lunedì 28 ottobre 2019

RIFORMARE LA MAGISTRATURA: IGNORANTE,SRAGIONANTE E ARROGANTE

La buon anima del grande avvocato Beniamino Piras, uno dei migliori ricordi della  vita, mi disse: preferisco un giudice corrotto che un giudice ignorante o sragionante perché il giudice corrotto non è sempre corrotto, ma un giudice ignorante o sragionante rimarrà sempre tale. Ho già raccontato la mia triste vicenda che dura da 21 anni e dunque rinvio a due miei precedenti articoli sotto riportati. Qui riassumo alcuni punti per evidenziare quanto i giudici possano essere impunemente sragionanti senza pagare i danni conseguenti alle loro sentenze aberranti. Ero proprietario della quota del 66% di un cinema. Due fratelli vollero costringermi a vendere anch'io la mia quota ad un acquirente per sanare i loro debiti PERSONALI. Vista la mia contrarietà addussero dissidi societari. Questi dissidi erano del tutto inesistenti in quanto la proprietà del cinema era distinta dalla gestione, che pagava regolarmente l'affitto della sala cinematografica. Si trattava dunque di dissidi extra societari  nel loro voler coinvolgere la società nei loro debiti PERSONALI. Si rivolsero  ad un presidente del Tribunale (Marco Onnis, deceduto da molti anni) che con un decreto nominò un liquidatore dandomi pazzescamente come consenziente alla nomina. Salto alcuni passaggi della vicenda già riportati nei due precedenti articoli. Mi oppongo alla nomina del liquidatore in quanto falsamente risultavo come consenziente. Infatti dagli atti del giudizio risultava la mia domanda di rigetto della nomina del liquidatore. Un presidente del Tribunale può nominare il liquidatore solo se tutti i soci sono d'accordo nel richiederlo e sono in disaccordo solo sul nome del liquidatore. Altrimenti occorre un giudizio ordinario che si concluda con una sentenza (appellabile). Il Tribunale revoca la nomina del liquidatore definendola ABNORME dato il mio documentato dissenso. Prima della revoca della nomina del liquidatore avevo scritto con racc. A.R. al liquidatore Antioco Angius e al promissario l'acquirente Bruno Cadeddu, un impresario edile, diffidandoli rispettivamente dal vendere e dall'acquistare perché vi era un giudizio in corso riguardante la mia domanda di revoca della nomina del liquidatore. Costoro se ne fregarono e procedettero alla vendita anticipando di venti giorni il provvedimento del Tribunale con cui veniva revocata per illegittimità la nomina del liquidatore. Ma sia in tribunale (giudice monocratico Vincenzo Aquaro), sia in Corte d'Appello (relatrice Donatella Aru) convalidarono la vendita dichiarando che sia il liquidatore che l'acquirente avevano rispettivamente venduto e acquistato in buona fede. INCREDIBILE MA VERO. La mia racc. A.R. fu ritenuta del tutto priva di  valore. Infatti - e qui sta la manifestazione di totale incapacità di ragionare, che dovrebbe essere sanzionata dalla legge addossando ai giudici una responsabilità civile PERSONALE - arrivarono alla conclusione pazzesca che sino a quando non fosse stato pubblicato il provvedimento di revoca della nomina del liquidatore valeva sempre il decreto di nomina. La conclusione assurda è resa evidente dal fatto che in questo modo vince chi furbescamente, cioè disonestamente, riesce a precedere un provvedimento giudiziario a lui contrario. Conseguentemente sono stato condannato a pagare le spese dei due gradi del giudizio. Essendo stata rigettata la mia domanda di nullità o annullamento o inefficacia della vendita, e perciò anche la mia domanda ulteriore di richiesta di risarcimento dei danni per non aver potuto avere la disponibilità giuridica della proprietà del locale. Simili giudici meriterebbero di essere licenziati perché, se hanno scritto in buona fede, non sono recuperabili nella ragione. Dopo 21 anni debbo ancora attendere che venga fissata l'udienza in Cassazione per sperare di smontare la sentenza della Corte d'Appello (dove il collegio di fatto non esiste giacché gli altri due giudici del collegio non vogliono perdere tempo impicciandosi in cause di cui non sono relatori). La sentenza viene firmata dal presidente del collegio e da uno degli altri due giudici, mentre il terzo non ha nemmeno l'obbligo della firma. Si può dire che il presidente firma dicendo il falso in quanto non ha alcuna conoscenza della causa, mentre firmando dà ad intendere, non  soltanto di averla letta, ma di avere partecipato alla discussione e alla stesura della sentenza. Tutto falso. E putroppo ciò capita anche in Cassazione, nonostante il collegio di cinque giudici. La sentenza viene fatta solo dal giudice relatore. Gli altri quattro di fatto sono assenti. Questa è la giustizia in Italia. 
Una riforma della giustizia non potrà certamente essere fatta da questo sgoverno, con una nullità quale è il confermato Alfonso Bonafede al ministero della giustizia, che nel suo utopico progetto di riforma prevede che un processo nei tre gradi del giudizio non debba durare più di sei anni, tre anni in tribunale, due anni in Corte d'Appello e un anno (sentite, senntite) in Cassazione, quando si sa che occorrono anni per avere una sentenza in Cassazione (ed io sto aspettando già da due anni). Nessun accenno alla responsabilità PERSONALE dei giudici quando facciano sentenze aberranti. Rimarranno sottratti ad una causa di risarcimento dei danni nei loro confronti.  
Chi ha acquistato è rimasto senza locale e senza il danaro speso in attesa della sentenza della Cassazione.  

Cliccare qui sotto per vedere il video con l'ingresso e l'insegna storica del CINEMA CORALLO.

La Cagliari che non c'è più. In piazza Michelangelo resiste ...


5 ott 2017 - Sopra, la storica insegna rossa: tutte lettere maiuscole per il Cinema Corallo. Un'istituzione nella Cagliari degli ultimi decenni prima del 2000.

L'insegna Cinema Corallo (che aveva un valore storico) è stata ignobilmente rimossa l'anno scorso dallo spregiudiato acquirente (un costruttore ex muratore) senza nemmeno avvisarmi, pur sapendo di non avere egli il possesso del locale, che è rimasto, se pur inutilmente, a me. Inutilmente perché non ne figuro proprietario. Il locale del cinema (750 posti tra platea e galleria) è chiuso dal maggio del 1998. Soltanto il giorno dopo ho avuto notizia della rimozione della storica insegna. Come mi fu riferito da un condomino del palazzo dove abito (sovrastante il cinema), l'insegna fu smontata e le sue lettere gettate illegalmente in un cassone della spazzatura. Solo un ignorante poteva ignorare il valore storico dell'insegna, esistente dal 1962.    
5 lug 2018 - ... che è il locale di un grande cinema chiuso dal maggio del 1998, cinema Corallo in Cagliari) nel mio ricorso contro una pazzesca sentenza ...
5 ago 2014 - Ero (e sono) titolare del 66% delle quote sociali di una società chiamata ancora Cinecorallo (anche se il cinema Corallo, in Cagliari, di 750 mq ...

               

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