domenica 15 settembre 2019

FAUSTO COPPI: UN CAMPIONISSIMO FINITO GIUSTAMENTE MALE IN AFRICA

Quando ero bambino e l'Italia era divisa tra Coppi e Bartali io ero un entusiasta tifoso di Coppi. Non sapevo però di una sua malata passione: la caccia. Aveva persino una sua personale riserva di caccia. Verso la fine della carriera partecipò ad una pietosa corsa ciclistica in Africa (Alto Volta) tra vecchi campioni ormai in disarmo e il giorno dopo non rinunciò insieme al ciclista francese Geminiani ad una battuta di caccia. E lì si presero entrambi  la malaria. Non posso disgiungere la sua figura di grande campione da quella di cacciatore, cioè di un individuo che godeva nell'uccidere animali per puro divertimento. 
Dunque una figura moralmente abietta. Oggi nel centenario della sua nascita dico: W Bartali. 
Riporto quanto segue da Wikipedia
Il 20 dicembre Coppi e Géminiani si telefonano: sono entrambi febbricitanti.[59] Quella stessa sera Géminiani perde conoscenza e viene ricoverato. La moglie Anne-Marie allerta immediatamente uno specialista di malattie tropicali, che invia una provetta di sangue all'Istituto Pasteur di Parigi. I medici rilevano la presenza nel sangue del plasmodium falciparum, il protista responsabile nell'uomo della malaria terzana maligna, la forma più violenta della malattia. Géminiani resta in coma otto giorni, ma viene curato con il chinino e salvato: si risveglierà il 5 gennaio.[59][63] Coppi si reca invece all'incontro di calcio Genoa-Alessandria, spinto anche dalla curiosità di vedere all'opera l'astro nascente del calcio alessandrino e tutto italiano, Gianni Rivera, e nei giorni seguenti si reca anche a caccia nella sua riserva di Incisa Scapaccino.[61]   
Il 27 dicembre Coppi si mette a letto con febbre alta, nausea e brividi; due giorni dopo i parenti chiamano il dottor Allegri di Serravalle Scrivia, che a sua volta chiama a consulto il primario dell'ospedale di Tortona, prof. Astaldi, ma i due non riescono a fornire una diagnosi.[59] Nel pomeriggio del 1º gennaio le condizioni del campione si aggravano ulteriormente; a Tortona giunge per un altro consulto anche il professor Fieschi, dell'Università di Genova.[59] Coppi viene ricoverato d'urgenza prima a Novi e poi a Tortona: alle 22 del 1º gennaio perde conoscenza, alle 23 è in "pericolo di vita", all'una di notte riprende conoscenza e parla con Ettore Milano, suo storico gregario; subito dopo entra in coma.[60][61] All'ammalato è praticata una cura intensa a base di antibiotici e cortisonici, ma Coppi non reagisce. Non riprende più conoscenza e muore alle 8:45 del 2 gennaio 1960, all'età di quarant'anni.[59][61][64]

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