COME PUO' MIGLIORARE IL MONDO SE VI E' UN NOTO SCRITTORE (VARGAS LLOSA) CHE (nel Corriere della sera del 16 maggio 2010) DEFINISCE LA CORRIDA UN ALIMENTO SPIRITUALE, IL SUO DIVIETO UNA PERDITA PER L'ARTE E PARAGONA LA "PASSIONE" PER LA CORRIDA A QUELLA PER BEETHOVEN? SIAMO ALLA FOLLIA. FOLLIA!FOLLIA! QUESTO IGNORANTE PARLA DI DEMOCRAZIA. MA ANCHE HITLER E MUSSOLINI PRESERO IL POTERE DEMOCRATICAMENTE. Riporto una parte di ciò che ha scritto questo farneticante, la cui vita vale meno di quella di un toro.
La corrida, per alcuni, può rappresentare una forma di alimento spirituale ed emotivo tanto intenso e arricchente quanto un concerto di Beethoven, una commedia di Shakespeare o un poema di Vallejo. Nessuno può negare che la corrida di tori sia una festa crudele. Ma non lo è meno di altre infinite attività e azioni umane che riguardano gli animali, ed è una grande ipocrisia concentrarsi proprio sulla prima, e dimenticarsi od ostinarsi a non vedere queste ultime. Chi vuole proibire la tauromachia, in molti casi, e adesso nel caso di Barcellona, lo fa solitamente per ragioni che hanno a che fare più con l’ideologia e la politica che con l’amore verso gli animali.
Ma queste ragioni valgono poco o niente, di fronte a chi, a priori, proclama il proprio rifiuto e condanna una festa in cui scorre il sangue ed è presente la morte. Certo, è un suo diritto. Come lo è quello di muovere tutte le campagne possibili e immaginabili per convincere la gente a rinunciare ad assistere alle corride così che queste, per assenteismo, finiscano per languire fino a scomparire del tutto. Potrebbe succedere. Io credo che sarebbe un’enorme perdita per l’arte, la tradizione e la cultura nella quale sono nato; ma se deve avvenire così — nel modo più democratico, quello della libera scelta dei cittadini che votano contro la festa smettendo di andare alla corrida —bisognerebbe accettarlo.
Ciò che è intollerabile è il divieto, una cosa che mi sembra tanto illecita e tanto ipocrita come lo sarebbe proibire di mangiare aragoste o gamberetti con la motivazione che non si devono far soffrire i crostacei (ma i maiali, le oche e i tacchini invece sì). La restrizione della libertà che questo implica, l’imposizione autoritaria nell’ambito del piacere e della passione, è una cosa che mina un fondamento essenziale della vita democratica: quello della libera scelta. La festa dei tori non è un’attività eccentrica e stravagante, marginale per il grosso della società, praticata da infime minoranze. In Paesi come Spagna, Messico, Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia e nel sud della Francia è una tradizione antica, profondamente radicata.
Ma queste ragioni valgono poco o niente, di fronte a chi, a priori, proclama il proprio rifiuto e condanna una festa in cui scorre il sangue ed è presente la morte. Certo, è un suo diritto. Come lo è quello di muovere tutte le campagne possibili e immaginabili per convincere la gente a rinunciare ad assistere alle corride così che queste, per assenteismo, finiscano per languire fino a scomparire del tutto. Potrebbe succedere. Io credo che sarebbe un’enorme perdita per l’arte, la tradizione e la cultura nella quale sono nato; ma se deve avvenire così — nel modo più democratico, quello della libera scelta dei cittadini che votano contro la festa smettendo di andare alla corrida —bisognerebbe accettarlo.
Ciò che è intollerabile è il divieto, una cosa che mi sembra tanto illecita e tanto ipocrita come lo sarebbe proibire di mangiare aragoste o gamberetti con la motivazione che non si devono far soffrire i crostacei (ma i maiali, le oche e i tacchini invece sì). La restrizione della libertà che questo implica, l’imposizione autoritaria nell’ambito del piacere e della passione, è una cosa che mina un fondamento essenziale della vita democratica: quello della libera scelta. La festa dei tori non è un’attività eccentrica e stravagante, marginale per il grosso della società, praticata da infime minoranze. In Paesi come Spagna, Messico, Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia e nel sud della Francia è una tradizione antica, profondamente radicata.
Chi uccide un animale per divertimento dovrebbe fare la stessa fine.
RispondiEliminaChi si ciba di esseri viventi (mammiferi, pesci, uccelli e tutto cio' che è vivo e senziente ed ha UN'ANIMA) dovrebbe almeno avere il coraggio di UCCIDERLO CON LE SUE MANI, almeno potrebbe rendersi conto dell'atrocità che sta commettendo e magari potrebbe capire (anche se dubito...) che ci si può nutrire benissimo anche senza mangiare carne/pesce/molluschi/lumache...
CHI FA SOFFRIRE UN ANIMALE (PICCOLO O GRANDE CHE SIA) NON MERITA DI VIVERE.
BUONA GIORNATA AI VEGETARIANI, A TUTTI COLORO CHE AMANO E PROTEGGONO GLI ANIMALI... PER GLI ALTRI ... CHE IL DESTINO LI PUNISCA NEL MODO + ORRENDO!
Antonella, Koki e Dolly, Alì e Jack, Miele, Chandra, Raja, Shanti e Scintilla
Le radici del male... queste sono chiaramente visibili ogni volta che legittimiamo il male, parlando di "ipocrisie" in modo non pertinente. Come fece Pilato, come fece Hitler, come hanno fatto e continuano a fare coloro che desiderano fornire una legittimazione al Male, come per fornire al Male stesso quella Energia e quella complicità di cui ha bisogno per compiere le proprie spregevoli azioni.
RispondiEliminaOra, indipendentemente dalla religione di cui facciamo parte, ritengo che Dio possa perdonare chi ha fatto del male nella propria vita, perché Dio stesso ci ha insegnato a perdonare coloro "che non sanno quello che fanno" e che nessuno di noi è esente da colpa.
Ma quello di cui si parla qui è ben altro ed è evidente a coloro che hanno ricevuto il dono (e la "condanna") di una sensibilità, come il sottoscritto.
Qui si parla delle radici del Male, ossia della gioia nel vedere soffrire e morire un essere innocente, in questo caso un toro indifeso (in altri casi con i delfini e le balene, come accade ogni anno nelle Isole Faroe, in Danimarca) con una vigliaccheria travestita da virilità. La corrida è una delle azioni più riprovevoli che esistano, non soltanto per il fatto in se stesso crudele, ma anche per tutta l'impalcatura immorale e lo schifo che è stato costruito sulla crudeltà e sulla barbarie.
Chi difende le Corride lo fa in nome della tradizione, che non deve morire, della "Cultura", in nome dell'ipocrisia che caratterizzerebbe coloro che si oppongono alle sofferenze degli animali.
Allora potremmo paradossalmente domandarci "perché non riesumare le antiche lotte tra gladiatori e non fare pagare un biglietto per il godimento di vedere una lotta tra esseri umani all'ultimo sangue?"
La risposta sarebbe fin troppo ovvia, per persone civili.
Pascal diceva che non c'è miseria più grande per l'uomo che non è consapevole della propria miseria.
E le inciviltà della nostra epoca, compresa la Corrida, devono essere combattute ogni giorno, anche solo con il pensiero, perché solo la Consapevolezza può impedire al Male di ripetersi nella Storia.
Grazie, prof. Melis per il suo Blog.
C'è un pensiero che mi ha rapito in questi giorni, mentre riflettevo sul possibile "senso" delle Corride e di tutte quelle tradizioni che hanno le loro uniche fondamenta sulle sofferenze dei poveri animali innocenti, utilizzate come spettacolo per divertire i sadici. Il pensiero è apparentemente paradossale ed è il seguente : "se desideriamo veramente modificare l'animo umano insensibile di chi compie queste e molte altre atrocità nei confronti degli animali, non dobbiamo provare odio nei loro confronti, ma una profonda compassione, perché le vere vittime sono loro, in grado molto maggiore degli animali che torturano. Se guardiamo la realtà con occhi più profondi, ci possiamo accorgere che Dio sempre interviene di fronte ad una ingiustizia o una crudeltà. L'animale ferito dopo un po' muore e non soffre più. Ma il godimento per una sofferenza inflitta sempre genera rimorso in chi compie il Male. E questa profonda sofferenza del Rimorso non muore mai ed è il vero inferno in Terra al quale vengono condannati da Dio i malfattori.
RispondiEliminaNè io nè voi possiamo conoscere ciò che accade nell'altrui animo. Ma tutti noi conosciamo direttamente o indirettamente il rimorso per un male commesso." Qualcuno potrebbe ribattere dicendo che certe persone non hanno una coscienza. Purtroppo anche loro hanno una coscienza, ma ancora non sanno di averla. Quando si accorgeranno di avere una coscienza e ripenseranno a quello che hanno fatto, allora soffriranno molto, molto più dei tori che hanno torturato o visto torturare. E allora desidererebbero poter essere loro stessi i tori che hanno fatto soffrire, per poter espiare le loro colpe, ma ciò non sarà possibile. E allora si genererà la più grande sofferenza che possa esistere: quella dell'animo umano.
Non odiamo chi ha sbagliato e chi continua a sbagliare, perché così facendo, senza esserne consapevoli, alimentiamo il Male che desideriamo combattere. Preghiamo invece affinché Dio possa avere misericordia di coloro che compiono il male in ogni sua forma. Nella Bibbia c'è scritto: "pregate per i vostri nemici, pregate per coloro che compiono il Male, e io, il vostro Dio, accenderò sulle loro teste carboni ardenti"...
ovviamente e come spesso accade in casi simili, il prof. Melis non ha letto bene il testo di Mario Vargas e se lo ha letto bene non lo ha compreso o non lo ha voluto comprendere.
RispondiEliminaDa qui gli insulti volgari e gratuiti ad uno dei più grandi scrittori viventi (e non solo).
"Parte" dei commenti che seguono ne sono la naturale conseguenza.
Che importanza ha l'aver letto le opere di questo schifoso individuo? Io mi sono attenuto a ciò che ha dichiarato a proposito della corrida giustificandola con argomenti aberranti, degni di un malato di mente. Si dice che anche Hemingway fosse un grande scrittore (tra l'altro premio Nobel), ma quest'altro schifoso individuo, che amava la caccia grossa in Africa e anche la corrida, fece un'unica cosa giusta nella sua vita, prendendo il fucile e suicidandosi. L'avrebbe dovuto fare prima. E che dire di Picasso, ritenuto ingiustamente uno dei maggiori pittori del '900 (se non il maggiore)? A me i suoi quadri non sono mai piaciuti. Ha buttato alle ortiche la sua grande capacità di disegnare, come dimostra il suoprimo periodo (perché senza disegno, cioè senza capacità di ritrarre la realtà dal vero non esiste pittura). Ma poi è passato all'astrattismo (come documenta quella cagata pazzesca del famoso "Guernica", immeritatamente famoso.Ma anche se ritenessi, e non lo ritengo, che Picasso sia stato un grande artista, non per questo rinuncerei a destestarlo come uomo amante della corrida.
RispondiEliminavargas sei un povero uomo come tante
RispondiEliminaaltre persone del sudamerica e della
spagna non capite niente vorrei farti io quello che fanno al
povero toro!! la mentalita' del
sudamerica e di certa spagna e' uno schifo!!! vergognatevi!!!
risolvete i problemi di vostri paesi
non perdete tempo in chiacchiere inutili!!
viva gli ambientalisti grandi aman
ti degli animali
lourdes