domenica 1 dicembre 2013

LA PREVEGGENZA ARMA PER DIFENDERSI DA QUESTO STATO LADRONE DEI PARTITI E PER FOTTERE L'OMICIDA EQUITALIA. UN TETTO AGLI STIPENDI E ALLE PENSIONI PUBBLICHE

La signora Tiziana Marrone, che dovrebbe pagare 60.000 euro per eredità negativa del povero marito suicidatosi a causa dell'omicida Equitalia e di uno Stato che non considera le condizioni particolari in cui si trova un cittadino, ha mancato di preveggenza insieme con il marito. Innanzi tutto è un grave errore fare la comunione dei beni. I coniugi in questo modo si trovano tutti e due coinvolti nei debiti. Dunque la mancanza di preveggenza è stato il grave peccato di questa sfortunata coppia di coniugi. 
Esistono vari modi per metterla in culo a questo Stato ladrone e al suo braccio destro l'omicida Equitalia, inventata dal defunto (purtroppo solo politicamente) Giulio Tremonti. 
Bisogna essere preveggenti, nel senso che bisogna saper precedere qualsiasi cartella esattoriale quando è possibile. I giornali non dicono se la signora in questione fosse proprietaria della casa in comunione dei beni con il marito. Dovrebbe supporsi di sì dato che si parla di comunione dei beni. E allora per salvare la casa impedendo un pignoramento della casa la signora avrebbe dovuto provvedere in tempo alla separazione dei beni facendosi donare la parte della casa spettante al marito (ma meglio facendosi vendere la casa, perché la vendita, al contrario della donazione, non è attaccabile, e la vendita non avrebbe comportato un corrispondente e reale pagamento da parte della moglie perché avrebbe potuto falsamente, ma legalmente, pagare al marito, con lui d'accordo, facendo figurare nell'atto di vendita un pagamento con un assegno non coperto). L'assegno sarebbe rimasto in casa ed incorniciato come beffa a questo Stato di merda.
Inoltre, nel caso in cui uno si ritenga ingiustamente debitore nei confronti dello Stato ladrone e abbia un reddito da lavoro subordinato o una relativa pensione, è bene che si faccia pignorare dal coniuge 1/5 dello stipendio o 1/5  della pensione perché in base al Codice Civile nemmeno lo Stato può andare oltre 1/5. Così anche quel quinto rimane in casa. E lo stipendio o la pensione sono salvi da qualsiasi ulteriore pignoramento.
Vi può essere un altro modo per salvare la casa: vendere al coniuge o a un figlio la nuda proprietà (con un falso ma legale atto di vendita, come sopra detto) riservandosi l'usufrutto con il diritto di abitazione. Vi è infatti una differenza tra il puro usufrutto e il diritto di abitazione in aggiunta. L'usufruttuario ha il diritto di locare l'immobile a terzi e ricavarne l'importo dell'affitto. Pertanto il creditore (pubblico o privato) può chiedere il pignoramento dell'usufrutto anche se il locale non è affittato, perché il creditore, pur non potendo espropriare della proprietà il proprietario della nuda proprietà, può tuttavia cacciare di casa l'usufruttuario e locare l'appartamento per trarne un reddito. Con il diritto di abitazione chi ha venduto la nuda proprietà per continuare ad abitare nell'appartamento venduto non può mai essere sfrattato. In pratica in questo caso nessun creditore può trarre dalla casa altrui un profitto. 
Un'altra soluzione in subordine: costituire una società tra coniugi e intestare la casa ed ogni altro bene familiare ad una società di persone nella forma di S.A.S (società in accomandita semplice) in cui il socio accomandatario (per sicurezza) è bene che si ponga al minimo (diciamo non più del 10%) perché il socio accomandante, al contrario del socio accomandatario, non risponde con i beni personali riguardo ad eventuali debiti della società. Nella fattispecie, se la signora e il povero marito avessero preceduto la notifica della cartella esattoriale (con relativa ipoteca sugli immobili e minaccia di pignoramento) intestando la casa ad una società S.A.S. si sarebbero resi entrambi nullatenenti perché, come risulta consolidato dalla giurisprudenza, la figura di socio è da distinguere da quella della società. E' vero che, se la società è debitrice, in subordine debbono pagare i soci anche con i beni non sociali in caso di società di persone e non di capitali. Ma nel caso di una S.A.S. vi è il vantaggio che almeno il socio accomandante non sia coinvolto nei suoi beni personali in caso di debiti sociali. La signora avrebbe dovuto porsi come socio accomandante per salvarsi almeno il 90% della casa e mandare affanculo per il resto l'Equitalia. Previa, naturalmente, come detto, la separazione dei beni.               
Inoltre, se si hanno dei risparmi, è bene avere poco o nulla in banca a titolo personale. Bisogna anche in questo caso costituire una società se si hanno già dei debiti personali e rendersi in questo modo personalmente nullatenenti. Oppure bisogna porli sotto la forma di assicurazioni a vita, che per legge non sono pignorabili nemmeno dallo Stato.
Purtroppo il caso della signora è derivato disgraziatamente dall'amore, perché quando si crede che l'amore sia eterno (ma è eterno sino a quando dura, come il titolo di un film) si crede di doverlo dimostrare l'uno all'altro con una comunione di beni. E qui sta la fregatura che è poi l'origine delle disgrazie. Bisogna essere preveggenti perché nessuno è padrone del proprio futuro. Ma pare che la preveggenza sia una virtù assai rara perché spesso il sentimento prevale sulla ragione. Bisogna sempre prevenire gli ingiusti creditori cercando di apparire PERSONALMENTE nullatenenti in fatto di beni primari come la casa, soprattutto di fronte a questo barbaro fisco comandato da uno Stato del malaffare che permette superstipendi con superpensioni mentre vi sono dei cittadini con pensioni minime. 
E non mi si dica, come ho sentito dire da un superpensionato, che la sua pensione è giusta perché è proporzionale ai contributi versati. Innanzi tutto si deve dire che era ingiusto anche il superstipendio. Se è evidente che nel settore privato un'azienda è padrona di elargire superstipendi ai suoi dipendenti (piccoli o grandi come i super menager magnaccia) è anche giusto che lo Stato ponga un tetto agli stipendi evitando il cumulo degli incarichi che porta ad un cumulo degli stipendi. Inoltre bisognerebbe mettere un tetto di 5000 euro come pensione anche per gli ex super magnaccia di Stato, come l'attuale dirigente delle ferrovie o l'attuale dirigente dell'INPS Beffera (che ha uno stipendio collettivo, con veri incarichi, che supera il milione di euro l'anno). Quando questi super magnaccia (anche se riconosciuti competenti) andranno in pensione non dovebbero lamentarsi di avere una pensione che superi i 5000 euro netti al mese. Infatti vi è da considerare che costoro avrebbero dovuto provvedere a farsi una pensione integrativa che non fosse a carico dello Stato (INPS) oppure avrebbero dovuto provvedere ad investire i loro lauti stipendi per provvedere ad avere una rendita maggiore nell'età del pensionamento. Chiunque può vivere decorosamente con una pensione di 5000 euro al mese. Chi crede di non poter vivere con meno dovrebbe essere mandato affanculo dallo Stato. Peggio per lui che non ha provveduto in tempo ad organizzarsi la vita per avere un reddito maggiore nella vecchiaia.        .  

14:1130 Nov

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commenti
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una domanda... Se io ho una seconda abitazione dove vive un usufruttuario, questa può essere attaccata dai creditori? E l'usufruttuario può essere sfrattato anche se non c'entra nulla col debito??

Pietro Melis ha detto...

Dalla domanda mi pare di avere capito che sia lei il debitore e non l'usufruttuario. In questo caso la casa (prima o seconda non importa) può essere pignorata mentre per l'usufruttuario non debitore (che ha venduto la nuda proprietà a lei) le cose non cambiano se aveva già acquisito il diritto dell'usufrutto prima dell'azione di pignoramento. Cambia semplicemente la proprietà e rimane salvo l'usufrutto. Ma poiché non sono un avvocato le consiglio di avere da un avvocato conferma di ciò che ho detto.Come farò io stesso (sebbene non sia il mio caso).