Si può credere che giustizia fu fatta uccidendo sette giudici? Io dico di sì documentandolo sulla base di una vicenda giudiziaria civile assurda che sta durando da 16 anni a causa di un errore MATERIALE, non giuridico, di un presidente del Tribunale, a cui altri giudici, sragionanti o collusi, non hanno voluto o saputo porre rimedio aggravando la situazione. Questa storia allucinante l'ho trasformata in una sorta di romanzo thriller. Il titolo e il sottotitolo del libro sono lo stesso titolo di questo articolo. Ma chi ha ucciso i sette giudici? Il libro è già stato pubblicato. Un libro che contiene il più duro attacco che sia stato mai portato contro la magistratura, l'istituzione più squalificata che esista in Italia. Ma contiene anche un'analisi approfondita dell'assurdo ordinamento giudiziario che fa sì che i giudici siano resi immuni da ogni controllo di merito e da ogni responsabilità. Essi, quando commettono gravi errori, debbono essere licenziati. Perché se è stato capace di commetterne uno grave sarà capace di commetterne altri. Invece costituiscono una Corporazione di Stampo Mafioso (CSM) legalizzata.
1) Un socio (avente la maggioranza del 66%) ha la disgrazia di avere come soci due pseudo fratelli che, con il 34%, avendo debiti personali, vogliono coinvolgere la società nei loro debiti personali cercando di costringere il socio di maggioranza a vendere anche la sua parte invece di fare, a termini di legge, domanda di recesso per avere la liquidazione della loro quota, e per questo domandano la nomina di un liquidatore pur conseguendo la società il suo oggetto sociale ed essendo la società pienamente in attivo da sempre non avendo mai avuto debiti, e tuttavia un pazzo di presidente del Tribunale nomina per sbaglio un liquidatore dando tutti i soci come consenzienti violando l'art. 2272 n.3 del Codice Civile (che dice che la società può essere sciolta e liquidata solo con il consenso di tutti i soci, mentre il socio di maggioranza in sede di giudizio risulta contrario alla liquidazione e conclude per questo con la domanda di rigetto della domanda avversaria;
2) Lo stesso socio di maggioranza chiede l'esclusione dalla società dei due soci di maggioranza per comportamento antisocietario avendo essi dimostrato di non avere alcun interesse a rimanere in società, ma il socio di maggioranza si vede respingere la domanda in tre gradi del giudizio (sino alla Cassazione) perché
A) trova dei giudici completamente sragionanti essendo incapaci di capire che l'art. 2287 è stato scritto (in epoca fascista) da giuristi distratti perché con il primo comma di detto articolo hanno scritto che l'esclusione deve essere decisa dalla maggioranza dei soci, anche se soci di minoranza, valendo la votazione per teste e non la maggioranza del capitale, per cui due soci di minoranza possono comandare in società ricattando il socio di maggioranza come vogliono, sino a voler sfasciare la società:
B) trova dei giudici incapaci di dare (in base all'art. 12 delle preleggi del Codice Civile) un'interpretazione estensiva del III comma del citato articolo, nonostante una sentenza della Cassazione (l'unica sull'argomento: Cass. 10 gennaio 1998, n.153), in rifermento al III comma di detto articolo (riguardante una società composta da due soli soci), dicesse che due soci sono equiparabili ad un solo socio se questi sono uniti in sede di giudizio contro il terzo socio (nella fattispecie, per di più, socio di maggioranza), e tuttavia il socio di maggioranza trova in Tribunale e in Corte d'Appello dei giudici che contrastano la sentenza della Cassazione dicendo da pazzi che il III comma doveva essere preso alla lettera (non accorgendosi che in questo modo il terzo socio, in violazione dell'art. 24 della Costituzione, si trova senza difesa, pur trovandosi di fronte a due soci malfattori). In Corte d'Appello fu relatore un giudice non ignorante ma pazzo. Quando era pretore era finito sui giornali perché di notte si affacciava dalla finestra di casa sua per sparare sui gatti di strada. Si dice ne avesse fatto fuori una ventina. Fu processato a porte chiuse in altra città ma proseguì nella carriera per anzianità. Aspirava ad andare in Cassazione ma non vi riuscì. Ebbe però ben 11 voti sui 14 richiesti. Spero abbiano contribuito alla bocciatura anche i poveri gatti fatti fuori da questopazzo. Essendo ricorso in Cassazione contro la sentenza di questo pazzo, il socio di maggioranza trova un altro giudice pazzo, ancora più pazzo dei giudici precedenti perché scrive che la sentenza citata della Cassazione (e perciò scritta anni prima da un suo collega) confermava l'interpretazione letterale del III comma, dimostrando dunque di non saper leggere nemmeno la precedente sentenza di un suo collega (che, ripeto, equiparava due soci ad un solo socio se uniti e contrappposti al terzo socio in sede di giudizio) e per questo, pur con motivazioni contrarie a quelle dei giudici del Tribunale e della Corte d'Appello, giunge alle stesse conclusioni negando l'esclusione dalla società dei due soci di minoranza pur avendo riportato in due pagine i loro riconosciuti comportamenti antisocietari, documentati in causa. Allora che cosa bisogna pensare di questi "giudici"? Che siano totalmente fuori di mente. Eppure gente simile fa carriera per sola anzianità potendo per questo continuare a rovinare la gente anche in Cassazione. NON BASTA. Questo è solo l'inizio.
3) Il socio di maggioranza contemporaneamente chiede la revoca della nomina del liquidatore perché considerata nulla a termini di legge. Si instaura dunque un giudizio contenzioso contro il liquidatore, che, disonestamente, per farsi una lucrosa parcella di 166 milioni di lire (del 1997), che fa? Sapendo che la sua nomina era chiaramente illegittima perché frutto di un errore materiale, nemmeno giuridico, del presidente del Tribunale - che (chissà dove aveva la testa quel giorno, ma poi dirò dove l'aveva) aveva dichiarato consenziente il socio di maggioranza pur risultando questo socio del tutto contrario - il nominato liquidatore, in combutta con il promissario acquirente (avvisato e diffidato con racc. A.R. di 4 pagine dall'acquistare perché vi era un giudizio in corso contro la nomina del liquidatore, per cui il suo acquisto sarebbe avvenuto in malafede e sarebbe risultato temerario - e la racc. anticipava tutti i motivi giuridici e giurisprudenziali sulla base dei quali la nomina del liquidatore era illegittima) - il nominato liquidatore, dicevo, anticipa furtivamente la data di vendita rispetto al preliminare di vendita, che viene dichiarato sciolto d'accordo con il promissario acquirente e sostituito con altro due mesi dopo (quando già era in corso il giudizio volto a richiedere la revoca della sua nomina) e anticipa così di un mese la decisione del Tribunale che ne dichiara la revoca per evidente illegittimità della sua nomina. Dove aveva la testa quel presidente del Tribunale che aveva illegittimamente nominato il liquidatore? Probabilmente l'aveva altrove. Forse stava pensando ad uno dei suoi frequenti incontri "galanti"? Era infatti un noto omosessuale. Un cancelliere del Tribunale, che in un pomeriggio d'estate era andato con il figlio nella stessa località in riva al mare per cercare una pianta grassa da invasare in casa, vide da lontano (senza essere visto) scendere dalla sua auto il presidente del Tribunale M.O. vestito alla marinaretta, con i calzoncini corti e un cappellino in testa. Lasciata l'auto fu visto mentre si avviava verso le rocce dei grandi costoni su cui si ergeva un grande faro, noto luogo di incontro di omosessuali. Ora, io mi domando, se questo presidente del Tribunale, noto omosessuale, si fosse trovato a dover giudicare in sede penale uno di quegli individui a cui faceva o da cui si faceva fare pompini in luogo pubblico come si sarebbe comportato? Non sarebbe stato forse oggetto di ricatto? Come può un presidente del Tribunale essere talmente fuori di testa da non saper prevedere certe possibili conseguenze esponendosi per di più in pubblico? Ma lasciamo stare il caso particolare di questo individuo e torniamo alla vicenda giudiziaria.
4) Il socio di maggioranza chiede l'annullamento della vendita (melius: svendita) e il risarcimento danni perché la vendita era stata posta in essere da un liquidatore di nomina dichiarata illegittima e l'acquirente aveva acquistato in malafede sapendo che vi era in giudizio in corso contro la nomina del liqidatore.
A questo punto anche giudici ignoranti ma capaci di ragionare avrebbero riconosciuto che la vendita era da annullare perché causata all'origine da un vizio insanabile nella nomina del liquidatore. Ma poiché esistono più pazzi dentro i palazzi di "giustizia" tra i giudici che fuori, il socio di maggioranza si trovò di fronte a due sentenze pazzesche in Tribunale. Guai a quegli stupidi che dicono: ho fiducia nella giustizia. Non sanno quel che dicono. Non esiste la giustizia. Esistono i giudici. Un giudice monocratico salvò la parcella del liquidatore dicendo che egli, pur parte in causa nel giudizio volto a chiederne la revoca (e infatti era stato revocato per illegittimità della nomina), tuttavia aveva agito in buonafede perché non era tenuto ad attendere la fine del giudizio in corso contro di lui ben sapendosi che (cito quasi testualmente) "le decisioni dei giudici sono sempre aleatorie". Nonostante fosse risultato che la sua nomina era illegittima. Con ciò dichiarando che la giustizia deve essere considerata una lotteria. INCREDIBILE MA VERO. Un altro giudice convalidò la vendita sulla base della stessa motivazione. In sostanza questi due pazzi (o collusi con il liquidatore, che era anche curatore fallimentare e quindi in confidenza con tutti i giudici che a turno passavano alla direzione della sezione fallimentare del Tribunale, essendo il curatore fallimentare ausiliare e collaboratore del giudice della sezione fallimentare) dissero ( se in buonafede e non collusi), senza accorgersi delle assurde conseguenze delle loro motivazioni (oltre tutto infarcite di contraddizioni), che vince in sede di giudizio chi arriva prima, anche fregando i giudici anticipando le loro decisioni, e non chi abbia ragione. Come è possibile che facciano sentenze individui simili? Questi due tramutarono in una valanga quella palla di neve che quel pederasta di presidente del Tribunale (poi andato in pensione e morto 4 anni fa) aveva lanciato contro il socio di maggioranza con quel tremendo errore materiale (non giuridico). E invece di porvi rimedio altri due "giudici" aggravarono la situazione. "Giudici" simili dovrebbero essere radiati dalla magistratura per sentenze simili. Perché l'incapacità di ragionare è peggio dell'ignoranza, a cui si può porre rimedio con la capacità di capire chi abbia ragione e chi abbia torto di fronte all'evidenza dei fatti. Questa vicenda durò in Tribunale rispettivamente 9 anni (1998-2007) per quanto riguarda l'opposizione al decreto ingiuntivo con cui l'ex liquidatore domandò il pagamento della parcella, e 11 anni (1998-2009) per quanto riguarda la domanda di annullamento della vendita. Revocato lo stato di liquidazione dopo la revoca del liquidatore la società si è trovata ad essere titolare di un conto in banca dopo l'illegittima vendita. I due soci di minoranza non fanno più parte della società perché uno dei due è crepato nel 2003 di cancro (lasciando la famiglia in una eredità negativa a causa di tutti i debiti fatti, con la conseguente perdita della casa che era stata ipotecata dalla banca dopo la concessione di un mutuo) e l'altro socio solo nel 2007 ha fatto domanda di recesso. Le due cause sono state riunite in una sola causa in Corte d'Appello, dove, con ordinanza del gennaio del 2010 la parcella del liquidatore, in attesa di sentenza, è stata ridotta ad 1/3 essendo state riconosciute inesistenti o gonfiate tutte le voci in essa comprese. Tra vari rinvii senza alcuna giustificazione (essendo tutte le parti ferme nelle conclusioni dal 6 luglio del 2012) è stata ulteriormente spostata l'ultima udienza delle conclusioni al mese di novembre 2013. Vicenda che dunque sta durando da 15 anni. E dato che i giudici della Corte d'Appello provengono dal Tribunale per anzianità e non per merito non si può avere la certezza che in un grado superiore del giudizio venga garantita la capacità di ragionare. E chi vincesse dopo tanti anni di sofferenze e di spese legali otterrebbe pur sempre una vittoria di Pirro. Chi ha acquistato in malafede è rimasto senza soldi e senza possesso del locale (un ex cinema di 750 mq chiuso dal maggio del 1998) in attesa di una sentenza passata in giudicato sulla domanda di annullamento della vendita.
Ecco perché vado dicendo da tanti anni che dovrebbe essere riformato tutto l'ordinamento giudiziario anche riformando il Codice di Procedura Civile, incominciando ad abolire le udienze nel processo civile (tranne una nel solo caso di escussione dei testi) perché il processo civile è documentale. E bisogna introdurre la responsabilità civile anche per i giudici civili perché non sia più permesso loro di fare sentenze chiaramente aberranti.
Non parliamo poi del processo penale, che può vedere un innocente fare decine di anni di galera per poi essere riconosciuto innocente. Come siano riusciti a non impazzire non capisco. Vi è stato chi di anni di galera ne ha fatto persino 30 e 22 prima di essere riconosciuto innocente. L'ultimo caso è quello di uno che ha fatto 9 anni di galera solo perché è stato scambiato per un'altra persona (il vero responsabile dell'omicidio a cui l'innocente sfortunatamente rassomigliava di faccia). Poiché alcuni testimoniarono a favore dell'innocente dicendo che egli si trovava in loro compagnia quando avvenne l'omicidio i testimoni furono sottoposti a processo per falsa testimonianza. E sarebbero stati anch'essi condannati se l'omicida, dopo tanti anni, non avesse confessato di essere lui il colpevole. L'innocente ha chiesto mezzo miliardo di euro come risarcimento danni. E' improbabile che lo Stato sia disposto a pagare tanto. Ma perché il risarcimento deve essere pagato con le tasse da tutti i cittadini mentre questi fuorilegge che sono i giudici possono permettersi di continuare a ritenersi degli irresponsabili persino rifiutando di assicurarsi? Sono dei fuorilegge perché si sottraggono al principio che dice "la legge è eguale per tutti". Questa scritta se la pongono dietro le spalle (per non dire in culo) nelle aule giudiziarie, mentre dovrebbero averla di fronte. Ho tratto spunto dalla mia allucinante vicenda giudiziaria (perché quel socio di maggioranza sono io, e quei due soci di minoranza mi furono dati disgraziatamente come fratelli anagrafici) per ricavarne un racconto thriller che fa da cornice ad una ampia parte saggistica. Propongo anche una reale riforma dell'ordinamento giudiziario analizzando in vari punti quello attuale che fa schifo ed è un oltraggio alla giustizia. Ma di questo scriverò nel prossimo articolo.
1) Un socio (avente la maggioranza del 66%) ha la disgrazia di avere come soci due pseudo fratelli che, con il 34%, avendo debiti personali, vogliono coinvolgere la società nei loro debiti personali cercando di costringere il socio di maggioranza a vendere anche la sua parte invece di fare, a termini di legge, domanda di recesso per avere la liquidazione della loro quota, e per questo domandano la nomina di un liquidatore pur conseguendo la società il suo oggetto sociale ed essendo la società pienamente in attivo da sempre non avendo mai avuto debiti, e tuttavia un pazzo di presidente del Tribunale nomina per sbaglio un liquidatore dando tutti i soci come consenzienti violando l'art. 2272 n.3 del Codice Civile (che dice che la società può essere sciolta e liquidata solo con il consenso di tutti i soci, mentre il socio di maggioranza in sede di giudizio risulta contrario alla liquidazione e conclude per questo con la domanda di rigetto della domanda avversaria;
2) Lo stesso socio di maggioranza chiede l'esclusione dalla società dei due soci di maggioranza per comportamento antisocietario avendo essi dimostrato di non avere alcun interesse a rimanere in società, ma il socio di maggioranza si vede respingere la domanda in tre gradi del giudizio (sino alla Cassazione) perché
A) trova dei giudici completamente sragionanti essendo incapaci di capire che l'art. 2287 è stato scritto (in epoca fascista) da giuristi distratti perché con il primo comma di detto articolo hanno scritto che l'esclusione deve essere decisa dalla maggioranza dei soci, anche se soci di minoranza, valendo la votazione per teste e non la maggioranza del capitale, per cui due soci di minoranza possono comandare in società ricattando il socio di maggioranza come vogliono, sino a voler sfasciare la società:
B) trova dei giudici incapaci di dare (in base all'art. 12 delle preleggi del Codice Civile) un'interpretazione estensiva del III comma del citato articolo, nonostante una sentenza della Cassazione (l'unica sull'argomento: Cass. 10 gennaio 1998, n.153), in rifermento al III comma di detto articolo (riguardante una società composta da due soli soci), dicesse che due soci sono equiparabili ad un solo socio se questi sono uniti in sede di giudizio contro il terzo socio (nella fattispecie, per di più, socio di maggioranza), e tuttavia il socio di maggioranza trova in Tribunale e in Corte d'Appello dei giudici che contrastano la sentenza della Cassazione dicendo da pazzi che il III comma doveva essere preso alla lettera (non accorgendosi che in questo modo il terzo socio, in violazione dell'art. 24 della Costituzione, si trova senza difesa, pur trovandosi di fronte a due soci malfattori). In Corte d'Appello fu relatore un giudice non ignorante ma pazzo. Quando era pretore era finito sui giornali perché di notte si affacciava dalla finestra di casa sua per sparare sui gatti di strada. Si dice ne avesse fatto fuori una ventina. Fu processato a porte chiuse in altra città ma proseguì nella carriera per anzianità. Aspirava ad andare in Cassazione ma non vi riuscì. Ebbe però ben 11 voti sui 14 richiesti. Spero abbiano contribuito alla bocciatura anche i poveri gatti fatti fuori da questopazzo. Essendo ricorso in Cassazione contro la sentenza di questo pazzo, il socio di maggioranza trova un altro giudice pazzo, ancora più pazzo dei giudici precedenti perché scrive che la sentenza citata della Cassazione (e perciò scritta anni prima da un suo collega) confermava l'interpretazione letterale del III comma, dimostrando dunque di non saper leggere nemmeno la precedente sentenza di un suo collega (che, ripeto, equiparava due soci ad un solo socio se uniti e contrappposti al terzo socio in sede di giudizio) e per questo, pur con motivazioni contrarie a quelle dei giudici del Tribunale e della Corte d'Appello, giunge alle stesse conclusioni negando l'esclusione dalla società dei due soci di minoranza pur avendo riportato in due pagine i loro riconosciuti comportamenti antisocietari, documentati in causa. Allora che cosa bisogna pensare di questi "giudici"? Che siano totalmente fuori di mente. Eppure gente simile fa carriera per sola anzianità potendo per questo continuare a rovinare la gente anche in Cassazione. NON BASTA. Questo è solo l'inizio.
3) Il socio di maggioranza contemporaneamente chiede la revoca della nomina del liquidatore perché considerata nulla a termini di legge. Si instaura dunque un giudizio contenzioso contro il liquidatore, che, disonestamente, per farsi una lucrosa parcella di 166 milioni di lire (del 1997), che fa? Sapendo che la sua nomina era chiaramente illegittima perché frutto di un errore materiale, nemmeno giuridico, del presidente del Tribunale - che (chissà dove aveva la testa quel giorno, ma poi dirò dove l'aveva) aveva dichiarato consenziente il socio di maggioranza pur risultando questo socio del tutto contrario - il nominato liquidatore, in combutta con il promissario acquirente (avvisato e diffidato con racc. A.R. di 4 pagine dall'acquistare perché vi era un giudizio in corso contro la nomina del liquidatore, per cui il suo acquisto sarebbe avvenuto in malafede e sarebbe risultato temerario - e la racc. anticipava tutti i motivi giuridici e giurisprudenziali sulla base dei quali la nomina del liquidatore era illegittima) - il nominato liquidatore, dicevo, anticipa furtivamente la data di vendita rispetto al preliminare di vendita, che viene dichiarato sciolto d'accordo con il promissario acquirente e sostituito con altro due mesi dopo (quando già era in corso il giudizio volto a richiedere la revoca della sua nomina) e anticipa così di un mese la decisione del Tribunale che ne dichiara la revoca per evidente illegittimità della sua nomina. Dove aveva la testa quel presidente del Tribunale che aveva illegittimamente nominato il liquidatore? Probabilmente l'aveva altrove. Forse stava pensando ad uno dei suoi frequenti incontri "galanti"? Era infatti un noto omosessuale. Un cancelliere del Tribunale, che in un pomeriggio d'estate era andato con il figlio nella stessa località in riva al mare per cercare una pianta grassa da invasare in casa, vide da lontano (senza essere visto) scendere dalla sua auto il presidente del Tribunale M.O. vestito alla marinaretta, con i calzoncini corti e un cappellino in testa. Lasciata l'auto fu visto mentre si avviava verso le rocce dei grandi costoni su cui si ergeva un grande faro, noto luogo di incontro di omosessuali. Ora, io mi domando, se questo presidente del Tribunale, noto omosessuale, si fosse trovato a dover giudicare in sede penale uno di quegli individui a cui faceva o da cui si faceva fare pompini in luogo pubblico come si sarebbe comportato? Non sarebbe stato forse oggetto di ricatto? Come può un presidente del Tribunale essere talmente fuori di testa da non saper prevedere certe possibili conseguenze esponendosi per di più in pubblico? Ma lasciamo stare il caso particolare di questo individuo e torniamo alla vicenda giudiziaria.
4) Il socio di maggioranza chiede l'annullamento della vendita (melius: svendita) e il risarcimento danni perché la vendita era stata posta in essere da un liquidatore di nomina dichiarata illegittima e l'acquirente aveva acquistato in malafede sapendo che vi era in giudizio in corso contro la nomina del liqidatore.
A questo punto anche giudici ignoranti ma capaci di ragionare avrebbero riconosciuto che la vendita era da annullare perché causata all'origine da un vizio insanabile nella nomina del liquidatore. Ma poiché esistono più pazzi dentro i palazzi di "giustizia" tra i giudici che fuori, il socio di maggioranza si trovò di fronte a due sentenze pazzesche in Tribunale. Guai a quegli stupidi che dicono: ho fiducia nella giustizia. Non sanno quel che dicono. Non esiste la giustizia. Esistono i giudici. Un giudice monocratico salvò la parcella del liquidatore dicendo che egli, pur parte in causa nel giudizio volto a chiederne la revoca (e infatti era stato revocato per illegittimità della nomina), tuttavia aveva agito in buonafede perché non era tenuto ad attendere la fine del giudizio in corso contro di lui ben sapendosi che (cito quasi testualmente) "le decisioni dei giudici sono sempre aleatorie". Nonostante fosse risultato che la sua nomina era illegittima. Con ciò dichiarando che la giustizia deve essere considerata una lotteria. INCREDIBILE MA VERO. Un altro giudice convalidò la vendita sulla base della stessa motivazione. In sostanza questi due pazzi (o collusi con il liquidatore, che era anche curatore fallimentare e quindi in confidenza con tutti i giudici che a turno passavano alla direzione della sezione fallimentare del Tribunale, essendo il curatore fallimentare ausiliare e collaboratore del giudice della sezione fallimentare) dissero ( se in buonafede e non collusi), senza accorgersi delle assurde conseguenze delle loro motivazioni (oltre tutto infarcite di contraddizioni), che vince in sede di giudizio chi arriva prima, anche fregando i giudici anticipando le loro decisioni, e non chi abbia ragione. Come è possibile che facciano sentenze individui simili? Questi due tramutarono in una valanga quella palla di neve che quel pederasta di presidente del Tribunale (poi andato in pensione e morto 4 anni fa) aveva lanciato contro il socio di maggioranza con quel tremendo errore materiale (non giuridico). E invece di porvi rimedio altri due "giudici" aggravarono la situazione. "Giudici" simili dovrebbero essere radiati dalla magistratura per sentenze simili. Perché l'incapacità di ragionare è peggio dell'ignoranza, a cui si può porre rimedio con la capacità di capire chi abbia ragione e chi abbia torto di fronte all'evidenza dei fatti. Questa vicenda durò in Tribunale rispettivamente 9 anni (1998-2007) per quanto riguarda l'opposizione al decreto ingiuntivo con cui l'ex liquidatore domandò il pagamento della parcella, e 11 anni (1998-2009) per quanto riguarda la domanda di annullamento della vendita. Revocato lo stato di liquidazione dopo la revoca del liquidatore la società si è trovata ad essere titolare di un conto in banca dopo l'illegittima vendita. I due soci di minoranza non fanno più parte della società perché uno dei due è crepato nel 2003 di cancro (lasciando la famiglia in una eredità negativa a causa di tutti i debiti fatti, con la conseguente perdita della casa che era stata ipotecata dalla banca dopo la concessione di un mutuo) e l'altro socio solo nel 2007 ha fatto domanda di recesso. Le due cause sono state riunite in una sola causa in Corte d'Appello, dove, con ordinanza del gennaio del 2010 la parcella del liquidatore, in attesa di sentenza, è stata ridotta ad 1/3 essendo state riconosciute inesistenti o gonfiate tutte le voci in essa comprese. Tra vari rinvii senza alcuna giustificazione (essendo tutte le parti ferme nelle conclusioni dal 6 luglio del 2012) è stata ulteriormente spostata l'ultima udienza delle conclusioni al mese di novembre 2013. Vicenda che dunque sta durando da 15 anni. E dato che i giudici della Corte d'Appello provengono dal Tribunale per anzianità e non per merito non si può avere la certezza che in un grado superiore del giudizio venga garantita la capacità di ragionare. E chi vincesse dopo tanti anni di sofferenze e di spese legali otterrebbe pur sempre una vittoria di Pirro. Chi ha acquistato in malafede è rimasto senza soldi e senza possesso del locale (un ex cinema di 750 mq chiuso dal maggio del 1998) in attesa di una sentenza passata in giudicato sulla domanda di annullamento della vendita.
Ecco perché vado dicendo da tanti anni che dovrebbe essere riformato tutto l'ordinamento giudiziario anche riformando il Codice di Procedura Civile, incominciando ad abolire le udienze nel processo civile (tranne una nel solo caso di escussione dei testi) perché il processo civile è documentale. E bisogna introdurre la responsabilità civile anche per i giudici civili perché non sia più permesso loro di fare sentenze chiaramente aberranti.
Non parliamo poi del processo penale, che può vedere un innocente fare decine di anni di galera per poi essere riconosciuto innocente. Come siano riusciti a non impazzire non capisco. Vi è stato chi di anni di galera ne ha fatto persino 30 e 22 prima di essere riconosciuto innocente. L'ultimo caso è quello di uno che ha fatto 9 anni di galera solo perché è stato scambiato per un'altra persona (il vero responsabile dell'omicidio a cui l'innocente sfortunatamente rassomigliava di faccia). Poiché alcuni testimoniarono a favore dell'innocente dicendo che egli si trovava in loro compagnia quando avvenne l'omicidio i testimoni furono sottoposti a processo per falsa testimonianza. E sarebbero stati anch'essi condannati se l'omicida, dopo tanti anni, non avesse confessato di essere lui il colpevole. L'innocente ha chiesto mezzo miliardo di euro come risarcimento danni. E' improbabile che lo Stato sia disposto a pagare tanto. Ma perché il risarcimento deve essere pagato con le tasse da tutti i cittadini mentre questi fuorilegge che sono i giudici possono permettersi di continuare a ritenersi degli irresponsabili persino rifiutando di assicurarsi? Sono dei fuorilegge perché si sottraggono al principio che dice "la legge è eguale per tutti". Questa scritta se la pongono dietro le spalle (per non dire in culo) nelle aule giudiziarie, mentre dovrebbero averla di fronte. Ho tratto spunto dalla mia allucinante vicenda giudiziaria (perché quel socio di maggioranza sono io, e quei due soci di minoranza mi furono dati disgraziatamente come fratelli anagrafici) per ricavarne un racconto thriller che fa da cornice ad una ampia parte saggistica. Propongo anche una reale riforma dell'ordinamento giudiziario analizzando in vari punti quello attuale che fa schifo ed è un oltraggio alla giustizia. Ma di questo scriverò nel prossimo articolo.
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