Oggi è il 17 agosto, giorno infausto in cui sono nato a causa di due individui che si sono fatti una scopata in più a mio danno. Se mia madre mi avesse abortito sarebbe stato meglio. Non sarei condannato a morte. Scrivo per distrarmi dal pensiero del ritorno nel nulla. Ma è difficile, se non impossibile, farlo capire alla gente comune, malata di luoghi comuni: stronzate direbbe il filosofo Harry G. Frankfurt (Stronzate, Rizzoli 2005).
Guai all'imbecille che mi dicesse: allora perché non ti suicidi? Si suicidi lui se ha così poco cervello da non comprendere ciò che ho detto. Poiché anche l'uomo è un animale, come ogni animale ha la tendenza a conservarsi in vita. Allora perché avvengono i suicidi? Perché solo l'uomo è capace di subire una sorta di cortocircuito culturale della vita che lo spinge a sottrarsi ad essa quando la vita per qualsiasi causa, esterna o interna, gli diventi talmente insopportabile da fargli superare il naturale istinto di conservazione. Infatti gli animali non umani non si suicidano mai. In me evidentemente non è sopravvenuto mai il cortocircuito culturale nel mio sentirmi come animale attaccato alla vita per legge naturale. Ma la vita non è per sé un bene. Appare un bene solo perché, una volta nati, la morte appare il peggiore dei mali (Hobbes, De cive, Prefazione). Se fosse un bene dovrebbe poter essere donato. Ma la vita non può essere donata perché manca il ricevente. Tranne che si dica una stronzata, cioè che il ricevente sia uno dei circa 200 milioni di spermatozoi che corrono verso l'ovulo per suicidarsi (tranne uno e raramente più di uno quando si tratti di parto gemellare non omozigote). Se ne fosse arrivato un altro sarebbe nato un altro individuo, di diversa identità. Dunque nasciamo tutti da una lotteria, da una tremenda selezione naturale sin dal concepimento.
Chi non fosse convinto di ciò che ho scritto deve sapere che il mio pensiero fu espresso anche da Oriana Fallaci nel suo libro Lettera a un bambino mai nato. La Fallaci aveva avuto un aborto involontario. E allora diede voce al figlio mai nato che ringraziò la madre che non l'aveva fatto nascere.
Guai all'imbecille che mi dicesse: allora perché non ti suicidi? Si suicidi lui se ha così poco cervello da non comprendere ciò che ho detto. Poiché anche l'uomo è un animale, come ogni animale ha la tendenza a conservarsi in vita. Allora perché avvengono i suicidi? Perché solo l'uomo è capace di subire una sorta di cortocircuito culturale della vita che lo spinge a sottrarsi ad essa quando la vita per qualsiasi causa, esterna o interna, gli diventi talmente insopportabile da fargli superare il naturale istinto di conservazione. Infatti gli animali non umani non si suicidano mai. In me evidentemente non è sopravvenuto mai il cortocircuito culturale nel mio sentirmi come animale attaccato alla vita per legge naturale. Ma la vita non è per sé un bene. Appare un bene solo perché, una volta nati, la morte appare il peggiore dei mali (Hobbes, De cive, Prefazione). Se fosse un bene dovrebbe poter essere donato. Ma la vita non può essere donata perché manca il ricevente. Tranne che si dica una stronzata, cioè che il ricevente sia uno dei circa 200 milioni di spermatozoi che corrono verso l'ovulo per suicidarsi (tranne uno e raramente più di uno quando si tratti di parto gemellare non omozigote). Se ne fosse arrivato un altro sarebbe nato un altro individuo, di diversa identità. Dunque nasciamo tutti da una lotteria, da una tremenda selezione naturale sin dal concepimento.
Chi non fosse convinto di ciò che ho scritto deve sapere che il mio pensiero fu espresso anche da Oriana Fallaci nel suo libro Lettera a un bambino mai nato. La Fallaci aveva avuto un aborto involontario. E allora diede voce al figlio mai nato che ringraziò la madre che non l'aveva fatto nascere.
Io non volevo nascere, autobiografia di Pietro Melis - Recensioni Libri
www.recensionilibri.org/.../io-non-volevo-nascere-autobiografia-di-pietr...
22/apr/2013 - Io non volevo nascere. Un mondo senza certezze e senza giustizia. Filosofi odierni alla berlina è l'autobiografia di Pietro Melis, edito da ...Io non volevo nascere - Recensione Libro.it
www.recensionelibro.it › Romanzi
Recensione Libro.it - “Io non volevo nascere” di Pietro Melis è un'analisi filosofica
Da una pagina del mio libro
La filosofia è paragonabile ad un grande ristorante con un menù
vastissimo che può accontentare con le sue portate tutti i
gusti e tutti i palati. Non ha più altro di nuovo da dire. E’
morta. Tranne…Tranne
che si esca finalmente dall’antropocentrismo dei valori morali e si
riconosca che essi hanno un’origine culturale che ha dato sempre
luogo ad un “conflitto mortale tra valori morali” (Max Weber). Da
tale conflitto si esce soltanto sostituendo ai valori morali il
diritto naturale, che, in quanto naturale, non può essere il
diritto della sola natura umana, considerando l’evoluzione
biologica e la comune origine di tutte le forme di vita. Il diritto
naturale precede l’esistenza della specie umana, altrimenti non può
esistere nemmeno per gli uomini, ed ogni diritto diventa solo una
convenzione. Il resto è soltanto un blaterare su temi ormai
triti e ritriti che non possono certamente far migliorare l’umanità
con la filosofia. O si riconosce il diritto naturale o si smetta di
continuare a scrivere di filosofia. Rimarrà il conflitto tra
diverse ed opposte concezioni filosofiche, ed ognuno continuerà
ad aggrapparsi ad una certa concezione trascurando il fatto
fondamentale che una filosofia scissa dalla conoscenza scientifica e
dall’evoluzione biologica è condannata a ripetere tutti i
luoghi comuni sulla dignità della persona umana in una
concezione malata di antropocentrismo, che è la malattia
mortale della Terra. Ma quale dignità! Come poter attribuire
una dignità anche ai peggiori criminali?
Facciamo
un esempio. La Germania nazista sta per invadere la Polonia dando
così inizio alla seconda guerra mondiale con circa 40 milioni
di morti. Chi si dovrebbe buttare giù da una torre? Hitler o
uno scarafaggio? Il papa dovrebbe coerentemente rispondere: lo
scarafaggio. Hitler è pur sempre un uomo, fatto ad immagine e
somiglianza di Dio. Periscano pure poi 40 milioni di uomini, ma
salviamo Hitler, sul cui embrione Dio aveva già posato “uno
sguardo benevolo e amoroso”, come si dovrebbe dedurre da un
discorso di Benedetto XVI fatto il 28 dicembre 2005 per condannare
l’aborto sulla base della considerazione che l’embrione è
“un prodigio divino, una piccola realtà su cui si posa
benevolo e amoroso lo sguardo di Dio, che vi vede il destino
dell’uomo”. Ma chi dubiterebbe che tale deduzione non sarebbe
degna di un individuo normale di mente? Penso che anche un non
credente preferirebbe buttare giù dalla torre Hitler. E’
evidente che, se è preferibile ciò per salvare 40 milioni di uomini, la vita di un uomo può valere meno di
quella di uno scarafaggio e che non esiste la dignità della
persona umana. Essa è solo un ideale.
Inoltre,
vi è da domandarsi perché non dovrebbe essere un
prodigio divino anche l’embrione di un qualsiasi altro animale
considerando la comune origine di tutte le forme di vita. Dio posò
uno sguardo “benevolo e amoroso” anche sull’embrione di Hitler?
E il Dio cristiano posò forse, da masochista, eguale sguardo
sull’embrione di Maometto pur vedendone il relativo destino? Dio
ama anche gli embrioni dei futuri dannati pur prevedendone la
dannazione? O Dio preferisce, comunque, la nascita di un futuro
criminale al suo aborto almeno per il piacere di condannarlo? Come si
vede, è veramente una grande stronzata (nel senso di
Frankfurt) ciò che il papa ha detto dell’embrione.
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