sabato 25 luglio 2015

RIFLESSIONI SUL PIANETA "CUGINO" DELLA TERRA

Il telescopio Kepler lanciato nel 2009 ha scoperto  un pianeta che, avendo  6 miliardi di "vita" sarebbe più vecchio della Terra (4 miliardi e mezzo) e gira intorno ad un sole che sarebbe non molto più grande del sole del nostro sistema solare. Una scoperta molto importante sotto certi aspetti ma inutile sotto molti altri.
Importante perché ciò dimostra che per pura casualità si è formato il nostro sistema solare e che dunque per pura casualità è nata la vita sulla Terra. Per pura casualità possono essersi formati altri sistemi solari in cui possa essere apparsa la vita. Se esiste, anche al di là della cosidetta cugina della Terra, un pianeta con forme di vita intelligente, magari superiore a quella umana, come la mettiamo dal punto di vista religioso? Franano tutte le religioni, che partono dal presupposto che la vita umana sia unica e irripetibile. Consideriamo, per  esempio, il cristianesimo, ma anche tutte le religioni che fanno capo alla Bibbia (ebraismo e islamismo). Esse subiscono una completa frana.  I cosiddetti profeti risultano essere stati propagatori di menzogne. Quale altro destino avrebbero gli abitatori di un altro pianeta visto che essi non sono stati toccati da questi falsi profeti? Per quanto riguarda il cristianesimo arriviamo all'assurdo che Gesù sarebbe morto in croce solo per salvare la popolazione della Terra dal peccato originale. E gli abitanti di altri pianeti sarebbero stati immuni da tale peccato e dunque non avrebbero bisogno del battesimo? Oppure anche in altri pianeti vi sarebbe stato un peccato originale e pertanto il povero Gesù sarebbe dovuto saltare da una croce all'altra?Tutto assurdo. 
Scoperta per altri aspetti inutile perché tale pianeta dista 1400 anni luce. Bisognorebbe dunque viaggiare alla velocità della luce per 1400 anni per giungervi. State tutti sicuri. Non usciremo mai dal nostro sistema solare. Siamo dentro una gabbia da cui è impossibile uscire.  E quando l'energia del sole si esaurirà la Terra continuerà ancora per non molto a girare intorno al sole come un pianeta morto. Questo mi consola al pensiero che io non vedrò mai cose che gli uomini sulla Terra vedranno. Infatti ciò che gli uomini vedranno (supponiamo anche tra qualche milione di anni se gli stessi uomini non distruggeranno prima le condizioni di vita sulla Terra) scomparirà con gli stessi ultimi abitanti della Terra. Tutte le conoscenze scientifiche moriranno con gli ultimi uomini e a nulla saranno servite per far sopravvivere la vita sulla Terra. Siamo nati dal caso e lo stesso caso porterà alla morte la Terra.
Tutto sarà stato inutile. Non esiste progetto intelligente dell'universo. Se la gente fosse capace di riflettere su ciò non darebbe importanza a cose che non ne hanno. Tutta la storia umana sarà servita a nulla e verrà seppellita con la morte della Terra. Solo per gli animali non umani la vita ha in senso perché non si pongono la domanda "che senso ha la vita?". E quest'uomo, la cui esistenza è priva di senso, crede di essere padrone della Terra, mentre è padrone di un cazzo.  




Scoperta Terra con proprio Sole video
in una "zona abitabile" del cosmo

La Nasa: "Cugino anziano del nostro pianeta"
Kepler 452b si trova a 1.440 anni luce da noi
Interattivo Conoscere il gemello di PAOLA CIPRIANI

    

7 commenti:

Anonimo ha detto...

a parte il fatto delle reglioni...che ci èpossono credere solo i nativi di creta...i cretini... ah ah ah, ma con che pootenti mezzi avrebbero i fictionnari di holly bosco visto il kepler 452b...pare col telescopio kepler 452b...mazz che occhio...arriva fino a "1400 anni-luce. Un viaggio di appena un milioncino di anni, con le velocità date dalle attuali tecnologie. L'unica fortuna - ed è una loro buona fortuna - è che la evanescente eco delle nostre civili trasmissioni radio e Tv, li raggiungeranno tra 1300 anni. Se su Kepler 452B esiste qualcosa che possa captarle, processarle e comprenderle, impiegheranno molto tempo per venire da noi. A menarci"
Monia Fruttariana

Sergio ha detto...

Caro Melis,

sul fatto che siamo un quasi-nulla non ci piove. Però non proprio un nulla assoluto: per quanto assolutamente irrilevanti in una galassia di trecento-quattrocento miliardi di stelle (stima della Hack), galassia che è una dei cento miliardi di galassie (stima attuale) del nostro universo, che non sembra essere nemmeno unico, siamo pur sempre qualcosa, innegabilmente. Ridicoli nelle nostre pretese di immortalità, nelle nostre lotte quotidiane contro i nostri simili per assicurarci un porzione maggiore di beni.
Eppure esistono la bellezza, la poesia, l'amore, i tramonti e le albe, le Dolomiti e tante altre cose che ci toccano nel profondo, ci fanno provare almeno ogni tanto felicità. Noi non siamo nulla (o un quasi-nulla), ma quando vediamo la bellezza (molti non riescono più a vederla, vedono ormai solo lo smartphone), quando proviamo sentimenti nobili, allora per un momento siamo belli, nobili e grandi anche noi. Sì, nient'altro che illusioni. Ma la vita senza illusioni sarebbe insopportabile (per Leopardi).
Valeva la pena nascere? Non esistendo prima di nascere non si poteva chiedere il nostro parere. Ci troviamo "gettati" nell'esistenza che è stata dura, grama, atroce per molti, forse per la maggioranza degli esseri esistiti (anzi senza forse). Non per niente si considerava la vita una "valle di lacrime" (e l' advocata nostra non ci soccorre, preferisce chiacchierare da trent'anni con quattro scemi di Medjuogorie). E nonostante tutto restiamo attaccati a questa vita (o vitaccia per i più). Eppure possiamo anche "scendere" anzitempo. Alcuni non ce la fanno a sopportare la valle di lacrime (tanti i suicidi in Cina).
E pensare che la Chiesa cattolica prevedeva l'inferno per questi infelici che non ce la facevano più (dunque un altro inferno, eterno in più, dopo l'inferno terreno). Di quante cose dovrebbe scusarsi la Chiesa (che di fede e inferno non osa più parlare per tema del ridicolo).
Eppure eppure siamo ancora qua e ... non ci dispiace. "C'è qualcosa più grande di noi", un mistero insondabile. Ogni tanto scopriamo qualcosa e proviamo gioia ed entusiasmo (quelli del CERN sono persone entusiaste, dunque felici). Anche la felicità è un'illusione, un niente in un universo e pluriverso di dimensioni inimmaginabili, mostruose, tremende. La religione ha avuto malgrado tutto una funzione (di controllo sociale, ma anche per dare senso all'esistenza). Questa funzione della religione è ormai definitivamente esaurita (come credere ancora alle idiozie della Bibbia e dei Vangeli?). Ma a me sembra che non ci sia ancora qualcosa che possa sostituire degnamente le religioni. Bastano l'arte e la scienza? (come pensava Goethe: "Chi ha scienza ed arte ha già una religione", ovvero non ha bisogno di un pseudo-sapere come le religione. La religione "elevava" aiutando a vivere. Possono scienza ed arte elevarci e salvarci? "Ci salverà la bellezza" (frase attribuita a Dostoevskij).
Ma salvare da cosa? Dal non senso della vita? "Un infinito vuoto / dice Qohélet / Tutto è vuoto niente". Ma - forse - non è ancora detta l'ultima parola ... E la vita è - malgrado tutto - a volte bella.

Francesco ha detto...

La vita non ha senso, riconoscerlo rappresenta un'atto di umiltà e credo anche di coraggio in qualche modo. Certamente è un dato di fatto, con buona pace di religiosi e adepti delle varie new age ed esoterismi da baraccone.

Pietro Melis ha detto...

Esiste solo l'istinto animale della sopravvivenza. E coloro che fanno figli vogliono crearsi l'illusione di avere uno scopo nella vita. E così continua la staffetta della morte.Il resto è silenzio.

Anonimo ha detto...

Sono del parere che la vita non abbia senso. Faticare,dimostrare ad altri qualcosa, ammalarsi, soffrire.
I tramonti, i prati, le nuvole, i fiori, le gioie della vita. Una presa per il culo. E poi? Poi moriamo. E a cosa serve tutto questo? Ha ragione il Professore, esiste l'istinto alla sopravvivenza, ne faccio parte anche io, di questo istinto.
E non capisco la rincorsa ad avere figli a tutti i costi. Una pazzia. E sono una donna.
Cecilia.

Sergio ha detto...

@ Francesco, Melis, Cecilia

Questo insistere sul non senso della vita non mi va. Intanto c'è un senso immediato: la ricerca del piacere, del benessere, a cui tendono tutti (anche i cosiddetti santi che rinunciano a quasi tutto in vista della vita eterna - il "grande affare" dei gesuiti).
I figli si fanno non per dare un senso alla vita, ma perché è nella nostra natura: tutti gli esseri viventi si replicano. Solo l'uomo ha acquisito una consapevolezza tale che può indurlo a interrompere la catena: è un bene o un male? Non mi sento di rispondere in un senso o nell'altro. La vita è talvolta orrenda, talaltra bella, tanto è vero che noi quattro non pensiamo al suicidio, vogliamo continuare a vivere (possibilmente in modo decente o qualcosa di più).
Perché riconoscere che la vita non ha senso è un atto di umiltà e coraggio? Che senso ha essere umili e coraggiosi? Non ci vuole né umiltà né coraggio nel riconoscere che siamo ben poca cosa. Eppure l'uomo, alcuni uomini, hanno aggiunto con le loro opere, che ammiriamo, bellezza alla bellezza della natura.
Certo c'è quella fine, la morte, che non riusciamo ad accettare (la nostra e quella dei nostri cari). Ma anche una vita di due o trecento anni non ci sembra proprio auspicabile ("Cose già viste e a sazietà riviste/Sempre vedrai s'anco mill'anni vivi." Alfieri). Cristo ha vinto la morte, ci dicono. Il Cristo risorto è la grande consolazione dei credenti (la domenica di resurrezione è la maggior festa cristiana e cattolica, per i protestanti il Venerdì Santo).

Insomma, vorrei dire: non facciamo i menagramo, non continuiamo a ripetere che la vita non ha alcun senso. Il senso ultimo (l'evoluzione del cosmo) ci sfugge (ancora). Hawking vorrebbe arrivare alla "teoria del tutto".
Ai bambini non possiamo mica dire: la vita non ha senso, non vale niente, è un bidone, uno schifo. Si metterebbero logicamente a piangere.
Un amico di Sartre (non ricordo ora il nome) era arrivato a dire che col comunismo l'uomo era arrivato a vincere la paura della morte: l'uomo non era più solo nell'universo, ma faceva parte della "social catena" e ciò gli toglieva quella paura. Una incredibile idiozia. La paura della morte si vince lavorando e amando. Le persone operose (penso alla Hack) e che hanno avuto una vita decente o persino bella sono meglio disposte ad accettare la fine di chi invece ha avuto una vita schifosa. Sopraggiunge nella vecchiaia degli uomini che hanno avuto una buona vita la sazietà (vedi Alfieri). A un certo momento basta, possiamo farci da parte, toccherà agli altri a cui abbiamo passato il testimone (per loro disgrazia? Forse). Ma intanto, allegria: chi vuol esser lieto sia, del diman non c'è certezza.

natascia prinzivalli ha detto...

Forse il senso della vita sta proprio nel suo non senso,ma gli artisti colgono la drammaticità di questo horror vacui e solo loro riescono a tramutare in bellezza poi