sabato 22 dicembre 2018

CONTRO LA DITTATURA DELL'UNIONE EUROPEA. PERCHE' USCIRNE.

Ho riunito vari video che spiegano perché l'UE sia stata inventata contro gli interessi dei popoli a favore di una espropriazione della sovranità politica e monetaria. Una Unione che non può esistere se non cancellando le diversità economiche e i diversi interessi di ciascuno Stato. La recessione economica è la conseguenza in Italia di una scellerata politica di privatizzazione delle maggiori industrie statali che sono state poste sul mercato ad un prezzo di svendita a favore di capitali stranieri perché non vi erano in Italia capitali privati che potessero acquisirle in base al loro valore reale. La conseguenza è stata la delocalizzazione di molte industrie italiane o l'acquisizione di esse in Italia da parte di imprese straniere entro una concezione globalistica dell'economia di mercato che ha prodotto un maggiore profitto abbassando i salari e aumentando la disoccupazione. L'idea fissa dell'UE che sia necessario prima di tutto contenere il deficit entro il 3% (e, come si sa, la dittatura del Consiglio europeo, formato da rappresentanti di altri Stati, ha richiesto che il deficit non dovesse superare il 2,04 %, mentre il governo aveva programmato il 2,4%), ha portato ad una stagnazione economica per mancanza di una disponibilità di danaro pubblico preso in prestito con i titoli di Stato. E questo perché si è detto che l'Italia ha un grosso debito pubblico. Ora viene prima di tutto da domandarsi: che cosa dovrebbe fregargliene agli altri Stati dell'UE del debito pubblico italiano se questo debito riguarda solo l'Italia e non può avere conseguenze per gli altri Stati dell'UE, sia che abbiano l'euro o abbiano consevato la moneta nazionale come l'Ungheria, la Polonia, la Danimarca, la Svezia, la Repubblica ceca?  Inoltre non è il debito pubblico che possa stabilire lo stato di salute dell'economia di uno Stato. Il Giappone ha un debito pubblico che è il doppio rispetto a quello italiano ma ha un'economia florida perché i titoli di Stato sono posseduti dai giapponesi e non dalle banche o da stranieri. Il Giappone se lo può permettere anche perché ha una sua moneta nazionale, cioè una moneta che viene stampata dallo Stato, che può tenere sotto controllo la politica monetaria. Lo stesso dicasi degli Stati Uniti, che hanno un grosso debito pubblico ma un dollaro che viene stampato dalla Federal Reserve. L'UE ha una moneta straniera per ciascuno Stato che ha demandato ad una banca straniera, la BCE di Francoforte, la poltica monetaria. Ma poi esiste veramente il debito pubblico? Qui si palesa la maggiore menzogna che viene ammanita ai comuni cittadini italiani ignoranti spaventandoli dicendo loro che la cosa più importante è la diminuzione del debito pubblico. E si fa il solito raffronto con la Germania che ha il debito pubblico più basso. Ma che cavolo ci interessano la Germania e il raffronto con i suoi titoli di Stato che genera lo spread, cioè la differenza tra ciò che rendono i bund tedeschi (una miseria) e i BTP italiani che ora all'asta stanno rendendo poco più del 2%? Non si dice mai che a fronte di un debito esiste sempre un credito. E chi sono i creditori? Se i creditori fossero unicamente i cittadini e non le banche che sono piene di titoli di Stato, se non anche per un terzo investitori stranieri,  gli interessi pagati dallo Stato andrebbero ad aumentare il consumo e perciò la produzione e l'occupazione, con conseguente maggiore estensione della base imponibile in fatto di tasse.  Come si vede, il debito pubblico si ripagherebbe da sé. Un'altra contraddizione nasce dal dire che vi è il pericolo che i titoli di Stato italiani, venuti a scadenza, non risultino più tanto affidabili e che dunque lo Stato non trovi all'asta o nel mercato secondario altrettanti investitori che comprino i titoli venuti a scadenza. Ma mi dicano questi disonesti: se diminuisse il numero degli investotori in titoli di Stato non diminuirebbe forse il debito pubblico? Da una parte lo si vuole diminuire, dall'altra  si affaccia il pericolo che diminuisca il numero dei compratori dei titoli di Stato e che lo Stato non abbia abbastanza soldi nelle sue casse. Dunque sembra che lo Stato non abbia interesse a far diminuire il debito pubblico per avere più soldi per la spesa pubblica. Mi si spieghi questa contraddizione prima di continuare a blaterare sul debito pubblico. In effetti lo Stato non ci perde pagando gli interessi su titoli di Stato, perché  alla scadenza, soprattutto se decennale, restituirà un debito svalutato e il creditori con il misero interesse percepito possono appena essersi protetti dalla svalutazione senza averci guadagnato nel tempo alcunché. I creditore non ha tratto alcun guadagno e lo Stato non ha subito alcuna perdita perchè si è preso dei soldi  con un certo valore e li restituisce con un minor valore.                                   

A causa dell'UE l'Italia deve passare sotto le forche caudine dei dittatori di Bruxelles che minacciano sempre sanzioni. Ma che cavolo gliene deve fregare dell'Italia anche se, secondo i loro folli progetti, l'Italia non rispettasse le loro regole? Che cosa hanno da minacciare? Forse ne subirebbero anch'essi delle conseguenze? Non pare affatto. E se l'Italia uscisse dall'UE e dall'euro che cosa avrebbero da temere? Sarebbero affari italiani e non di altri. Dunque non si capisce proprio questo continuo minacciare se le minacce non fossero dettate da timori. Allora confessino questi disonesti padroni dell'Europa che hanno qualcosa da temere se l'Italia uscisse dall'UE. E ci credo bene.  L'Italia cesserebbe di essere il terzo finanziatore dei fondi comuni europei (soldi buttati per mantenere altri Stati  come quelli ex comunisti). Alla Germania conviene l'euro per avere un mercato comune europeo senza dazi per i suoi prodotti. Ma l'Italia, tornando alla lira (facendo equivalere una lira ad un euro in partenza) si troverebbe ad avere una moneta propria che varrebbe meno dell'euro, certamente, ma che proprio per questo porrebbe in difficoltà gli Stati forti dell'UE che non reggerebbero alla concorrenza dei minori costi dei prodotti italiani, mentre nel mercato interno nulla cambierebbe perché i costi dei prodotti necessariamente si adeguerebbero al minore potere di acquisto della nuova lira. La Germania sarebbe la prima ad essere messa in ginocchio e gli italiani sarebbero costretti a comprare prodotti italiani perché a minor costo rispetto a quelli da pagare in euro. Cesserebbe finalmente l'andare ad elemosinare un deficit non superiore a quello voluto dai dittatori dell'UE, gente non eletta dai popoli e che tuttavia pretende di comandare su di essi. 
Molti video sono stati tratti da Metapolitics. 

            

https://www.youtube.com/watch?v=1QUHdCPgxRQ

https://www.youtube.com/watch?v=XuowiWttOtA

https://www.youtube.com/wpatch?v=i9VUa01jaC0

https://www.youtube.com/watch?v=KiVDZC4y9zE

https://www.youtube.com/watch?v=wtkr7kANGFE

https://www.youtube.com/watch?v=8vS008ClscI

https://www.youtube.com/watch?v=1QUHdCPgxRQ&t=9s

https://www.youtube.com/watch?v=tm0FPziX16k

https://www.youtube.com/watch?v=ectfSrBSrYc

https://www.youtube.com/watch?v=Xnxa4xded6M

https://www.youtube.com/watch?v=A3X3Xa17uVU

https://www.youtube.com/watch?v=O1RFyLVjnn8

https://www.youtube.com/watch?v=5WIjwRni91c

3 commenti:

Marco94 ha detto...

Gentile professor Melis,
mi permetta di esprimere il mio modesto parere sulla questione dell'europeismo.
Ho letto con attenzione quello che lei ha scritto ma devo ammettere che secondo me lei attribuisce troppa importanza alla moneta.
In fin dei conti la moneta non è altro che un mezzo con il quale si pagano le merci e si fanno gli scambi commerciali.
E l'Euro non è altro che un sistema in cui la moneta comune è stabile e non è soggetta che a piccole variazioni del proprio valore, considerato rispetto al dollaro.
Ci tengo a precisare che in passato l'inflazione (cioè l'aumento dei prezzi e, conseguentemente, la perdita di valore da parte della moneta) veniva considerata come un fenomeno assolutamente deleterio e dannoso per l'economia.
Nel dicembre 1963, il ministro dell'economia Emilio Colombo scrisse una lettera all'allora Presidente della Repubblica Antonio Segni nella quale, dopo aver tracciato un quadro disastroso della situazione economica del paese, criticò aspramente le politiche demagogiche attuate dal centro sinistra e disse che era necessario giungere a un vero e proprio "blocco salariale" se si voleva salvare l'economia dal flagello dell'inflazione.
Anche Ugo La Malfa propose, negli anni 60, una "politica dei redditi", il cui principale obbiettivo era di evitare l'aumento incontrollato dei salari, ma che fu sempre respinta dal partito comunista, e in generale delle sinistre, animate dalla logica sfascista del "tanto peggio tanto meglio".
Ugo La Malfa non fu mai ascoltato e a prevalere fu l'indirizzo politico del centro sinistra, al cui interno avevano un ruolo molto importante i socialisti.
Con l'autunno caldo del 1969 i deboli governi italiani cedettero alle richieste delle sinistre approvando nuovi aumenti salariali, e pensionamenti anticipati che contribuirono a rendere ancor più squilibrata la situazione economica, con un'inflazione che raggiunse livelli mai visti prima.
Poi nel 1984, ritenendo che fosse urgente fare qualcosa per combattere l'inflazione, il governo Craxi fece approvare dal parlamento il decreto sulla scala mobile, che prevedeva un taglio di 3 punti ai 10 punti di contingenza previsti dalla scala mobile per l'anno 1984.
Anche in questa circostanza le sinistre insorsero: Enrico Berlinguer chiese addirittura un referendum abrogativo che però fu perso l'anno successivo (quando Berlinguer ormai era scomparso).
Negli anni 90 la politica economica delle sinistre cambiò completamente indirizzo, tanto che l'IRI fu smontata proprio dai governi di centro sinistra, e le privatizzazioni furono fatte da Prodi.
Paradossi della storia.
Fatto sta che, come si può vedere, in passato chi sosteneva politiche espansive, di aumento della spesa pubblica e di aumento salariale, favorendo elargizioni di denaro da parte dello Stato in modo assolutamente incontrollato, erano i socialisti e i comunisti, animati da principi egualitari e, secondo me, assolutamente demagogici.
E non a caso i comunisti italiani erano anche contrari all'adesione dell'Italia al sistema monetario europeo, perché ritenevano che un organismo sovranazionale come l'Europa avrebbe finito per collocare il nostro paese sotto il controllo della NATO, che i comunisti consideravano l'emblema dell'imperialismo statunitense.
Il processo di integrazione economica dei paesi europei fu sempre avversato dalle sinistre anche perché con l'apertura delle frontiere al libero commercio le aziende italiane poste sotto il controllo dello stato avrebbero subito la concorrenza straniera e quindi sarebbero state costrette, per adeguarsi alle esigenze imposte dalla competitività, ad abbandonare le logiche assistenziali e di spreco tipiche delle grandi aziende di Stato. Continua...

Pietro Melis ha detto...

Le aziende di Stato erano male gestite perché trasformate in carrozzoni politici che servivano a finanziare i partiti. Enrico Mattei si rifiutò di privatizzare l'Agip (di creazione fascista)e la trasformò con successo nell'ENI. Le industrie di Stato non sono un male e produrrebbero un reddito se fossero gestite con gli stessi criteri di una industria privata. Per quanto riguarda la sovranità monetaria porto l'esempio del Giappone che finanziò le case automobilistiche che erano in crisi per mancanza di capitali. Lo Stato incominciò a stampare moneta per favorire le industrie autombilistiche concedendo finanziamenti gratuiti. Le case automobilistiche incominciarono a produrre auto concorrenziali vendendole anche negli Stati Uniti facendo concorrenza a quelle americane. Le vendite fecero affluire una montagna di dollari in Giappone. I finanziamenti gratuiti furono ripgati con l'aumento del PIL giapponese. Altro esempio. La Cina si mise a stampare moneta per favorire le sue industrie di stato, tra cui anche la case automobilistiche, che erano di proprietà statale. Come mai le industrie di Stato cinesi portarono la Cina ad avere negli ultimi anni un aumento del PIL che arrivava al 10% anche se negli ultimi anni è diminuito? Perché anche la Cina stampa moneta e finanzia le banche STATALI. Non finanzia banche private. Quando la Banca d'Italia stampava la lira e dipendeva dal Ministero del Tesoro la Banca d'Italia finanziava il Ministero del Tesoro e pertanto il debito pubblico del Ministero del Tesoro della Banca d'Italia era un falso debito, una partita di giro. Perché poi fu privatizzata la Banca d'Italia trasformandola in una associazione di grandi banche e di grandi assicurazioni? Per il solito motivo. A causa di una politica assistenzialistica non produttiva che faceva prevalere l'interesse dei partiti. Ad un male si rimediò con un male maggiore. In sostanza, non è l'industria di Stato di per sé un male. Sono i partiti che hanno portato le industrie di Stato ad una gestione fallimentare (cfr. anche le privatizzazioni fatte negli anni '90 con la vendita di tutte le industrie alimentari facenti parte della SME a sua volta facente parte dell'IRI (di origine fascista). L'IRI fu smantellata con una altra serie di privatizzazioni ma acausa del fatto che le sue industrie subivano la corruzione dei partiti. In Italia fu privatizzata anche la Banca Nazionale del Lavoro che il fascismo aveva istituito per opporsi alla banche private e favorire finanziamenti a basso costo di interesse. Nessuna politica industriale di Stato può essere fatta senza una seria politica economica, e questa non può essere fatta senza una sovranità monetaria, cioè senza i vincoli posti da Stati stranieri. Bisogna ricordarsi che l'euro è il marco travestito. L'Italia non poteva permettersi una moneta forte. Nel 1999 il marco valeva 990 lire. E sulla base di questo valore fu fissato per l'Italia un valore dell'euro pari a £ 1936,27. Ma in effetti questo è rimasto solo un valore nominale perché un euro nella sua capacità d'acquisto vale al massimo mille lire. E infine considero che se l'Italia poteva entrare nell'euro solo riducendo il deficit annuale al 3% mi domando come mai abbia avuto bisogno di una costrizione esterna. Prodi(è noto) truccò i bilanci e l'UE lo sapeva ma la Germania aveva interesse ad avere l'Italia nell'euro per avere un maggiore mercato. Se nessun governo era riuscito a ridurre il deficit annuale (e conseguentemente il debito pubblico) prima dell'imposizione esterna ciò significa che abbiamo avuto sempre governi incapaci o corrotti.

bambilu ha detto...

Io invece sono pienamente d'accordo. E' Lei, secondo me che dovrebbe fare il Ministro dell'Economia e del Tesoro Anche se riesco a capire la "teoria" di Savona e mi piacciono le "teorie" di Borghi, di Bagnai e di Becchi, capisco meglio Lei, Professore, perché oltre spiegare la teoria, affianca la Pratica. E' con queste due vie parallele che dovrebbe essere orientata la Scuola e non da ora, da sempre.