giovedì 23 febbraio 2017

CIRCOLI CUL-TURALI. IL RELATIVISMO MALATTIA MORTALE DELL'OCCIDENTE

Gay Pride, un evento cul….turale
La lobby degli ac-cul-turati 
La perdita di ogni riferimento al diritto naturale come bussola per navigare nel mare magnum della confusione odierna che ha sostituito il cul-turale al naturale  deriva dall'imperante relativismo che  ha persino introdotto, e vorrebbe introdurre nelle scuole, la teoria del gender, cioè la teoria antiscientifica secondo cui non si nasce maschi e femmine ma in una condizione che trascende la distinzione biologica tra maschio e femmina, dovendo ognuno riconoscersi maschio o femmina secondo il suo particolare e soggettivo sentirsi psicologicamente appartenente ad uno dei due generi. Siamo arrivati a finanziamenti pubblici di circoli cul-turali dove si possono iscrivere solo "uomini" con le cosiddette "dark room", camere che debbono rimanere nel totale buio perché gli incontri omosessuali avvengano tra individui che non si debbano vedere e perciò non riconoscere. Questa è prostituzione non soltanto è legalizzata sotto l'apparenza di un pagamento di iscrizione, ma è anche finanziata dal governo della falsa e bugiarda sinistra facendo passare questi postriboli con ingresso per soli "uomini" come centri culturali. Incredibile!     
Facciamo subito chiarezza: il fatto che l’UNAR finanzi un circolo privato (con tanto di dark room per gli incontri al buio) in cui si pratichi la prostituzione omosessuale maschile è una cosa di per se scandalosa e che giustamente dovrebbe indignare gli italiani. Che il direttore dell’UNAR sia anche uno dei soci di questa associazione, che prende all’incirca 55.000 euro all’anno per praticare allegramente la sodomia all’interno dei propri locali, fa parte di quelle maialate all’italiana alle quali siamo tristemente avvezzi. Che lo stesso direttore poi dichiari di essere stato iscritto a questa associazione a sua insaputa fa parte del triste teatrino della politica italiana.
Strano Paese, l’Italia. È pieno di benefattori facoltosi e soprattutto anonimi che elargiscono favori ai nostri politici e/o ai loro sgherri nel più totale anonimato. Aveva cominciato l’allora Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, con una casa con vista sul Colosseo che, ovviamente, era stata comprata coi suoi soldi e intestata a sua insaputa. Poi, schieramento politico opposto, dodici anni dopo arriva Virginia Raggi a raccontarci che le hanno intestato delle polizze economicamente molto remunerative delle quali lei, però, non sapeva nulla (ah, gli onesti). Oggi, a distanza di qualche settimana, il mitico Francesco Spano ci delizia raccontandoci che lui, del circolo omosessuale dedicato a Mario Mieli di cui faceva parte, non ne sapeva nulla. Ecco chi era Mario Mieli. TERRIBILE!

Mario Mieli - Wikipedia

Le cose più scandalose, però, in tutta questa vicenda, a mio modo di vedere, sono altre. Due, per l’esattezza.
La prima, che balza immediatamente agli occhi, è che sul territorio italiano si permetta l’intitolazione di un circolo culturale a Mario Mieli. Vale a dire ad un individuo dichiaratamente omosessuale che, nel suo “Elementi di critica omosessuale” (vera e propria Bibbia per ogni attivista omosessuale che si rispetti) sdogana pedofilia, sadismo e coprofagia. Un bel personaggino, insomma.
Il secondo elemento dello scandalo, ancora più grave, è che l’UNAR, molto semplicemente, esista. Come è possibile, infatti, che in Italia esista un organismo, non deciso da nessuno e i cui dirigenti non sono stati eletti da nessuno, che ha l’ultima parola su ciò che si può dire e non dire in questo Paese, fungendo da vero e proprio gendarme per il politicamente corretto? Chi non ricorda i richiami, anche molto forti, a politici colpevoli solo di essersi espressi contro l’immigrazione incontrollata, come accadde a suo tempo con l’onorevole Giorgia Meloni? Oppure i richiami a quelle forze politiche che a suo tempo – prima, cioè, che la Polizia e Magistratura scoprissero quanto quegli stessi partiti andavano denunciando da tempo – si lamentavano della situazione di illegalità e di violenza del campo rom Al Karama, vicino a Latina (poi chiuso forzatamente)? Per citare solo alcuni episodi che mi tornano alla mente.
Quasi come se deputati e parlamentari della Repubblica non abbiano il potere di parlare in nome e per conto degli elettori che li hanno eletti e debbano venire ripresi come studentelli che non hanno bene imparato la lezione (dell’UNAR, si intende); quasi come se Movimenti politici legalmente costituiti e legalmente operanti sul suolo nazionale non abbiano diritto ad esistere e ad esprimersi contrariamente all’indirizzo politicamente corretto che l’UNAR di Francesco Spano ha sempre cercato di esprimere e di difendere. 

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