mercoledì 4 aprile 2012

GOVERNO MONTI ASSASSINO DELLE IMPRESE. PARTITI CORROTTI. COME BASTONARLI. BENTORNATO MARX

E' necessaria una rivoluzione come sciopero fiscale contro un governo che sta uccidendo le imprese. Nemmeno il governo dei professori ha posto rimedio all'assurdo delle imprese che debbono pagare le tasse su ciò che hanno fatturato pur non essendo state ancora pagate dalle amministrazioni pubbliche. Conseguentemente si trovano di fronte all'alternativa o licenziare o chiudere. L'equitalia è un'organizzazione a delinquere che si sottrae ad ogni forma di contestazione di fronte ad un Tribunale che sappia costituire una difesa delle buone ragioni di un imprenditore che si vede pignorare l'azienda con i suoi immobili perché non ha pagato le tasse su ciò che ancora non ha incassato e deve ancora incassare dalle amministrazioni pubbliche, che pagano con ritardo di anni, mentre lo Stato pretende di essere pagato subito in tasse su ciò che deve pagare al contribuente come remunerazione del lavoro fatto. E' una situazione assurda. I partiti bisticciano tra loro sulla legge elettorale perché ognuno pensa ad una legge che sia più favorevole ai suoi interessi e non all'interesse dell'elettorato, spogliato della possibilità di decidere secondo un criterio di proporzionalità. L'unica legge elettorale che rispetti la volontà dell'elettorato è una legge fondata sul proporzionale senza premio di maggioranza. Il sistema elettorale migliore in questa situazione è quella che viene applicata nelle elezioni comunali. Ogni partito al primo turno si presenta o da solo o all'interno di una coalizione.Al secondo turno si deve decidere tra due coalizioni o i due partiti cha abbiano avuto un maggior numero dei voti.
Ma bisogna tener conto anche del NON VOTO di quelli come me che non si sentono rappresentati da alcun partito. Non è vero che gli assenti hanno sempre torto. Gli assenti possono essere quelli che sono nauseati da un sistema di partiti corrotti che hanno come fine solo quello di rubare soldi ai cittadini con i rimborsi elettorali. Vi sono in Italia 8 milioni di parassiti che vivono solo di politica. A incominciare da noti squallidi personaggi che fuori della politica non hanno alcun mestiere e diverrebbero dei disoccupati. Pensate, per esempio, a Veltroni, a D'Alema, a Bersani, a Fini, a Rosy Bindi, a Bossi, etc., etc. Che sarebbero capaci di fare questi individui se tolti dalla politica? Eppure un giorno andranno in pensione oltre i 70 anni godendosi una dorata pensione a compenso di una vita da parassiti della politica intesa come ricerca del potere e non come servizio pubblico prestato temporaneamente. Non dovrebbe esistere alcuna pensione per gli ex parlamentari. I quali dovrebbero avere la pensione che meriterebbero soltanto in relazione a quel mestiere o a quella professione che avrebbero dovuto avere già prima di dedicarsi alla politica. Solo così non vi sarebbe l'arrembaggio alle poltrone. La politica cesserebbe di essere una professione sostitutiva di quella che questi individui avrebbero dovuto avere nella vita già prima di dedicarsi alla politica. Quanti ex parlamentari dobbiamo mantenere con le tasse?
Ho scritto più di una volta che dovrebbe esistere il PARTITO DEI NON VOTANTI. Solo così si ridurrebbe il numero di quella palude di peones che scaldano le poltrone approvando leggi imposte dai capi partito e che essi non conoscono nemmeno nel momento in cui calcano un pulsante per decidere con il loro voro. Farsa di democrazia. Il PARTITO DEI NON VOTANTI può essere istituito in base ad una legge di iniziativa popolare. Bastano 50.000 firme in base all'art. 71 della Costituzione. Poi si vedrebbe chi sarebbero coloro che avrebbero il coraggio di opporsi ad una legge di iniziativa popolare che riducesse il numero degli eletti in proporzione al numero dei non votanti (fatta salva una soglia fisiologica del 15-20% di non votanti). Chi si opponesse ad una tale legge finalmente getterebbe la maschera e l'elettore capirebbe che un individuo simile meriterebbe solo di essere trombato. Di fronte ad una tale legge vi sarebbe la corsa al non voto, e questa massa di parassiti della politica non potrebbe più avere la pretesa arrogante di rappresentare la volontà popolare. Purtroppo la Costituzione è stata blindata con l'art. 138 perché esclude che una riforma costituzionale possa essere proposta con un referendum propositivo. Infatti i costituenti, antidemocratici, hanno introdotto solo il referendum abrogativo ma si sono ben guardati dall'introdurre anche quello propositivo di una legge saltando le pastoie del parlamento. Di modo che uno, una volta eletto, risulta libero da vincoli di mandato e può fare il saltimbanco saltando durante il mandato da un partito all'altro secondo le sue convenienze, e il partito che lo accoglie si sente naturalmente obbligato a premiarlo promettendogli un collegio sicuro per la rielezione. La politica ridotta a mercimonio. In questa situazione, tra governo fallimentare dei "professori" amico delle banche e nemico dei lavoratori e partiti alla deriva che si sono dovuti arrendere ai "professori" per propria incapacità di trovare essi una soluzione diversa alle tante assurdità ed ingiustizie da cui siamo vessati l'unico segnale che serva come bastonata è IL NON VOTO, che serve a ridimensionare l'arroganza di chi vorrebbe tornare a comandare senza spazzare via tutte le ingiustizie che nascono prima di tutto dai favoritismi della politica corrotta. Il NON VOTO serve almeno a sbarazzarci di molti individui spedendoli a casa pe sempre lasciandoli disoccupati, come essi hanno lasciato e lasciano disoccupati i lavoratori ridotti a merce in funzione di un maggiore profitto anche quando il licenziamento non sia l'unico rimedio per evitare la chiusura di una azienda che sia in passivo . BENTORNATO MARX, nonostante il suo errore (tratto dall'economista inglese Ricardo) di avere considerato il profitto come derivante da un certo numero di ore non retribuite dal datore di lavoro. E' qui che la teoria marxiana dell'equivalenza tra lavoro e valore della merce prodotta ha dimostrato tutta la sua insufficuenza economica, non avendo tenuto conto della rarità della materia prima e delle leggi di mercato che contribuiscono a stabilire il valore della merce secondo la legge della domanda e dell'offerta. Ma a favore di Marx rimane il fatto che egli considerò il lavoro non come merce ma come bene primario da liberare dalla ricerca di un maggiore profitto.

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