domenica 27 marzo 2016

LA MENZOGNA EVANGELICA SULLA MORTE DI GESU' . IL CRISTIANESIMO TEOLOGIA DA MACELLAI

I racconti evangelici danno ad intendere che Gesù avesse programmato la sua morte come sacrificio necessario per redimere l'umanità cancellando il peccato originale con il battesimo e che, evidentemente, avesse programmato anche la sua resurrezione che questo odioso giorno ogni anno festeggia. In realtà in questo odioso giorno si festeggia una menzogna storica. Gesù non aveva affatto programmato la sua morte, e dunque non poteva programmare la sua resurrezione. Egli predicò una religione alquanto differente da quella ebraica per quanto riguarda molti precetti morali. Sostituì alla vendetta ebraica la norma del perdono. Comandò anche, utopisticamente, di amare anche i propi nemici, condannò la lapidazione per adulterio, etc. Ma contraddittoriamente perché dopo la mitologica resurezione si legge in alcuni vangeli (non tutti): Andate e predicate per le nazioni. Chi crederà e si farà battezzare sarà salvato, altrimenti sarà condannato. Dunque nessun perdono per quelli che non avranno creduto in lui come figlio di Dio. Ma non sarebbe bastato rispettare le norme morali anche senza credere che fosse figlio di Dio e che fosse resuscitato? Il bel libro La morte di Gesù.Indagine su un mistero di Adriana Destro e del  marito Mauro Pesce, il maggiore studioso delle origini del cristianesimo, riduce a mitologia i racconti dei vangeli. Il punto più importante del libro è che Gesù non ebbe mai la pretesa di essere figlio di Dio e che non pensava affatto di finire sulla croce. Voleva solo riformare la religione ebraica. E per questo sapeva che poteva correre dei seri rischi da parte della gerarchia ebraica, che lo considerava un eretico, un sobillatore perché non rispettoso alla lettera delle norme dell'Antico Testamento. Ma non aveva affatto messo in conto la morte come  se fosse da lui voluta presentandosi come necessaria vittima sacrificale. Da qui la falsa tradizione di Gesù agnello sacrificale che è all'origine di questo disgraziato giorno. Egli soffrì sulla croce come un comune mortale. Se fossero vere le sue parole sulla croce Eli, Eli lama sabactani? (Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?) queste testimonierebbero la sua sofferenza di uomo, non di Dio incarnato. Un uomo che fosse stato convinto di essere figlio di Dio incarnato non avrebbe espresso tanta disperazione nella sofferenza, sapendo che sarebbe resuscitato. E poi il mito della resurrezione con tutto il corpo pone difficoltà insuperabili. Come può un corpo essere assunto in cielo (dove sia poi questo cielo delle anime beate non si capisce) e non avere più bisogno di mangiare e fare i naturali i bisogni? Nella loro pazzia gli islamici sono stati coerenti nella rappresentazione che il Corano dà del paradiso, dove si mangia, si beve e si ...chiava. Non è uno scherzo. E' così. Da qui il fanatismo islamico di quei pazzi che uccidono commettendo stragi, certi di conquistarsi il paradiso materiale, e non spirituale. Ma non si parla di anime beate femminili, tranne che di quelle che hanno il compito di accoglere come vergini le anime di questi pazzi considerati eroi. Con cui dovranno copulare in una ammucchiata perché l'eroe  si stenderà su un letto affiancato da letti disposti per le vergini, che proprio in paradiso perderanno la loro verginità.
Il cristianesimo è più serio perché nei vangeli non si descrive il paradiso, ma non si spiega come possa esserci la resurrezione della carne senza dover più mangiare in paradiso. Forse i corpi sono spiritualizzati? Ma nemmeno questo si dice.        
Tornando a Gesù. Certamente egli non si presentò mai come figlio di Dio ma come promotore di una riforma della religione ebraica. Furono gli evangelisti, sulla base di una tradizione orale, che subito fiorì dopo la morte in croce, a trasformarlo in figlio di Dio. Come poté avvenire questo? Vi fu un serio bisticcio tra S. Pietro e San Paolo. Il primo riteneva che la riforma di Gesù dovesse essere limitata agli ebrei. San Paolo, l'inventore della resurrezione di Gesù, ripresa poi da vangeli, riteneva invece che la nuova religione dovesse espandersi in tutto il mondo. Alfine Pietro dovette piegarsi al volere di Paolo, che mai conobbe Gesù di persona, al contrario di Pietro. 
Questa è anche la tesi di Nietzche nel suo Anticristo, dal titolo sbagliato perché Nietzsche non ha come bersaglio Gesù ma Paolo, che avrebbe voluto vendicare  la morte di Gesù fondando una nuova religione innalzando l'uomo Gesù a figlio di Dio attribuendogli la resurrezione e con questa nuova religione di radice ebraica dominare il mondo "appiccando un grande incendio" nell'impero romano dominandolo con la nuova religione. Nietzsche nell’Anticristo  vedrà in S. Paolo, e non in Cristo - che si sarebbe limitato, secondo lui, a predicare una morale fondata sulla non resistenza al male (§30) – la fonte del “risentimento” ebraico contro il resto del mondo, l’odio ebraico (dei "ciandàla", dei miserabili) contro la “sapienza mondana”, cioè la scienza,  a cui opporre la menzogna (§47) per avere il sopravvento su Roma (§58).  Ma Nietzsche ha mancato di dire che questa operazione ebraica fu bloccata dal neoplatonismo, su cui unicamente si costruì la vittoria del cristianesimo contro il giudaismo, che già con i farisei si era fatto contaminare dall’ellenismo, accettando, contro la tradizione rigoristica dei sadducei, la credenza nell’immortalità, esclusa nel Pentateuco, cioè nella Torah (la legge ebraica). Dunque il cristianesimo nacque non da intenzioni puramente religiose, ma dall' intenzione politica di una setta ebraica di dominare il mondo vendicando la morte di Gesù.  
Oggi si festeggia la favola-menzogna della resurrezione. L'aspetto ripugnante è che questa festa sia legata all'immagine, dura a morire, di Gesù agnello sacrificale, secondo la sanguinaria e ipocrita tradizione ebraica, in ciò non differente dal paganesimo, secondo cui l'uccisione di un animale serve a scaricare vigliccamente su di lui il peccato umano soddisfacendo in questo modo la richiesta di Jahweh del sacrificio di sangue per togliere il peccato umano. E così in questa lurida festa di sangue si perpetua la tradizione ebraico-cristiana dell'agnello sacrificale che fu Gesù, ma senza nemmeno la giustificazione dell'antica barbara credenza che l'uccisione dell'agnello potesse essere mezzo di cancellazione del peccato.  Si è conservato nel cristianesimo soltanto una crudele ritualità svuotata dell'antico significato e trasformata in crudele tradizione alimentare con strage di centinaia di migliaia di agnelli, gli animali più mansueti della Terra. Ma le peggiori tradizioni sono quelle più dure a morire. La teologa Uta Ranke-Heineman, che vede nella macellazione in croce di Gesù la realizzazione del volere del Padre (Jahweh, mai smentitosi come dio di sangue) ha definito il cristianesimo una teologia da macellai nel suo libro Così non sia. Introduzione al dubbio di fede.  Peggio del cristianesimo vi è solo l'islamismo, con cui la specie umana ha raggiunto il livello della subanimalità.      

1 commento:

Pietro Melis ha detto...

Sto per raccontare nel blog la telefonata ricevuta da questo lurido individuo. Ma non sono caduto nel tranello, al contrario di famosi personaggi. Ho capito quasi subito che era lui. Diffondere su Facebook in cui non sono iscritto perché non voglio starci essendo una giungla dove vi sono anche molti pazzi, che conviene evitare.