martedì 30 luglio 2019

PAZZIA IN CASSAZIONE: VIETATO A SCUOLA PORTARSI IL PRANZO DA CASA

Ecco la motivazione di questi pazzi parrucconi.
«L'istituzione scolastica - sottolineano le Sezioni Unite della Cassazione, dando ragione a Comune e Ministero sulla libertà delle scuole di organizzare il servizio mensa - non è un luogo dove si esercitano liberamente i diritti individuali degli alunni né il rapporto con l'utenza è connotato in termini meramente negoziali, ma piuttosto è un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individuali devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità», con «regole di comportamento» e «doveri cui gli alunni sono tenuti», con «reciproco rispetto, condivisione e tolleranza».
Come dire che non esiste il diritto soggettivo di mangiare ciò che si vuole senza essere obbligati a mangiare ciò che offre la mensa scolastica. Per i parrucconi debbono prevalere gli interessi della comunità e l'obbligo di adattarsi a mangiare forzatamente ciò che offre la comunità scolastica. 
E se qualcuno avesse problemi di digestione nei riguardi di certi cibi? E se alcuni fossero vegetariani o vegani come dovrebbero reagire di fronte ad una mensa scolastica che comprenda la carne? Evidentemente di tutto ciò questi pazzi non hanno tenuto conto. 
Sono vissuto per quattro anni in collegio dai salesiani dai dieci ai 14 anni (dalla prima media alla quarta ginnasiale perché poi proseguii sino al terzo anno del liceo classico da esterno),  ed essendo vegetariano i compagni di mensa mi invidiavano perché avevo piatti diversi che rispettassero il mio essere vegetariano. Ma per questi pazzi bisogna riconoscere  al pasto collettivo a scuola un valore educativo e sociale insito nel progetto pedagogico del tempo pieno. 
Possibile che nel ricorso in Cassazione a questi parrucconi non siano state mosse queste mie obiezioni irrinunciabili? 
La cosa è tanto più paradossale in quanto nel 2018 il Consiglio di Stato, al contrario, aveva riconosciuto saggiamente il diritto di mangiare liberamente ciò che si vuole portando il pranzo da casa.  Giustamente anche la Corte d'Appello di Torino aveva riconosciuto la prevalenza dei diritti individuali alla luce delle norme vigenti e dei principi costituzionali in tema di diritto all'istruzione, all'educazione e all'autodeterminazione in tema di scelte alimentari. Ma evidentemente la Cassazione non è garanzia di trovarsi di fronte a giudici che sappiano ragionare. Alle famiglie il diritto di fregarsene di questi pazzi e continuare a far valere il loro diritto di dare ai figli ciò che preferiscono mangiare come se fossero a casa loro. 
Questi parrucconi si inseriscono sempre laddove vi è una carenza di legge. Se la legge difendesse il diritto di mangiare ciò che si vuole senza dover sottostare a ciò che offrono le mense scolastiche (che comprano i pasti altrove perché non hanno cucine) questi parrucconi non si sostituirebbero alla legge. E poiché una sentenza, se pur della Cassazione, non è mai legge, gli studenti e i loro genitori possono sbattersi in culo la sentenza.

Mensa scolastica, sì del Consiglio di Stato al panino da casa | Altalex
https://www.altalex.com/.../mensa-scolastica-si-del-consiglio-di-stato-al-panino-da-cas...


4 set 2018 - I supremi giudici amministrativi riconoscono agli studenti la libertà di portare il pasto preparato da casa e di consumarlo nelle scuole pubbliche.

1 commento:

bambilu ha detto...

sono in tanti, compreso quella massa fecale solida di forma cilindrica dell' “amministratore” del condominio dove ho la sfortuna di abitare, circondata da morti camminanti e trocloditi clienti di b&b e case vacanza, che rimetto in ordine a suon di parolacce in anglocazzone, che cerca di convincerci che le sentnze di cassazione sono equipollenti al codice civile ah ah ah...è da quando studiavo su “i 4 codici” di Tecniche Nuove, corso MOLTO ben fatto, purtroppo introvabile nella versione aggiornata, che l'ho rimesso in riga...questo ignorante saccente...chi è privo di Logica e-o Buon Senso DEVE essere tenuto fuori dal DIRITTO ! E se non ci va con le buone, dobbiamo “accompagnarlo” con le cattive. E' un Dovere ed un Diritto.