martedì 10 luglio 2012

INDIMOSTRABILITA' DELL'ESISTENZA DI DIO

Ho lasciato nel blog di Odifreddi (Il non senso della vita, compreso nei blog de La Repubblica.it) il seguente post.
Qui si scrive della prova ontologica dando l'impressione che non si sia letto il Proslogion di S. Anselmo. La prima parte della pseudo dimostrazione è una tautologia perché dice che non si può pensare un essere maggiore dell'essere di cui non se ne può pensare  uno maggiore. Sin qui va bene. Anselmo però aggiunse illogicamente che l'essere di cui non se ne può pensare uno maggiore deve avere tutte le perfezioni. E tra le perfezioni illogicamente Anselmo incluse l'esistenza. Ma Anselmo, che, nonostante ciò, non era stupido, aveva capito che questo essere poteva essere identificato con l'universo. Il monaco Gaunilone obiettò andando fuori argomento: allora io penso un'isola perfettissima e solo per il fatto che la penso dovrebbe esistere. Egli non capiì che non si poteva confondere la parte (l'isola) con il tutto (l'universo), che per il solo fatto che lo pensi non può non esistere. Ma Anselmo va oltre. Per evitare che l'essere di cui non se ne può pensare uno maggiore fosse identificato con il mondo aggiunse che quest'essere non poteva essere identificato con l'universo perché la materia è corruttibile. Dunque l'essere di cui non se ne può pensare uno maggiore e che contiene tutte le perfezioni non può identificarsi con la materia dell'universo ma deve essere trascendente: è Dio. L'argomento di Anselmo fu ripreso da Cartesio che disse che l'esistenza di Dio deriva dal suo stesso concetto, come dal concetto di triangolo deriva che esso abbia nella somma degli angoli 180 gradi. E meno male che la filosofia moderna la si fa iniziare con l'arrogante Cartesio, che in fatto di scienza, nonostante la sua presunzione, non lasciò alcunché di valido, nemmeno nella sua farraginosa geometria analitica, che che ebbe una migliore esposizione in Fermat, che di professione era giudice a Bordeaux. Dimostrazione fasulla l'argomento ontologico. Innanzi tutto, come osservò successivamente Kant, l'esistenza non è una perfezione che derivi dal fatto che io pensi una cosa. Rimase famoso l'esempio di Kant: una cosa è pensare cento talleri, un'altra è averli in tasca. Ma nemmeno Kant capì bene l'argomentazione di Anselmo. Infatti i cento talleri sono una cosa finita e parziale rispetto all'universo, che esiste per il solo fatto che lo penso. Non si può confondere una parte con il tutto. Hegel capì meglio l'argomento di Anselmo rivalutandolo ateisticamente riconoscendone la tautologia della prima parte. L'essere di cui non se ne può pensare uno maggiore necessariamente esiste in quanto si tratta dell'universo. Peccato però che anche Hegel, malato di antropocentrismo, abbia identificato l'universo con lo Spirito (Dio immanente), che sarebbe la sostanza vera del mondo, che arrivava alla sua autocoscienza (finalmente!) con la sua filosofia dello Spirito assoluto. Insomma, quando si vuole discutere sull'universo i filosofi sono condannati a dire stronzate.
E le massime stronzate oggi sono state dette dal guru opinionista sul Corriere della sera Emanuele Severino, che, andando oltre Parmenide (eternità dell'essere nella sua totalità) arrivò ad affermare l'eternità di tutti gli enti particolari, per cui la morte non esiste e tutti gli enti, nascendo, passano dall'invisibile al visibile, e, morendo, passano dal visibile all'invisibile. Quando ho scritto nei miei libri e nel mio blog che Severino era un pazzo paranoico (ha scritto anche che l'evoluzione biologica non esiste ed è solo apparente, contrastando Monod e Jacob) ho subito terribili attacchi dai suoi fans, più pazzi di lui, che sono arrivati sino alle maledizioni nei miei confronti.        

3 commenti:

Sergio ha detto...

Se c'è un motivo per cui io detesto Severino non è la sua "geniale" intuizione dell'eternità degli enti, di tutti gli enti - compresa la mosca che mi sta rompendo ora le scatole, compreso lo starnuto di poco fa che in quanto fenomeno singolo ben definito (il mio starnuto del 10 luglio alle ore 18) è anch'esso un ente eterno - ma per l'illeggibilità dei suoi atroci libri che ahimè ho letto per anni e in cui non fa che ripetere che l'essere è e il non essere non è. Libri da rompergli in testa.
Tuttavia per tre quarti ragiona e analizza bene certi fenomeni. Purtroppo poi ti lascia con un pugno di mosche in mano perché non sai mai dove vuole andare a parare. Rimanda ai suoi scritti dove dice e ridice e ripete che l'essere è il non essere non è e che tutto, assolutamente tutto, è eterno (ovviamente anche una pisciata o una scopata).
Benché la Chiesa cattolica abbia dichiarato che la "filosofia" (???) di Severino rappresenti l'ateismo più radicale - e il "filosofo" si vide costretto a lasciare la Cattolica - tuttavia la Chiesa non si è mai troppo preoccupata del "pensiero" di Severino. Chi lo caga questo filosofo? Un Cacciari forse, che è ancora peggio di Severino (sono due pazzi che si stimano e leggono i libri dell'altro).
Severino comunque aborre dal definirsi ateo: il termine è per lui troppo volgare, non vorrebbe essere scambiato per un ateo qualunque senza filosofia. Ateo o non ateo, questo scemo possedeva una reliquia della Vera Croce (con tanto di pedigré) di cui ha fatto dono alla chiesa. Se questi sono atei la Chiesa potrebbe dormire tranquilla per altri mille anni.
Purtroppo per lei il cristianesimo è in agonia e niente più può rivitalizzarlo, nemmeno i politici italiani puttanieri cocaicomani e clericali.
Dio, se ci sei, batti un colpo e ti adoreremo. Non puoi sempre mandare a dire di fare questo e quello. Avresti il dovere di rivelarti - a tutti, non solo ai pazzi.

Pietro Melis ha detto...

Caro Sergio
ho la curiosità di sapere chi lei sia dato che dice di avere letto gli atroci libri di Severino. Ha fatto letture filosofiche per professione o per interesse privato? Ha ragione nell'accomunare Severino a Cacciari,a causa del quale mi sono dovuto rompere la testa per leggere il suo DELLA COSA ULTIMA (Adelphi). Mi domando quante copie di questo libro abbia venduto Adelphi, dato che è completamente illegibile per i non addetti ai lavori. Io ne ho dato un'esposizione in due miei libri per ridicolizzarlo. Scrive che Dio è la sintesi del possibile e dell'im-possibile. Che cavolo vuol dire con questa frase strampalata? Un ex marxista che si è messo a fare il teologo della teologia negativa andando oltre Plotino, radicalizzandolo scrivendo che Dio è al di là del possibile, mentre Plotino aveva affermato che è l'Uno come fonte di tutti i possibili che stanno nell'Intelletto come emanazione dall'Uno (e dall'Intelletto per Plotino deriva l'Anima del mondo, secondo una triade che verrà ripresa nella trinità cristiana). Se Cacciari non fosse noto per la sua attività politica (soltanto grazie alla quale è apparso spesso in TV) sarebbe un illustre sconosciuto.
Eppure vorrei che fosse vero quanto ha sempre scritto Severino (ma ci crede veramente in ciò che ha scritto o ha scritto per ritagliarsi un'originalità ad ogni costo?) perché allora sarebbero eterni (e un giorno li potrei rivedere tutti) anche i miei grandi affetti, che sono stati i cani e i gatti.
Visto che lei è un quasi assisuo lettore del mio blog può lasciarmi il suo indirizzo (magari in privato scrivendomi a nozick@alice.it) e le invierò in omaggio "Scontro tra culture e metacultura scientifica" (800 pagine).
Io ho risolto le diatribe tra credenti e non credenti in ADDIO A DIO. Se vuole farmi un favore lo ordini in qualsiasi libreria (13 euro). Non ci guadagno nemmeno un centesimo perché ho devoluto i diritti d'autore ad una associazione animalista.

Sergio ha detto...

Caro signor Melis,

non sono uno studioso di filosofia. La mia "cultura filosofica" si riduce alle nozioni del liceo in un istituto cattolico in cui si esaltava Tommaso d'Aquino. Pur avendo perso la fede a 17 anni - ed essere stato minacciato di espulsione dal collegio - per S. Tommaso ho conservato per un po' una certa simpatia tanto da comprarmi la Somma contro i gentili che però non ho letto. In seguito ho letto alcune cose di filosofia. Il caso o la disgrazia ha voluto che m'imbattessi in Emanuele che inizialmente trovavo interessante, persino illuminante (ah, che bei titoli: "Destino della necessità", "Il giogo" ecc.). I suoi "Pensieri sul cristianesimo" li trovo tuttavia ancora validi. E anche i suoi elzeviri sul Corriere non sono male (ma sempre e solo per tre quarti, in chiusura non sai mai che vuole - rimanda ai suoi scritti, al suo pensiero, all'eternità del tutto - uffà!).
Di Cacciari non ho mai letto niente, a parte le interviste (mi bastano). Uno con la puzza al naso, saccente, antipatico. Una volta ho scorso la bibliografia di questo scemo: incredibile quanto ha scritto. A certa gente bisognerebbe razionare la carta, uno spreco enorme (poveri alberi). "La cosa ultima"! Che titolo altisonante! Sta a vedere che ci dirà lui come finirà il mondo e cosa ci aspetta! E poi te lo ritrovi a fare il chierichetto! Si sciroppa le scempiaggini di Benedetto XVI su Gesù e corre in Vaticano per presentarle o commentarle. Che idiota! Vorrebbe addirittura che le università italiane aprissero facoltà di teologia come nei paesi germanofoni! Ha detto che a Lourdes "succede" qualcosa d'inspiegabile e che è irrazionale negarlo! Gli auguro che gli appaia la Madonna e si converta!

Però quando dice che lo stesso le piacerebbe che Severino avesse ragione (per rivedere i suoi "amici") mi sorprende! In effetti l'idea dell'eternità del tutto ha qualcosa di affascinante, bisogna ammetterlo. Non abbiamo bisogno di "salvatori", saremmo da sempre e per sempre "salvi" in quanto eterni! Una bella trovata, non c'è che dire. Ma come crederci? Questa storia che saremmo ancora immersi nella "follia greca" (le cose sono e poi non sono più come massima e ultima evidenza) è un po' da ridere. Il mio panettiere, poverino, è ancora immerso nella follia dei Greci che non sa nemmeno chi sono!