giovedì 7 aprile 2011

INGIUSTIZIA E' FATTA. Presidente della Corte d'Appello di Cagliari una sragionante e/o ignorante: GRAZIA CORRADINI. Ma maggiore colpevole è Berlusconi

L'art. 1 della legge sui PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI prevede che un giudice sia sottoponibile a provvedimento disciplinare se abbia fatto una sentenza che sia dettata "da ignoranza o vizi logici inescusabili" (testuale). Perciò che un giudice possa essere ritenuto ignorante è previsto dalla stessa legge. E chi fa una sentenza che contenga "vizi logici inescusabili" come può essere definito se non sragionante? Sulla base di ciò si giustifica l'espressione INGIUSTIZIA E' FATTA. Così ho commentato in aula ad alta voce dopo la conferma della sentenza del Tribunale (4000 euro di multa, pur sotto condono, e risarcimento dei danni morali (10.000 euro) a due di Cagliari (marito e moglie) che, pur non essendo ebrei, si costituirono in giudizio dicendo di essersi convertiti all'ebraismo ed erano stati accettati nella comunità facente capo alla sinagoga di Roma. Notare l'assoluta irrazionalità e illogicità della sentenza confermata in fatto di costituzione di parti civili. Infatti si era costituita contro di me anche la comunità ebraica di Roma (ma di quelli frequentanti la sinagoga, giacché la maggior parte degli ebrei sono laici, per non dire atei. E di questi ultimi ho ammirato sempre l'intelligenza e i grandi contributi che, a iniziare dal '900, hanno dato nella scienza, nell'arte e nella letteratura). Ora se quei due individui appartenevano, pur non essendo ebrei, alla comunità di Roma, non potevano costituirsi separatamente come parti civili se erano già rappresentati dalla comunità di Roma, pur essa costituitasi come parte civile. Altrimenti tutti gli ebrei del mondo si sarebbero potuti costituire singolarmente come parti civili. Non basta. Poiché gli ebrei italiani sono in tutto 25.0000 (ma soltanto una piccola minoranza è stronza, cioè credente almeno nel senso del rispetto di certe norme cosiddette alimentari come quelle esposte dallo scellerato rabbino capo di Roma in un suo libro, che citerò sotto) e sono rappresentati (almeno quelli, non tutti, che si sentono rappresentati) dall'UCEI , cioè dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e la comunità di Roma dipende dall'UCEI, solo quest'ultima avrebbe potuto, in ipotesi, costituirsi come parte civile. Ma non si è costituita affatto. Da notare che uno di quei due (la moglie), di fronte alla domanda del "giudice" di primo grado "in che consisterebbero i danni da lei subiti?" ha risposto: "sa, ho paura di finire anch'io in una camera a gas" (testuale, come da verbale agli atti). E io ho trovato in Tribunale una "giudice" che ha dato ragione ad una pazza riconoscendo anche a lei e al marito i danni per 10.000 euro a ciascuno dei due. Incredibile. Ma in Corte d'Appello non hanno voluto ricostituirsi come parti civili forse temendo che le loro pretese fossero manifestamente infondate. E' rimasta come unica parte civile la comunità ebraica di Roma, che, tuttavia, non aveva nemmeno essa titolo se non si era costituita come parte civile l'UCEI. E invece la Corradini ha accolto la richiesta di risarcimento da parte della comunità ebraica di Roma. Mi aveva già avvertito un impiegato dell'ufficio della Corte circa l'incapacità di ragionare della Corradini, presidente addirittura della Corte d'Appello per tutta la Sardegna, incapace di valutare l'accusa senza pregiudizi e senza convincimenti personali che andassero oltre le prove. Prima che iniziasse il procedimento mi fu raccontato un episodio sconcertante. Un tale, trovandosi a passare per un campo di carciofi domandò ad uno (credendo fosse lui il proprietario del terreno) se potesse prendere alcuni carciofi. Questi gli disse di sì. Ma il custode del campo (non il proprietario) lo denunciò per furto. Durante il processo il proprietario si presentò per scagionare il falso ladro di carciofi spiegando l'equivoco in cui l'accusato era caduto. Ebbene, nonostante ciò, la Corradini condannò il falso ladro a 15 giorni e alle spese processuali. INCREDIBILE MA VERO. E' possibile che esistano più sragionanti nei palazzi di "giustizia" che fuori? E ora veniamo alla mia vicenda. Il 7 aprile si doveva discutere del mio appello contro la sentenza del Tribunale ("giudice" monocratico Ornella Anedda) riguardante l'accusa di "istigazione all'odio razziale e religioso" (Legge Mancino del 1975) mossami da un fanatico farneticante che è il rabbino capo di Roma per aver scritto in un mio saggio che "il tempio ebraico era in realtà un grande mattatoio in cui i cosiddetti sacerdoti cospargevano l'altare del sangue degli animali ancora vivi. In considerazione di ciò è giusto dichiarasi antisemiti nei riguardi degli ebrei CREDENTI (oggi avrei scritto "osservanti del Kosher, cioè della macellazione rituale, propria anche degli islamici, in base alla quale il povero animale deve morire lentamente per dissanguamento senza la previa rimozione della coscienza prescritta dalla legge che fa eccezione per i farneticanti ebrei osservanti del Kosher e per i farneticanti islamici osservanti dello stesso sistema di macellazione, da essi chiamato halal) né ci si può dolere che essi siano finiti nelle camere a gas (questa è la frase incriminata). Essi, non riconoscendo che vi deve essere un limite invalicabile che è il diritto naturale a non soffrire, quando la sofferenza può essere evitata, non possono pretendere che si abbia rispetto per la loro vita (oggi scriverei: per la loro memoria) se non hanno avuto alcun rispetto per la vita degli animali, sacrificati al rispetto della barbarie della loro tradizione religiosa". Il mio dichiararmi antisemita nei riguardi degli ebrei CREDENTI soltanto "in considerazione di cio", cioè della loro fanatica osservanza della maggiore crudeltà inflitta ai poveri animali nei mattatoi era una risposta rabbiosa a quanto lo scellerato, fanatico e ignorante rabbino capo di Roma Riccardo di Segni in un suo farneticante libro intitolato Guida alle regole alimentari ebraiche (Lamed 2000) aveva scritto: “Nel pensiero biblico mangiare carne è considerato non come un diritto scontato, e un fatto naturale, ma come un atto che comporta la violazione di un ordine e che può essere lecito solo a determinate condizioni”. E il delirante le spiega: “Il permesso di mangiare carne segnala la posizione dell’uomo al vertice della scala del creato, dato che in natura ogni essere vivente si nutre di alimenti che sono rispetto a lui in una posizione gerarchicamente inferiore. In armonia con questa spiegazione il principio rabbinico vieta agli ignoranti di mangiare carne, come a dire che soltanto l’uomo che con la ragione dimostra la superiorità sugli animali ha diritto di sfruttare il mondo animale a suo vantaggio”. Prima di proseguire nella citazione bisogna osservare che dovrebbe lo stesso Di Segni incominciare a smettere di mangiare carne avendo manifestamente dimostrato di essere un ignorante, perché ignora qualsiasi conoscenza scientifica sull’evoluzione biologica, che dimostra che vi è stata un’origine comune di tutte le forme di vita e che non esiste una gerarchia naturale, se non in una concezione antropocentrica – e perciò antiscientifica - che vede la natura creata in funzione dell’uomo, come espressa in quel libro tremendo ed esecrando che è la Bibbia ebraica (escludente il Nuovo Testamento), mentre i biologi evoluzionisti concepiscono l’evoluzione longitudinalmente, e non verticalmente (in senso gerarchico).Prosegue il delirante ignorante rabbino: “L’offerta dell’animale alla divinità non è il fine dell’azione, ma il mezzo per consentire all’uomo il consumo delle carni dell’animale. Se la morte dell’animale è un dono alla divinità, non dà più origine ad un senso di colpa. Successivamente il sacrificio avrebbe assunto significati più ampi, di espiazione non solo dalla morte dell'animale sacrificato, ma di tutte le colpe commesse; ed è con questi significati che fu accolto e celebrato dagli ebrei…Uccidere un animale per mangiare le sue carni non è un atto lecito; e se non è più il sacrificio che può espiare la colpa (perché ormai il sacrificio è diventato un rito che esprime valori molto più ampi e perché il luogo del sacrificio (il tempio, n.d.r.) è troppo lontano) è necessario segnalare sempre quest'idea con la schechitah. L'uccisione dell'animale...deve essere sacralizzata...La schechitah si impone come un atto educativo (sic!)...che comunque non deve far dimenticare la crudeltà dell'azione".
Qui non siamo più al delirio. Siamo alla follia. Si riconosce che in origine nel tempio ebraico – in realtà un grande mattatoio – come tutti i templi pagani - si svolgeva il “rito sacrificale” in conformità alla credenza di origine pagana – che l’offerta (l’uccisione) di un animale servisse ad ingraziarsi una divinità e a lavarsi (ipocritamente) delle proprie colpe, scaricandole sul povero animale che non c’entrava nulla con le colpe umane. Ma, superata la fase storica del paganesimo, gli ebrei, come gli islamici, sono rimasti alla ritualità pagana che “sacralizza” l’uccisione dell’animale, conservando ancora la distinzione tra animali puri ed impuri. Gli ebrei hanno conservato egualmente la ritualità pur ammettendo che non serva più come espiazione di colpe. E se hanno cambiato la vecchia credenza pagana dell’espiazione del peccato perché vogliono continuare ad essere pagani nell'esteriorità pretendendo di “sacralizzare” la morte dell’animale in un mattatoio per aggiungergli maggiori sofferenze? Questo non è da cervelli sani. A questa gente ipocrita ed insana di mente, contro anche i rabbini, come il Di Segni – che crede ancora che l’animale, se privato prima dei sensi perché non soffra maggiormente, diventa impuro, e perciò non mangiabile - aveva già inveito Gesù dicendo :“Ascoltatemi tutti e intendete… Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell’uomo non lo può contaminare, perché gli entra non nel cuore ma nel ventre e se ne va a finire nella latrina?…è dal di dentro dei cuori che escono le cose malvagie”(
Marco, 7, 14; Matteo, 15, 16); “Guai a voi, ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaion belli di fuori, ma dentro son pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia…Serpenti, razza di vipere…” (Matteo, 23, 27). In tal modo Gesù condannava la vuota ed ipocrita ritualità ebraica. Per concludere in bellezza il Di Segni – forse percependo oscuramente che il suo fanatismo avrebbe potuto non trovare accoglimento, che fa? Tira fuori alla fine l’arma che egli ritiene invincibile, dato il clima culturale: l’accusa di antisemitismo. Scrive infatti il delirante: “le motivazioni di protezione degli animali hanno rappresentato soltanto una copertura di intenti antiebraici”. Dunque chi si oppone alla “macellazione rituale” è un antisemita. Ma se la “macellazione rituale” discende da una regola mosaica (cioè di un personaggio che secondo l'esegesi biblica risulta non essere mai esistito perché inventato nel VI secolo) , allora perché, sulla base di altre regole mosaiche non viene più chiesta dai rabbini la lapidazione degli adulteri (Deuteronomio, 22,20), lo sterminio degli omosessuali e dei bestemmiatori (Levitico, 20,14), di quelli che non rispettano il sabato (Numeri, 15,32), la purificazione della donna otto giorni dopo le mestruazionisacrificando” due piccioni o due tortore? Tutte regole superate. Perché? Perché si tratta di uomini. Ma se si tratta di animali non umani, che non possono parlare con linguaggio umano, mentre manifestano con il loro linguaggio tutta la loro sofferenza inutile a cui il fanatismo religioso li costringe, allora la regola mosaica è ancora valida. Vigliacchi! Come si può pensare che esista un Dio che si sia manifestato imponendo tanta barbarie e crudeltà?
E' chiaro che il mio provocatorio dichiararmi antisemita (ma solo nei riguardi di quei fanatici osservanti del kosher, quando, invece, sono stato sempre filoisraeliano riconoscendo agli ebrei il diritto naturale, e perciò storico, a riavere un loro Stato nella Palestina, di cui furono privati sin dall'antichità con la violenza) era una risposta coerente alla scellerata identificazione del Di Segni della opposizione alla macellazione ebraica (che gli islamici hanno recepito) con l'antisemitismo. Che c'entrava dunque l'accusa di "istigazione all'odio razziale e religioso"? Un bel nulla. Ma questo mi è stato impedito di dire da quella presuntuosa, ignorante e arrogante che si arroga un potere di giudizio nei confronti di uno che ha dedicato la sua vita allo studio. Nelle mie dichiarazioni spontanee (che non potei portare a termine perché impedito di continuare a parlare) avevo detto che io mi batto da sempre per il diritto naturale, il quale è in contrasto con il diritto positivo che fonda il diritto sulla volontà dello Stato. E ho portato come esempi Hans Kelsen, Benedetto Croce e Norberto Bobbio, tutti e tre oppositori del diritto naturale, da cui discende, ho detto, il diritto alla vita, alla libertà (per l'uomo anche di pensiero), di associazione etc. Ho fatto notare come Norberto Bobbio si fosse trovato, a causa del suo giuspositivismo, nell'impossibilità di giustificare il suo passaggio dal fascismo (sì, perché era stato prima un fascista convinto quando era già giovane professore universitario) all'antifascismo, definendo i diritti umani soltanto dei "pii desideri" sino a quando non fossero stati recepiti dalla legge di uno Stato. In questo modo non si potevano giustificare gli asseriti diritti umani della Carta dell'ONU se non come una pura convenzione e allora avrebbero avuto ragione sia i nazisti che i fascisti nel concepire i diritti come fondati unicamente sulla volontà del legislatore. Soprattutto in presenza di un consenso di massa quale ebbero il nazismo e il fascismo. Ma ho fatto notare che sopra la volontà del legislatore debbono esistere dei principi che non possono dipendere dalla volontà del legislatore altrimenti si giustificherebbe ogni sorta di violenza e il diritto sarebbe unicamente il diritto del più forte. Ho aggiunto che il diritto naturale fu concepito dallo stesso S. Tomaso come diritto all'autoconservazione (riprendendo una definizione del giureconsulto romano Ulpiano che dice: Il diritto naturale è il diritto che la natura ha insegnato a tutti gli animali). Ho precisato che in questo modo si spiega anche la catena preda-predatore, perché il predatore non uccide la preda per crudeltà ma per il suo diritto naturale alla sopravvivenza. Solo l'uomo è crudele. Ma lo è per motivi culturali, non naturali, in quanto la sua natura è stata corrotta dalla cultura. Tutto questo sono riuscito a dire in poco più di 5 minuti. A questo punto la Corradini, che forse non sopportava di riconoscersi ignorante e di dover sopportare dall'alto del suo scanno una lezione di diritto, sentendosi ,come tutti i giudici arroganti padroni della giustizia, mentre, non essendo dei giuristi, cioè studiosi del diritto, sono solo dei miseri manovali del diritto codificato nei codici (che poi essi interpretano come vogliono, con sentenze spesso aberranti ed immuni da qualsiasi responsabilità civile ) mi interruppe dicendo che il mio tempo di intervento era finito. Ma dove, in quale norma, sta scritto e viene stabilito il limite di intervento delle dichiarazioni spontanee? Mica si stava trattando di comuni reati, come quello precedente al mio riguardante un furto di pecore. Da considerare che nella stessa mattinata vi erano ben 16 processi. E questa "giudice" aveva come primo obiettivo quello di non perdere tempo con me per esaurire in mattinata tutti i processi. Questa è la bella organizzazione della giustizia in Italia. PROCESSI A CATENA DI MONTAGGIO. Insistetti nella mia richiesta di esporre almeno alcune righe contenute in un documento del 20 ottobre 1998 di una associazione di veterinari di Torino. E lessi: " “Nell'abbattimento per dissanguamento occorre che all'animale, dopo che è stato bloccato nell'immobilità, sia inferta una ferita che, interessando una o entrambe le giugulari, provochi una imponente emorragia la quale provoca la morte. In situazioni normali essa si completa in almeno 6 minuti: passato il primo momento di stupore o sorpresa, l'animale, quando incomincia a perdere forza e vitalità, compie tentativi spasmodici e si dibatte disperatamente cercando di liberarsi. Questo comportamento rappresenta la regola, anche quando tutte le operazioni siano condotte secondo i migliori canoni operativi, e nell'insieme determina una situazione che non è certo usuale nemmeno per i veterinari che operano nei macelli, i quali ammettono che tale macellazione rappresenta un evento a suo modo impressionante. Il tutto peggiora quando le macellazioni si susseguono a ritmo elevato, condizione che facilita l'errore umano, in seguito al quale il taglio non riesca a recidere completamente i vasi sanguigni e determina un'agonia più prolungata e maggiori dibattimenti e spasmi dell'animale. L'insieme delle operazioni di avviamento al macello e la difficoltà della contenzione suscitano un comprensibile stato di estrema eccitazione nell'animale. Nel complesso si deve affermare che le macellazioni senza previo stordimento configurano una situazione di eccitazione, di dolore e sofferenza negli animali. Cioè stati che l'art. 3 del Decreto legislativo 333/98 vorrebbe invece escludere ”. E questa maggiore crudeltà può essere considerata religiosa? No. Questo è fanatismo, consistente nel credere che, se al povero animale non vengono inflitte maggiori crudeltà, la carne (come scrive il Di Segni) diventa impura e non mangiabile. Questo è peggio del paganesimo, che non pensava che la carne divenisse impura.
Ebbene, sapete che cosa mi ha detto questa "giudice"? "Ma questa macellazione è proibita dalla legge". INCREDIBILE. Questa donna non aveva ancora capito la questione di cui si era già discusso in primo grado. Che esiste una macellazione ancora più crudele che è quella ebraico-islamica, permessa dalla legge per fare eccezione a favore di ebrei osservanti del kosher ed islamici osservanti della halal. E dopo avere finalmente scoperto che esisteva questa eccezione ha il coraggio di passarci sopra pur avendo avuto conoscenza della maggiore crudeltà inflitta agli animali nei mattatoi.
A questo punto non potei aggiungere altro perché mi fu tolta la parola. Avrei voluto concludere dicendo che la sostanza della frase incriminata voleva dire che io avevo il diritto, senza commettere alcun reato, di manifestare la mia insensibilità per le sofferenze di coloro che sono causa di sofferenze inutili ed evitabili per gli altri. Nessuno può pretendere sensibilità per le proprie sofferenze se ha dimostrato di non avere alcuna sensibilità per le sofferenze altrui. Questo era il vero significato della frase incriminata. Io avevo il diritto di non commuovermi per gli ebrei finiti male nei lager nazisti se essi da fanatici osservanti del kosher avevano dimostrato di non avere alcuna sensibilità per gli animali non umani aggiungendo ad essi inutili ed evitabili sofferenze nei mattatoi. E non sarebbe stato possibile replicare a me dicendo che non potevano essere paragonate le sofferenze degli ebrei nei lager con quelle degli animali con il dire che gli uomini sono pur sempre uomini mentre gli animali (non umani) sono solo animali. Perché altrimenti anche il peggiore criminale dovrebbe pur sempre valere più di qualsiasi animale non umano. ECCO:è questo che io nego dal punto di vista del diritto naturale, che, in quanto naturale, non esiste se non esiste per tutte le forme di vita data l'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita, essendo il limite del diritto naturale (alla vita) di uno l'eguale diritto naturale di un altro alla vita. Come nella catena preda-predatore.
MA IL MIO DISCORSO SUL DIRITTO NATURALE (che è anche diritto a non soffrire quando la sofferenza è inutile ed evitabile) ERA, come si suol dire, COME BUTTARE LE PERLE AI PORCI (senza offendere i poveri maiali, che non combinano i guai che combinano molti giudici come la CORRADINI. Proprio in questa condizione mi sono trovato.Io ho buttato delle perle ad una...Corradini. La quale - udite!udite! - quando mi apprestai a leggere la frase incriminata per spiegarne il vero significato, mi disse scriteriatamente che dovevo evitare di leggere tale frase. Ma come potevo spiegarla senza prima leggerla? Assurdo. Giustizia fuori di testa.
Io ho commesso un grave errore, vista l'aria che tirava dopo
le mie dichiarazioni spontanee, il successivo astioso intervento pieno di livore e di falsità documentate della P.G. Giuseppa GEREMIA e soprattutto dopo che la Corradini mi impose di non citare la frase incriminata del mio saggio. Avrei dovuto ricusare la Corte e togliere in aula il mandato ai miei due avvocati facendo presente che a questo punto la loro difesa era del tutto inutile giacché la sentenza sarebbe stata una sentenza preconfezionata. NON AVERCI PENSATO PRIMA: CHE PECCATO.
Almeno avrei suscitato un caso eclatante contro questa farsa di giustizia. GIUSTIZIA SFATTA. E l'udienza sarebbe stata sospesa e rinviata perché rimasto senza difesa.
In Cassazione dovrebbe essere riconosciuto anche solo per questo motivo un vizio di nullità.La Geremia è la stessa che, pur giustamente, cercò di incastrare ad ogni costo il capo del governo Prodi nella vicenda riguardante la svendita della Cirio. Ma trovò opposizione nello stesso ambiente giudiziario che archiviò tutte le sue accuse grazie all'intervento del ministro della giustizia Flick, che, amico di Prodi, agì sul CSM perché venisse allontanato il capo della Procura di Roma Coiro, che aveva affidato l'indagine alla Geremia. Questa ebbe anche minacce di morte per la madre, e allora, da caccasotto, chiese, anche per mia sfortuna, il trasferimento a Cagliari nel 1998. Ma nel mio caso non ebbe il coraggio di mettersi contro la lobby ebraica delle sinagoghe e gli islamici, fregandosene del fanatismo di questa gente nel loro aggiungere una maggiore crudeltà nei confronti degli animali. A parte ciò, la Geremia ha illecitamente basato tutta la sua accusa, non sulla frase incriminata del mio saggio, unico oggetto dell'asserito reato, ma su un mio foglio di accompagnamento al saggio inviato solo e soltanto al farneticante Di Segni (foglio che già nel primo grado di giudizio era stato tolto dagli atti del giudizio perché, inviato solo al Di Segni, non poteva essere ricompreso nell'accusa di istigazione all'odio razziale e religioso", ma che anche la stampa continua ad usare come se questo foglio fosse la base dell'accusa del reato ascrittomi). Questo foglio, contenente frasi ancora più pesanti nei riguardi degli ebrei osservanti del kosher ed islamici osservanti della halal ) era stato da me scritto ad arte per stanare il Di Segni provocandone una reazione pubblica perché con la sola frase incriminata del mio saggio quasi certamente non sarei riuscito a provocare questa reazione. Ebbene la Geremia basò la sua accusa solo su questo foglio aggiungendo una grave falsità, che io ne avrei fatto volantinaggio nella Facoltà e che ciò comportava la propaganda di istigazione all'odio religioso e razziale. Ripeto: assolutamente falso. Tanto è vero che, come già detto, quel foglio già in Tribunale, durante l'interrogatorio, era stato riconosciuto come inviato solo al Di Segni, per cui non poteva essere considerato mezzo di propaganda. Ma contraddittoriamente la sentenza del Tribunale l'ha tirato in ballo nella sentenza come mezzo di accusa. E la Corradini ha accolto le motivazioni dell'accusa della Geremia.
Da notare inoltre che in Tribunale il P.M. designato fu all'ultimo momento sostituito con altro (che chiese la mia condanna a sei mesi) mentre quello designato e poi sostituito confessò ad uno dei miei avvocati che avrebbe chiesto la mia assoluzione. Come commentare? GIUSTIZIA DA LOTTERIA. Non basta. In Corte d'Appello era stato precedentemnte designato un diverso Collegio, presieduto da Mario Biddau, noto come giudice sereno ed equilibrato. Ma qualche giorno prima il collegio fu sostituito con altro presieduto dalla Corradini, per cui nasce il grave sospetto che questa abbia voluto avocare a sé il processo che mi riguardava. Era materialmente impossibile che in pochi giorni la Corradini potesse esaminare attentamente il fascicolo alto come una montagna.
Cito ora alcune preghiere che gli ebrei recitano nelle sinagoghe prendendole dal Talmud.
A chi uccide i cristiani è riserbato il più alto luogo in paradiso” (V. Zohar 1,38b – e39).
Dopo la ruina del tempio non avvi altro sacrificio che l'esterminio dei cristiani” (Zohar II, 43° - Id. III 227b – Mkdasch Melech ad Zohar fol. 62).
Niuna solennità deve impedire al giudeo di scannare un cristiano” (Pesachim 49b).
Se il giudeo ha il dovere di danneggiare il cristiano nella roba e nella persona, a più ragione avrà quello di non aiutarlo ne' suoi bisogni” (Iore dea 158,1).

Per quanto riguarda il Corano basta leggere il florilegio che io stesso nel mio blog in data 20 ottobre 2009 ho fatto di tutte le frasi terribili che istigano all'omicidio di massa nei confronti degli infedeli, non escluse amputazioni di mani e di piedi e crocifissioni "per coloro che corrompono la Terra". E questa "giustizia" ha il coraggio di accusare me di "istigazione all'odio religioso e razziale" mentre sul banco dell'imputato avrebbero dovuto trovarsi i miei accusatori. Non ho avuto la possibilità di citare queste terribili frasi. Mi è stato impedito.


La colpa maggiore di questa situazione indecente in cui versa la giustizia e che ho esposto nel mio libro autobiografico e filosofico "IO NON VOLEVO NASCERE. Un mondo senza certezze e senza giustizia", offrendo un quadro completo dell'attuale ordinamento giudiziario, è BERLUSCONI, che in più di sette anni e mezzo di governo non ha saputo riformare la giustizia se non cercando di fare leggi che fossero prima di tutto a lui convenienti. Che ha fatto per riformare il Codice di Procedura Civile abolendo il defatigante logorio delle udienze con l'abolizione degli artt. 180-181-182-183-184 che permettono i rinvii con la presentazione di memorie, di nuove eccezioni, di modifica della domanda? Le udienze sono del tutto inutili nel processo civile. Se è necessaria una perizia, questa deve essere richiesta sin dall'atto di citazione e il giudice deve fissare una data per la presentazione della perizia di parte dopo il deposito di quella di ufficio. Il processo civile è documentale. Non è nemmeno più necessaria un'udienza per l'escussione dei testi se essa ormai può avvenire per via telematica. Il contraddittorio è garantito dall'atto di citazione, dalla comparsa di risposta, da quella conclusione e da quella di replica. Che ha fatto in sette anni e mezzo il governo per riformare il CSM ? Che ha fatto perché il CSM non sia più composto da una maggioranza di 2/3 eletta dagli stessi controllati mentre dovrebbe essere composto soprattutto da giuristi (indipendenti dalla corporazione della magistratura) perché i giudici possano essere valutati secondo le loro reali competenze e non dagli stessi giudici che, notoriamente, non sono studiosi ma manovali del diritto? Che ha fatto per separare le carriere dei magistrati inquirenti da quelli giudicanti sin dal concorso di ingresso nella magistratura in modo che non sia più reso possibile il passaggio dall'una altra e il P.M. non conviva più con il giudice nello stesso palazzo, mentre oggi sono persino vicini di stanza? Che ha fatto perché i consigli giudiziari, che dovrebbero dare una valutazione quadriennale siano composti anch'essi, almeno per maggioranza, da giuristi, mentre l'unico giurista incluso nei detti consigli può solo esprimere un giudizio ma è privo del diritto di voto? Che ha fatto perché questi spocchiosi non si sentano più arroganti padroni, invece che umili servitori, della giustizia? Che ha fatto per evitare che questa casta di privilegiati continui a far carriera per sola anzianità? Che ha fatto per introdurre la responsabilità civile di questa gente per cui la legge non è eguale per tutti perché essa non paga mai di tasca propria anche quando fa sentenze palesemente aberranti e il cittadino possa direttamente portare in giudizio un giudice mentre oggi (e solo nominalmente) esiste una commissione disciplinare che non comporta alcun risarcimento dei danni? NULLA.NULLA. NULLA. Il procedimento disciplinare deve ancor oggi aprirsi con un esposto al ministro, che deve poi trasmetterlo al P.G. presso la Cassazione, il quale, però, può chiederne l'archiviazione trasmettendone la richiesta al ministro, che può opporsi all'archiviazione. E figuriamoci se un ministro ha voglia di perdere tempo occupandosi di queste cose. Ma anche se si opponesse all'archiviazione dovrebbe poi decidere in ultima istanza la commissione disciplinare del CSM. Il massimo dei provvedimenti disciplinari presi da questa casta di "mafiosi" (e solo in merito a procedimenti penali) è stato il trasferimento in altra sede per incompatibilità ambientale. CHE SCHIFO DI GIUSTIZIA A CAUSA DI UNO SCHIFO DI POLITICA. Anche per questo ho smesso di votare dal 1994.
Dalla lettura del mio citato libro ne esce un'immagine del "palazzaccio" di Cagliari che è quella di una gabbia di matti, anche con il racconto dell'allucinante vicenda civile riguardante l'illegittima vendita del cinema Corallo (di mia proprietà per il 66%) operata da un liquidatore di nomina illegittima perché dichiarata "abnorme" (testuale) e pertanto giudiziariamente revocata. Vendita di cui, ora in Corte d'Appello , è ancora in corso dopo 14 anni la causa di annullamento). Ho inoltrato un esposto al ministro e al P.G. presso la Cassazione (e p.c. al CSM) contro i giudici del Tribunale civile Mario Farina e Vincenzo Aquaro che (con argomentazioni aberranti che saltavano tutti i vizi di nullità insanabile e la documentata malafede del liquidatore e dell'acquirente) convalidarono rispettivamente la parcella e la (s)vendita operata dal liquidatore (pur di nomina revocata) perché venisse aperta un'inchiesta su di essi. Il CSM mi ha risposto dicendo che era stato trasmesso il mio esposto al ministro e al P.G. della Cassazione, pur sapendo che io stesso avevo già inviato l'esposto ad essi. Ma sicuramente se ne farà nulla.
Mi è stato obiettato che introducendo la responsabilità civile un giudice non si sentirebbe più indipendente ma dipendente dalla parte economicamente più forte. Che stupidaggine è questa? Al contrario, il giudice starebbe molto più attento per non danneggiare la parte che si senta giuridicamente più forte ed eviterebbe di fare sentenze palesemente aberranti. E tali sono le sentenze che dalla stessa legge (art. 1 dei provvedimenti disciplinari) sono comprese in quelle ritenute "dettate da ignoranza o vizi logici inescusabili". Il fatto è che nessun giudice ha mai pagato personalmente per tali motivi perché non esiste ancora una legge che permetta ad un cittadino di sottoporre direttamente un giudice ad un processo per sentenze "dettate da ignoranza o vizi logici inescusabili" chiedendogli i danni. E' capitato che qualcuno sia finito ingiustamente in carcere perché poi assolto. Ma il risarcimento dei danni viene pagato dallo Stato (cioè da tutti i contribuenti). Questa storia deve finire. Che i giudici si paghino un'assicurazione (come i medici). La finirebbero di essere degli arroganti padroni della giustizia sapendo di dover rispondere personalmente perché sottoponibili a processo per sentenze aberranti. Naturalmente i giudici non debbono essere giudicati da altri giudici (i corvi tra loro non si mangiano) ma da giuristi formanti delle commissioni disciplinari in modo che i giudici sentano di avere sopra la loro testa un potere di controllo superiore e indipendente.
Si consideri che la magistratura italiana, sia nell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM) che nel Consiglio Superiore della Magistratura, è divisa POLITICAMENTE in quattro correnti. L'una si chiama “Magistratura indipendente”: come se potesse essere concepita una magistratura dipendente da altro oltre che dalla legge. Una seconda si chiama “Magistratura democratica” (di sinistra): come se la giustizia potesse identificarsi con la volontà di una maggioranza politica e non la dovesse, al contrario sovrastare in quanto i principi che riguardano i diritti fondamentali (come la libertà di pensiero) non possono dipendere dalla volontà della maggioranza (altrimenti sarebbero state giuste tutte le leggi naziste e fasciste fondate sull'innegabile consenso di massa). Per questo una sentenza non può essere pronunciata “In nome del popolo italiano”. Quale popolo? Al massimo si tratta di quella parte di popolo che riesce ad avere una maggioranza parlamentare che viene contrastata dall'opposizione parlamentare, per cui una sentenza non può essere pronunciata in nome di tutto il popolo italiano. Per di più oggi, sulla base della legge elettorale, può avere una maggioranza parlamentare anche una parte del popolo che sia minoritaria nel corpo elettorale. Una terza corrente si chiama “Unità per la Difesa della Costituzione” (UDC). Quale Costituzione? Come se vi potessero essere dei magistrati contrari a qualsiasi modifica della Carta costituzionale, nonostante l'art.138 preveda la possibilità di modificarla. Ma non basta. L'ala sinistra di quest'ultima corrente si è scissa costituendo il "Movimento per la giustizia"(sic!). Come se vi potesse essere un movimento per l'ingiustizia. Quest'ultima corrente è chiamata dei Verdi. Ma soltanto perché il documento fondativo di questa quarta corrente è scritto su carta verde.
E' incredibile che la magistratura sia in mano ad individui che mancano anche del senso della logica e del ridicolo.


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  1. Caro Professore, sono Paolo ("Phil" sul Corriere della Sera). A proposito della sua vicenda giudiziaria le scrissi, in privato, che se ancora vi sono giudici capaci di applicare la logica, prima ancora che il diritto, lei non poteva che essere assolto. E' chiaro che tali giudici - se ancora ve ne sono -stanno diventando merce rara. Ma oserei dire che la sentenza che la condanna, più che dovuta a ignoranza, è dovuta a una scelta ideologico/politica. Come lei stesso accenna, in un certo senso era già scritta: lei "non poteva non perdere". Proprio come avviene in un processo politico, in cui la verità e la giustizia sono l'ultima preoccupazione dei giudici. Lei era vittima predestinata di indegni vincitori cultural/mediatici. E' vittima di poteri, interessi e propaganda ancora e immeritatamente troppo forti.
    In sintesi, lei ha subito più di un'ingiustizia: ha subito una discriminazione e, almeno in senso lato, una persecuzione freddamente premeditata.
    Il suo, ripeto, è stato un processo "politico".

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