venerdì 8 dicembre 2017

PERCHE' ODIO IL NATALE (E LA PASQUA).VIA LE BENDE DAGLI OCCHI

Non sopporto più la rituale e martellante pubblicità dei penettoni, oltre tutto pericolosi per la salute perché, come tutti i dolci, fanno aumentare la glicemia. Non sopporto più l'inutile parola "auguri". Quando ero bambino il periodo natalizio, che ora si è allungato per motivi sempre più commerciali, era il periodo migliore dell'anno, una festività che in casa vedeva un grande presepe illuminato nella capanna della natività e nella grotta dove si riscaldava un pastore. E un giorno vidi in questa grotta due occhi luminosi: erano quelli della gatta Muzita che per curiosità aveva scelto di fare parte del presepe. E poi la fila di pecore e agnelli che si avviavano verso la capanna della natività. Non mancava l'albero di Natale (ma sintetico perché non volevo che venissero sacrificati degli alberi). E poi le luminarie della città per dare esteticamente risalto alla festività. Ma ero già vegetariano dall'età di 10 anni quando rimasi choccato vedendo dei buoi correre impazziti per una delle vie principali dopo essere fuggiti dal mattatoio che allora si trovava ancora nel centro cittadino. Poi l'ipocrisia umana spostò il mattatoio lontano dalla città. E mi ricordo di una frase di Tolstoj: se i mattatoi fossero case di vetro all'interno della città tutti (io dico molti) diverrebbero vegetariani. Chi mangia carne è un ipocrita che si benda gli occhi e la mente per rimuovere dalla coscienza la filiera di sangue e di morte da cui proviene la bistecca che mangia. Mangiatori di cadaveri. Ho percorso tutta l'età dello sviluppo senza mangiare carne pur crescendo normalmente nel fisico giungendo all'altezza di m.1,80 e non avendo avuto sinora delle malattie. Anche se prima o dopo siamo tutti destinati alla morte. Sessualmente sono stato sempre più che normale. Alla faccia di coloro che dicono che i vegetariani siano sessualmente impotenti perché mancano delle proteine della carne. E ne sto seppellendo di gente più giovane di me. Avendo sempre studiato ai salesiani (quattro anni da interno e altri quattro da esterno) rimasi credente per inerzia sino a 20 anni. Poi mi accorsi che non ero stato io ad ad abbandonare Dio. Mi volsi intorno e scoprii che era stato lui ad abbandonarmi. SPARITO. Senza darmi spiegazioni. Riflettendo conclusi che era sparito perché non esisteva. La ritualità religiosa dei salesiani era stata una sorta di iniziazione all'agnosticismo. Sino all'età di 18 anni per abitudine continuai a fare il presepe. Ma, perduta la fede fatta di ritualismo, non aveva più significato il presepe. Rimase per qualche anno l'albero di Natale, di tradizione nordica e non cristiana. Si accentuò negli anni il fastidio per il Natale che vedevo ormai come una festa di sangue con una mattanza di agnelli, gli animali più docili, più mansueti e più "innocenti" della Terra. Se avessi abitato in una casa con giardino mi sarei preso in casa un agnello per portarlo a passeggio come fosse un cane. E non mi sarebbe importato il ridicolo di cui gli imbecilli mi avrebbero ricoperto. Avrei dato a tutti una lezione. Perché il cane sì e l'agnello no anche se è capace di una affettività?  Di questa mattanza considerai, non di certo direttamente responsabili i papi, ma di certo complici nel loro silenzio. Mai un papa che pubblicamente avesse condannato una festa che per i cristiani dovrebbe essere una festa di ricorrenza della nascita di colui che mutò la storia dell'Occidente facendo sparire il paganesimo con tutti i suoi rituali sacrifici di animali nei loro templi, dove si adoravano gli "dèi falsi e bugiardi" (Dante). Da notare che il 25 dicembre fu scelto dall'antichità cristiana per sostituire la festa pagna del Sol Invictus, che veniva festeggiata il 25 dicembre. E' rimasto nel 25 dicembre il retaggio del pagananesimo. E ancor peggio la Pasqua, desunta dalla tradizione ebraica, che vedeva nell'agnello il capro espiatorio dei peccati degli ebrei, che andavano a scannare agnelli e montoni ne tempio di Gerusalemme, in realtà un grande mattatoio. E Gesù, rimasto ebreo, non si sottrasse a questa barbara tradizione definendo il tempio "casa del Signore". Come potevo continuare ad essere cristiano se proprio colui che avrebbe dovuto migliorare il mondo non spese mai una parola a favore degli animali non umani? L'ultima cena fu una cena pasquale, cioè a base di carne di agnello. Non poteva di certo essere una cena povera a base di solo pane e vino. Leggere quanto documentatamente scrisse la teologa ex cattolica Uta Ranke-Heineman,  a cui fu tolto l'insegnamento in una Università cattolica nel suo bel libro Così non sia. Introduzione al dubbio di fede. E così, dati i miei studi filosofici, capii che il mondo occidentale sarebbe stato migliore se fosse prevalso il pensiero di filosofi neoplatonici quali Plutarco e Porfirio, allievo del più grande filosofo neoplatonico che fu Plotino (si dice che anche Platone fosse stato vegetariano perché in varie opere, soprattutto nelle Leggi, quando dà la lista dei cibi che consiglia agli ateniesi, esclude sempre dalla lista la carne). 


Plutarco in De esu carnium (Del mangiar carni) scrive: “Vi state chiedendo perché Pitagora si astenesse dal mangiar carne? Io, da parte mia, mi domando piuttosto per quale ragione e con quale animo un uomo, per primo, abbia potuto avvicinare la sua bocca al sangue coagulato e le sue labbra alla carne di una creatura morta, ponendosi avanti i serviti, le vivande e il cibo di corpi uccisi…le membra che poco avanti belavano, mugghiavano, andavano e vedevano? Come poterono soffrire gli occhi di scorgere l’uccisione degli animali scannati, scorticati, smembrati?…L’uomo non si nutre certo di leoni e di lupi, per autodifesa…ma al contrario, uccide creature innocue, mansuete, prive di pungiglioni o di zanne. Per un pezzo di carne l’uomo le priva del sole, della luce, della durata naturale della vita alla quale hanno diritto per il fatto di essere nate”.  Plutarco vede l’origine di ciò in un tempo in cui gli uomini, non conoscendo ancora l’agricoltura, soffrirono la fame più dura, e non nella guerra, come aveva pensato Teofrasto. Da allora essi impararono a cibarsi di animali morti. Aggiunge Plutarco: “Che orribile vista ci presenta la mensa dei ricchi, veder adornarla da cuochi e pasticceri di cadaveri e corpi morti”.



Porfirio (n. in Siria nel 233 e m. a Roma nel 305), allievo prediletto di Plotino, [1] conoscitore del Vecchio e del Nuovo Testamento e della lingua ebraica, in un’opera intitolata Contro i cristiani, giunta mutila, aveva attaccato S. Paolo che nella I lettera ai Corinzi aveva scritto che i cristiani non dovevano farsi scrupolo di mangiare tutto ciò che usciva dai mattatoi. In De abstinentia carnibus (Sull’astinenza dalle carni) Porfirio riprendeva la tradizione neopitagorica e neoplatonica della giustizia cosmica come mezzo del ritorno del mondo a Dio. Secondo Porfirio fu il massacro degli animali a predisporre gli uomini, ormai avvezzi ad uccidere, ad uccidersi tra loro in guerra, perché identiche furono le armi. La guerra nacque per la bramosia di possedere di più estendendo agli uomini l’ingiustizia già commessa nei confronti degli animali. Le guerre nacquero dopo la fase dell’agricoltura e coincisero con la fase successiva dell’allevamento, che portò ad impadronirsi contemporaneamente degli animali e delle terre altrui. Così si è formata la civiltà del dolore.

Uomini ed animali fanno parte di uno stesso ordine naturale che comporta misura e giustizia. Pertanto uccidere gli animali per divorarne le carni, il condurli al macello smaschera l’ordine umano e la sua pretesa superiorità rivelandone tutto l’orrore. E’ possibile superare un universo di dolore inutile. Scrive Porfirio: “Sicuramente Dio non ha fatto in modo che ci fosse impossibile assicurare la nostra salvaguardia senza fare del male ad altri; ciò sarebbe stato in effetti darci la nostra natura come principio di ingiustizia” (III, 12). Capovolgendo il testo biblico, Porfirio scrive che la violazione originaria della vita degli animali da parte degli ebrei fu compiuta da un sacerdote, che poi diede in pasto della carne alla compagna.

Contrapponendosi a S. Paolo, Porfirio riporta un passo della Prima Epistola ai Corinzi (10, 28): “Mangiate di tutto quello che si vende al macello, senza preoccuparvi di niente per scrupolo di coscienza; perché di Dio è la terra e tutto quanto essa contiene. Se un pagano vi invita e vi piace andare, mangiate pure di tutto quello che vi è posto davanti, senza preoccuparvi di niente per scrupolo di coscienza”. Purtroppo il cristianesimo iniziava così per bocca del suo fondatore.

Secondo Porfirio la carne è il veicolo dei demoni malvagi, che allontanano l’uomo dalla perfezione divina. Da ciò le colpe degli ebrei (allora confusi insieme con i cristiani), contro cui devono ergersi i filosofi per liberare gli uomini dall’orrore del togliere la vita agli animali, capaci anche di un “discorso interiore” perché più vive sono le sensazioni e più sensati sono gli animali, i quali sono “ragionevoli per natura”, non nascendo la loro ragione principalmente dall’apprendimento, come quella degli uomini. Uccidere gli animali per divorarli significa soprapporre un ordinamento umano a quello divino, riempiendo la terra di dolore inutile. 

L’imperatore Costantino emanò contro Porfirio la seguente disposizione: “Porfirio, il nemico della religione, ebbe quel che meritava, sicché il suo nome sarà nei tempi avvenire nome di ignominia ricolmo d’infamia, mentre i suoi empi scritti sono stati distrutti…Chi verrà sorpreso con opere di Porfirio sarà immediatamente condannato alla pena capitale” La stessa disposizione fu presa dai successori Teodosio II e Valentiniano III.
 

[1] Platone nelle Leggi (849d) scrive che “i macellai potranno vendere la carne solo a stranieri, artigiani ed ai loro servi”. Ma per Platone artigiani potevano essere soltanto gli stranieri, non potendo i cittadini, occupati nella difesa dello Stato, nella politica e nell’istruzione, impiegare il loro tempo quotidiano nel lavoro artigianale (846d). Vengono, invece, permessi nelle Leggi (849a, 917b-c, 919e-920a-c) gli scambi commerciali tra cittadini e tra cittadini estranieri, se pur rigorosamente regolamentati dallo Stato.       
      Precedentemente (842e) aveva scritto: “i nuovi cittadini invece dovranno trarre il nutrimento solo dalla terra”. Platone, inoltre, sembra glorificare il tempo mitico in cui “non si osava nutrirsi nemmeno della carne di bue, non si sacrificavano animali agli dei, ma invece focacce, e frutti melati e ogni altra offerta incruenta e si astenevano dalla carne perché ritenevano sacrilegio mangiarne e macchiare di sangue gli altari degli dei; questi uomini allora vivevano secondo i principi orfici, nutrendosi di esseri inanimati, astenendosi da tutto ciò che ha vita animale”. Vi è in questo passo, certamente, un riferimento alla tradizione della scuola pitagorica, che faceva divieto di mangiare carne anche sulla base della dottrina della metempsicosi.   Da qui, come da altri passi del Politico e del Timeo, si può dedurre che Platone richiedesse una dieta vegetariana. Ma purtroppo nemmeno Platone seppe sottrarsi alla tradizione religiosa dei sacrifici degli animali, ritenendo, evidentemente, che essa fosse da conservare per rafforzare esteriormente la credenza nelle divinità, nel contesto di una religione astrale che egli, contraddittoriamente, poneva a fondamento di una giustizia cosmica (Leggi, X).
 
Come potevo credere nel cristianesimo se vi erano stati nell'Antichità filosofi che io reputavo migliori di Gesù perché avevano condannato la tradizione del mangiare carne? Come potevo ritenere S. Paolo, il vero fondatore del cristianesimo, come riconobbe Nietzsche nell'Anticristo (titolo sbagliato perché bersaglio di Nietzsche non fu Gesù ma S. Paolo) migliore di Apollonio di Tiana, medico filosofo vegetariano che S. Paolo cercò inutilmente di convertire al cristianesimo, mentre sarebbe stato meglio per la storia che S. Paolo si fosse fatto convertire da Apollonio, almeno per tradurre il cristianesimo entro una concezione rispettosa della vita degli animali? L'imperatore Costantino, un pluriassassino dei suoi parenti più stretti, decretò la pena di morte per coloro che fossero stati trovati in possesso degli scritti di Porfirio. Il furbo Costantino si fece battezzare solo in punto di morte perché così con il battesimo gli sarebbero stati cancellati tutti i peccati. Il papa Benedetto XVI  all'udieza del 7 gennaio del 2009 disse che dopo il sacrificio della croce non era più necessario conservare per Pasqua la ritualità ebraica dell'agnello sacrificale. E nel suo libro Gesù di Nazareth volle dimostrare che Gesù era vegetariano perché proveniva dalla setta degli Esseni, ebrei notoriamente vegetariani. Ma la tesi di Benedetto XVI non ha alcun supporto storico. A parte il fatto che gli stessi Vangeli danno un'immagine del tutto contraria della figura di Gesù. Ma se Benedetto XVI era convinto della sua tesi perché nemmeno, lui, pur  molto migliore dell'attuale papa, che sta rovinando la Chiesa cattolica con il suo relativismo e il suo abbraccio con l'islamismo, la più grande disgrazia della storia, perché, dicevo, nemmeno BenedettoXVI ebbe mai il coraggio di parlare dalla finestra dante sulla piazza S. Pietro per condannare la trasformazione del Natale e della Pasqua in feste di sangue? Notare come ciò che per la legge (almeno sulla carta) è reato, il maltrattamento degli animali, anche se punito con pene lievi e mai con il carcere, per la Chiesa non sia nemmeno peccato di cui sia necesario confessarsi. Che razza di insegnamento dunque mi può dare la Chiesa? Pio IX aveva proibito a Roma la costituzione di una associazione per la protezione degli animali. Aveva paura che la gente pensasse che anche gli animali avessero un'anima. Nulla è cambiato da allora.
Via le bende dagli occhi di tutti gli ipocriti e abbiano il coraggio di continuare a mangiare carne di agnello pur dopo queste tremende immagini.









Agnelli picchiati e gonfiati col compressore: la video denuncia di Beatrice Montini
Le immagini diffuse da Animal Equality e girate in un macello in provincia di Viterbo: «Inflitte sofferenze atroci»


Basta riti sanguinolenti di ebrei e musulmani. No allo sgozzamento lento degli armenti

La macellazione senza stordimento preventivo è una procedura incompatibile con i diritti degli animali.
Non va mai dimenticato che parliamo di “esseri senzienti e capaci di comprendere il dolore e la paura e che di conseguenza vanno trattati secondo un codice etico condiviso universalmente” (Dichiarazione Universale dei diritti degli animali proclamata il 15 ottobre 1978 presso la sede dell’UNESCO a Parigi, Trattato di Amsterdam del 1997 e Trattato di Lisbona del 2009) .
A  prescindere dalla fede professata, tutti comunque possano cambiare scelte alimentari e indirizzarle verso prodotti di origine non animale. Una scelta etica che fa bene alla nostra salute, a tutti gli esseri viventi e all’ambiente.
Ma fino a quando questa scelta, che vede crescere di giorno in giorno il numero di chi vi aderisce, non diventerà una realtà diffusa nell’intero pianeta, ben vengano tutti i miglioramenti.
In Italia  è stata avviata una petizione  per chiedere al Parlamento di abrogare la legge che consente la macellazione rituale Halal e Kosher. Ovvero lo sgozzamento di armenti, con morte per dissanguamento,  senza preventivo stordimento, come imposto dai dettami "religiosi" di musulmani ed ebrei.   Alcuni stati europei, come   la Polonia, Norvegia, Svezia e altri Paesi, hanno introdotto  un regolamento che proibisce tale pratica barbara. Una legge che arriva in un momento cruciale in cui le macellazioni rituali sono al centro di un dibattito molto accesso in vari Paesi, dall’Olanda alla Gran Bretagna fino all’Italia.
Ricordiamo che la macellazione rituale è un metodo che provoca molta sofferenza alla vittima. Gli animali devono essere coscienti al momento dell’uccisione, e tali restano fino a che non sopravviene la morte per il dissanguamento completo. In Italia questo tipo di macellazione è stato autorizzato per la prima volta con il decreto dei Ministri della Sanità e degli Interni del 11 giugno 1980 e tale deroga è stata confermata da tutti gli atti legislativi successivi in materia.
E finora, nonostante l’entrata in vigore  del Regolamento europeo 1099/2009 – che fornisce la possibilità agli Stati membri di adottare disposizioni di maggiore protezione – preveda l’obbligo di stordimento anche alla macellazione rituale, nessuna decisione in proposito è stata presa.
Inoltre dal  16 giugno 2013  il parlamento europeo, con 326 voti favorevoli e 270 contrari, ha approvato una risoluzione con cui ha stabilito che la carne e i prodotti della carne derivanti da animali che non sono stati intontiti prima dell’uccisione devono avere un’etichetta riportante tale indicazione.
Ma anche sul fronte dell’etichettatura nulla è stato recepito. La LNDC chiede una rigorosa applicazione di queste etichettature. “I consumatori hanno il diritto di sapere se quello che acquistano in macellerie, supermercati o anche nei locali kebab è frutto di sofferenze aggiuntive, rispetto a quelle tradizionali, inflitte agli animali” 
E non è tutto. Purtroppo nel nostro Paese in concomitanza con la “Festa del Sacrifico“ e con la altre festività religiose islamiche si è assisto a una raccapricciante serie di casi in cui la macellazione è stata compiuta in case, cortili, prati, garage. “Ciò non deve più avvenire e la sorveglianza e il controllo delle forze dell’ordine deve essere molto accurata”, commenta Piera Rosati.

Manuela Arioli e Paolo D'Arpini

Per firmare la petizione contro lo sgozzamento rituale halal e kosher: 

                                        

1 commento:

Aizen ha detto...

invece Dio ti aspetta, ma il vero Dio che ti lascia libero di essere agnostico, non il dio Allah che sottomette i suoi servi impostori (da bannare dall'europa, me ne fotto se sono cittadini).
Servitore ma non servo.