sabato 3 novembre 2018

CHI MANGIA CARNE CAUSA DISASTRI AMBIENTALI

L'aumento della temperatura sulla Terra è anche causa dell'aumento della temperatura sui mari. Le attuali alluvioni sull'Italia sono dovute all'aumento della temperatura del Mediterraneo. Una delle cause maggiori dell'aumento della temperatura è l'immissione del micidiale CO2. E la maggiore causa dell'immissione di CO2 sono gli allevamenti intensivi. Lo dimostra quanto risulta ANCHE da Greenpeace.   

Il Pianeta nel piatto | Greenpeace Italia

Gli allevamenti intensivi stanno divorando il nostro Pianeta. ... Partecipando alla petizione riceverai informazioni in linea con le tue preferenze e interessi su ...

Riporto sotto quanto ho scritto nel mio libro ROBA DA SARDI. VE LA DO IO LA SARDEGNA


La follia politica si commisura all’ignoranza dei dati che documentano la follia economica del destinare a mangime per animali da allevamento di morte un ettaro di terreno che potrebbe produrre in un anno 2500 kg di proteine vegetali per uomini, mentre, destinato a mangime, produce solo 250 kg di proteine animali, con un consumo di acqua 70 volte maggiore. Si è calcolato che per produrre un solo hamburger vengono prodotti 3 kg di anidride carbonica e che oltre la metà dei gas serra è emessa dagli allevamenti industriali di carne da macello. Per far crescere di un kg di peso un manzo occorrono da 7 a 10 kg di mangime, costituito da cereali e leguminose. E solo più della metà del suo peso è commestibile. Un terzo della produzione mondiale di cereali viene consumata dagli animali da allevamento industriale, ma negli USA e in Europa oltre la metà dei cereali viene consumata come mangime. Negli USA, che ha la popolazione più carnivora della Terra, nel 1979 dei 145 milioni di tonnellate di cereali e di soia solo 21 milioni sono stati utilizzati per l’alimentazione umana. A causa dello spazio ridotto degli allevamenti intensivi il terreno circostante non è più in grado di assorbire la quantità di deiezioni, che si depositano nelle acque di superficie e nelle falde acquifere. Tra queste deiezioni vi sono anche metalli pesanti come rame, zinco, selenio, cobalto, arsenico, ferro, manganese, somministrati agli animali per promuoverne la crescita in tempi brevi. Si stima che un manzo ogni giorno produca 20 kg di sterco. Anche i caseifici, insieme con gli impianti di macellazione, inquinano le falde acquifere. Né vale proporre un allevamento estensivo invece che intensivo perché occorrerebbe per questo o ridurre il consumo di carne dell’80% o avere almeno un 60% in più di superficie coltivabile. E per quanto riguarda il consumo di energia è stato stimato che la produzione di proteine animali richiede un consumo di energia da 2,5 a 50 volte superiore rispetto alla produzione di proteine vegetali.

Si va predicando moralmente contro la fame nel mondo e contro lo spreco delle risorse d’acqua perché non si rispettano le condizioni di vita conformi al rispetto del diritto naturale, facendo del palato, e non delle reali necessità dell’organismo, la base delle tradizioni alimentari. Ma, variando un noto proverbio, si può dire che ne uccide più il palato della spada. Gli allevamenti intensivi avvengono in spazi chiusi, e per evitare epidemie viene aggiunto dell’antibiotico per uso veterinario, cosicché chi consuma carni ingerisce ogni volta lo stesso antibiotico. La natura si vendica con l’aumento di decessi per cancro. Disse Einstein che nulla darà la possibilità di sopravvivenza sulla terra quanto l’evoluzione verso una dieta vegetariana. 



Nemmeno nelle varie Conferenze ONU organizzate per contrastare le cause dei mutamenti sui mutamenti climatici mai si è fatto riferimento, prendendone coscienza, alla causa principale dell'immissione nell'atmosfera, e perciò sulla terra, dei gas serra, tra cui l'anidride carbonica è solo uno dei tanti gas serra, non avvertendo che la causa principale è data dagli allevamenti intensivi di morte. Tra le centinaia di capi di Stato partecipanti a queste inutili conferenze, che appaiano scientificamente delle buffonate, vi sono quelli chiamati grandi della Terra, ma piccoli di cervello, a cominciare da quello degli Stati Uniti, che, complici delle industrie alimentari basate sulla carne, danno a credere per disonestà che i mutamenti climatici siano dovuti unicamente all’anidride carbonica (CO2) prodotta dai combustibili fossili e che il rimedio consista nel diminuire l’emissione di CO2 prodotte dalle industrie. Per essi non valgono i dati scientifici che dimostrano che il CO2 è solo in parte la causa dell’inquinamento terrestre, essendo maggiore la quantità di gas serra prodotta dagli allevamenti, tra cui lo stesso CO2, il metano, l’ammoniaca, prodotti dalle flatulenze, e, soprattutto, il protossido di azoto, ancor più velenoso, che proviene dal letame. Questi gas sono almeno il 51% dei gas inquinanti l’atmosfera, superiore all'inquinamento causato da tutta la viabilità mondiale, pari al 14%. Mangiare una bistecca equivale a percorrere con una automobile di media cilindrata circa 50 km.

Studi fatti nel 2008 dall’Università di Amsterdam hanno calcolato che, se tutti gli olandesi non mangiassero carne per un giorno alla settimana, vi sarebbe un risparmio di 3,2 mega tonnellate di CO2 e che, se tutti gli olandesi non mangiassero mai carne, pur in una dieta latto-ovo-vegegetariana, vi sarebbe un risparmio di ben 22,4 megatonnellate di CO2. Pari alle emissioni totali prodotte dal consumo di gas dell’intera Olanda. I dati non riportano l’ancor maggiore risparmio nel caso di una dieta vegana. Ma da uno studio dell’Institute for Ecological Economy Research di Berlino risulta che rispetto ad una dieta vegana una dieta vegetariana ha un impatto sull’effetto serra 4 volte superiore e una dieta comprendente anche carne ha un impatto di circa 7,5 superiore.

Quattro aziende producono oggi il 60% dei maiali in USA. Dove ogni americano si ingroppa 127 chili di escrementi di maiali della Smithfield, che produce 31 milioni di suini anno. Gli animali allevati in USA producono 130 volte i rifiuti organici di tutta la popolazione umana del Paese: 40 tonnellate al secondo. Non esistono impianti di trattamento dei rifiuti organici per gli animali d'allevamento. Quindi tutti quegli escrementi dove vanno a finire? E da che cosa sono composti? Ammoniaca, metano, acido solfidrico, monossido di carbonio, cianuro, fosforo, nitrati e metalli pesanti. In più i liquami nutrono più di cento micro patogeni che possono provocare malattie nell'uomo, tra cui salmonella, cryptosporidium, streptococchi e giardia. I bambini che crescono nel comprensorio di una porcilaia industriale hanno tassi di asma superiori del 50%. I campi non sono in grado di assorbire tutto questo. I liquami vengono pompati in grossissimi lagoni, con una estensione di più di un ettaro e profondi 9 metri, accanto alle porcilaie, e possono essere numerosi, un centinaio o più. Il deflusso si insinua nei corsi d'acqua, e i gas velenosi come ammoniaca e acido solforico evaporano nell'aria. Quando quei pozzi neri grandi come campi di calcio sono sul punto di traboccare vengono irrorati i liquami sui campi. Talvolta li spruzzano dritti in aria, un geyser di escrementi che spande un aerosol di feci creando vortici gassosi capaci di provocare gravi danni neurologici. Studi hanno dimostrato che i lagoni emettono sostanze chimiche tossiche nell'aria e che possono provocare problemi infiammatori, immunitari, flogistici e neurochimici negli esseri umani. I fatturati delle aziende però crescono e i costi di bonifica vengono posti a carico della comunità. La distruzione del paesaggio, si sa, è un crimine, uno dei più efferati, perché viene compromesso tutto il sistema di vita. Gli allevamenti intensivi sono un'assurdità e prima o poi dovranno cessare di esistere. Ogni stabilimento di salumi produce una filiera del benessere del consumatore. Un cretino che non ha consapevolezza, che non sa e non vuol saperne della sofferenza che vi è nel suo piatto. Siamo tutti responsabili di ciò che non facciamo. E' la violenza portata a sistema che trasforma in un affettato cibo morto. La carne etica non esiste. E' una falsità. E' solo un feroce sterminio industrializzato. 


Per alcuni secoli l'umanità ha sfruttato il carbone come fonte maggiore di energia e nel XX secolo si è aggiunto il petrolio. Ma né il carbone né il petrolio sono stati causa dell'inquinamento atmosferico sino alla metà del XX secolo, al cui inizio la popolazione umana era di circa un miliardo e mezzo. Nell'arco di mezzo secolo è passata a circa sette miliardi. E' dunque l'antropizzazione della Terra la causa principale dei mutamenti climatici, giacché le piante, con la pazzesca deforestazione dell'Amazzonia, polmone verde della Terra - e sacrificata negli ultimi decenni a vantaggio degli allevamenti di morte delle industrie dell'hamburger degli USA - non riescono più ad assorbire l'eccesso di anidride carbonica in rispetto dei normali tempi biologici. Tra il 1996 e il 2009 sono stati persi cento mila kmq della foresta amazzonica, pari a tre volte la superficie della Francia, con una popolazione di bovini passata tra il 1990 e il 2003 da circa 27 milioni a 64 milioni. Secondo la FAO il 70% delle terre deforestate dell’Amazzonia è stato trasformato in terra da pascolo e il 30% è stato destinato a produzione di mangime, cosicché il Brasile è divenuto il maggiore esportatore di carne con il maggiore numero di bovini. Ma poiché la terra ricavata dalla foresta non è adatta al pascolo, dopo pochi anni di pascolo il suolo diventa sterile e gli allevatori di morte debbono abbattere altri kmq di foresta provocando la degradazione del suolo. Si aggiunga la perdita di una superficie del 30% della foresta indonesiana, cioè di una superficie pari a quella della Germania, a causa della coltivazione di palme da cui ricavare l’olio saturo non idrogenato, dunque nocivo, e tuttavia utilizzato per molti prodotti alimentari, soprattutto dolciari. Il suolo agricolo, a causa di un suo sfruttamento intensivo, innaturale e non biologico, viene inquinato da pesticidi quali gli organochlorini e gli organofosfati, che poi si ritrovano nei cibi.



Né si deve trascurare l’inquinamento dei mari a causa dell’aumento della popolazione. Il consumo globale di pesce è cresciuto dal 1960 al 2009 passando da 10 kg annui pro capite a 18,4 kg. E a seguito dell’impoverimento dei mari si è pensato di ricorrere all’acquacoltura. Ma con la conseguenza che normalmente occorrono da 2,5 a 5 kg di pesce pescato da trasformare in mangime per produrre un solo kg di pesce di acqua coltura, che si stima fornisca il 43% del pesce per uso alimentare. E per ingrassare di un kg un tonno sono necessari almeno 20 kg di pesce pescato. L’allevamento del tonno rosso ha portato ad una riduzione dell’80% del tonno rosso catturato. Inoltre l’acquacoltura ha causato la dispersione nei mari di sostanze nocive a causa dell’impiego di additivi chimici quali antibiotici, disinfettanti, deiezioni e scarti di mangime insieme a parassiti che si depositano sui fondi e si disperdono nel mare contaminando le acque e decimando la popolazione ittica e distruggendo le foreste marine, necessarie per la sopravvivenza di numerose specie. 


Sulla Terra vi sono almeno cinque miliardi in più di individui che non dovrebbero esistere.  Se è così bisogna concludere che quasi tutta l’umanità è demenziale nel voler continuare a proporre una tradizione alimentare basata sulla carne o su cibi di derivazione animale mentre poi si va predicando contro la fame nel mondo.



Ma di ciò nessuno parla nelle ricorrenti Conferenze dell'ONU con grande parata inutile di capi di Stato, che per opportunismo politico sanno guardare solo al presente e non al futuro. Nonostante la FAO, pur essendo un’organizzazione dell’ONU, abbia documentato ampiamente nel suo rapporto del 2006 intitolato La lunga ombra dell’allevamento intensivo, le cause complessive del degrado ambientale, dovute anche, e principalmente, all’aumentato consumo di carne. La FAO ha stimato che nella seconda metà del ‘900 il consumo di carne è aumentato di 5 volte, passando da 45 milioni di tonnellate all’anno nel 1950 a 233 milioni nel 2000 e che secondo le statistiche del 2007 ogni anno vengono macellati 56 miliardi di animali, esclusi gli animali marini. Secondo la FAO anche la produzione di un litro di latte comporta una emissione di 2,4 kg di CO2. Sempre secondo la FAO la zootecnia utilizza il 30% dell’intera superficie terrestre non ricoperta da ghiacci e il 70% di tutte le terre agricole.

 E’ comunque certo che a causa degli allevamenti non vi sarà abbastanza acqua per una popolazione che nel 2050 si stima debba arrivare a 9 miliardi.

Ha scritto Umberto Veronesi nel libro Verso la scelta vegetariana:“Ci troviamo nell’assurda situazione per cui buona parte delle risorse agricole va ad alimentare gli animali di allevamento destinati al consumo del miliardo di persone sovra alimentate del pianeta”, sottolineando che per ottenere un kg di carne ci vogliono circa 15.000 litri di acqua, contro meno di 1.000 per la stessa quantità di cereali.
  

1 commento:

bambilu ha detto...

questi cannibali non lo vogliono capire. A chi è GIUSTAMENTE intransigente perché informato ed evoluto, danno del nazi Vegano e lo odiano. Bene li odio anch'io, visto che mi SOTTRAGGONO Risorse che MI SPETTANO.Invocano la "loro" libertà, ma poiché sono mostri generati dal sonno della Ragione, come spiegatoci dal Sommo Francisco Goya [fosse stato Vegano anche Lui?] non riescono o meglio pretendono di negare che la loro libertà finisce dove comincia quella altrui. Bestia li colga. Poichè anche loro sono animali, con la a minuscola, non potrei fare loro del male "fisico". Però abbattere la loro arroganza si può...con la "violenza" verbale che si deve usare con quelli che lasciano i cestini presi all'entrata dei super/hard discounts e lasciati alle casse perché non rispettano le Cassiere-i, considerate-i loro inferiori e servi. A la guerre comme à la guerre. Ognuno abbia il Giusto: quel che merita e SOLO quello.