lunedì 9 gennaio 2012

ESSERE O NON ESSERE? QUESTO E' IL PROBLEMA

To be or not to be? That is the question

Pietro Melis on 30 novembre 2011 at 4:52 am

Ad Alessandro Consonni. Splendido il suo articolo (riportato nel mioblog il 30 novembre) sul suicidio di Lucio Magri. Sono Pietro Melis autore del libro IO NON VOLEVO NASCERE (Bastogi editore). Coerentemente non ho voluto figli. La cosa più giusta fatta nella mia vita è di essere riuscito a convincere una partner ad abortire. Non fu mia la colpa. Insistette lei e si spacccò il preservativo. Scriva il mio nome e cognome seguito dal titolo del libro e saprà di me. Maledetti quei due che mi hanno fatto nascere. Ho terrore di tornare nel nulla.



  1. alessandro consonni on 30 novembre 2011 at 7:41 pm

    Carissimo Prof. Pietro Melis Ti ringrazio moltissimo per il commento e sono onorato di essere stato pubblicato sul Tuo Blog! E’ abbastanza scontato che, pur non conoscendoci, avendo un pensiero agnostico comune, sicuramente abbiamo molti punti di convergenza intellettuale e di etica morale laica! In merito alla Tua paura del nulla, rilassati, pensa semplicemente a quanto stavi bene prima di nascere !? Ebbene carissimo Pietro Melis non Ti preoccupare dopo il nostro trapasso sarà esattamente come prima della nascita, perchè angosciarsi ??? Tranquillo caro Prof. è l’amore e l’odio umano che fa soffrire non il nulla della pre nascita o della dopo morte !? Io piuttosto è della sofferenza fisica che occorre per morire che ho qualche dubbio !? Spero che la sofferenza fisica necessaria per morire noi che non la ricorderemo come avvenuto e superato brillantemente quando siamo nati !? Tranquillo Prof. anche la sofferenza che subiremo per la morte, non avremo la possibilità di ricordarla !? AhaaaaaaaaAhaaaaaaaAhaaaaaaa ma chi se ne frega !!! Grazie Prof. Tu con questo Tuo commento sei stato molto gentile grazie ancora !!! Un abbraccio

  2. Guido on 27 dicembre 2011 at 11:06 am

    Grazie per aver scritto verità tanto scomode!
    Bello sarebbe che le religioni cercassero veramente la verità; in realtà cercano bugie da raccontare e raccontarsi per sfuggire alla paura della morte.
    Epicuro resta sempre attualissimo:
    “Abituati a pensare che nulla è per noi la morte, poiché ogni bene e ogni male è nella sensazione, e la morte è privazione di questa. Per cui la retta conoscenza che niente è per noi la morte rende gioiosa la mortalità della vita; non aggiungendo infinito tempo, ma togliendo il desiderio dell’immortalità. Niente c’è infatti di temibile nella vita per chi è veramente convinto che niente di temibile c’è nel non vivere più. Perciò stolto è chi dice di temere la morte non perché quando c’è sia dolorosa ma perché addolora l’attenderla; ciò che, infatti, presente non ci turba, stoltamente ci addolora quando è atteso. Il più terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo più. Non è nulla dunque, né per i vivi né per i morti, perché per i vivi non c’è, e i morti non sono più. Ma i più, nei confronti della morte, ora la fuggono come il più grande dei mali, ora come cessazione dei mali della vita la cercano. Il saggio invece né rifiuta la vita né teme la morte; perché né è contrario alla vita, né reputa un male il non vivere. E come dei cibi non cerca certo i più abbondanti, ma i migliori, così del tempo non il più durevole, ma il più dolce si gode.”

  3. Pietro Melis on 9 gennaio 2012 at 2:35 am

    Caro Alessandro

    una volta precipitati nel nulla non possiamo più avere paura nemmeno del nulla. Ma il fatto è che la vita è per me una sofferenza proprio perché mi fa soffrire il pensiero del nulla. Né mi consola quanto scrisse Ludwig Buchner (Forza e materia): è più angosciante il pensiero del nulla o non è più angosciante il pensiero che dopo morti non possiamo più morire (se esiste l’immortalità,n.d.r.)? E’ come se subissimo un’anestesia totale per l’eternità (infatti si sa che in anestesia totale non si sogna). Epicuro non l’ho mai sopportato per quella frase banale: la morte non esiste perché quando vi è lei non ci siamo noi e quando ci siamo noi non vi è lei. Ludwig Wittgenstein (Tractatus logico-philosophicus) disse che non è vero che la morte fa parte della vita: “La morte non è evento della vita; la morte non si vive”. Da qui il suo misticismo finale nel credere in “ciò di cui non si può parlare e di cui bisogna tacere” (Dio) perché fuoriesce dall’unico linguaggo sensato che è quello della logica matematica, in cui si mostra il mondo. Per dare un senso al mondo, che non ha alcun senso, Wittgenstein doveva ricorrere nel silenzio dell’ineffabile al non senso di Dio per dare un senso al mondo. Preferisco Wittgenstein a Epicuro. “Vi sono più cose in terra e cielo Orazio di quante ne sogni la tua filosofia” (Amleto, atto III). Meglio essere certi di nulla di ciò che è il mondo.

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1 commento:

  1. INVECE DI INSULTARLO LE FAREBBE BENE LEGGERE ATTENTAMENTE EMANUELE SEVERINO.VISTO CHE LEI HA TERRORE DEL NULLA LE MOSTRREBBE LA GIOIA CHE CI ATTENDE.è IL NULLA A NON ESISTERE.MA CAPIRE SEVERINO RICHIEDE IMPEGNO MENTE SGOMBRA DA PREGIUDIZI ECT....CMQ LEI HA LO STESSO TERRORE CHE HANNO I CATTOLICI.UNA INTIMA MANO VI COLLEGA....RIFLETTA RIFLETTA

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