lunedì 27 febbraio 2017

OGNUNO E' PADRONE DELLA PROPRIA VITA. LO STATO NON SI INTROMETTA

L'eutanasia assistita non può essere un reato. Altrimenti dovrebbe essere reato il suicidio. Ma ecco subito l'obiezione. Il suicidio non comporta l'aiuto di altri al suicidio. Ma il problema è mal posto. Che differenza vi è tra il suicidio e l'eutanasia attiva, cosiddetta assistita? Il suicidio normalmente implica una sofferenza. Tranne che essa avvenga immediatamente nel caso di uno che si getti nel vuoto da una determinata altezza. Il suicidio può essere voluto anche da chi non abbia una malattia che provochi dolori. Nella vita può avvenire un corto circuito che renda insopportabile la vita, anche a causa di uno stato di depressione non accompagnato da malattia organica, supponendo che la depressione non sia una malattia organica. Ognuno, pur non avendo una malattia organica che gli renda impossibile una vita normale e non abbia il coraggio di suicidarsi da solo sparandosi o impiccandosi o gettandosi nel vuoto, dovrebbe poter chiedere ad altri un suicidio per eutanasia in modo da passare dal sonno profondo alla morte. Ma nel caso della depressione non si giustifica l'eutanasia perché lo stato di depressione può essere uno stato superabile. Conosco una ragazza bipolare che ha tentato il suicidio e che "miracolosamente" è rimasta viva pur essendosi gettata dall'altezza di 30 metri, con una caduta attutita dall'impatto di un albero alto, pur avendo avuto varie e gravi fratture. Adesso è contenta di essere rimasta vita, e si sente legata ad essa come mai prima si era sentita legata nel suo dirmi che voleva suicidarsi. Non riuscii mai a distoglierla al telefono (viviamo in località diverse) dal suo proposito esaltando la sua intelligenza e la sua bellezza. Si dica la verità. Coloro che si oppongono all'eutanasia partono da presupposti religiosi secondo cui la vita è un bene, quando non si aggiunga anche che è un dono di Dio di cui nessuno può disporre liberamente. Ma i credenti debbono smetterla di imporre a tutti la loro volontà. Riporto ora i non sensi linguistici proferiti da un rappresentante del Familily Day Massimo Gandolfini (tramissione la La7). "Io non sono gestore della mia libertà"; "Esiste un diritto alla vita che lo Stato deve tutelare"; "Bisogna salvare ogni vita"; "Ogni vita è degna per quello che è". 
Se questi sono gli argomenti di coloro che si oppongono all'eutanasia si capisce che essi sono del tutto illogici. La prima regola è di rispettare la logica, altrimenti è meglio tacere.  
Dire che "esiste un diritto alla vita" significa che nessuno può toglierla se non macchiandosi di omicidio. Ciò non sigifica che non esista un diritto alla morte come se la vita fosse in ogni caso un bene, pur attraverso le sofferenze. Se si è padroni della propria vita si è purtroppo padroni delle proprie sofferenze, e nessuno può arrogarsi il diritto di obbligare gli altri a continuare a soffrire in una condizione di vita non più accettabile. Ora Marco Cappato rischia di essere incriminato per avere accompagnato Fabiano Antoniano (djFabo) in Svizzera, dove è legale l'eutanasia assistita. Ma di che cosa sarebbe colpevole? Di avere aiutato uno che non riusciva più a vivere nella sua condizione estrema di sofferenza fisica? Si noti poi l'incongruenza. La legge permette che non si applichi l'accanimento terapeutico e che "si stacchi la spina". Ma in questo modo si prolunga una sofferenza che potrebbe essere essere evitata con l'eutanasia per un soggetto cosciente ed esprimente la volontà di morire per non più soffrire. Si preferisce da parte della legge una morte lenta per fame e per sete interrompendo l'accanimento terapeutico. Ci si ricordi del caso di Lucio Magri che, pur non avendo alcuna malattia, a causa di uno stato di depressione accentuato  dalla morte della moglie, preferì l'eutanasia. Egli fu aiutato da un suo amico medico, anche se le notizie sul suo caso non  chiariscono che questo suo amico medico si trovasse già in Svizzera e non l'avesse accompagnato in Svizzera. Ma sembra che Magri, pienamente autonomo, si sia recato da solo in Svizzera nonostante tutti i suoi amici e compagni di partito avessero tentato di distoglierlo. E allora che differenza vi è tra il caso Magri e il caso Fabo? Solo il fatto che Cappato abbia accompagnato Fabo in Svizzera con un viaggio di cinque ore? E i familiari accorsi in Svizzera e presenti all'eutanasia dovrebbero allora essere anch'essi incriminati per non essersi opposti all'eutanasia ed averla, al contrario, giustificata? Notare la volontà estrema di Fabo che attivò egli stesso la procedura dell'eutanasia. Faccio un'ultima considerazione. Ai veterinari è consentito di applicare l'eutanasia. Ciò non vale per gli uomini. Perché? Ecco la ragione: gli uomini sono uomini (e debbono soffrire), gli animali non umani no. E' un paradosso. Come si vede alla radice vi è la solita concezione antropocentrica, spesso di natura religiosa, questa volta a danno delle sofferenze umane per allungarne le sofferenze.
9 ore fa - Dj Fabo, eutanasia in Svizzera | Cappato: "Ha morso un pulsante per morire" - La notizia pubblicata sul profilo Facebook. Accanto a lui la  

Eutanasia dj Fabo, Cappato rischia 12 anni di carcere - Il Giornale

www.ilgiornale.it/.../eutanasia-dj-fabo-cappato-rischia-12-anni-carcere-1369322.html
1 giorno fa - Cosa prevede la legge italiana nei casi di eutanasia? Ci sono due ... Marco Cappato, che ha accompagnato dj Fabo, ora rischia il carcere.
Ci si è di menticati di Jack  Kevorkian (dottor morte) che aveva inventato una macchina con cui lo stesso malato terminale poteva darsi la morte con l'eutanasia. Non fu mai incriminato per questo. Ma nel 1999 fu arrestato e fece 8 anni di galera perché una volta intervenne personalmente senza la macchina da lui inventata. Giudici fuori di testa che   non seppero capire che sostanzialmente non vi era differenza tra l'eutanasia ottenuta con l'applicazione della macchina (che comporta l'autosufficienza del malato) e  l'eutanasia assistita per quei malati terminali che non fossero autosufficienti, discrimando così i secondi dai primi. .
03 giu 2011 - Aveva ammesso di avere prestato assistenza in almeno 130 casi di suicidio WASHINGTON - Il dottor Jack Kevorkian, paladino del suicidio ...   

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