sabato 4 luglio 2015

IL W.C. DELLA SCUOLA PUBBLICA

Alcune perle da temi della "maturità".

Kant fu il filosofo dell'aperitivo categorico. 

Leopardi era un poeta triste perché era stato lasciato per un altro dalla fidanzata Silvia. 

Gabriele D'Annunzio era un estetista. 

Si vede che la scuola pubblica alleva dei cessi. Una scuola privata finanziata dallo Stato non rinnoverebbe l'iscrizione a certi individui perché opererebbe una selezione di merito.  La scuola pubblica invece deve accettare tutti, dato anche l'obbligo scolastico. Con la conseguenza che i migliori possono solo ritardare i peggiori. La scuola pubblica, come ho scritto altre volte, ha un corpo di insegnanti costituito ormai per l'80% da donne, di cui molte, senza alcuna vocazione per l'insegnamento, cercano in esso solo un povero stipendio per sbarcare il lunario o per portare un secondo reddito in casa. La scuola pubblica squalifica socialmente gli insegnanti.    

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo! Una parte dell'istruzione collettiva deve rimanere pubblica! Guardi che i lati negativi, i favoritismi, le ingiustizie, le inefficienze ci sono, e forse anche di più, nelle scuole private. Riformare la scuola pubblica è un conto. Invocare il ritorno ad una scuola d'elite sarebbe un ingiusto regresso per la società italiana.
Anton.

Pietro Melis ha detto...

Non mi sono spiegato? Quando ho detto che la scuola privata dovrebbe essere finanziata dallo Stato modificando l'art. 33 della Costituzione che prevede scuole private "senza oneri per lo Stato" ho inteso dire che in questo modo tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche, avrebbero diritto di iscriversi alle scuole private, che sarebbe una scuola di élite nel senso della meritocrazia intellettuale e non economica. Oggi le scuole private sono accessibili solo per le famiglie capaci di pagare la retta per i figli. Questa retta dovrebbe sparire con il finanziamento pubblico. Solo le scuole private finanziate dalo Stato potrebbero rifiutarte il rinnovo dell'iscrizione agli studenti incapaci e turbolenti. La scuola privata diverrebbe la scuola dei migliori, professori e studenti. La scuola pubblica, al contrario, non può fare questa selezione. Deve accettare i rimandati, i ripetenti o coloro che si siano stati promossi con voti di sola sufficienza, non avendo avuto il coraggio gli insegnanti di bocciarlo. E i professori delle scuole private, selezionati attraverso un ulteriore selezione dopo il concorso, avrebbero diritto ad un superiore stipendio giustificato anche dai risultati ottenuto dagli studenti all'esame di maturità.

Marco94 ha detto...

Gentile professore, ma quale selezione!? La scuola pubblica non opera alcuna selezione, ma si occupa solo di promuovere una categoria di studenti peggiori, nel tentativo di "aiutarli". Questo è il risultato di una scuola in (m)ano ai professori, che bazzica tra gli ultimi posti della classifica europea. Ma una qualunque struttura basata sul merito non può prescindere da una selezione del personale. Tale selezione avverrebbe anche nei confronti dei professori.

I professori non seguono i programmi ministeriali ma fanno di testa loro. L'ho visto coi miei occhi!
Non scioperano nemmeno più. Tanto lo fanno gli studenti, in mano ai professori!! E so quello che dico.



Pietro Melis ha detto...

Quale selezione? Mi pare che lei dica le stesse cose. La scuola pubblica non può fare alcuna selezione. Allora avrebbe dovuto aggiungere che solo una scuola privata finanziata dallo Stato e resa perciò aperta a tutti indipendentemente dalle condizioni economiche può fare una selezione chiamando i professori migliori con una selezione fatta dal direttivo della scuola non bastando un concorso per stabilire le reali capacità di insegnamento e la preparazione. Sono stati immesnsi in ruolo dei precari che non hanno subito alcuna selezione di merito pur dopo avere superato un concorso. Quando non sono stati immessi in ruolo degli anziani precari solo per anzianità. La scuola privata può fare una selezione tra coloro che abbiano superato un concorso. Con il vantaggio di escludere studenti mediocri che ritardano i migliori. Scuola privata di élite non significa scuola che privilegi studenti appartenenti a famiglie benestanti ma scuola che escluda professori e studenti mediocri. Ma per questo bisogna cambiare l'art. 33 della Costituzione che dice che le scuole private possono essere istituite "senza oneri per lo Stato".

Anonimo ha detto...

Non me ne voglia, ma il mio giudizio nei confronti della sua ipotesi di scuola privata sovvenzionata dallo Stato resta critico e anche estremamente difficile da realizzare. Perché non tutti gli imprenditori, società, associazioni ecc., che vorrebbero intraprendere nel campo scolastico, hanno gli stessi mezzi finanziari. Ne verrebbe fuori che chi avrebbe più mezzi e possiamo immaginare chi, (scuole cattoliche o scuole di qualche grande imprenditore) avrebbe da subito le autorizzazioni statuali necessarie ad iniziare. Le altre scuole dovrebbero adeguarsi col tempo. E in che misura, a quel punto lo Stato dovrebbe intervenire? Dovrebbe forse accollarsi le spese logistiche necessarie per mettere in pari con le scuole già attrezzate? Sicuramente ne verrebbe fuori un monopolio di un solo gruppo imprenditoriale o al massimo due. Poi ci sarebbe anche il problema della possibile influenza "politica" esercitata dall'imprenditore scolastico sulla didattica degli insegnanti. Lei mi insegna, che nelle "maglie" dei programmi ministeriali, ci sono sempre dei margini per inculcare agli alunni determinate idee. Se da un lato, una scuola come da lei concepita, avrebbe di positivo il fatto della selezione qualitativa della classe docente. Dall'altro lato sicuramente ne verrebbe svantaggiata la classe discente. Ogni alunno non avrebbe le pari opportunità di scegliere le scuole piu attrezzate, magari perché lontane dalla loro città di origine. Poi francamente non credo che, oggi come in passato, ci siano in Italia imprenditori cosi ricchi da poter diffondere le strutture scolastiche su tutto il territorio nazionale, così esteso, variegato e frazionato. Più una molteplicità di problematiche che le ometto per non essere troppo prolisso. Anche se si potesse mettere in pratica la sua idea di scuola privata sovvenzionata dallo Stato, ne verrebbe fuori una Scuola poco democratica e secondo me, non certo migliore dell'attuale. Che resta comunque da riformare totalmente.
Cordialmente.
Anton.

Pietro Melis ha detto...

Caro Anton
io ho studiato per otto anni ai salesiani di Cagliari (dalla prima media alla III liceo classico, di cui 4 anni da interno) e le assicuro che gli studi erano severi. Anche se ne sono uscito ateo. Meglio la scuola dei preti che la scuola pubblica. Lo Stato non avrebbe l'onere di curare la manutenzione degli edifici che non sono statali. La scuola non deve indottrinare ma offrire nozioni. Basta che le scuole private rispettino i programmi ministeriali che hanno sempre rispettato. La III liceo dei salesiani ai miei tempi nei risultati agli esami di maturità risultava superiore rispetto ai due licei classici statali cittadini. Lei crede che le scuole statali siano indipendenti quanto a libertà di pensiero? Vige la dittatura del pensiero unico della falsa sinistra. Ho già detto che ogni famiglia avrebbe pari opportunità nell'iscrivere i figli alla scuola privata finanziata dallo Stato. Il che significa pagamento degli stipendi dei professori da parte dello Stato e non da parte degli introiti della scuola privata finanziata con la retta delle famigli benestanti.La classe discente delle scuole private non verrebbe svantaggiata perché i professori verrebbero pagati dallo Stato. Vi è più libertà nelle scuole dei preti che in quelle pubbliche. L'ora facoltativa di religione dovrebbe essere sostituita con quella di storia delle religioni o con quella di storia del cristianesimo. Io all'insegnante di religione dicevo che non credevo che Gesù fosse nato da una vergine. Ma non per questo ho subito delle conseguenze. Le Università cattoliche in Italia sono migliori di quasi tutte le Università Statali. Quella cattolica di Piacenza è la migliore Università italiana in fatto di Facoltà di agronomia.

Anonimo ha detto...

Che schifo. Per mia fortuna ho frequentato una scuola pubblica con professori preparatissimi. Ho capito e apprezzato la mia formazione scolastica dopo aver lavorato in una scuola privata. Regna l'ignoranza assoluta...non per errori stupidi tipici dell'età e dell'inesperienza..bensì per la ferma convinzione di conoscenze in realtà inutili e approssimative derivate da professori che leccano il culo al preside e ai figli dei 'generosi'. La conoscenza e la coscienza non esistono. Meglio le belle figure, i programmi dichiarati e i ragazzi che imparano A MEMORIA!

Pietro Melis ha detto...

Non vi è peggior sordo di chi non vuol sentire. Io ho immaginato una scuola privata finanziata dallo Stato e perciò aperta a tutti. Una scuola che vieti il rinnovo dell'iscrizione agli studenti mediocri.La scuola pubblica invece è costretta a riprendersi tutti. Anche i rari ripetenti. Le famiglie "generose" in una scuola privata finanziata dallo Stato non esisterebbero perché non dovrebbero essere esse a finanziare la scuola.Oggi la scuola privata è invece il contrario. Si promuovono anche gli scalda banchi per premiare le famiglie che pagano la retta. Nella scuola privata non verrebbero danneggiati i banchi e alrri arredi perché vigila l'occhio del padrone. Nella scuola pubblica ogni studente crede di essere proprietario della scuola perché scuola di Stato. In una scuola privata di eccellenza io vedrei bene anche una elegante divisa come segno di distinzione. Come nei colleges inglesi dove la divisa è segno di appartenenza ad una scuola di eccellenza.

Anonimo ha detto...

Sono sordo davanti all'utopia di privatizzare la scuola pubblica. Sono sordo davanti alle definizioni "eccellenze e studenti mediocri" e "selezione". Se non fossi sordo la scuola diverrebbe per le masse indottrinate e diligenti. Spesso gli studenti mediocri sono menti intelligenti non inquadrati nel sistema scuola e non è certo un voto o un anno perso a definire una persona. E spesso gli studenti eccellenti risultano colti ma non sanno fare proprie le conoscenze acquisite. Esistono invece studenti dotati e meno dotati. La scuola deve formare tutti possibilmente distinguendo le attitudini e valorizzando il potenziale, che sia pubblica, privata o professionale. Forse è utopistico anche il mio pensiero ma perlomeno non esclude a priopri parte della società che può migliorare solo con il confronto e il dialogo di studenti E PROF pensanti.

Pietro Melis ha detto...

Se è sordo rimanga sordo. La colpa non è mia. Io ci sento bene. Volere un dialogo tra professori (ammesso che siano preparati) e studenti sa di barzelletta. I professori debbono fornire nozioni e non fare politica.