Berlusconi è accusato di avere evaso il fisco per sette milioni di euro. Cifra quasi irrisoria se si tiene conto delle tasse complessive che paga Berlusconi, centinaia e centinaia di milioni di euro. Ora, prima di tutto, bisogna distinguere tra evasione ed elusione. La prima soltanto è configurabile come reato più grave perché accompagnato dalla volontà di evadere il fisco. L'elusione può essere dovuta invece ad errori che l'agenzia delle entrate possa avere rilevato. E dunque in questo caso non vi è frode. Ma io mi domando chi tenga i bilanci delle varie società di cui è proprietario Berlusconi. E' difficile pensare che egli, occupato ormai quasi unicamente dalla politica, abbia il tempo per interessarsi alla stesura dei bilanci. Ma ammettiamo anche che egli sia colpevole di evasione e non di elusione. Le banche nel 2012 hanno EVASO, e non eluso, il fisco, per 340 milioni di euro versati in meno al fisco. Ma questo Stato che fa con le banche? Agevola la loro evasione fiscale perché, non potendo trovare i diretti responsabili (altrimenti dovrebbe incriminare tutti i componenti dei consigli di amministrazione), viene a patti con le banche e pur di incassare subito soldi preferisce arrivare ad una transazione accontentandosi di meno. E così le banche hanno interesse a continuare ad evadere il fisco. Ma allora perché lo Stato non ha chiesto la stessa transazione alle imprese di Berlusconi? E' chiaro che nasce il fondato sospetto che in questo caso lo si voglia far fuori giudiziariamente. Non faccio qui il difensore d'ufficio di Berlusconi, avendo smesso di votare dal 1994 (appartengo al partito di maggioranza relativa dei non votanti e ho spiegato varie volte come bisognerebbe istituirlo facendo diminuire il numero delle poltrone in proporzione al numero dei non votanti o votanti scheda bianca, fatta salva una soglia fisiologica del 15-20% di non votanti). Perciò la mia è una considerazine super partes. Il fatto è che questa magistratura è veramente politicizzata, una casa di arroganti ignoranti che si sottraggono alla responsabilità civile anche quando fanno sentenze chiaramente aberranti. Uno è stato in galera 22 anni e poi è stato riconosciuto innocente. Chi pagherà ora i danni? Lo Stato, ossia tutti i contribuenti con le tasse, mentre questa fetida casta se ne frega. Non è vero che la legge è eguale per tutti, secondo la frase che questi arroganti si pongono letteralmente dietro le spalle nelle aule giudiziarie, invece di averla di fronte. Ora si dice che la riforma giudiziaria introdurrà la responsabilità civile PERSONALE. Vedremo. Con questo pasticcio di governo la cosa mi sembra impossibile. Si tenga presente che la magistratura è divisa in tre correnti. Una si chiama "magistratura indipendente". Come dire che potrebbe esistere una magistratura dipendente. E da che cosa potrebbe essere dipendente se non dalla legge? Un'altra di chiama "magistratura democratica", di sinistra. Che diavolo c'entra la giustizia con la democrazia? Forse ciò che è giusto dipende dalla volontà della maggioranza se la democrazia significa potere della maggioranza? Questi imbecilli non si sono accorti che in questo modo stanno ammettendo che la giustizia dipende dalla diritto della forza, invece di dipendere dalla forza del diritto, che dovrebbe sovrastare la forza della maggioranza, al di là delle opposizioni politiche. Vale su questo punto quanto scriveva Tocqueville:
La tirannia delle maggioranze
"Io considero come empia e detestabile la massima secondo la quale in materia di governo la maggioranza di un popolo ha il diritto di fare tutto, e tuttavia io colloco nelle volontà della maggioranza l'origine di tutti i poteri. Sono in contraddizione con me stesso? Esiste una legge generale che è stata istituita o almeno adottata non solamente dalla maggioranza di questo o quel popolo, ma dalla maggioranza di tutti gli uomini." Alexis de Tocqueville - La Democrazia in America, 1835
"Io considero come empia e detestabile la massima secondo la quale in materia di governo la maggioranza di un popolo ha il diritto di fare tutto, e tuttavia io colloco nelle volontà della maggioranza l'origine di tutti i poteri. Sono in contraddizione con me stesso? Esiste una legge generale che è stata istituita o almeno adottata non solamente dalla maggioranza di questo o quel popolo, ma dalla maggioranza di tutti gli uomini." Alexis de Tocqueville - La Democrazia in America, 1835
Una terza corrente si chiama "Unità per la Costituzione". Quale Costituzione? Quella attuale? Se così fosse questi altri imbecilli non si accorgono che in questo modo stanno ammettendo che la Costituzione non possa essere cambiata, nonostante l'art.138, che prevede che essa possa essere cambiata con il voto dei 2/3 del parlamento oppure con la maggioranza assoluta seguita da un referendum. Insomma, siamo di fronte ad una magistratura che non si rende nemmeno conto del ridicolo della sua divisione in correnti, che non dovrebbero esistere. Non sanno nemmeno salvare le apparenze.
Nella trasmissione "L'ultima parola" (Rai2) ho sentito, oltre che Vittorio Feltri, che parlava dell'euro come una camicia di forza imposta da una farsa di Unione Europea, "una scatola vuota", il noto economista Paolo Savona ripetere che l'unica soluzione è riguadagnare la sovranità monetaria perché non è più possibile soggiacere a normative che non tengano conto delle specifiche economie dei vari Stati. Paolo Savona è solo uno dei tanti economisti che stanno dicendo che bisogna uscire dall'euro. Savona in un suo scritto ha proposto un'uscita guidata con una fase in cui vi sia la circolazione di una doppia moneta, in modo che chi ha risparmi in euro abbia la possibilità di conservare i risparmi senza svalutazione. Ma poi nel mercato interno lo Stato dovrebbe pagare gli stipendi in lire. Si dirà che in questo modo gli stipendi verrebbero tutti svalutati. Ma non si tiene conto che la legge della domanda e dell'offerta imporrebbe anche una diminuzione corrispondente dei prezzi, altrimenti i produttori andrebbero in fallimento. Al contrario, con una moneta come la lira, svalutata rispetto all'euro, si metterebbe in ginocchio prima di tutto la Germania perché finirebbe di comandare in Europa con una moneta che, essendo meno forte rispetto al marco, ha favorito sempre le esportazioni tedesche. Tornando al marco la Germania, per salvarsi, dovrebbe anch'essa svalutare il marco e i rapporti tra lira e marco si aggiusterebbero necessariamente. Mentre l'Italia, con la lira, più debole rispetto all'euro, tornerebbe ad essere competitiva nelle esportazioni. Ci è stata imposta una moneta coltivando il mito dell'Unione Europea, ed è stato aggiunto nella Costituzone, per volere di questa sciagura di Europa cosiddetta unita, la parità di bilancio. Si dice che l'economia in Italia è in recessione soprattutto a causa del debito pubblico. Ciò è assolutamente falso. Vi sono Stati come gli Stati Uniti e il Giappone che hanno un debito pubblico assai maggiore e la loro economia non è in recessione come, invece, quella di tutta la zona euro. Pur non essendo un economista (ma essendomi sempre informato sulle teorie anche opposte di diversi economisti) mi domando perché si faccia sempre riferimento al debito pubblico. Se si considerano attentamente le cose, andando oltre le cifre, il debito pubblico è un falso debito. Per varie ragioni. Innanzi tutto, se i possessori dei titoli di Stato sono solo i cittadini (e invece buona parte dei titoli italiani sono in mano agli stranieri o alle banche, e non ai cittadini italiani) il debito dello Stato è un falso debito perché ad esso corrisponde in ricchezza il risparmio dei cittadini, che sono lo Stato stesso creditore nei confronti dei cittadini, e gli interessi pagati servono ad alimentare i consumi. Aumentando i consumi aumenta la produzione e perciò l'occupazione. Basterebbe questa considerazione per far capire che il debito pubblico è un falso debito. Non basta. Se il debito servisse per finanziare opere pubblche da parte dello Stato, secondo un'economia keynesiana, sarebbe lo Stato stesso ad aumentare l'occupazione e perciò la massa di cittadini contribuenti. Si chiuderebbe così un circolo virtuoso perché, aumentando il volume delle entrate del fisco in proporzione all'aumento del numero degli occupati, e perciò dei contribuenti, diminuirebbe nel tempo anche il debito pubblico. Ma questo non può essere fatto perché la disgrazia dell'Europa cosiddetta unita ha imposto che il deficit annuale (cioè la differenza tra la spesa pubblica e il PIL) non debba superare il 3%. E infine, lo Stato, quando deve restituire il valore dei titoli in scadenza ci ha sempre guadagnato perché nel mercato secondario chi ha titoli che oggi stanno sopra il valore di mercato 100 se li vedrà restituire dallo Stato (se non li vende prima ad altri) al valore 100. Dunque lo Stato restituisce sempre moneta svalutata, mentre il possessore dei titoli solo apparentemente ci ha guadagnato. Al massimo con gli interessi ricevuti si è riparato dalla svalutazione (ammesso e non concesso che sia vera la svalutazione del 3% annuale). Per non perdere il valore del capitale investito in titoli il possessore dovrebbe rimettere nel capitale gli interessi e non mangiarseli. Se se li mangia si mangia il capitale perché nel frattempo si è svalutato, e lo Stato è l'unico che ci ha guadagnato perché restituisce alla scadenza titoli aventi un valore minore. Più lontana è la scadenza e maggiore è la svalutazione. Il debito dello Stato, se tenuto sotto controllo, in modo che gli interessi non aumentino troppo in fretta il debito pubblico, si riduce ad un falso debito perché la sua restituzione in pratica può essere rinviata all'infinito. Perché lo Stato fallisca deve capitare che i possessori di titoli di Stato chiedano tutti insieme la restituzione del valore dei titoli. Ma questo in pratica non avverrà mai. A parte il fatto che lo Stato, di fronte ad una situazione simile, puramente teorica, non potendo essere condizionato dalla volontà dei singoli investitori, potrebbe congelare i titoli a suo piacimento, pur continuando a pagare gli interessi. E allora dove sta il debito pubblico? E' una bufala.
Nessun commento:
Posta un commento