mercoledì 27 maggio 2015

PENSIONI E VITALIZI: COME STERILIZZARE LA CORSA ALLA POLITICA ELIMINANDO I VITALIZI

I vitalizi non possono essere considerati pensioni. Infatti la pensione riguarda il lavoro legato ad una professione o mestiere. Un incarico politico (da consigliere comunale o regionale a parlamentare) non può essere un lavoro a vita perché dipende da un mandato elettorale. Purtroppo  in Italia vi sono e vi sono stati molti politici che non hanno mai avuto una professione o un mestiere e hanno fatto della politica una professione a vita: faccio soltanto alcuni nomi, i primi che mi vengono in mente: Andreotti, D'Alema, Veltroni, Gasparri, Fini, Bossi, Salvini, Rosy Bindi, Ciriaco De Mita.  La lista è lunghissima. Che mestiere facevano tutti costoro prima di entrare in politica? Nessuno. Notare che i vitalizi godono poi anche del beneficio della reversibilità come le pensioni. Assurdo.
Perché dunque tramutare le indennità dovute ad una carica politica in una fonte di reddito a vita tramutandole di fatto in pensioni? Qui sta l'inganno della furbizia disonesta di questi magnaccia. I vitalizi dei parlamentari non vengono pagati dall'INPS perché non sono pensioni, e vengono finanziati  traendoli dalle spese  a carico dello stesso parlamento. 
Una volta decaduti dal mandato politico (che non dovrebbe essere un mandato a vita ma dovrebbe essere limitato nel tempo) costoro dovrebbero essere lasciati senza vitalizi. E se prima di entrare in politica non facevano alcun mestiere? Peggio per loro. Dovrebbero andare in pensione con la pensione di vecchiaia, cioè con la pensione minima. Peggio per loro se nella loro vita sono stati incapaci di avere un lavoro fuori del mandato politico, che deve essere considerato a priori un mandato a termine. Se un politico aveva una professione o un mestiere prima dell'entrata in politica egli deve avere una pensione che sia relativa ai contributi che versava prima di entrare in politica e che gli debbono essere conservati durante il mandato politico, che lo pone in una sorta di aspettativa. Durante questo periodo di aspettativa gli deve essere sospeso qualsiasi stipendio pubblico o privato. Se è un libero professionista potrà continuare a fare il libero professionista ma avrà la pensione da libero professionista senza il cumulo del vitalizio. Se sospende l'attività professonale durante il mandato politico gli saranno riconosciuti i contributi nella misura (rivalutata nel tempo) pagata durante lo svolgimento della professione. Pertanto i contributi, per esempio, di un parlamentare o un ministro non dovranno  più essere calcolati in relazione all'indennità di parlamentare o di ministro (ma ciò vale anche per consiglieri regionali e comunali) e dovranno essere separati e resi indipendenti dall'indennità riscossa durante il mandato politico. In sostanza: l'indennità politica deve essere retribuita senza includere in essa la voce "contributi" che valga poi a giustificare quei vitalizi che falsamente vengono equiparati alle pensioni. In questo modo la politica non sarebbe più fonte di guadagno a vita e non vi sarebbe la vergognosa corsa ad una poltrona. La politica diverrebbe finalmente una parentesi all'interno di una vita di vero lavoro, un servizio pubblico che non sia più fonte di guadagno con relativo reddito a vita. Basta con i parassiti a  vita della politica, i più grandi parassiti della società.    

2 commenti:

Anonimo ha detto...

" La politica diverrebbe finalmente una parentesi all'interno di una vita di vero lavoro, un servizio pubblico che non sia più fonte di guadagno con relativo reddito a vita."

Un'ovvietà. Persino un dinosauro della politica come Oscar Scalfaro fece questa affermazione da presidente. Se la politica è servizio, un'attività svolta per passione, convinzione, idealismo non può diventare una rendita parassitaria a vita, con privilegi fuori del comune (i parlamentari italiani sono i meglio pagati in Europa). Due legislature e poi a casa, come diceva Scalfaro (che però predicava bene e razzolò male com'è costume italico). Sicuramente chi si mette a servizio del paese (ma per due legislature soltanto) ha diritto a un indennizzo dignitoso e magari anche generoso, ma non a privilegi e parassitismo, posto sicuro e inamovibilità. Se si pensa che Napolitano è stato in politica oltre mezzo secolo ... Di certa gente non sono mai riuscito a sapere che mestiere o professione avessero appreso ed esercitato prima di entrare in politica, per es. Rutelli, ma anche Fini e ... affini.
Ma mi diceva un amico che la politica in Italia è una vera professione, non puoi farla da dilettante e per breve tempo: in poco tempo non impari a usare i ferri del mestiere. "Il lavoro intellettuale come professione" è un titolo di Max Weber. Si dovrebbe in analogia dire "La politica come professione"? No, la politica deve essere una parentesi nella vita di una persona (che ha un mestiere).

Pietro Melis ha detto...

Anch'io ho pensato a Max Weber. Ma chi ci dice che i politici siano intellettuali e che per essere intellettuali a vita sia necessario essere politici a vita?