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L'animale non usa affatto un "diritto", agisce e basta; certo secondo -chiamiamolo- istinto (concetto che di per sé non offre alcuna reale spiegazione, come già mostrò Bateson), o un sistema (?) di istinti, oppure un complesso di stimoli in mutua competizione. Non è comunque questo il punto. Il punto è che "diritto" è solo una parola utilizzata dagli uomini per segnalare la presunta esistenza di accordo sociale circa la liceità di alcune azioni (umane). Resta da capire come si possa fondare tale diritto sulla (peraltro semplicistica e caricaturale) descrizione di ciò che avverrebbe in "natura", istituendo implicitamente con ciò una divisione a mio avviso arbitraria tra "l'umano" e "il naturale", per poi risolvere il primo nel secondo. Ricordiamo che i felini uccidono anche per "sport", vale a dire per esercitare abilità che sono vitali per la sopravvivenza. Inoltre, non è poi tanto inopportuno, credo, considerare "denaro e potere" come equivalenti sociali delle armi di sopravvivenza animale, dal momento che sembrano essere in grado di poter garantire (almeno probabilisticamente) sussistenza, salute e riproduzione. Detto ciò, condividiamo le sue posizioni di rispetto per la vita animale; a mio parere non da intendersi secondo diritto, ma sulla base di un naturale -questa sì- empatia che contraddistingue i mammiferi superiori.
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(1)
All'anonimo (si presenti)
io ho usato il termine diritto naturale per conformarmi alla tradizione giusnaturalistica (Grozio, Pufendorf, Locke, Leibnitz, Kant, per limitarmi all'età moderna). Ma serebbe stato giusto usare l'espressione "principio naturale della tendenza di ogni organismo alla sua autoconservazione".Questa è una legge di natura che non è sconfessata nemmeno dalla catena preda-predatore, dove il predatore uccide per la sua tendenza all'autoconservazione. Che questa sia una legge naturale nessuno può negarlo, in analogia con la legge naturale che è il primo principio della dinamica (ogni corpo TENDE a mantenere il suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme). Il filosofo empirista Hume avrebbe detto che non si può dedurre dall'essere (la natura)il dover essere. Ma il filosofo contemporaneo Hans Jonas rilevò, se pur da un punto di vista antropocentrico (non per nulla era un ebreo, anche se non credente), che i valori (ecco il cavallo di Troia dell'antrocentrismo), in quanto riscontrabili nella stessa natura (e qui sbagliava perché la natura è priva di valori) trovano una coincidenza dell'essere con il dover essere. Da qui il compito che, secondo Jonas, avrebbe l'uomo, di difendere la scala di valori naturali (ma in natura non esiste questa scala) rispettando tutte le condizioni necessarie per il rispetto dell'ambiente naturale in funzione della conservazione della vita umana. E io mi domando: che senso ha dire soltanto umana se si parla di valori naturali? Se si prescinde dalla prospettiva antropocentrica di Jonas, rimane vero tuttavia che in natura l'essere (la natura) coincide con il dover essere, anche se in questo modo Jonas certamente non stava a difendere la vita degli animali non umani come dovere umano. Sta di fatto che, se dalla legge naturale della tendenza di ogni organismo alla sua autonservazione non si ricava il diritto alla sua autoconservazione, tutto, anche nei rapporti tra gli uomini, diventa convenzionale.Perché dovrebbe esistere il diritto dell'uomo alla vita e non il suo contrario? Perché negare che,se il diritto è solo una convenzione tra uomini, Hitler ha avuto solo il torto di perdere la guerra e nessun altro torto, mentre il nazismo è stato accusato di "crimini contro l'umanità". Ci si rende conto o non che i crimini contro l'umanità non esistono se non esiste un principio superiore alle leggi umane? I credenti possono dire che il principio superiore fa capo a Dio. Ma per piacere! -
(2)
Dostevskij ne I fratelli Karamazov fa dire a uno dei suoi protagonisti che, se Dio non esiste, allora tutto è permesso. Ma, a parte il fatto che Dostoevskij si riferiva ad un Dio evangelico, e non certo a quello del cristianesimo delle istituzioni religiose, in nome del quale si sono giustificate tutte le stragi che sappiamo (come tuttora i kamikaze islamici giustificano gli attentati credendo di essere ossequienti ad Allah, secondo le norme del Corano), un non credente a che deve appellarsi per poter dire che, se Dio non esiste, tutto è permesso? Torno ad Hitler: sfido chiunque a dirmi perché Hitler sia condannabile dalla storia. Anche i nazisti avevano i loro valori morali, che non si sono imposti soltanto perché hanno perso la guerra. E' evidente che sulla base dei asseriti valori morali (tutti culturali) "non si uscirà mai dal conflitto mortale tra valori morali" (Max Weber). Se ne può uscire soltanto con un principio che sovrasti i morali morali. Se il diritto alla vita dell'uomo dovesse dipendere dai valori morali, allora anche tale diritto sarebbe del tutto convenzionale. Ma questo principio non può essere convenzionale,nel senso che non può dipendere da leggi umane, altrimenti si rimane all'interno dei valori morali. E saremmo da capo. Deve essere un principio naturale.E allora non si capisce proprio perché dovrebbe valere solo per la natura umana data la comune origine di tutte le forme di vita. Questo non ci si vuole mai metterlo in testa. O si crede ancora nella favola di Adamo ed Eva? Non ci si può riparare dietro la solita solfa della dignità della persona umana, altrimenti bisognerebbe riconoscerla anche ai peggiori criminali. Al contrario, l'uomo può valere meno di un qualsiasi animale non umano, il quale agisce per istinto, e dunque non può essere responsabile di ciò che fa, al contrario dell'uomo, se non è solo istinto. All'anonimo io porrei una domanda. Chi avrebbe buttato giù da una torre nel 1939 (se non prima)? Hitler o uno scarafaggio? Stia attento a come risponde. Perché se butta giù Hitler sta dando ragione a me, altrimenti attribuisce anche ad Hitler la dignità della persiona umana (anche a costo di 40 milioni di morti) e bisogna ritenere superiori agli animali non umani anche i peggiori criminali. Se non esistesse il dovere di rispettare la legge naturale della tendenza di ogni essere vivente alla sua autoconservazione si arriverebbe all'assurdo che l'uomo avrebbe il diritto di distruggere la natura, di essere padrona di essa, essendo egli stesso parte della natura, per cui la distrizione della natura sarebbe un'autodistruzione della natura. Ma ciò in contrasto con la legge naturale della tendenza degli esseri viventi alla loro autoconservazione. E così ho anche evitato di usare l'espressione "diritto naturale", che una connotazione antropomorfica. Ma i conti tornano lo stesso.
Questo è il blog del prof. Pietro Melis, autore del testo intitolato "Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche".
sabato 17 settembre 2011
IL DIRITTO NATURALE IL SOLITO GRANDE ASSENTE AL FESTIVAL DELLA FILOSOFIA (FESTIVAL DELLE STRONZATE ANTROPOCENRICHE) . ERUDITO E VUOTO REMO BODEI
Traggo spunto da un commento lasciatomi pochi giorni fa nel mio post del 30 dicembre 2010 da uno che si firma TUTTO E' CORPO . Ecco le mie risposte sul diritto naturale.
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