lunedì 1 ottobre 2012

DITEMI SE QUESTO INDIVIDUO, RICCARDO DI SEGNI, RABBINO CAPO DI ROMA, SIA SANO DI MENTE O SIA UN PAZZO PER CIO' CHE DICE.

In un precedente post ho già trattato della circoncisione come vigliacca mutilazione. Dovendo completare un libro che espone le tre disoneste sentenze politiche contro di me per il fatto che mi batto da sempre contro la maggiore sofferenza inflitta agli animali con la macellazione ebraico-islamica, difesa da un farneticante quale è Riccardo Di Segni, che mosse il processo contro di me, e dovendo includere nel testo la questione della circoncisione, mi sono imbattuto in un sito ebraico (moked.it) nelle dichiarazioni folli di due individui (tra cui Di Segni) che ritengono normale che su un bambino si applichi una mutilazione. Notare come si tenti di giustificare questa vigliaccata giungendo a scrivere che LA CIRCONCISIONE E' UN DIRITTO DEL BAMBINO (NEONATO). Questi scellerati vogliono imporre sin dalla nascita un marchio indelebile al bambino ebreo in modo che, anche crescendo, sia costretto a sentirsi ebreo. Ora, vi è da domandarsi, come possono i genitori arrogarsi il diritto di imporre ad un neonato l'appartenenza ad una etnia identificata con una pratica che vuole assurdamente definirsi religiosa? Vi sono tanti ebrei che sono atei. Essi appartengono alla migliore intelligenza mondiale anche perché sono riusciti a liberarsi dalle farneticazioni dell'ebraismo religioso. E non vi apparterrebbero se fossero stronzi come Di Segni. Non troverete uno scienziato, un grande pensatore tra gli ebrei che creda nella religione ebraica. E' possibile che uno, solo perché nato in una famiglia di ebrei osservanti delle fregnacce del Genesi, sia costretto a subire per il resto della vita le conseguenze di una pratica che pretende anche di ammantarsi di religiosità? Il paragonare poi il battesimo cristiano di un neonato alla circoncisione di un neonato solo perché entrambi sono applicati su un neonato è cosa che fa capire a quale livello di disonestà o di follia arrivi l'ebreo che voglia seguire una pratica dettata da un personaggio mai esistito quale fu Mosè, che nei racconti appare come massacratore di uomini, donne, bambini e "bestiame". 
Notare la frase:"è piuttosto difficile diventare ebrei da adulti (non sto parlando delle conversioni, qui, ma dell'osservanza), perché le regole da seguire sono complesse e assumere la loro risonanza emotiva".


 Come dire: bisogna subito plagiare la testa dei bambini sin da neonati perché non imparino ad usare la ragione ma vivano emotivamente, altrimenti vi è il pericolo che non credano facilmente nelle stronzate alla Di Segni, che scrive che la circoncisione è un ordine divino dato ad Abramo. Cioè ad un individuo puramente mitologico che gli ebrei, secondo l'esegesi dei maggiori studiosi mondiali dell'Antico Testamento, trassero da antichi racconti mesopotamici dandogli una veste nuova reinventandolo per attribuirgli le loro farneticazioni di popolo eletto.  Per questi mentecatti la macellazione kosher è giustificata dal fatto che sia fatta da competenti. Competenti nell'aggiungere inutili sofferenze agli animali neimattatoi. Questi individui sono dei veri subanimali. Ben rappresentati in Italia dal SUBANIMALE DI SEGNI. La loro vita vale meno di quella di qualsiasi animale non umano. Infatti un animale non umano è privo di farneticazioni. Dire che Di Segni è un subumano significherebbe farne un elogio. Egli è un subanimale. La morte di individui simili nei lager  nazisti non può commuovere. Bisogna anzi,gioirne, giacché chi è insensibile alle sofferenze maggiori inflitte agli animali sulla base di un libro ripugnante che è l'Antico Testamento, pieno di racconti di stragi operate dagli antichi ebrei, protonazisti, veri e propri olocausti considerati dai farneticanti di oggi come storia sacra di cui si vantano, non può pretendere che ci si commuova per l'asserito olocausto ad operadei nazisti, di cui gli ebrei credenti vogliono continuare a vivere di rendita, pretendendo leggi speciali per essi al fine di continuare a vivere separati secondo norme proprie che facciano eccezione alle leggi di uno Stato. Per questo hanno sempre rifiutato l'integrazione e hanno subito come conseguenza la persecuzione. Se la sono cercata e meritata. Nessuna sensibilità per gli insensibili.  

 Il pazzo Riccardo Di Segni . Leggete le stronzate che ha scritto. Sono incredibili
        Libertà religiosa - “Alle promesse adesso seguano i fatti”  Continua nel mondo la mobilitazione delle comunità ebraiche e musulmane a difesa del diritto alla circoncisione contro il quale si è recentemente espresso il tribunale di Colonia. Commentando gli ultimi sviluppi, con la decisa presa di posizione del governo tedesco a favore di una soluzione che tuteli i valori e le tradizioni delle comunità religiose, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, in una nota emessa poco prima di Shabbat, aveva espresso approvazione per le parole pronunciate dal portavoce Steffen Seibert. "L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – si legge nella nota – accoglie con soddisfazione la notizia che il governo tedesco si impegnerà a contrastare la sentenza che vietava la circoncisione emessa alcuni giorni fa dal tribunale di Colonia. Un pronunciamento che molto aveva fatto discutere nel mondo suscitando le reazioni sdegnate di quanti, ebrei italiani in testa, vedevano nell'agire di quei magistrati un gravissimo attacco al principio di libertà religiosa su cui si fondano le moderne società democratiche”. L'auspicio dell'UCEI, che si è da subito schierata al fianco delle autorità ebraiche di Germania che hanno deciso di investire direttamente il Parlamento della questione, è adesso che questa posizione “possa ulteriormente rafforzarsi” e che alle promesse “facciano presto seguito gli atti legislativi necessari e adeguati".

Un film già visto

La decisione di una corte tedesca di considerare reato la circoncisione rituale di un minorenne è in un certo senso "un film già visto", una storia allarmante molto antica che si ripresenta con abiti nuovi. Due i motivi di allarme.
Primo: l'aspetto giuridico.  Varie volte nella storia ebraica, nei peggiori 

momenti, la circoncisione è stata proibita per motivi diversi. La vietarono i Seleucidi in odio ai riti ebraici, i Romani sotto Adriano nell'ambito di norme contro le mutilazioni sessuali dei riti orientali (che erano ben altra cosa). Queste decisioni contribuirono a scatenare rivolte, la prima, dei Maccabei, vittoriosa, la seconda, di Bar Kochbà, disastrosa per noi. L'aspetto nuovo della decisione tedesca è che in questo caso, ammessa l'assenza di spirito ostile, ma comunque in presenza di incomprensione, entra in gioco un diritto quasi nuovo (in questa applicazione) come quello della tutela del minore. La sostanza non cambia, il divieto della milà ritorna a galla, ma la forma in cui si manifesta è nuova, come contrapposizione di diritti, quello della libertà religiosa da una parte e quello della tutela del minore dall'altra. Davanti a questo strano "scontro di civiltà" bisogna comprendere i termini e le implicazioni e prendere le
nostre decisioni come ebrei, eredi e custodi dell'ordine divino dato ad Abramo, di circoncidere ogni figlio a 8 giorni, in totale opposizione al modo in cui oggi qualcuno intende il diritto dei minori. Insomma questo è un momento e un tema nel quale bisogna scegliere da che parte si sta.
Questo introduce al secondo motivo di allarme. Il problema non è solo di una corte tedesca, il problema è interno al mondo ebraico. Sembra che il magistrato tedesco si sia meravigliato dell'ondata delle proteste, raccontando come dopo la sua sentenza abbia ricevuto numerosi messaggi di congratulazione da Israele. Sì, da Israele, dove sono attivi piccoli ma vivaci movimenti di ebrei contrari alla circoncisione sui minori. Come per qualsiasi altro tema della tradizione, anche sulla milà vi sono stati sempre discussioni e rifiuti.
Tornando ai tempi dei Maccabei, l'incontro con i greci che in palestra giocavano nudi (da qui la parola ginnastica), espose gli ebrei circoncisi al ludibrio e molti corsero ai ripari con un intervento "estetico" correttivo, scelta giudicata con orrore dalla tradizione rabbinica. Per tanti motivi, antichi e recenti, una parte seppure piccola di ebrei si sottrae alla milà. Anche qui bisogna fare la scelta, da che parte stare. Ma che si sappia che è una scelta radicale ed essenziale dell'identità ebraica.

Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma


E ORA LEGGETE QUELLE DI UN ALTRO PAZZO 


La sentenza di Colonia
Ugo VolliIl recente episodio di cronaca della condanna della circoncisione da parte di un giudice tedesco merita una riflessione approfondita, al di là della prima risposta di scandalo o delle trattative e delle pressioni che le autorità ebraiche europee hanno condotto per risolvere il caso, ottenendo finora l'impegno del governo tedesco a proporre una legge in parlamento che dovrebbe risolvere il caso in termini comunque non brevissimi. Com'è noto un giudice di Colonia è intervenuto su un incidente accaduto nel 2010 quando un bambino musulmano durante il rito della circoncisione (che nel caso islamico avviene nell'infanzia e non otto giorni dopo la nascita come per gli ebrei) ebbe a soffrire di una emorragia, peraltro risolta senza danni ulteriori. Come ha scritto il sito della CER, "per il giudice tedesco – si legge nelle motivazioni della sentenza – la circoncisione “è contraria all’interesse del bambino che dovrà decidere più tardi e consapevolmente della sua appartenenza religiosa”. “Il diritto del bambino alla sua integrità fisica” quindi “deve prevalere sul diritto dei genitori” in materia di educazione e di libertà religiosa." La sentenza del giudice di Colonia riguarda il caso singolo ed è soggetta ad appello e può essere smentita da altre corti, ma per ora fa testo ed è efficace, perché stabilisce una responsabilità consapevole, un dolo vero e proprio per chi oggi provasse a praticare circoncisioni sul territorio tedesco.
Naturalmente che in Germania, teatro settant'anni fa del tentativo sistematico e industriale di eliminazione del popolo ebraico, si proibisca la pratica identitaria basilare dell'ebraismo, non può non fare rabbrividire. Ma al di là delle posizioni soggettive del giudice, di cui non so nulla, sarebbe sbagliato interpretarla semplicemente come un atto consapevolmente antisemita. Una lettura del genere, in tutta la sua gravità, sarebbe perfino consolatoria. Essa invece va accostata alle varie posizioni emerse negli ultimi anni sempre nell'Europa del Nord per proibire la macellazione rituale, considerata non rispettosa dei diritti dell'animale. Essa evidenzia cioè una tensione crescente fra le concezioni umanitarie più "avanzate" e alcune caratteristiche della vita ebraica (e in parte anche islamica). Da questo punto di vista "il diritto del bambino alla sua integrità fisica" e quello dell'animale ad evitare la sofferenza inutile devono prevalere sull'organizzazione religiosa della vita.
Ma il giudice di Colonia che proibisce la circoncisione non si sognerebbe di mandare la polizia in casa della gente per verificare che i bambini non siano ipernutriti fino all'obesità, provocando loro danni veri e permanenti (la predisposizione al diabete, com'è noto, è legata all'alimentazione infantile); coloro che vogliono impedire la macellazione ebraica senza stordimento chimico dell'animale non si sognano di proibire l'allevamento intensivo di pollame, svolto in condizioni di affollamento e reclusione veramente inumane per accelerare l'ingrasso, oppure quel vero e proprio obbrobrio che è la produzione di foie gras realizzando ingozzando forzatamente le oche in modo da provocare in esse quella malattia che è il fegato grasso o steatosi - e mille casi del genere, dal piercing all'abbronzatura infantile, dalla mattanza dei tonni alla caccia.
Se lo facessero sarebbero accusati di invadere la privacy delle famiglie o di interferire col commercio e con l'industria, di violare cioè diritti riconosciuti e tutelati in quanto seri e fondati. Circoncisione e macellazione secondo il rito ebraico o islamico non fanno parte di questi interessi protetti, perché sono atti religiosi (o etnici, una distinzione importante che non è possibile approfondire qui) e dunque rientrano nella sfera individuale; ma soprattutto perché la religione viene concepita secondo il modello cristiano e ancor più protestante come "fede", cioè un atto cognitivo che non può essere imposto e può essere assunto dall'individuo solo quando le sue capacità cognitive si siano sviluppate a sufficienza; come fosse, diciamo, il sostegno a un partito o a un movimento di idee. Per questa ragione, come ho citato sopra, la circoncisione “è contraria all’interesse del bambino che dovrà decidere più tardi e consapevolmente della sua appartenenza religiosa”. Il problema è che questa definizione di religione come credenza non coglie affatto la natura dell'ebraismo (e probabilmente neanche dell'Islam), perché essa è soprattutto un fare, una "forma di vita" per dirla nei termini della filosofia del Novecento e anche una pedagogia di questa appartenenza, che inizia proprio dalla circoncisione, da quel brit milà che è letteralmente "il patto del taglio" (ma si può leggere anche "della parola"): il patto comunque, il segno di un'appartenenza che è relazione, e relazione anche fisica, concreta, riguardando il corpo e la vita.
Come tutti sappiamo, è piuttosto difficile diventare ebrei da adulti (non sto parlando delle conversioni, qui, ma dell'osservanza), perché le regole da seguire sono complesse e assumere la loro risonanza emotiva. Le scelte del giudice tedesco derivano dall'idea, antropologicamente insensata, ma radicata nel pensiero contemporaneo, da Kant a Kelsen a Rawls, dell'uomo come un individuo astratto, privo di appartenenze, che eventualmente in cuor suo sviluppa una fede o non lo fa, ma questo riguarda solo lui e per il resto è un homo oeconomicus o iuridicus, un consumatore o un elettore indifferente a lingue, culture, identità, che deve essere rispettato come tale (protetto da un "velo" di indifferenza) da stati altrettanto neutri e astratti. E' lo stesso modo di pensare per cui le marche hanno più diritti delle origini territoriali del cibo nella legislazione europea, o per cui appare "razzista" o almeno "tribale" la richiesta di Netanyahu del riconoscimento di Israele come "Stato ebraico".
Eppure proprio questa circostanza ne mostra la necessità. Certamente è possibile difendere la circoncisione e la macellazione rituale mostrando che se esse sono condotte con competenza secondo le regole non sono affatto pericolosa l'una e specialmente dolorosa l'altra; che esse in realtà incorporano preoccupazioni igieniche e sanitarie diffuse al di là della barriera religiosa. E soprattutto bisogna sostenere che l'appartenenza a una religione (o a un popolo, non ne discutiamo qui) in primo luogo non è solo questione di fede ma di incorporazione culturale, di appartenenza a una forma di vita; in secondo luogo che le forme di vita (le religioni, le appartenenze) minoritarie meritano particolare tutela contro il pericolo di un'assimilazione automatica nei costumi maggioritari; infine, ma soprattutto, che la possibilità per un bambino di entrare nella religione (nel popolo, nella forma di vita) dei suoi avi non è solo un diritto dei genitori o del gruppo collettivo in cui egli entra (dell'ebraismo), ma innanzitutto un diritto suo. Perché non ci sono uomini astratti, tabulae rasae culturali, ma sempre solo individui concreti che crescono in una forma di vita o nell'altra. Dunque il giudice non ha tutelato la libertà del bambino, ma l'ha violata imponendogli un'assimilazione al modello cristiano (magari cristiano annacquato, come accade oggi) dominante.
E però non bisogna illudersi: questi argomenti possono far breccia, possono contrastare le posizioni superficiali e demagogiche sui "diritti dei bambini" e "degli animali" a essere trattati secondo la cultura e gli interessi dominanti. Ma il problema è molto serio. Nonostante il superficiale pluralismo delle mode e delle cucine, noi viviamo in tempi di globalizzazione. Come durante il Medioevo o l'Impero Romano, la sopravvivenza di minoranze culturali estranee ai costumi collettivi è un fatto imbarazzante, scandaloso, perfino illegale - con la differenza che non vi sono ghetti o statuti extraterritoriali. Anche sul piano delle regole di vita, oltre che su quello politico e della difesa dall'antisemitismo, la sola garanzia per l'ebraismo è l'esistenza di Israele e non come stato multinazionale o neutro, come vorrebbero i "modernisti", che porterebbe prima o poi esattamente agli stessi problemi, ma come Stato nazione del popolo ebraico.

Ugo Volli
twitter @UgoVolli

2 commenti:

Giancarlo MATTA ha detto...

In Italia le "mutilazioni rituali" sono reato.
AMPUTAZIONE DI TESSUTO BIOLOGICO SANO CON ESITO DI LESIONI PERMANENTI AI DANNI DI MINORE NON CONSENZIENTE.
Oltre che un reato, costituiscono grave violazione del Codice Deontologico dei Medici, passibile di sanzione della massima gravità (radiazione dall'Albo Professionale).
Alcuni medici chirurghi -pare- premettono a tali mutilazioni una qualche diagnosi di preesistente patologia che ne gistifichi il compimento.
["La cattiva coscienza ovvero la 'mala fede' trova più facilmente pretesti per operare che non di poi formole per giustificare il male che ha commesso"].
Nelle pratiche barbare delle "mutilazioni rituali" gli ebrei sono allo stesso livello dei musulmani. E noi coloro ce li troviamo tra i piedi, nostro malgrado.

Pietro Melis ha detto...

Caro Giancarlo
ne dovrei dedurre dunque che in Italia la circoncisione è proibita?
Si figuri se gli ebrei delle sinagohe nonsi sarebbero fatti sentie protestando a difesa della loro coglionesca identità. Non credoche la circoncisione rientri per legge nella "mutilazione rituale". Come sarebbe l'infibulazione.