sabato 17 agosto 2013

IO NON VOLEVO NASCERE

Oggi è il 17 agosto, giorno infausto in cui sono nato a causa di due individui che si sono fatti una scopata in più a mio danno. Se mia madre mi avesse abortito sarebbe stato meglio. Non sarei condannato a morte. Scrivo per distrarmi dal pensiero del ritorno nel nulla. Ma è difficile, se non impossibile, farlo capire alla gente comune, malata di luoghi comuni: stronzate direbbe il filosofo Harry G. Frankfurt (Stronzate, Rizzoli 2005). 
Guai all'imbecille che mi dicesse: allora perché non ti suicidi? Si suicidi lui se ha così poco cervello da non comprendere ciò che ho detto. Poiché anche l'uomo è un animale, come ogni animale ha la tendenza a conservarsi in vita. Allora perché avvengono i suicidi? Perché solo l'uomo è capace di subire una sorta di cortocircuito culturale della vita che lo spinge a sottrarsi ad essa quando la vita per qualsiasi causa, esterna o interna, gli diventi talmente insopportabile da fargli superare il naturale istinto di conservazione. Infatti gli animali non umani non si suicidano mai. In me evidentemente non è sopravvenuto mai il cortocircuito culturale nel mio sentirmi come animale attaccato alla vita per legge naturale. Ma la vita non è per sé un bene. Appare un bene solo perché, una volta nati, la morte appare il peggiore dei mali (Hobbes, De cive, Prefazione). Se fosse un bene dovrebbe poter essere donato. Ma la vita non può essere donata perché manca il ricevente. Tranne che si dica una stronzata, cioè che il ricevente sia uno dei circa 200 milioni di spermatozoi che corrono verso l'ovulo per suicidarsi (tranne uno e raramente più di uno quando si tratti di parto gemellare non omozigote). Se ne fosse arrivato un altro sarebbe nato un altro individuo, di diversa identità. Dunque nasciamo tutti da una lotteria, da una tremenda selezione naturale sin dal concepimento.  
Chi non fosse convinto di ciò che ho scritto deve sapere che il mio pensiero fu espresso anche da Oriana Fallaci nel suo libro Lettera a un bambino mai nato. La Fallaci aveva avuto un aborto involontario. E allora diede voce al figlio mai nato che ringraziò la madre che non l'aveva fatto nascere.       

Io non volevo nascere, autobiografia di Pietro Melis - Recensioni Libri

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22/apr/2013 - Io non volevo nascere. Un mondo senza certezze e senza giustizia. Filosofi odierni alla berlina è l'autobiografia di Pietro Melis, edito da ...

Io non volevo nascere - Recensione Libro.it

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Recensione Libro.it - “Io non volevo nascere” di Pietro Melis è un'analisi filosofica, scientifica sulla nascita, la vita e la morte.
Da una pagina del mio libro

 La filosofia è paragonabile ad un grande ristorante con un menù vastissimo che può accontentare con le sue portate tutti i gusti e tutti i palati. Non ha più altro di nuovo da dire. E’ morta. Tranne…Tranne che si esca finalmente dall’antropocentrismo dei valori morali e si riconosca che essi hanno un’origine culturale che ha dato sempre luogo ad un “conflitto mortale tra valori morali” (Max Weber). Da tale conflitto si esce soltanto sostituendo ai valori morali il diritto naturale, che, in quanto naturale, non può essere il diritto della sola natura umana, considerando l’evoluzione biologica e la comune origine di tutte le forme di vita. Il diritto naturale precede l’esistenza della specie umana, altrimenti non può esistere nemmeno per gli uomini, ed ogni diritto diventa solo una convenzione. Il resto è soltanto un blaterare su temi ormai triti e ritriti che non possono certamente far migliorare l’umanità con la filosofia. O si riconosce il diritto naturale o si smetta di continuare a scrivere di filosofia. Rimarrà il conflitto tra diverse ed opposte concezioni filosofiche, ed ognuno continuerà ad aggrapparsi ad una certa concezione trascurando il fatto fondamentale che una filosofia scissa dalla conoscenza scientifica e dall’evoluzione biologica è condannata a ripetere tutti i luoghi comuni sulla dignità della persona umana in una concezione malata di antropocentrismo, che è la malattia mortale della Terra. Ma quale dignità! Come poter attribuire una dignità anche ai peggiori criminali?

Facciamo un esempio. La Germania nazista sta per invadere la Polonia dando così inizio alla seconda guerra mondiale con circa 40 milioni di morti. Chi si dovrebbe buttare giù da una torre? Hitler o uno scarafaggio? Il papa dovrebbe coerentemente rispondere: lo scarafaggio. Hitler è pur sempre un uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Periscano pure poi 40 milioni di uomini, ma salviamo Hitler, sul cui embrione Dio aveva già posato “uno sguardo benevolo e amoroso”, come si dovrebbe dedurre da un discorso di Benedetto XVI fatto il 28 dicembre 2005 per condannare l’aborto sulla base della considerazione che l’embrione è “un prodigio divino, una piccola realtà su cui si posa benevolo e amoroso lo sguardo di Dio, che vi vede il destino dell’uomo”. Ma chi dubiterebbe che tale deduzione non sarebbe degna di un individuo normale di mente? Penso che anche un non credente preferirebbe buttare giù dalla torre Hitler. E’ evidente che, se è preferibile ciò per salvare 40 milioni di uomini, la vita di un uomo può valere meno di quella di uno scarafaggio e che non esiste la dignità della persona umana. Essa è solo un ideale.

Inoltre, vi è da domandarsi perché non dovrebbe essere un prodigio divino anche l’embrione di un qualsiasi altro animale considerando la comune origine di tutte le forme di vita. Dio posò uno sguardo “benevolo e amoroso” anche sull’embrione di Hitler? E il Dio cristiano posò forse, da masochista, eguale sguardo sull’embrione di Maometto pur vedendone il relativo destino? Dio ama anche gli embrioni dei futuri dannati pur prevedendone la dannazione? O Dio preferisce, comunque, la nascita di un futuro criminale al suo aborto almeno per il piacere di condannarlo? Come si vede, è veramente una grande stronzata (nel senso di Frankfurt) ciò che il papa ha detto dell’embrione. 

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