LA “CONFRATERNITA DI CARITÀ” ISLAMICA PER SCANNARE LE PECORE
Abdellah Hammoudi, professore di antropologia a Princeton, marocchino di famiglia sannita, decise un giorno del 1999, di compiere i pellegrinaggio alla Mecca, come lo avevano fatto innumerevoli suoi parenti, conoscenti e connazionali. Voleva capire, da antropologo. E scoprire che cosa rimaneva della sua educazione di fedele islamico. Il pellegrinaggio alla Mecca implica vari obblighi, fra i quali il compito di scegliersi e sgozzare un agnello alla Festa del Sacrificio . Hammoudi voleva evitarlo . Pagò una “confraternita di carità” perché compisse l’atto al posto suo. Hammoudi sarebbe stato soltanto spettatore .
Quando si avvicinò il giorno , “a Mina gli ovili avevano l’aspetto di un gigantesco campo di concentramento per animali ; due, tre, quattro milioni di capi e anche più. Un’immensa folla di pellegrini si accingeva a compiere l’obbligo del sacrificio a titolo di “offerta”, a cui andavano aggiunti i sacrifici di espiazione o di elemosina…Eravamo tutti riuniti per salvare le nostre vite, e la nostra salvezza ci imponeva di uccidere quegli animali. La massa dei pellegrini, giunti al colmo dell’abnegazione dopo la “stazione” di Arafa, la preghiera a Muzdalifa e la lapidazione a Mina avrebbe soppresso milioni di vite…La modernizzazione del pellegrinaggio aveva certamente il suo peso : aree ottimizzate, superfici recintate, distribuzione ortogonale dello spazio, infallibili sistemi di sicurezza e di sorveglianza. A ogni regno della natura era assegnato un campo : le masse animali nei loro recinti, e , non lontano, le masse umane nei loro accampamenti, circondati da alte cancellate di ferro, lungo le strade dai tracciati geometrici…La circolazione delle macchine della polizia e la ronda incessante degli elicotteri completavano il quadro . Quell’ordine avrebbe permesso alla massa umana di annientare la massa animale in nome di Dio”.
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