lunedì 19 ottobre 2015

SUI SARDI

nunctecognovi ha risposto al tuo commento
nunctecognovi
+Pietro Melis Salve signor Melis, ho letto i post del suo blog e benché ci sia della verita' in quello che lei scrive, non riesco proprio a capire per quale motivo il tono che utilizza sia tanto duro. Lei dice di vergognarsi delle sue origini sarde, allora perché guarda questi video e lascia commenti. Possibile che non ci sia nulla da salvare in sardegna? Non le parlo con un tono polemico, vorrei semplicemlente cercare di capire. Le sarei grata se lei mi rispondesse.
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Legga i libri di Giuseppe Manno e capirà come i sardi si siano sempre combattuti tra loro cooperando alla fine del Giudicato d'Arborea. Si sono venduti sempre allo straniero facendosi servi di esso. La cultura pastorale è stata "la maggiore maledizione del cielo sardo" dice il Manno. Essa ha impedito un miglioramento dell'agricoltura. Oggi visono almeno 4 milioni di pecore e un milione di capre. Quasi quattro ovini per abitante. Assurdo. La pastorizia nei secoli passati era la causa maggiore della deforestazione per  fare più posto a terreni per pascolo ed oggi è la principale causa degli incendi estivi. Io non mi riconosco nelle tradizioni sarde. Mi danno fastidio i costumi sardi perché rappresentano un passato da miserabili. Mi dà fastidio il ballo sardo con musiche monotone prive di sviluppo melodico e di invenzione. I sardi sono stati sempre incapaci di iniziative imprenditoriali e tuttora, senza i finanziamenti del governo di Roma (cioè del nord), i sardi morirebbero di fame dopo un mese. I partitini dell'indipendenza non spiegano come farebbe la Sardegna a sopravvivere da sola. Vogliono la zona franca (esenzione fiscale) per pagare di meno i prodotti ma non spiegano come aumentare il reddito per comprarli. La botte piena e la moglie ubriaca: cioè maggiore richesta di assistenzialismo. Una terra di 24.000 kmq con solo un milione e mezzo di abitanti dovrebbe essere una regione ricca. Persino la frutta e la verdura vengono importate in buona parte dall'estero, mentre la Sardegna dovrebbe essere autosufficiente almeno nel campo alimentare. Sto correggendo le prime bozze del mio libro sulla storia della Sardegna (attingendo al Manno) per esporre nella seconda parte il mio programma politico-economico che potrebbe rendere indipendente e ricca la Sardegna. Tutte le imprese turistiche debbono essere espropriate a favore di un capitale di maggioranza pubblico e senza indennizzo. Utopia? sì se non si vuole fare una rivoluzione contro coloro che hanno costituito delle società con sedi legali fuori della Sardegna e non hanno reinvestito in Sardegna il profitto, portato fuori. Espropriare anche la Costa Smeralda, oggi di proprietà dello Stato del Qatar, finanziatore occulto dei tagliagile dell'Isis. Che vergogna! Ed è solo un esempio. Ma per questo bisogna importare competenze politiche ed economiche che i sardi non hanno. Non si migliora facendo venire invasori dall'Africa con la folle politica dell'accogienza, mantenuti con il danaro pubblico. I peggiori nemici dei sardi sono quei parassiti che siedono nella tana del Consiglio regionale, dove si rispecchiano gli odi tribali che hanno segnato la storia dei sardi, sempre divisi tra loro. Pocos, locos (pazzi) y male unidos, disse di essi l'arcivescovo spagnolo Parragues nel'500. Un sardo di un paese vicino era considerato uno straniero (sardu de afforasa). La storia poi si sconta proprio a causa di queste storiche negative tradizioni di odio reciproco. Non bastavano quattro province. No. Ne hanno voluto altre quattro per parcellizzare maggiormente il territorio e renderlo più facilmente aggredibile aumentando il parassitismo politico con il relativo clientelismo fonte di impieghi non produttivi.  Dei sardi non si può nemmeno dire che sia stato un popolo, ma un insieme di tribù in lotta fra loro accomunati da un'invidia distruttiva. Ancor oggi, se uno tenta di migliorare, rischia, non di essere imitato, ma di subire delle bombe. E per finire, non esiste una lingua sarda ma esistono lingue sarde, e per secoli i sardi di una provincia non hanno capito e non hanno comunicato con i sardi di un'altra provincia. E il sardo era l'unica lingua conosciuta dai sardi, quasi tutti analfabeti. Perciò mi dà fastidio anche il sentire parlare in sardo, lingua che è retaggio della secolare povertà ed ignoranza dei sardi. Ancora nel '600 nelle scassate Università di Cagliari e Sassari si insegnavano vecchie nozioni scisse dalla rivoluzione scientifica di quel secolo, per cui i sardi credevano ancora che la Terra fosse al centro del mondo. Di Galileo non si conosceva nemmeno l'esistenza e non vi erano stamperie per pubblicare in Sardegna dei libri, che venivano importati dalla Spagna e in lingua catalana. L'italiano fu introdotto con difficoltà quando per accordi internazionali la Sardegna nel 1714 fu attribuita di forza ai Savoia che non la volevano nemmeno, sapendo di quale carico passivo si sarebbero dovuti fare. Vi fu un perido "illuministico" con il glorioso Giudicato d'Arborea che tutti gli altri sardi, già vendutisi all'invasore aragonese, intruppandosi nell'esercito di Martino il giovane, combattendo contro i sardi del Giudicato di Arborea, ne segnarono la fine nella battaglia di Sanluri del 1409, con 5000 morti sardi. Altro che bandiera dei 4 mori, introdotta dall'invasore aragonese. Bisognerebbe abbandonarla per sostituirla con l'albero eradicato del Giudicato d'Arborea. Sono d'accordo con Pinuccio Sciola nel voler buttare via la bandiera dei quattro mori, originariamente con le facce verso sinistra e con la benda sulla fronte, calate poi sugli occhi durande il regno sabaudo. I quattro mori stavano a significare la resa di quattro regni musulmani della Spagna. E i sardi si sono tenuti la bandiera importata dagli aragonesi. Alcuni dicono che la benda sugli occhi sia stata un errore del disegnatore, altri dicono che sia stato fatto apposta per significare che i sardi erano un "popolo" di ciechi. Ma i sardi dovrebbero cambiare DNA per meritarsi altra bandiera, che dovrebbe essere la bandiera del Giudicato d'Arborea, che con Mariano IV ed Eleonora (anche lei guerriera ma morta prematuramente nel 1403) aveva unificato quasi tutta la Sardegna contro l'invasore aragonese (mancavano Alghero e Cagliari). Ma purtroppo i sardi preferirono l'incolto invasore aragonese. Queste cose poi si scontano per secoli.

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