venerdì 3 agosto 2018

IL PAPA ANTICRISTO ABOLISCE LA PENA DI MORTE.

La storia del cristianesimo è la migliore dimostrazione del relativismo di ogni sua asserita verità.  L'affermazione più scandalosa di questo vero Anticristo è che la pena di morte "attenta alla inviolabilità e alla dignità umana" e che essa non può essere applicata nemmeno nei confronti di chi abbia commesso "crimini gravissimi". Se quelli nazisti furono dei "crimini gravissimi" perché questo papaccio non ha il coraggio di dire che bisognerebbe condannare il tribunale di Norimberga. A questo proposito Churchill, che era contrario a questo tribunale, e dovette arrendersi alla volontà degli americani, disse testualmente: "d'ora in avanti non potremo più permetterci di perdere una guerra". E la stessa cosa disse il maresciallo Montgomery, il vincitore di El Alamein, ironizzando anch'egli su questo tribunale. Dunque, secondo il papaccio, anche il maggiore criminale conserva la sua dignità umana e bisogna sempre permettergli di potersi redimere.  E se Hitler, invece di suicidarsi, fosse finito di fronte al tribunale di Norimberga, il papaccio dovrebbe condannare le condanne a morte fatte eseguire dal tribunale di Norimberga. Ha aggiunto che l'abolizione della pena di morte è in conformità ai Vangeli. FALSO! Non vi è nei Vangeli nemmeno una frase di condanna della pena di morte. Se ne tace. E, come si suol dire, chi tace acconsente. In effetti non fu Gesù il fondatore del cristianesimo, bensì S.Paolo. Perché allora questo papaccio non ha il coraggio di essere il primo a condannare il rogo di Giordano Bruno, martire della libertà di pensiero? Giovanni Paolo II chiese perdono per avere la Chiesa condannato Galileo, che, pure, continuò a professarsi cattolico, distinguendo tra verità scientifica e verità biblica dell'Antico Testamento. Dunque non poteva essere dichiarato eretico sulla base dei Vangeli. Ma Galileo fu costretto ad abiurare per salvarsi. Altrimenti sarebbe finito male. Giordano Bruno si era posto fuori del cristianesimo rifiutando di credere in un Dio trascendente quale il Dio del cristianesimo, avendo identificato Dio con la natura professando un immanentismo (deus sive natura, come avrebbe detto poi il filosofo ebreo ateo Spinoza). Pertanto non poteva essere considerato un eretico. Eretico infatti era colui che, pur continuando a professarsi cristiano, tuttavia  rifiutava alcuni dogmi religiosi del cristianesimo negandone la verità. Eretico, per eempio, fu considerato Lutero, che, pur rimanendo cristiano, dissolse i dogmi della Chiesa cattolica. Soprattutto con la dottrina della predestinazione. Ma allora anche S.Agostino dovrebbe essere considerato un eretico, perché fu lui a concepire tale dottrina utilizzando uno dei due corni della predicazione di S. Paolo, che nella Lettera ai Romani naviga nella contraddizione tra salvezza attraverso le opere e salvezza tramite predestinazione, che annulla la validità delle opere. Lutero, come Agostino prima di lui, abbandonò le opere per conformarsi alla dottrina agostiniana della predestinazione. La fede può servire solo a sperare che essa possa  essere ascoltata da Dio, pur non essendo nemmeno essa garanzia di salvezza perché altrimenti Dio non sarebbe libero ma vincolato dalla volontà e dalle opere umane. Lutero definì la Lettera ai Romani il documento fondativo del cristianesimo. In sostanza, l'eresia rimaneva all'interno del cristianesimo, mentre colui che se poneva fuori, come Giordano Bruno, non poteva essere considerato eretico. Abbia il coraggio il papaccio di dire: scusate tanto, abbiamo sbagliato per circa 2000 anni. E chieda perdono a Giordano Bruno. Alla memoria.
   

Il fondatore del cristianesimo, S. Paolo, nell’Episola ai Romani riconobbe al governo, anche pagano, l’jus gladii, cioè il diritto di spada, che significa diritto di condannna a morte. A favore della pena di morte furono il maggiore Padre della Chiesa, S. Agostino, il maggiore dottore di essa, S. Tomaso, il padre del liberalismo moderno, Locke, il maggiore filosofo dell’Illuminismo, Kant, sino a giungere a Pio XII, che, proposto per la beatificazione da Giovanni Paolo II, difese una concezione vendicativa della pena e giustificò la pena di morte vedendo nel disprezzo dell’ordine pubblico un’opposizione a Dio (Acta Apostolicae Sedis 47, 1955). Pio XII: l’ultimo grande papa per coerenza. Dopo di lui il caos nella Chiesa cattolica. Giovanni Paolo II, facendo visita ad un carcere, invitò i carcerati a sopportare la loro croce, come se i delinquenti di ogni specie potessero essere considerati vittime e non carnefici. Il buonismo che uccide la giustizia.
 
Nelle Lettere Agostino evidenzia come il perdono possa avere conseguenze negative su chi, invece di correggere la propria condotta, incrudelisca nella sua arroganza, oppure, correttosi nella sua condotta, induca tuttavia altri ad approfittare sperando in eguale impunità. Riprendendo il pensiero di S. Paolo, Agostino scrive: “Se fai il male, abbi paura, poiché l’autorità non senza ragione porta la spada; essa infatti è strumento per infliggere punizione ai malfattori in nome di Dio”. Inoltre S. Agostino scrisse nel De libero arbitrio che “se l’omicidio consiste nel distruggere o uccidere un uomo, talvolta si può si può uccidere senza commettere peccato; questo vale per il soldato col nemico, per il giudice o il ministro con coloro che fanno del male”.

In Agostino prevale la teoria della prevenzione come giustificazione della pena di morte. Una funzione prevalentemente retributiva, oltre che emendativa e di prevenzione, ha, invece, la pena di morte per S. Tomaso, che nella Summa theologica (II, II, q. 68, a.1) giustifica la pena come vendetta che si esercita sui malvagi in quanto questi usurpano i diritti di Dio e nella Summa contra Gentiles  (III, cap. 146), dopo aver scritto che la vita del delinquente deve essere sacrificata, allo stesso modo in cui “il medico taglia a buon diritto e utilmente la parte malata", aggiunge che “uccidere un uomo che pecca può essere un bene come uccidere un’animale nocivo. Infatti un uomo cattivo è peggiore e più nocivo di un animale nocivo”. Vi è dunque da domandarsi quale credibilità possa avere oggi la Chiesa, che, rinnegando circa 2000 anni di dottrina, da S. Paolo ad oggi, ha abolito dal Catechismo la pena di morte. La condanna della pena di morte vuole essere espressione di superiorità morale (dettata dal sentimento), ma è di fatto espressione di inferiorità giuridica, causata dalla corruzione del diritto da parte della morale. 
 

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12 ott 2017 - Questo papa sta demolendo la tradizione cristiana condannando la pena di morte. Ha detto che la pena di morte è contraria al Vangelo.

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