domenica 27 febbraio 2011

HO SEMPRE SCRITTO CHE LA PENA DI MORTE E' FONDATA SUL DIRITTO NATURALE

Di fronte a casi così efferati di omicidio ci si trova di fronte ad assassini che ci si deve guardare dal definire "bestiali", come purtroppo si dice comunemente in tali casi. Non offendiamo le cosiddette "bestie", termine dispregiativo che deriva da una concezione antropocentrica che vede la vita animale divisa tra uomini e "bestie", che io chiamo, invece, animali non umani. Questi ultimi non uccidono mai per crudeltà, ma, come i predatori, soltanto per motivi di sopravvivenza. Se il tremendo assassino della povera Yara fosse stato una cosiddetta "bestia" non sarebbe stato un assassino. Tra gli animali non umani non esiste lo stupro perché il maschio si accoppia con la femmina soltanto nel periodo di disponibilità della femmina nel periodo degli amori. E tutto, specialmente tra uccelli, è preceduto dal rituale del corteggiamento. Molta umanità sarebbe migliore se fosse "bestiale". Non ci si nasconda dunque dietro l'ipocrisia della asserita "dignità della persona umana" con la quale organizzazioni come Amnesty International e in Italia Nessuno tocchi Caino vanno cianciando contro la pena di morte. Ho riportato nei miei due ultimi libri tutti gli argomenti dei maggiori pensatori mondiali dall'antichità ai giorni nostri favorevoli alla pena di morte. Lo stesso Beccaria era favorevole ad essa nel caso di delitti messi in atto da organizzazioni delinquenziali, mentre l'ergastolo che egli prevedeva "tra ceppi e catene finché il disperato non finisca i suoi mali"(Dei delitti e delle pene) è tale che l'assassino avrebbe preferito la pena di morte per sottrarsi ad un simile ergastolo. Eppure il Beccaria viene presentato come un benemerito pensatore illuminista dotato di spirito umanitario nei confronti degli assassini.
Lo Stato arrogante si sostituisce alla vittima innocente tenendo in vita l'assassino, ritenendo in questo modo che la vita dell'assasino di Yara valga comunque più di quella di Yara. Qualcuno potrà obiettare: meglio il carcere perché l'assassino (spero che venga presto trovato) soffra maggiormente in carcere piuttosto che smetta di soffrire con la pena di morte. L'obiezione non ha fondamento perché l'assassino continuerebbe comunque a vivere mentre a Yara è stata tolta la vita (e a 15 anni). Notare poi la contraddizione in cui cade lo Stato: ciascuno può uccidere per legittima difesa. E qui vale l'argomentazione del filosofo John Locke (1632-1704) sviluppata da Gaetano Filangieri in Scienza della legislazione (1781-88). Nel momento dell'aggressione l'aggressore perde il diritto alla tutela della vita e pone la sua vita alla mercé dell'aggredito, per cui quest'ultimo può prevenire l'aggressore armato uccidendolo. Ma che fa oggi lo Stato abolizionista? Se l'aggressore armato previene la difesa dell'aggredito e spara per primo lo Stato gli ristituisce la tutela della vita. Io ho proposto una soluzione contro coloro che sono contrari alla pena di morte (corrotti dal sentimento del buonismo che corrompe la giustizia). In una sorta di testamento biologico ognuno dichiari se sia disposto a perdonare il suo eventuale assassino perché lo Stato non si sostituisca alla volontà della vittima innocente che non avrebbe voluto perdonare almeno nel senso di sottrarre l'assassino alla pena di morte. Diversamente la vita dell'assassino varrà comunque più di quella della vittima innocente. Io, per esempio, non sono disposto a perdonare il mio eventuale assassino.
La gente di fronte a delitti efferati come quello di Sarah e di Yara (per limitarmi a citare solo gli ultimi due) si fa prendere dall'emozione e chiede la pena di morte. Poi, passata l'emozione, smette di richiederla. Nel periodo dell'emozione è dimostrato che in Italia la maggioranza della popolazione è favorevole alla pena di morte.
Ma anche passata l'emozione rimane in Italia uno zoccolo duro del 40% favorevole alla pena di morte. Ma il dispotismo etico e la censura che viola la libertà di pensiero demonizzano i favorevoli alla pena di morte, per cui è anche vietato ad essi accedere ai giornali e alle TV, e forse proprio per questo non avrebbero il coraggio di sostenere la pena di morte in un dibattito pubblico per non incorrere nell'accusa di essere dei "barbari". Barbari sono quelli che difendono la vita di tremendi assassini che, se fossero "bestie", non sarebbero assassini. Essi sono sotto il livello dell'animalità. L'assassino di Yara è UN SUBANIMALE con sembianze umane. La sua vita deve essere eliminata come quella di tutti i subanimali della sua specie. Chi ha ucciso una volta ha superato la soglia della resistenza psicologica ed è capace di uccidere una seconda volta. Ci si ricordi di qull'Izzo, uno dei due "mostri" del Circeo, che dopo tanti anni fu messo in libertà e poi, incredibilmente, affidato ai servizi sociali. Ha ucciso nuovamente (madre e figlia). Se si applicasse la pena di morte nei riguardi degli appartenenti alle organizzazioni mafiose (su questo, ho detto, era d'accordo anche il Beccaria), soltanto allora si estirperebbe questa genia di subanimali che continuano a comandare anche dal carcere ricattando guardie carcerarie, direttori delle carceri e magistrati (costretti a vivere sotto scorta). Una volta giustiziati smetterebbero di comandare e capirebbero che nel rapporto costo/benefici avrebbero solo da perderci. Negli Stati Uniti è stato fatto uno studio scientifico che ha dimostrato che proprio in relazione al rapporto costo/benefici negli Stati in cui vige la pena di morte il numero degli omicidi è assai inferiore rispetto a quello che vi sarebbe se non esistesse la pena di morte. Ma vallo a far capire a tutti gli imbecilli buonisti che si oppongono alla pena di morte. Vallo a far capire a Roberto Saviano che crede di combattere la camorra educando la società "civile" scrivendo il libro Gomorra contro la camorra e facendo inutili conferenze esibendosi alla TV , divenendo così un inutile personaggio pubblico che lascerà le cose come stanno, ma godendo di una fama immeritata perché sterile, anche se a costo del suo vivere sotto scorta. Questo è l'unico risultato che ha avuto, a parte i guadagni che ha tratto dall'essere divenuto, se pur sterilmente, noto.

Centinaia di messaggi sui gruppi di Facebook

La rabbia sul Web: «Dateci l'assassino»

Dopo la commozione arriva il desiderio di vendetta. Molti chiedono la pena di morte per chi ha ucciso la ragazzina

Centinaia di messaggi sui gruppi di Facebook

La rabbia sul Web: «Dateci l'assassino»

Dopo la commozione arriva il desiderio di vendetta. Molti chiedono la pena di morte per chi ha ucciso la ragazzina


ROMA - Non appena i mezzi di informazione hanno diffuso la notizia del ritrovamento del corpo senza vita di Yara Gambirasio, su Facebook esplode la rabbia: «Dateci l'assassino». Gli utenti si sono riversati in rete, pronti a sfogarsi sulle pagine di Facebook dedicate alla ragazzina. Dopo i primi commenti gonfi di commozione, sul social network è affiorato il livore. Sul muro del gruppo "Yara Gambirasio", 2mila iscritti, Gina Pina alle 18,50 scrive «Pena di morte a chi uccide gli angeli». E non è certo l'unica. Antonia, ad esempio, due minuti più tardi dice: «Se si trova l'assassino bisogna darlo in pasto alla popolazione». E poi Angela: «Sei volata lassù perché qualcuno maledetto ha voluto così», e ancora, Francesco S., che alle 19 afferma: «Spero che chi ti ha fatto questo muoia di una lunga malattia». Sul "Gruppo per ritrovare Yara Gambirasio", oltre 50mila iscritti, Roberto B, alle 19 e 20 urla: «Vi prego ripristinate la pena di morte. E un deterrente a queste barbarie». Gli fa eco, due minuti dopo, Massi C. «Gli infami pagheranno tutto prima poi». «In questi casi nemmeno la tortura renderebbe giustizia, che mostri schifosi, datelo a noi» aggiunge Matteo D. alle 19 e 10.

I PRIMI MESSAGGI - Non appena saputa del ritrovamento del cadavere di Yara, su Facebook la prima reazione degli utenti invece era stata di commozione. «Ciao piccola Yara...Come una stellina sei salita in cielo, ora illumina noi, che abbiamo bisogno di luce e chiarezza. Ciao Angelo», scrive Giuseppe S., sulla pagina di Facebook 'Yara Gambirasiò alle 18 e 02. «Consola la tua mamma e il tuo papà...ora per loro comincia un dolore senza fine», è il pensiero di Daniela Z. alle 18.20. Insieme a lei, tanti altri. Silvia C. sulla pagina "Gruppo per ritrovare Yara", propone: «Accendiamo tutti una candela simbolica da pubblicare sui nostri profili. Facciamo una fiaccolata per Yara e per mostrare tutto il nostro calore alla famiglia».


26 febbraio 2011


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