domenica 13 gennaio 2013

MARIANGELA MELATO: BRAVA E SIMPATICA ATTRICE DI UN PASSATO CHE NEL PRESENTE HA SOLO IL DESERTO. MA...E' LA SOLITA STORIA

Sì, è la solita storia. Per avere successo mediatico oggi bisogna appartenere al mondo dello spettacolo, di cui fa parte anche la politica. Mi domando quali contributi dia alla società gente che dice di lavorare quando, almeno nel cinema, di fatto si diverte. Altro discorso quello sul teatro, dove l'attore deve  fare fatica a mandare a memoria la parte da recitare. Non si tratta di ripetere piccole frasi, magari ripetute varie volte sino a quando il regista non decida che la ripresa vada bene. In teatro ciò non è possibile. Mariangela fu brava come attrice del cinema perché lo era anche di teatro. Chi si diverte non lavora. E l'attore del cinema non lavora: si diverte. Il lavoro più difficile al mondo, ma anche il più bello, è lo studio inteso come ricerca scientifica in senso lato. Ma non si può dire di certo che il ricercatore si diverta. Quanta gente vive nell'oscurità di un laboratorio dedicandosi alla  ricerca scientifica, dei cui risultati poi tutti beneficiano. Nemmeno i premi Nobel per la fisica e per la medicina hanno un successo mediatico. Infatti non appartengono al mondo dello spettacolo. Appartengono alla migliore umanità. La loro morte passa sotto silenzio. Qualche notiziola al massimo e poi silenzio. I loro funerali non fanno spettacolo. D'altronde in questo caso non si dà occasione per porre in atto la becera abitudine di applaudire all'uscita della salma dalla chiesa. Sono gli attori che hanno inventato questa stupida ritualità dell'applauso all'attore morto, che poi si è esteso anche in occasione di individui la cui morte è stata preceduta da episodi di cui si è impadronita la stampa e la TV. Trattandosi della morte di un attore si è voluto tributare l'ultimo applauso. Ma non ha senso. Di fronte alla morte non si applaude. E' da imbecilli applaudire. Si applaude al non senso della vita. Il silenzio dà un profondo significato alle domande più inquietanti sul significato della vita. Domande senza risposte. Io non avrò applausi, come tutta la gente comune. Ma chi se ne frega! Tanto non li sentirò. La morte è proprio come quella famosa livella di una delle più grandi poesie che io conosca: quella di Totò, intitolata, appunto "La livella". Leggetela o ripassatevela se già la conoscete.     

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