giovedì 7 maggio 2015

LA VERA SCUOLA BUONA

L’elevazione a 16 anni della scuola dell’obbligo, suggerita da una concezione morale dell’egualitarismo, che vuole imporre dispoticamente il proseguimento degli studi oltre la scuola media inferiore, invece di offrire, dopo questa, una scuola professionale, può avere come duplice risultato soltanto il declassamento degli studi – derivante dalla pratica necessità di promuovere tutti – nonché il danno che subiscono gli studenti migliori, che nello svolgimento del programma sono costretti a stare al passo dei peggiori, con la scusa che questi ultimi debbono essere aiutati a causa del loro deficit mentale. E’ pertanto auspicabile che la scuola pubblica, divenuta ormai un cesso pubblico, ricettacolo della demagogia, venga integrata, con finanziamento statale, dalla scuola privata, dove l’occhio vigile del padrone impedisce gli scioperi e dove agli studenti peggiori e turbolenti può essere negata l’iscrizione, in modo che essa diventi la scuola dei migliori, indipendentemente dall’appartenenza al ceto sociale, in base al principio della salvaguardia delle pari opportunità. Meglio la scuola dei preti, ma con programmi ministeriali che prevedano l’esclusione dell’insegnamento della religione cattolica, da sostituirsi con l’insegnamento di storia delle religioni. Lo stesso discorso vale per le Università, dove, superato un concorso, il docente può anche smettere di studiare, divenendo inamovibile. Soltanto le Università private, finanziate dallo Stato, permetterebbero la selezione dei professori e degli studenti migliori.

Si aggiunga che oggi la scuola media, inferiore e superiore, non può dare economicamente dignità sociale ad un professore, per cui essa è ormai, per il 90%, costituita da un corpo di insegnanti donne. E valgono su questo punto le considerazioni che faceva Schopenhauer sul carattere femminile. “Le donne, data la debolezza della loro ragione nel comprendere i principi universali, nell’attenervisi e nel prenderli come norma, sono molto meno capaci degli uomini nella virtù della giustizia…; superano invece gli uomini nella virtù dell’amore del prossimo, perché la spinta in questo caso è per lo più concreta e parla direttamente alla compassione, alla quale le donne sono decisamente più accessibili…La giustizia è una virtù piuttosto maschile, l’amore del prossimo piuttosto femminile”. Se così è, si può dire che



la scuola in Italia è dominata dalla compassione piuttosto che dal merito.  
(Dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro professore,

ha naturalmente ragioni da vendere. Ai tempi del famigerato '68 il mostro da abbattere era la cosiddetta "meritocrazia", il che significava tutti promossi, anche gli asini e i fannulloni. Invece la scuola ha sempre avuto la funzione di selezionare i migliori di cui la società non può fare a meno. Ma oggi imperversa il buonismo, l'egualitarismo: anche i meno dotati devono avere pari opportunità. Ma come facciamo, livelliamo l'intelligenza o freniamo i piû bravi che non devono montarsi la testa per essere stati meglio dotati da madre natura? Le pari opportunità non garantiscono poi esiti positivi per tutti, tanto è vero che già esistono circoli che invocano "aggiustamenti" dei risultati: chi guadagna di più sia tassato di conseguenza per compensare i risultati dei meno brillanti.
Tutti gli uomini hanno pari diritti, ma tra i diritti c'è anche il diritto di essere diversi e liberi, con tutto ciò che questo comporta in fatto di concorrenza. Lo sappiamo che fine hanno fatto quelli che invocavano il "salario uguale per tutti": sono oggi tutti sistemati e benestanti, alla faccia dei lavoratori che hanno preso in giro per decenni in nome del sol dell'avvenire.
Persino nei paesi del "comunismo realizzato" (Cuba, Corea del Nord, l'ex Unione Sovietica, Cina, l'ex Repubblica democratica tedesca, Vietnam ecc.) continua la selezione dei migliori e ci sono le solite differenze salariali, forse meno sfacciate che in occidente.

Schopenhauer ha ragione. Ma ormai si vogliono abbattere anche le differenze di genere: uomini e donne sono perfettamente uguali, possono svolgere gli stessi mestieri e professioni, hanno gli stessi diritti ecc. Eppure le differenze ci sono ancora eccome - e per fortuna direi - sia nel fisico che nella sensibilità. Anche se tante stronze sono sempre più uguali agli uomini a parte "quela cosa".