sabato 24 dicembre 2011

DI CHI LA COLPA IN ORIGINE? DI QUEI DELINQUENTI DI GIUDICI CHE SE NE FREGANO SE PRIMA NON CI SCAPPA IL MORTO

24/12/2011 - NATALE DI FOLLIA A POTENZA

Lite per una canna fumaria:
spara e uccide 3 vicini di casa

Il raptus di un uomo 77enne
a Genzano di Lucania: morti
donna e i 2 figli, ferito il marito

genzano di lucania (potenza)

Madre e due figli uccisi a fucilate, in strada, il padre ferito ad una gamba: è il quadro della strage di Natale a Genzano di Lucania (Potenza), un paese di circa seimila abitanti sconvolti dai proiettili sparati da un fucile imbracciato da un uomo di 77 anni, in preda alla rabbia per il fastidio, i danni, i disagi provocatigli dalla canna fumaria della lavanderia gestita dalla famiglia annientata dalla sua collera, esplosa dopo anni di litigi e cause pendenti in tribunale.

L’assassino è Ettore Bruscella (e non Brucella, come riferito in un primo momento), di 77 anni, bloccato dai Carabinieri: ha ucciso Antonietta Di Palma, di 55, che gestiva la lavanderia, e i suoi due figli, Maria Donata Menchise (31 anni) e Matteo Menchise (27); ha ferito il capofamiglia, Leonardo Menchise, di 60 anni, ricoverato nell’ospedale San Carlo di Potenza. I medici lo stanno operando: ha una grave ferita ad una gamba. Tutto è successo in pochi minuti, ma la sequenza dei fatti è da film dell’orrore: a testimoniarlo è la posizione dei corpi delle tre vittime della follia omicida di Bruscella. Il cadavere di Di Palma è appena fuori dalla lavanderia, che si trova in una zona di Genzano di Lucania vicina alla villa comunale. I corpi dei suoi due figli, invece, sono più distanti: i due giovani hanno cercato di fuggire, di sottrarsi all’assassino, trovando scampo forse in un garage, ma non vi sono riusciti.

Bruscella li ha uccisi senza pietà. Poi ha cercato di «completare» la strage, sparando anche a Leonardo Menchise, nella sua casa: ma lo ha soltanto ferito, benchè gravemente. I pochi minuti di terrore che hanno falciato tre vite e distrutto il clima natalizio di Genzano di Lucania sono tutti nel movente di Bruscella: la canna fumaria della lavanderia e i fumi che ne uscivano gli davano fastidio. Fra lui e la famiglia Menchise - ricordano tanti che sono tenuti lontani dai Carabinieri, in via Vulture, la scena della strage, per poter raccogliere e catalogare gli elementi utili all’inchiesta - i dissidi avevano assunto da tempo la forma della carta bollata, delle querele, degli avvocati, dei processi. C’è chi parla di una vera e propria «ossessione» di Bruscella per quella canna fumaria. Gli investigatori, che hanno già interrogato alcune persone e altre saranno ascoltate nelle prossime ore, devono stabilire se il triplice omicidio sia il frutto dell’ennesimo litigio oppure di un impulso improvviso che ha spinto Bruscella a sparare.

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