martedì 7 febbraio 2017

VASTO: NON E' STATO OMICIDIO PREMEDITATO. GIUSTIZIA PER ROBERTA

Che Fabio Di Lello abbia ucciso dopo tanti mesi l'assassino di Roberta vittima di omicidio stradale non significa che sia stato omicidio premeditato. Più della ingiusta "giustizia" poté il dolore, che, accrescendosi nel tempo, ha annullato la distanza temporale. Ma la "giustizia" non ha tenuto conto dell'accrescimento del dolore nel tempo. Se l'omicida stradale fosse stato allontanato da Vasto perché la sua costante presenza non fosse causa di un accrescimento del dolore di Fabio, costretto ad una continuità del suo dolore mentre vedeva libero l'assassino, se pur involontario, della moglie, vi sarebbe stata una interruzione tra la morte di Roberta e la morte del suo involontario assassino, che la investì con l'auto non rispettando il rosso del semaforo. Si è detto che la "giustizia" ha tenuto conto che non vi era l'aggravante dello stato di drogato o di ubriachezza e che perciò non ha ritenuto che vi fossero gli estremi del carcere per omicidio stradale. Ma ciò è da ritenersi ancora più grave. Egli ha ucciso in pieno stato di coscienza. La "giustizia" è colpevole dello stato di dolore accresciuto nel tempo e dunque vi è stata continuità tra la morte di Roberta e la morte del suo assassino. Di questo dovrà tener conto la difesa di Fabio, costretto a vivere in un continuo stato di dolore e di depressione di cui la "giustizia" di Stato si è altamente fregata. Più che la "giustizia" poté il CONTINUO dolore. Non risulta poi che l'assassino di Roberta abbia manifestato pubblicamente un pentimento ed abbia chiesto perdono. Ricordo un episodio dei Promessi sposi (cap. IV) del Manzoni, dove si racconta che fra Cristoforo si prostrò in ginocchio di fronte al fratello di colui che, molto prima che divenisse frate, aveva ucciso in un duello dove si era limitato a difendersi e che involontariamente aveva ucciso. La famiglia dell'ucciso aveva giurato a lungo vendetta ma fra Cristoforo cercò un incontro con la famiglia dell'ucciso e si mise in ginocchio di fronte al fratello dell'ucciso chiedendo perdono. Il fratello di fronte a tanto pentimento, dice il Manzoni, si commosse a tal punto da sentirsi costretto a dire a fra Cristoforo che non aveva più bisogno di perdono. Ecco alcune frasi: "Ma padre, lei non deve stare in codesta positura. E presolo per le braccia lo sollevò...". E fra Cristoforo: "O s'io potessi sentir dalla sua bocca questa parola, perdono...E il gentiluomo, vinto da quell'aspetto, e trasportato dalla commozione generale, gli gettò le braccia al collo, e gli diede e ricevette il bacio di pace". E il fratello dell'ucciso, dopo che fra Cristoforo si era allontanato non prima di aver chiesto e ottenuto "un pane perché io possa dire di aver goduto la sua carità, di aver mangiato il suo pane, e avuto un segno del suo perdono", concluse: "Diavolo di un frate! Se rimaneva lì in ginocchio, ancora per qualche momento, quasi quasi gli chiedevo scusa io, che m'abbia ammazzato il fratello". 
Ma la fredda "giustizia" di Stato, incurante dei dolori altrui, non ha considerato nemmeno la mancata richiesta di perdono da parte dell'assassino di Roberta. E così ha lasciato che vi fosse continuità tra la morte di Roberta e quella del suo assassino. Non è stato un omicidio premeditato.                            

1 commento:

Anonimo ha detto...

Professore, mi scuso se scrivo fuori tema, ma volevo sapere se è a conoscenza del s.i.a. (sostegno per l'inclusione attiva). L'ennesimo regalo fatto dal governo agli invasori. I requisiti per accedervi sono:non fare un cazzo e aver cagato tanti figli. La ringrazio per la risposta, Daniele.
P.s. il marito di Roberta per me è un eroe.