingroia e Nino Di Matteo avevano detto che «qualche uomo delle istituzioni mente». I pm ritengono che Mancino insediatosi al Viminale il primo luglio 1992 sapesse della trattativa che prevedeva di cedere al ricatto dei boss in cambio della rinuncia all'aggressione terroristica e ai progetti di uccisione di altri uomini politici. E che ora l'ex presidente del Senato ed ex vicepresidente del Csm neghi l'evidenza per coprire «responsabilità proprie e di altri».
LE RECRIMINAZIONI DI MARTELLI - L'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli ha più volte sostenuto di essersi lamentato con lui per il comportamento dei Ros. Nel giugno '92, secondo i magistrati, Mori e il capitano Giuseppe De Donno avrebbero infatti comunicato all'allora direttore degli affari penali del Ministero di via Arenula, Liliana Ferraro l'avvio dell'interlocuzione con Vito Ciancimino «per ottenere una copertura politica - sostengono i pm - dall'ex sindaco mafioso sulla trattativa». Mancino ha sempre negato. Il 24 febbraio aveva però detto che Martelli gli avrebbe accennato di «attività non autorizzate del Ros» e che lui gli avrebbe risposto di parlarne alla procura di Palermo. Mancino inoltre ha sempre negato di avere incontrato il giudice Paolo Borsellino il giorno del suo insediamento al Viminale.
GASPARRI: DICA LA VERITA' - «Non so su quali specifiche vicende si basino le accuse nei confronti di Nicola Mancino. Ma da uomo che ha ricoperto alte cariche istituzionali, ci aspettiamo un contributo di verità. Lui era al Viminale quando, sotto il regno di Scalfaro e con Amato e Ciampi a Palazzo Chigi, fu vergognosamente cancellato il carcere duro per centinaia di criminali, con il dichiarato scopo di dare un segnale di cedimento alla mafia stragista. Mancino dica la verità! Lui sa. Lui Parli!». Lo dichiara il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri.

Redazione online 09 giugno 2012

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