domenica 12 gennaio 2020

IL GRANDE ERRORE DI HITLER

Non applicò per essi la soluzione finale 

Al capretto è costata ancora più cara






Fonte: Il Giornale


Un capretto ucciso e in fase di macellazione oscillava appeso a testa in giù da un albero di fronte allo stadio “San Nicola”. Il povero animale è stato slegato e portato via dal personale del servizio veterinario intervenuto sul posto dopo l'arrivo della squadra volante. Secondo una prima ricostruzione effettuata dalle forze dell'ordine il capretto apparteneva a un gruppo di rom da un po' di tempo insediatisi in un campo allestito nella zona dello stadio. È verosimile pensare che l'animale dovesse far da “piatto forte” a un banchetto che gli stessi rom preparavano per una particolare ricorrenza e che la macellazione fosse avvenuta pochissimo tempo prima dell'esposizione del capretto sull'albero di fronte allo stadio, una scelta che però è costata cara agli organizzatori della festa.



[Articolo segnalato da Francesco Spizzirri]

In Italia il maltrattamento di animali è ancora reato?




Fonte: Il Giornale



Il capretto era ancora vivo, legato con una corda al motorino e trascinato senza pietà per chilometri. Siamo a Marano (Napoli), dove un musulmano ha maltrattato la povera bestia comprata per celebrare la fine del Ramadan, la festa islamica. L'uomo, un immigrato musulmano, è stato fermato da una donna mentre ancora trascinava il capretto. Si è messa con l'auto di traverso sulla strada, impedendo il passaggio al motorino. Scesa dalla macchina, la donna ha provato ad interrogare l'uomo, chiedendogli per quale motivo stesse trascinando un animale vivo per strada. L'islamico ha risposto che il capretto sarebbe servito a celebrare la fine del Ramadan ed era stato acquistato da poco in una macelleria. A quel punto, una folla si è raccolta intorno all'animale e al musulmano. Alcuni, scrive Vesuvio Live, hanno cercato di linciare il ragazzo di origine africana. Uno dei cittadini ha anche colpito con due schiaffi l'islamico. Subito dopo l'intervento dei carabinieri ha riportato alla calma la situazione.

Anche i giudici al servizio del nuovo ordine mondiale





Genova - C’è un limite alla pena che si può infliggere anche agli animali in nome della religione? A leggere una sentenza della Corte d’Appello di Genova parrebbe di no, prevale sempre la fede. Perciò sono stati assolti due rom che avevano massacrato un capretto, macellandolo con rito islamico senza autorizzazioni. La procedura sarebbe consentita dalla legge rispettando certi paletti; ma le sevizie inferte erano state così brutali che in primo grado li avevano condannati, finché altri magistrati non hanno ritenuto «prevalente» la spiritualità degli umani sul dolore delle bestie. 

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Immagini ancora più tremente se si continua a leggere. E giudici complici di simili atrocità commesse da subanimali? Giungono ad identificare pazzescamente tali atrocità con ritualità religiose. E questi sarebbero rappresentanti della giustizia? Che schifo!  

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