venerdì 23 settembre 2011

AFFERMAZIONE INESATTA (PER NON DIRE ERRATA) DI MARGHERITA HACK

Non so se l'affermazione della Hack sia stata riportata esattamente. Ma dalla relatività ristretta di Einstein si deduce che un corpo avrebbe massa infinita ANCHE SOLTANTO SE esso avesse velocità pari a quella della luce. Infatti un corpo che si muova con una certa velicità V avrebbe secondo Einstein una massa pari al valore della massa in stato di quiete M°diviso per la radice quadrata di 1 meno il quadrato della velicità V di M divisa per il quadrato di C, indicante la velocità della luce. Se ne ricava che se è V=C avremo zero sotto radice quadrata. E la radice quadrata di zero è eguale a zero. Allora avremo la massa M° divisa per zero. Poiché qualsiasi quantità divisa per zero è eguale a infinito, basta che sia V=C perché la massa diventi infinita. Dunque non è necessario che la velocità di M sia superiore a quella della luce per avere una massa infinita. Strano che la Hack abbia detto che, se la velocità di un neutrino è superiore a quella della luce, avrebbe massa infinita. Basterebbe che avesse una velicità pari a quella della luce per avere massa infinita.
Tranne che i neutrini non abbiano massa. Ma allora non dovrebbe valere per essi la variazione della massa in relazione alla velocità.
Se qualche fisico ha letto ciò che ho scritto mi spieghi se io abbia torto.

FISICA

"Neutrini più veloci della luce"
Messo in discussione Einstein

Clamorosi risultati di uno studio del Cern e dell'Infn guidato da un fisico italiano: particelle sparate da Ginevra al Gran Sasso hanno infranto il muro considerato invalicabile dalla fisica. Margherita Hack: "Sarebbe una rivoluzione"

ROMA - I risultati, se confermati, possono rimettere in discussione le regole della fisica cristallizzate dalle teorie di Albert Einstein, secondo le quali niente nell'universo può superare la velocità della luce. Un gruppo di ricercatori del Cern e dell'Infn guidato dall'italiano Antonio Ereditato ha registrato che i neutrini possono viaggiare oltre quel limite. Le particelle hanno coperto i 730 chilometri che separano i laboratori di Ginevra da quelli del Gran Sasso a una velocità più alta di quella della luce.

Il muro è stato infranto di appena 60 nanosecondi. Eppure, il risultato è talmente destabilizzante che il team di ricerca ha atteso ben tre anni di misurazioni per sottoporlo all'attenzione della comunità scientifica. "Abbiamo passato sei mesi a rifare i calcoli", racconta Dario Autiero, responsabile dell'analisi delle misurazioni. Per giustificare la discrepanza sono stati presi in considerazione persino la deriva dei continenti e gli effetti del terremoto dell'Aquila del 2009. "Siamo abbastanza sicuri dei nostri risultati", spiega Ereditato, "ma vogliamo che altri colleghi possano verificarli e confermarli".

E le prime reazioni non tardano ad arrivare: secondo il Centre national de la recherche scientifique francese, le fosse confermata la scoperta sarebbe "clamorosa" e "totalmente inattesa" e aprirebbe "prospettive teoriche completamente nuove". Anche per l'astrofisica Margherita Hack si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione perché, osserva, "finora tutte le previsioni della teoria della relatività sono state confermate".

Secondo la teoria della relatività ristretta, elaborata da Einstein nel 1905, la velocità è una costante, tanto da essere parte della celeberrima equazione E=mc², dove E è l'energia, m la massa e c, appunto, la velocità della luce. La relatività, spiega ancora la Hack, "prevede che se un corpo viaggiasse ad una velocità superiore a quella della luce dovrebbe avere una massa infinitamente grande. Per questo la velocità della luce è stata finora considerata un punto di riferimento insuperabile".

Tra l'altro, la teoria della relatività implica l'impossibilità fisica delle traversate interstellari e dei viaggi nel tempo, finora inesorabilmente relegati alla fantascienza e ritenuti irrealizzabili dalla scienza. Ora tutto ciò potrebbe cadere. "Ma io non voglio pensare alle implicazioni", si affretta a precisare Ereditato. "Siamo scienziati e siamo abituati a lavorare con ciò che conosciamo".

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