Nel 1982 il governo affidò la presidenza dell'IRI a Romano Prodi.
La nomina di un economista (seppur sempre politicamente di area
democristiana, come il predecessore Pietro Sette) alla guida
dell'IRI costituiva in effetti un segno di discontinuità rispetto
al passato. La ristrutturazione dell'IRI durante la presidenza
Prodi portò a:
la cessione di 29 aziende del gruppo, tra le quali la più grande fu l'Alfa Romeo, privatizzata nel 1986;la diminuzione dei dipendenti, grazie alle cessioni ed a numerosi prepensionamenti,soprattutto nella siderurgia e nei cantieri navali;la liquidazione di Finsider, Italsider ed Italstat;lo scambio di alcune aziende tra STET e Finmeccanica;la tentata vendita della SME al gruppo CIR di Carlo De Benedetti, che venne fortemente ostacolata dal governo di Bettino Craxi. Fu organizzata una cordata di imprese, comprendente anche Silvio Berlusconi che avanzarono un'offerta alternativa per bloccare la vendita. L'offerta non venne poi onorata per carenze finanziarie, ma intanto la vendita della SME sfumò. Prodi fu accusato di aver stabilito un prezzo troppo basso (vedi vicenda SME).
Il risultato fu che nel 1987, per la prima volta da più di un decennio, l'IRI riportò il bilancio in utile, e di questo Prodi fece sempre un vanto, anche se a proposito di ciò Enrico Cuccia affermò:
« (Prodi) nel 1988 ha solo imputato a riserve le perdite sulla siderurgia, perdendo come negli anni precedenti. »
È comunque indubbio che in quegli anni l'IRI aveva per lo meno cessato di crescere e di allargare il proprio campo di attività, come invece aveva fatto nel decennio precedente, e per la prima volta i governi cominciarono a parlare di "privatizzazioni"...e poi l'EURO: http://www.youtube.com/watch?v=jcKSAFzT56k
La complicità (lo affermerà la stessa Magistratura) tra Romano Prodi e Carlo De Benedetti inizia nel luglio 1982, quando Prodi viene nominato presidente dell'IRI, il più grande ente economico dello Stato, in casa del suo storico compare Carlo De Benedetti (proprietario del gruppo Repubblica ed Espresso e di altre 30 riviste/quotidiani/settimanali/mensili in tutta Italia), nel caso di Repubblica addirittura De Benedetti ne è l'unico editorialista, quindi gli articoli se li scrive lui stesso (ci immaginiamo l'obiettività).
L'attività di Prodi dal 1982 al 2007 è stata concentrata principalmente in un solo unico compito:
Svendere (o regalare) tutti gli enti pubblici dello Stato al suo alleato Carlo De Benedetti a un prezzo irrisorio con bandi truccati.
“Chi non conoscela verità è uno sciocco,ma chi, conoscendola, la chiama bugia,è una persona sleale” (B. Brecht)
De Benedetti e la sinistra, storia di un’alleanza che ha svenduto l’Italia.
CONTINUA INPERTERRITO A FARTI DEL MALE. VOTA UN PARTITO, HAI UN FUTURO DI MERDA ASSICURATO.
Chi sia Carlo De Benedetti, è noto ai più. Colui che, entrato in Fiat, ha cercato di sfilarla agli Agnelli, i quali l’hanno sbattuto fuori senza complimenti. Acquistata la Olivetti, l’ha spolpata fino a portarla al fallimento. Entrato nel Banco Ambrosiano di Calvi ed accortosi di quanto stava accadendo, ha ricattato quest’ultimo facendosi liquidare con 60 miliardi: processato per bancarotta, è stato condannato in primo grado ad oltre sei anni e in Appello a quattro, ma l’ha passata liscia senza rinvio in Cassazione “per preclusione dell’esercizio dell’azione penale in relazione alla bancarotta”. Secondo la suprema corte, anche se è stato condannato in due gradi di giudizio non avrebbe nemmeno dovuto essere processato. Si può dire che lo squalo del capitalismo italiano abbia portato a termine il suo miglior affare con l’acquisto della tessera n. 1 del Pd, investimento che gli potrebbe rendere 560 milioni grazie alla complicità di una Procura che sembra proprio simpatizzare per quella parte politica.
Gli “intrallazzi” tra De Benedetti e il centro-sinistra durano in realtà da anni. E spesso sono stati sinonimo di grandi e oscure manovre, soprattutto con Prodi presidente dell’Iri e poi premier.
Nel 1985 Prodi, con un contrattino di appena 4 pagine (anzichè centinaia come si usa abitualmente) a trattativa privata, tenta di svendere il più grande gruppo alimentare dello Stato, la Sme, alla Buitoni di De Benedetti per soli 497 miliardi di vecchie lire.
SEGUE http://www.qelsi.it/2011/de-benedetti-e-la-sinistra-storia-di-unalleanza-che-ha-svenduto-litalia/
La P.M. Giuseppa Geremia, che indagava su Prodi, dovette lasciare l'incarico perché la madre fu minacciata di morte. Pertanto dovette trasferirsi da Perugia a Cagliari.
E qualcuno vorrebbe che questo disonesto, che ha voluto per forza fare entrare l'Italia nell'euro, e con un cambio troppo alto, avesse come premio il Quirinale.
la cessione di 29 aziende del gruppo, tra le quali la più grande fu l'Alfa Romeo, privatizzata nel 1986;la diminuzione dei dipendenti, grazie alle cessioni ed a numerosi prepensionamenti,soprattutto nella siderurgia e nei cantieri navali;la liquidazione di Finsider, Italsider ed Italstat;lo scambio di alcune aziende tra STET e Finmeccanica;la tentata vendita della SME al gruppo CIR di Carlo De Benedetti, che venne fortemente ostacolata dal governo di Bettino Craxi. Fu organizzata una cordata di imprese, comprendente anche Silvio Berlusconi che avanzarono un'offerta alternativa per bloccare la vendita. L'offerta non venne poi onorata per carenze finanziarie, ma intanto la vendita della SME sfumò. Prodi fu accusato di aver stabilito un prezzo troppo basso (vedi vicenda SME).
Il risultato fu che nel 1987, per la prima volta da più di un decennio, l'IRI riportò il bilancio in utile, e di questo Prodi fece sempre un vanto, anche se a proposito di ciò Enrico Cuccia affermò:
« (Prodi) nel 1988 ha solo imputato a riserve le perdite sulla siderurgia, perdendo come negli anni precedenti. »
È comunque indubbio che in quegli anni l'IRI aveva per lo meno cessato di crescere e di allargare il proprio campo di attività, come invece aveva fatto nel decennio precedente, e per la prima volta i governi cominciarono a parlare di "privatizzazioni"...e poi l'EURO: http://www.youtube.com/watch?v=jcKSAFzT56k
La complicità (lo affermerà la stessa Magistratura) tra Romano Prodi e Carlo De Benedetti inizia nel luglio 1982, quando Prodi viene nominato presidente dell'IRI, il più grande ente economico dello Stato, in casa del suo storico compare Carlo De Benedetti (proprietario del gruppo Repubblica ed Espresso e di altre 30 riviste/quotidiani/settimanali/mensili in tutta Italia), nel caso di Repubblica addirittura De Benedetti ne è l'unico editorialista, quindi gli articoli se li scrive lui stesso (ci immaginiamo l'obiettività).
L'attività di Prodi dal 1982 al 2007 è stata concentrata principalmente in un solo unico compito:
Svendere (o regalare) tutti gli enti pubblici dello Stato al suo alleato Carlo De Benedetti a un prezzo irrisorio con bandi truccati.
“Chi non conoscela verità è uno sciocco,ma chi, conoscendola, la chiama bugia,è una persona sleale” (B. Brecht)
De Benedetti e la sinistra, storia di un’alleanza che ha svenduto l’Italia.
CONTINUA INPERTERRITO A FARTI DEL MALE. VOTA UN PARTITO, HAI UN FUTURO DI MERDA ASSICURATO.
Chi sia Carlo De Benedetti, è noto ai più. Colui che, entrato in Fiat, ha cercato di sfilarla agli Agnelli, i quali l’hanno sbattuto fuori senza complimenti. Acquistata la Olivetti, l’ha spolpata fino a portarla al fallimento. Entrato nel Banco Ambrosiano di Calvi ed accortosi di quanto stava accadendo, ha ricattato quest’ultimo facendosi liquidare con 60 miliardi: processato per bancarotta, è stato condannato in primo grado ad oltre sei anni e in Appello a quattro, ma l’ha passata liscia senza rinvio in Cassazione “per preclusione dell’esercizio dell’azione penale in relazione alla bancarotta”. Secondo la suprema corte, anche se è stato condannato in due gradi di giudizio non avrebbe nemmeno dovuto essere processato. Si può dire che lo squalo del capitalismo italiano abbia portato a termine il suo miglior affare con l’acquisto della tessera n. 1 del Pd, investimento che gli potrebbe rendere 560 milioni grazie alla complicità di una Procura che sembra proprio simpatizzare per quella parte politica.
Gli “intrallazzi” tra De Benedetti e il centro-sinistra durano in realtà da anni. E spesso sono stati sinonimo di grandi e oscure manovre, soprattutto con Prodi presidente dell’Iri e poi premier.
Nel 1985 Prodi, con un contrattino di appena 4 pagine (anzichè centinaia come si usa abitualmente) a trattativa privata, tenta di svendere il più grande gruppo alimentare dello Stato, la Sme, alla Buitoni di De Benedetti per soli 497 miliardi di vecchie lire.
SEGUE http://www.qelsi.it/2011/de-benedetti-e-la-sinistra-storia-di-unalleanza-che-ha-svenduto-litalia/
La P.M. Giuseppa Geremia, che indagava su Prodi, dovette lasciare l'incarico perché la madre fu minacciata di morte. Pertanto dovette trasferirsi da Perugia a Cagliari.
E qualcuno vorrebbe che questo disonesto, che ha voluto per forza fare entrare l'Italia nell'euro, e con un cambio troppo alto, avesse come premio il Quirinale.
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