domenica 4 novembre 2012

IL NON SENSO DELLA VITA. E' QUANTO SI DEDUCE DA UNA CONCEZIONE SCIENTIFICA DEL MONDO. LEGGETE QUESTO RACCONTO DA BRIVIDO

Dal blog di Odifreddi Il non senso della vita (nel quotidiano La Repubblica)

Un 2 novembre


Ieri, al Festival della Scienza di Genova, ho assistito alla conferenza di Edoardo Boncinelli “Viaggio al centro della vita”. Un excursus da par suo sulle caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche e informatiche della vita, non ultima quella della sua limitatezza temporale.
Non so quanto fosse premeditato l’abbinamento tra la tematica della vita e la ricorrenza del giorno dei morti. Sicuramente era da mettere in conto il fatto che qualcuno avrebbe fatto domande di un certo genere, esulanti dal “mero” ambito scientifico, e sconfinanti nel campo delle domande “di senso” a cui allude (negativamente) il titolo di questo blog.
Puntualmente, alla fine dell’esposizione si è alzato un signore, il quale ha domandato come si potesse interpretare il “karma”, e se si potesse sostenere in qualche modo che la vita sia “eterna”. Boncinelli ha risposto che, dal punto di vista scientifico, “vita eterna” è un ossimoro.
A questo punto il surreale si è abbattuto su di noi. Il signore della domanda è stramazzato al suolo. È stato chiamato un medico, e ne sono accorsi due o tre. La situazione è subito parsa gravissima. Mentre i medici praticavano a turno il massaggio cardiaco, e stata chiamata un’ambulanza.
La percezione si è dilatata. Dopo un tempo che a me e parso di mezz’ora, ma che è risultato essere di pochi minuti, è arrivata la Croce Rossa. È stata tentata la defibrillazione, e continuato il massaggio cardiaco, ma non c’è stato niente da fare.
Nel frattempo, la sala si era congelata. Il pubblico era rimasto in piedi, silente e impietrito, attonito di fronte all’irrompere concreto della morte, dopo l’annuncio teorico della finitezza della vita. Molti avranno rilevato una strana sincronicità degli eventi, che purtroppo però non facevano che confermare il non senso del nostro “vivere, che è un correre alla morte”, anche per coloro che insistono a illudersi del contrario.



Questo è il più bell'articolo di Odifreddi. Un abbraccio di solidarietà per ciò che ha scritto. Ma mi debbo ricredere per ciò che mi disse in occasione di una conferenza a Cagliari (C'e spazio per tutti). Dopo la fine della conferenza gli consegnai un mio libro con la dedica che diceva: "al prof. Odifreddi perché mi trovi un senso della vita". Glielo ripetei a voce. "No, mi disse, non dica così". E non aggiunse altro. Che voleva dire? Che un senso esisteva? Io avevo sempre pensato che il titolo di questo blog significasse soltanto che il non senso riguardasse le affermazioni prive di scientificità e perciò, per esempio, le soluzioni religiose. L'episodio raccontato fa venire i brividi per il contesto in cui è avvenuto. Ora scopro che secondo Odifreddi, illuminato da questo episodio, il non senso riguarda la vita stessa. Ma questa è la scoperta dell'acqua calda. O l'aveva sempre pensato ma non aveva il coraggio di dirlo? Venire dal nulla  per tornare nel nulla. Tranne che si dia spazio alle affermazioni oniriche alla Emanuele Severino sulla eternità degli enti (non solo dell'essere).
Qualcuno ha scritto che la morte improvvisa è la migliore morte. Non sono certo di questo. Quest'anno sono stato turbato dalla morte improvvisa di due mie conoscenze. In uno dei due casi non vi erano mai stati prima segni premonitori (insufficienza cardiaca). Voglio ricordare per questo la mente splendida dell'amico prof. Gianluigi Falchi, che era anche il mio avvocato in una perdurante causa civile. Era professore di istituzioni di diritto romano e di diritto comparato nonché preside della Facoltà di giurisprudenza all'Università Lateranense di Roma. La notizia della sua improvvisa scomparsa mentre era nella sua casa di campagna in Sardegna mi ha lasciato tuttora smarrito. Un caso simile a quello raccontato da Odifreddi. Arrivò l'ambulanza quando era ancora vivo. Gli misero subito una maschera di ossigeno ma lui disse: non ne ho bisogno, sto morendo. E infatti. Aveva 65 anni. Io agnostico e lui di una fede silenziosa. Non aveva argomenti alle mie obiezioni perché era una persona anche intellettualmente onesta. Sino a qualche anno fa io pensavo (con il Sartre de L'essere il nulla) che la morte fosse sempre la morte degli altri. Ma da qualche anno, soprattutto di fronte a morti improvvise, penso (con l' Heiddegger di Essere e tempo) che la vita autentica sia Esserci per la morte. Ma è la morte improvvisa la morte migliore? Tutti la preferirebbero? Pensiamoci un po'. Qualcuno potrebbe dire che si evita in tal modo la sofferenza di una lunga malattia, il morire lentamente sapendo ogni giorno di avere la morte di fronte. Ci sono i pro e i contro. Trovo che siano maggiori i contro che i pro. Soprattutto se si hanno ancora, non dico progetti di vita, ma decisioni da prendere e da lasciare in testamento per riguardo agli altri. Non è vero il contenuto della canzone di De André: la morte più spesso (se non si tratta di infarti o di incidenti d'auto o di altri genere) non arriva improvvisamente. Incomincia a bussare dando avvertimenti. Ed uno si consola dicendo: io non ho quella malattia e dunque posso stare tranquillo. E' la morte improvvisa (anche di chi apparenemente non soffriva di cuore) che turba profondamente. Perché in questo caso tutti ci immedesimiamo nella stessa possibile sorte. Ma insomma: che senso ha la vita? Continuerò successivamente facendo riferimento a fatti che, se veri, non possono essere spiegati scientificamente. E non mi riferirò agli asseriti miracoli.      

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Io ho conosciuto prof.Gianluigi Falchi,anzi Gianluigi perche' voleva che lo chiamassi per nome.Ricordo ancora le serate trascorse a Ussaramanna mentre piantavo i lambertiani, e Lui immerso nei suoi libri. Persona estremamente sensibile. Non lo dimentichero' mai.

Pietro Melis ha detto...

Ancora non riesco a crederci. Quando ci incontravamo quasi ogni settimana,o a pranzo o a cena, con il suo collega di Cagliari(con cui aveva della cause in comune)gli dicevo:prof.stia attento a ciò che mangia, eviti i fritti, eviti il sale, eviti i dolci,eviti gli strapazzi.Come fa ad andare avanti e indietro ogni settimana da Roma a Cagliarie ritorno in due giorni di permanenza a Cagliari? Abitava a Roma dove aveva lo studio principale, essendo inoltre professore di diritto romano nonché preside della Facoltà di giurisprudenza nell'Università Lateranense.Mi rispondeva:si vive una sola volta. Il fisico non ha retto.

Unknown ha detto...

Un uomo unico! Colto,saggio, con un cuore e un intelligenza superiore. Il mio professore, lo ricorderò con immenso affetto non solo in questa vita!

Pietro Melis ha detto...

Scusi, è stato allievo del prof. Falchi? E in quale Università?