giovedì 26 aprile 2018

MORALE E DIRITTO

Scrisse Oriana Fallaci che, «Se ho il diritto di amare chi voglio, ho anche e devo avere anche il diritto di odiare chi voglio» (Le radici dell'odio).
Dire che la morte di un mio nemico, che mi ha fatto del male, mi renderebbe felice non significa insultarlo. Bisogna distinguere la morale dal diritto. Chi vuole può anche perdonare ed amare evangelicamente il proprio nemico. Ma non si può pretendere che tutti facciano dei vangeli il fondamento del diritto. Ha scritto il filosofo Hegel (Scritti giovanili sul cristianesimo) che, se si mettessero in pratica le norme evangeliche, uno Stato si autodistruggerebbe. Premessa questa distinzione ognuno ha il diritto di odiare il proprio nemico e tutti coloro che nella storia hanno fatto dei danni. Altrimenti nella memoria storica dovremmo perdonare anche i peggiori criminali. Questo individuo, che non voglio nemmeno nominare  è stato un carrierista voltagabbana pur di rimanere al potere. Non ha mai avuto un mestiere nella sua vita. Nel 1956 disse: "I carri armati sovietici hanno riportato la pace in Ungheria". Sì, con 20.000 morti e l'impiccagione del primo ministro Imre Nagy e del generale Maleter. TREMENDO. Questo voltagabbana nel 1956 non era un ragazzino, aveva già 32 anni. E per decenni con l'apparato di tutto il P.C.I. ha cooperato al silenzio sulle foibe, per cui non ha mai chiesto perdono. Servo di Togliatti, morto nel 1964, per sopravvivere politicamente si spostò nel 1968 sulle posizioni cosiddette miglioriste di Giorgio Amendola, uno degli ideatori del vile attentato di via Rasella, di cui continuò a vantarsi per tutta la vita. Come capo dello Stato ha fatto solo disastri. Avrebbe meritato un impeachment come traditore della Patria al servizio dei poteri della finanza mondiale. E' stato colui che ha voluto che l'Italia partecipasse al vigliacco bombardamento della Libia, con tutte le conseguenze che ancora stiamo subendo. Da filosovietico anti NATO divenne filoamericano e pro NATO. La storia dovrà far ricadere su di lui tutta l'infamia che si merita. Invece di stare zitto come senatore a vita (come hanno fatto i suoi predecessori) ha continuato a parlare cercando di condizionare ancora la politica, anche quella estera. Non ha mai perso un'occasione per seminare il suo odio contro quelli che la pensavano diversamente. Pertanto si è meritato odio. Ho sempre pensato che solo la morte l'avrebbe costretto a tacere.       
Leggere i tanti commenti all'articolo sotto riportato. Ciò che io ho scritto e ho inviato a Il Giornale sono acqua tiepida al confronto.  

Nessuno insulti il "nemico" ferito - Il Giornale

13 ore fa - Eppure oggi il Giornale è idealmente al capezzale del presidente emerito e si augura senza ipocrisie la sua guarigione. Non è buonismo. È che un avversario politico si combatte quando è nel pieno delle forze (e al massimo del suo potere), quando la battaglia polemica è pari. Di certo non quando è in un ..

.

Nessun commento: