Leggendo le recensioni sull'ultimo libro di Edoardo Boncinelli La
scienza non ha bisogno di Dio ho pensato di allungare il
titolo per completarlo. Avrei potuto aggiungere
scherzosamente ma Dio non ha bisogno di Boncinelli. Ma
sarebbe troppo polemico e Boncinelli non merita che gli si faccia
dell'ironia perché è uno scienziato degno di stima. E il suo libro
non è nemmeno antireligioso. Dice puramente la verità. La stessa
verità che Laplace disse a Napoleone che gli aveva domandato come
mai nei suoi trattati di fisica non apparisse Dio. Laplace gli
rispose: non ho mai avuto bisogno di questa ipotesi. Forse sarebbe
meglio completare il titolo del libro di Boncinelli scrivendo ma
Dio non ha bisogno della scienza. Intendendo dire che la
scienza non può rispondere a tutte le domande che si pongono al
limite della conoscenza, come nella cosmologia. Partendo dalle
recensioni del libro di Boncinelli sono arrivato al sito di Enzo
Pennetta e da qui (non ricordo come) al sito di UCCR(Unione Cristiani Cattolici Razionali) e ho letto
l'articolo del cattolico prof. Masiero (fisico teorico
dell'Università di Padova) sulla pretesa di Hawking di spiegare la
creazione dal nulla. Vi sono 131 commenti all'articolo di Masiero.
Avrei voluto lasciare il mio ma non vi sono riuscito. Come mai non è
possibile aggiungere altri commenti?
Anch'io, pur agnostico, considero, come il prof. Masiero, S.
Tomaso, se non il maggiore, uno dei maggiori
filosofi (se li si vuole contare con cinque dita). Riconobbe
che è impossibile dimostrare la creazione dal nulla. Essendo
agnostico (l'ateismo è una sorta di dogmatismo al contrario) è tutta
la vita che mi tormento a causa di certezze sulla verità
dell'universo (o pluriverso). Mi sono occupato anche per tanti anni
di biologia evoluzionistica (scrivendo Biologia e filosofia.
Origine della vita ed evoluzione biologica. Casualità e necessità,
1999, pagine 518 nel Quaderno n. 43 degli Annali della Facoltà di
Scienze della formazione di Cagliari). Tutta la mia esposizione
(comprendente anche la teoria dell'origine della vita di Mario
Ageno) è fondata su una concezione neodarwiniana a causa
dell'incidenza determinante della casualità. Ma il fatto è che in
laboratorio non si è mai riusciti a riprodurre artificialmente un
DNA senza usare uno stampo precedente (batterio e virus). Ricordo
gli esperimenti di Stanley Miller del 1953 sottoponendo a scariche
elettriche una miscela di acqua, metano, ammoniaca e idrogeno
molecolare, riproducente l'atmosfera primitiva e da cui ricavò una
percentuale di amminoacidi. Esperimento ripetuto da Leslie Orgel nel
1974. Altro esperimento fu quello di Sol Spiegelmann, che privò un virus
del suo rivestimento proteico inserendogli un meccanismo di
replicazione diverso da quello che il virus avrebbe preso dalla
cellula e aggiunse in provetta ua soluzione di nucleotidi liberi
alimentanti l'acido nucleico dell'RNA del virus. Il risultato fu che
il virus incominciò a replicarsi dando origine a virus mutanti per
errori di copiatura della sequenza nucleotidica e non aventi più
bisogno del meccanismo di replicazione che gli era stato inserito.
Aggiungendo del veleno si notò che la replicazione diminuiva ma sui
virus mutanti agiva una selezione naturale che lasciava sussistere
dei virus resistenti al veleno. Vedere su questi esperimenti il
commento di Freeman Dyson (L'origine della vita), che
propende per la teoria di Oparin (L'origine della vita)
secondo cui la vita ebbe un'origine proteica, con la priorità della
formazione degli aminoacidi rispetto a quella degli acidi nucleici
del DNA). Manfred Eigen (Il gioco), che sostiene la priorità
della formazione del DNA, invece di un virus usò dei nucletidi
liberi a cui aggiunse un meccanismo di replicazione e si formò una
molecola di RNA per fasi successive di una evoluzione graduale
cumulativa regolata dalla selezione naturale. Da questi esperimenti
possono trarsi le seguenti considerazioni. 1) Sinora non si è
riusciti a creare in laboratorio un essere vivente partendo da
sostanze inorganiche. Si è riusciti soltanto a modificare un
organismo come il virus partendo da un altro virus od ottenendo un
RNA con dei nucleotidi (che sono componenti primordiali dell'RNA e
del DNA). Ma non si è ancora riusciti a ricavare un RNA o DNA da
sostanze inorganiche. Il tanto decantato da Boncineli esperimento di Craig Venter, che avrebbe mutato il DNA di un virus non apporta dunque alcunché di nuovo. Non è stato infatti creato un virus ma ne è stato modificato un altro. Ciò potrebbe andare a favore di chi afferma
un'origine non naturale della vita. 2) Ma a favore della mancanza di
un disegno intelligente della natura vi è l'osservazione che la
selezione naturale agisce sin nella replicazione dei protorganismi,
le cui mutazioni appaiono come derivanti da errori di copiatura. Vi
è dunque un punto debole in ogni teoria sull'origine della vita,
anche se vi sono tanti argomenti che congiurano contro un disegno
intelligente della natura, anche a causa di tutte le estinzioni che
si sono avute. Se non ricordo male (non voglio andare ora a
riprendere il mio libro) quelle esistenti sono circa il 2% di quelle
che sono esistite. E tuttavia vi è stato un grande zoologo cattolico
come Pierre Grassé che (L'evoluzione del vivente) non ha
rininciato a criticare l'evoluzione darwiniana sulla base di una
concezione finalistica dell'evoluzione basata sul concetto di
"ideomorfi", nel senso che la natura avrebbe percorso degli stadi
predeterminati da una sorta di idee platoniche che erano già incluse
potenzialmente nei protorganismi, anche se Grassé, considerando
tutte le estinzioni, per esempio quella dei mammaliani (nella fase
di passaggio dai rettili ai mammiferi) scrive che è meglio
rinunciare atrovare Dio nella natura perché ne ricaveremmo una sorta
di semidio, un ectoplasma di divinità. Un noto genetista, Giuseppe
Sermonti, antidarwiniano, considerò le specie come modelli di
sviluppo di archetipi preesistenti inclusi in un piano
organizzativo. Non si può tacere degli aggiustamenti
strutturalistici alle teorie neodarwiniane portate dai morfologi
come Bateson, Goodwin e Webster, che ritengono che l'evoluzione sia soggetta
a strutture morfogenetiche che non sono derivabili dalle
informazioni del DNA. Le forme degli organismi in questo senso
sarebbero degli "universali biologici".
Ai sostenitori di un disegno intelligente faccio notare, tra tante
altre cose: 1) Se 65 milioni di anni fa non fosse caduto un
meteorite nella penisola dello Yucatan (Messico) con la conseguenza
di una glaciazione che fece sparire i grandi rettili non vi sarebbe
stata l'evoluzione dei mammiferi e la conseguente comparsa ultima
dell'uomo. E chi scagliò il meteorite? Dio? Forse per abbreviare il
corso dell'evoluzione? 2) All'inizio dell'espansione dal supposto
Big Bang dopo il punto di singolarità (massima concentrazione di
energia) prevalse la materia sull'antimateria (riscontrabile oggi
solo nei raggi cosmici o nelle particelle sottoposte ad alte
energie). Si sarebbe formato il nostro sistema solare se invece
della materia fosse prevalsa l'antimateria? O fu Dio a far prevalere
la materia? I credenti debbono rispodere anche a questa domanda.
Come si vede, vi sono argomenti contro un disegno intelligente e non
casuale della natura, ma è anche vero che non tutto la scienza può
spiegare ai limiti della conoscenza dell'universo. Mi sovvengono
alcuni versi del Carducci: "Meglio era sposar te bionda Maria,
meglio oprando obliar, senza indagarlo, questo enorme mister
dell'universo".
Ma a parte le dispute scientifiche, si deve aggiungere che la
selezione naturale è, da un punto di vista umano, così crudele che è
difficile pensare ad un Dio buono e misericordioso come quello che
ci è presentato dal cristianesimo. A me la natura appare così mal
fatta, con tutte le malattie di origine genetica (indipendenti cioè
dall'uomo, pur colpevole dei dissesti ambientali e dell'inquinamento
terrestre), che mi diventa impossibile pensare che esista un disegno
intelligente. E poi, come ha osservato il matematico Penrose (La strada che porta alla realtà), non è possibile pensare
che esista un Dio così sprecone se gli sarebbe bastato, nel gioco
dei grandi numeri, creare un universo molto piccolo per creare le
condizioni di vita intelligente non soltanto sulla Terra ma anche su
altri pianeti di altri sistemi solari.
Fatta questa premessa torno a Boncinelli per dire che ho pubblicato
recentemente per l'editore ZONA un libro di 116 pagine intitolato ADDIO
A DIO. Sottotitoli: Dialogo con Dio chiedente perdono. "Beati
coloro che non credono in Dio se...Essi sarano i primi nel regno
dei cieli".IO NON VOLEVO
NASCERE (titolo del mio penultimo libro. Sottotitoli: Un
mondo senza certezze e senza giustizia. Filosofi odierni alla
berlina). Entrare nel sito dell'editore alla voce ZONA
contemporanea per leggere la sinossi e la quarta di copertina.
Questo mio libro potrebbe essere complementare a quello di
Boncinelli. Se Boncinelli ha voluto asserire una verità arcinota,
che la scienza non ha bisogno di Dio (anche perché altrimeti non
sarebbe vera scienza) io mi sono dovuto assumere un compito assai
più gravoso. Quello di dimostrare che gli atei e gli agnostici non
hanno bisogno di Dio per salvarsi l'anima. Sin qui nulla di
apparentemente originale. Lo ha detto anche Giovanni Paolo II quando
disse che basta essere giusti per salvarsi, ma non accorgendosi che
in tal modo non poteva giustificare e rendeva del tutto inutile il
suo proselitismo viaggiando continuamente in tutti i continenti e
che si condannava alla disoccupazione. Il fatto è che il mio
discorso va più avanti nell'affermare che i non credenti che
rispettano la giustizia (fondata sul diritto naturale) hanno
maggiori meriti di fronte a Dio (se esiste) rispetto ai non
credenti. Infatti i non credenti che rispettano la giustizia non
sono degli opportunisti come i credenti. Vedere a questo proposito
la tesi di Kant sull'imperativo categorico nell'azione morale, che
per essere tale deve prescindere dall'esistenza di Dio. Ma la mia
tesi è ricavata da una lettura nuova di tutti i passi più importanti
delle Lettere di S. Paolo e dei Vangeli. Qui sta la novità. Metto
d'accordo i credenti e i non credenti senza nascondere invidia per i
credenti se in questo modo riescono a superare la disperazione di un
non credente come me di fronte alla prospettiva del ritorno nel
nulla. Ché a questo servono le religioni: a porre rimedio alla
disperazione del nulla. Ed è per questo che
Certo è che, se esistesse un aldilà, esso sarebbe assai povero
rispetto alla Terra se fosse abitato solo da anime umane. E sarebbe
anche ingiusto perché non si potrebbero ritrovare quei grandi e
sinceri affetti che ci diedero tanti animali non umani che vissero
come nostri familiari e spesso furono migliori dei familiari umani. E
sarebbe una grande ingiustizia per tutti gli animali che gli uomini
hanno sacrificato ai loro interessi ritenendosi padroni della Terra,
uccidendoli nella caccia o facendoli nascere in schiavitù per
cibarsi di cadaveri dopo avere loro sottratto la breve vita nei
mattatoi tra grandi sofferenze.
Io da agnostico ricordo ai cristiani che si cibano di cadaveri un
passo della Lettera ai Romani (8,21) di S. Paolo in cui si dice che
tutte le creature "saranno liberate dalla schiavitù della corruzione
umana per ottenere la libertà propria deifigli di Dio", dopo essere
state contaminate "dall'insulsaggine peccatrice dell'uomo", per cui
(aggiunge Ugo Vanni nel commento alla Lettera ai Romani, ed. San
Paolo) saranno restituite alla loro essenzialità ripagate di tutte
le sofferenze causate dallo stato di sottomissione forzata, così da
estendere la salvezza al mondo infraumano.
Gentile Professore,
RispondiEliminaconvengo che la scienza non abbia bisogno di Dio e viceversa. Comprendo pienamente la disperazione in cui ci si trova una volta negato Dio. Non capisco perché si possa credere in una qualche giustizia non credendo in un fine dell'esistenza.
Mi sembra che credenti e non credenti tendano ad essere accomunati da una immagine piuttosto banale di Dio. Come dice il Profeta Isaia i pensieri di Dio sono troppo superiori a quelli umani per poter essere rinchiusi in schemi così semplici.
Nell'universo è intrinseca una buona dose di casualità, senza la quale tutto sarebbe rigido e monotono come un orologio. L'universo (e la vita e la cultura e l'arte ...) sono così belli e variegati non perché perfettamente ordinati, ma proprio perché c'è la fondamentale componente casuale nella natura e la libertà umana. Le catastrofi e le sofferenze esistono come conseguenza della casualità nella natura e della libertà dell'uomo. Un Dio infinitamente più sapiente dell'orologiaio del progetto (supposto) intelligente può ben aver voluto questo mondo così ricco e complesso e necessariamente drammatico. Il Cristianesimo ci propone un Dio che ci ama nella sofferenza della nostra autentica libertà e ci propone la salvezza da questa sofferenza nell'amore, non l'automatismo asettico di una macchina perfetta nella quale non c'è sofferenza solo perché tutto è predeterminato e fisso.
Mi pare che anche sul Paradiso le idee siano un po' troppo semplicistiche.
Avrei preferito che non avese lasciato il commento da anonimo. Tutte le religioni sono nate in epoche di ignoranza. Pertanto non hanno alcuna credibilità. Esse portano al relativismo. Non danno alcuna certezza. Non esistono profeti, esistono solo invasati, come il da lei citato Isaia. La casualità contraddice un disegno intelligente della natura. La catena alimentare preda-predatore non da certamente un'immagine che giustifichi un dio che ami le sue creature. Si può essere sapienti anche nella crudeltà. Jago nell'Otello di Verdi canta l'aria "Credo in un dio crudele...".
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