venerdì 21 ottobre 2011

ECCO IL POSSIBILE FUTURO DELLA LIBIA A CAUSA DI UN OCCIDENTE GOVERNATO DA PAZZI

Mi limito a riportare un articolo di Maria Giovanna Maglie dal quotidiano libero del 22 ottobre


Gheddafi, giustizia sommaria Finisce una guerra da matti. Il futuro della Libia incerto: aTripoli ora comanderanno gli islamisti, mentre Londra e Parigi ci stanno soffiando gli affari
Libero-news.it


Crudele e grottesco, disgustoso e surreale, sangue e cellulari, lo spettacolo dell’esecuzione e del linciaggio di Muammar Gheddafi, e della volgarità dei suoi assassini, la Nato che nasconde la mano che ha colpito per mesi e mesi in tutti i modi e a qualunque costo, gli insorti che non sarebbero mai stati in grado di sconfiggere il raìs con le armi e nel cuore di una parte del popolo e oggi si esaltano come cannibali, consegna il dittatore libico a un pantheon degli eroi nel quale mai avrebbe meritato di comparire; consegna anche alcuni presidenti, premier, ministri, esponenti politici e commentatori televisivi e non occidentali, compresi alcuni ministri del governo italiano e quasi tutti gli esponenti dell'opposizione, al disgusto del giudizio di chi sappia guardare immagini e fotografie, di chi sappia ancora riconoscere la verità dalle bugie.


Ministro Franco Frattini, quanto ancora a lungo intende raccontarci che con la morte di Gheddafi la guerra è finita e ha vinto il popolo libico, è prevalsa la pace e l'unità, soprattutto a chi la dice la storiella che l'Italia è in prima fila fra i partner privilegiati degli affari già in atto con il non ancora costituito nuovo governo libico, figuriamoci, visto che gli accordi li hanno stipulati con Francia e Inghilterra, figuriamoci poi visto che ancora il governo, e democratico, non c’è.? Allah è grande, questa è l'unica certezza che abbiamo, e se ha voltato le spalle a un sanguinario dittatore che aveva fatto la pace con l'Occidente e si era messo in pensione da terrorista, non sappiamo ancora quali estremisti, salafiti, qaedisti, Fratelli musulmani, sempre nel nome di Allah, ne prenderanno il posto, tantomeno a quale costo per noi italiani, che stiamo come si potrebbe dire a un tiro di sputo dai loro profughi e dai loro colpi. La forma è sostanza, e nella vicenda libica tutt'e due sono state disinvoltamente calpestate.

Non è solo una questione di stile, rischiamo di pagare carissimo tanto conformismo. Con quale faccia tosta oggi, per fare un esempio, il premier inglese David Cameron dice che le vittime della strage di Lockerbie sono vendicate, visto che l'Inghilterra e gli Stati Uniti avevano in perfetta libertà deciso di tirare una riga e stipulare un accordo ufficiale su quella vicenda? Se gli hanno consegnato il responsabile? Con quale doppiezza il presidente francese Sarkozy inneggia alla morte del nemico quando è stato uno di coloro che lo hanno accolto con tutti gli onori? Tutti insieme, in Europa e a Washington, dove è presidente un grande mistificatore della realtà sulla presunta primavera araba, uno che parla di rivoluzione come di un picnic sul prato della Casa Bianca, un Barack Obama che non è in grado né di spiegarci né di convincerci che gli interessi davvero che ai dittatori conosciuti d'Egitto, Tunisia, Libia, non si stiano sostituendo direttamente i terroristi islamici, hanno cercato di fare affari con il rais, e ne accarezzavano i capricci.

Solo che fino a un anno fa la parte del leone la facevamo noi italiani, dopo faticosi anni di faticosissime trattative, a dire la verità costose, ma trasversalmente volute e dal centro sinistra e dal centro destra al governo, non è vero onorevole Casini, che oggi fa la verginella? Solo che oggi francesi e inglesi ci hanno fregato, non so se lo ha capito, ministro Frattini, mentre si esalta per la pagina nuova che si sta aprendo, ma dimentica di dirci che Jalil non ha firmato alcun memorandum di cooperazione, e come aveva compreso, anche se non è riuscito a opporsi al trappolone, Silvio Berlusconi.
Tra i commenti demenziali, anzi proprio infami, vi invito a cercare quello di Italo Bocchino, uno per il quale il resto del mondo esiste solo per parlare di quel che accade attorno al suo ombelico, e che si permette di paragonare il premier eletto italiano a Gheddafi.

Un deputato che invece le cose di politica estera le capisce, dev'essere per questo che non è nel governo, Souad Sbai, ci ricorda che «domani la Libia sarà governata da chi non ha voluto portare alla sbarra il Colonnello vivo, come peraltro ordinava il mandato di cattura internazionale», e si domanda come mai «i missili arrivano fino a Tripoli e non a Teheran o Ryad? Se è così semplice eliminare un dittatore e liberare un popolo, perché gli iraniani massacrati quotidianamente o le donne fantasma saudite non possono godere dello stesso trattamento?». Che è quel che sensatamente dichiara anche Fabrizio Cicchitto: «È del tutto aperta la partita su quale forza politica e religiosa prenderà la guida del Paese e quale regime verrà istituito, rimane aperto l'interrogativo sulle ragioni per le quali in Libia c'è stato un intervento armato della Nato mentre analoghi interventi non vengono fatti in Paese con regimi forse più efferati».

Li cito perché sono voci nel deserto rumorosissimo di entusiasti e queruli celebratori dell'esecuzione con linciaggio e ludibrio.
La verità? lI futuro della Libia è tutt'altro che certo. Non possiamo dire né che sarà democratica né che sarà unita. tantomeno che sarà libera da un nuovo fondamentalismo al confronto del quale le pagliacciate panarabe di Gheddafi appariranno in tutta la loro leggerezza. Volete sapere come si vive a Tripoli liberata?. Con l'accordo della Cnt, a Tripoli si è formata una milizia irregolare incontrollabile e ben armata, veterani dell'Afghanistan, ai quali è delegato il controllo dell'ordine pubblico. Gli stessi gruppi filo-qaedisti e salafiti stanno entrando nei nuovi ranghi dell'esercito e dei servizi segreti. Per ora a Parigi, a Londra e a Washington hanno deciso che vengono prima gli affari. Le sinistre pacifiste e antiimperialiste, i cattolici frementi e indignati, non rilevati. Non si diceva sempre dei Bush che a loro non interessava la libertà dei popoli, ma i pozzi petroliferi? Adesso tutti zitti.

di Maria Giovanna Maglie

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