Questa subanimale ha dichiarato che il giorno più felice della sua vita fu quando "una volta, e non potrò mai dimenticarlo, ho centrato un cinghiale in mezzo agli occhi a venticinque metri di distanza: una gioia indicibile, resa ancora più grande dal fatto che accanto a me c'era babbo. Ha sparato anche lui nello stesso momento ma, come abbiamo scoperto dopo, il colpo è stato mio. Grandissima soddisfazione".
Si tratta di un'intervista rilasciata al quotidiano L'unione Sarda del 29 settembre 2013. Intervista che occupa un'intera pagina con il titolo "La ragazzina con la doppietta: duello calibro 12 con il cinghiale".
Notare la stronzaggine del "giornalista" Giorgio Pisano che usa il termine "duello", come se il povero cinghiale avesse accettato una sfida, e ad armi pari.
Due commenti di due giorni dopo dicevano che la vita di questa "ragazzina" (24 anni!) doveva essere stata molto infelice se il giorno più felice era stato quello descritto. Un altro commento diceva che vi era da meravigliarsi che si fosse dato tanto spazio a costei. Naturalmente un mio commento, anche se breve, non sarebbe stato pubblicato. Ma qui, argomentato, trova spazio.
Soltanto una subanimale poteva pronunciare frasi così dissennate. La vita di individui simili vale meno di quella di qualsiasi animale, anche meno di quella di un insetto nocivo, di una schifosa zecca, che non sa di essere nociva. Purtroppo la legge è a difesa della vita di questi subanimali, altrimenti, sulla base del diritto naturale, non dovrebbe essere reato usare lo stesso fucile per liberarsi da questa lurida feccia di subanimali sparando loro in mezzo agli occhi. Che si tratti di schifosi subanimali è dimostrato dal fatto che nessun animale predatore uccide per il gusto di uccidere. Uccide solo per il suo diritto naturale alla sopravvivenza, non per divertimento. Solo l'uomo è capace di porsi sotto il livello dell'animalità facendo della caccia un divertimento. Il cacciatore è peggio dei macellatori dei mattatoi perché certamente questi, pur privi di sensibilità, non si divertono trascorrendo la loro miserabile vita tra fiumi di sangue, dovendo poi spellare e squartare il povero animale.
La gente che mangia carne è una massa di ipocriti che fa finta di non sapere quale sia la filiera della bistecca pulita, racchiusa in celofan se comprata nei market. Se dovesse anche una sola volta nella vita ricavarsi da sé la bistecca in un mattatoio molti di questi ipocriti cesserebbero di mangiare carne. Nelle scuole elementari dovrebbe essere imposto ai bambini di fare una visita nei mattatoi durante le ore di "lavoro". E i genitori che si opponessero sarebbero ancor più degli impostori, gente degna solo di disprezzo. Essi credono di avere le mani monde di sangue, mentre le hanno più sporche di coloro che se le sporcano per essi, che sono i mandanti. Il mandante di un omicidio non è meno colpevole dell'assassino. Di ciò non ci si vuole rendere conto perché fa troppo comodo nascondersi dietro l'impostura e l'ipocrisia.
Tornando alla subanimale Erica Billai, costei è dunque peggio dei macellatori. E' sperabile che anche lei, e presto, sia falcidiata dall'anemia mediterranea, come tutta la sua lurida famiglia.
I cacciatori sembra che siano oggi in Italia 700.000. Normalmente i figli dei cacciatori non seguono l'esempio dei padri subanimali, che rappresentano una razza in via di sia pur lenta estinzione. Ma proprio ieri ho sentito ad un telegiornale che i VEGANI sono in Italia proprio 700.000 mila. Essere vegani non significa essere vegetariani. Questi ultimi infatti non escludono il latte, le uova e i formaggi. Pare che i vegetariani (se si comprendono in essi anche i vegani) siano in Italia circa 7 milioni. E allora io mi domando come questa maledetta razza di politici possa continuare a pensare che sia meglio non vietare la caccia per paura di perdere i voti della schifosa genia dei cacciatori. La colpa è dei vegetariani, che non sono organizzati in associazioni forti come quelle delle lobbies dei cacciatori. I quali stanno bene attenti a dare il voto a quei candidati (quasi tutti) che non siano contrari alla caccia. I vegetariani da soli potrebbero in teoria costituire un partito di 7 milioni di voti. I vegetariani, se raccolti in associazioni, dovrebbero domandare ai candidati un pronunciamento circa la caccia, per sapere se siano favorevoli o contrari. E negare il voto a quei candidati che non si dichiarino apertamente contrari. Non è più possibile tollerare che 700.000 subanimali possano continuare a prevalere su 7 milioni di vegetariani.
La ragazzina con la doppietta: duello calibro 12 con il cinghiale
di GIORGIO PISANO
Ha iniziato che era in quinta elementare, dieci anni.
Lungo praticantato prima di arrivare ai diciotto, porto d'armi e
battesimo di fuoco: al cinghiale, naturalmente. Non ha più
smesso. Oltre che un fidanzato, ha un Benelli superleggero
calibro 12: «Due chili e settecento grammi in tutto». Meno
pesante, per capirci, della classica doppietta da portare a
tracolla per una giornata intera.Erica Billai, terz'anno di
Scienze Politiche a Cagliari e ferma sicurezza delle sue scelte,
è una delle duecento (circa) cacciatrici in un'Isola che conta
quarantottomila licenze: un esercito. Ignazio Artizzu,
presidente di Federcaccia, spiega che «il numero delle donne è
in crescita» e cita un caso forse unico nel panorama nazionale:
in Gallura opera una compagnia di sole donne. A riprova che
questo sport (sport?) non è affatto in estinzione: e più
crescono i mugugni degli anti, più gente chiede di andare a
sparare.Perché lo fa? Erica, che ha ventiquattro anni, è nata in
mezzo ai fucili. Suo padre, muratore, ha trasformato la casa
dove abitano - a Buggerru - in una sorta di dopolavoro di
categoria. «Ero bambina e stavo ad ascoltare incantata racconti
che duravano ore ed ore. Racconti di caccia. Babbo e i suoi
amici trascorrevano intere serate a discutere di selvaggina, di
momento giusto, di stagioni». Il risultato di questa lunga e
martellante terapia non si è fatto attendere. «Appena ho potuto
mi sono lanciata anch'io». Dopo molto tempo e molte cartucce,
nessun rimorso, sia pure tardivo: mai pensato di smettere
neanche per un attimo. «Perché dovrei?»La passione, a suo
parere, ha un'eccellente giustificazione: «Mangio tutto quello
che prendo». Tordi, cinghiali, lepri, beccacce, cioè quello che
il calendario venatorio consente. Con un sorriso che vola da un
orecchio all'altro aggiunge che il suo piatto preferito è la
pasta al sugo di lepre ma confessa anche un debole per i tordi
arrosto. «Io e mamma ne andiamo matte». Dunque, che male
c'è?Erica è una ragazza che sa bene quello che vuole. Studia e
lavora: attualmente fa la commessa in una focacceria-gelateria e
dice di trovarsi benissimo. Ignora, insomma, il menu
tradizionale della casa: la lagna - tutta sardesca - per
proporre l'immagine di uno studente-lavoratore quasi eroico. Due
cani, famiglia affiatatissima, espone le sue ragioni senza avere
la pretesa di imporsi, tantomeno fingere di indignarsi per
l'inevitabile pianto greco dei miscredenti.
«Perché mi regala un'adrenalina che fino ad oggi nient'altro mi ha dato. È un'emozione particolare, non riesco a immaginare niente di meglio».
Se non riesce ad immaginare niente di meglio nella vita è veramente una vomitevole e miserabile vigliacca subanimale. Ripeto che non dovrebbe essere reato eliminare dalla faccia della Terra questa subanimale (Pietro Melis).
Il bello della caccia. E il brutto.
«Il bello? Scegliere la giusta compagnia e starci felicemente in mezzo. Giornate bellissime: alla fine si è stanchi ma molto, molto soddisfatti. Il brutto? Costa troppo, sicuramente».
Quanto?
«Ogni sei anni bisogna rinnovare il porto d'armi: una cinquantina di euro. Ogni dodici mesi, si spendono inoltre 250 euro tra versamenti alla Regione, concessioni governative, assicurazioni. Da quando ho cominciato a pagare di tasca mia, ho sentito il peso di questa mia passione».
Quanto costa una cartuccia?
«Per un pacco a palla, parlo di caccia grossa, si spendono intorno ai sette euro».
Quante se ne sparano in una battuta?
«Si spera sempre di consumarne molte ma c'è tanta gente che torna a casa con la cartuccera piena. Speriamo non succeda a me».
La prima volta.
«Avevo dieci anni quando ho partecipato alla prima battuta di caccia grossa. Avevo talmente asfissiato mio padre che alla fine si è arreso e mi ha portato con lui. Meraviglioso».
L'esordio col calibro 12?
«Avevo diciotto anni appena compiuti. Un'emozione che non dimenticherò mai, emozione grande. Era il primo cinghiale che passava in posta. Sapevo bene che se avessi sbagliato avrei mandato in fumo il lavoro paziente e meticoloso di tante persone, di un'intera compagnia. Ricordo che era un esemplare neanche troppo grosso, proprio bello».
Paura mai?
«Paura di cosa?».
Qualche volta restano a terra ragionieri anziché cinghiali.
«C'è molta attenzione alla sicurezza, regole precise che seguiamo senza sgarrare. Fino all'anno scorso sono andata a caccia grossa con mio padre e questo comportava, per quel che mi riguarda, affidabilità totale. Lui ed un suo amico mi hanno insegnato le regole fondamentali, come comportarmi, che fare in caso di necessità. Da loro ho appreso l'etica della caccia».
Timore d'essere aggrediti da una preda ferita?
«Mi è successo con una scrofa. L'ho colpita male e quella ha puntato dritto nella mia direzione. M'ha sfiorato. Le ho sbarrato la fuga con la gamba. Non me lo sarei perdonato se fosse riuscita a scapparmi».
Maledetta vigliacca (Pietro Melis).
Per una donna è più difficile?
«No. La caccia richiede certamente un notevole sforzo fisico. Per esempio, quando vado a tordi col mio ragazzo, camminiamo tutta la giornata, dall'alba al tramonto. La cosa più difficile è reggere il peso del fucile».
Il fatto di essere unica donna in mezzo a tanti uomini?
«Mah... io ho iniziato nella scuola creata da mio padre. Poi c'erano i miei zii, miei cugini... mi hanno sempre trattato come una figlia. Adesso siamo una compagnia di circa venti fucili. Mio padre l'anno scorso ha smesso».
Mai provato pietà per un animale da uccidere?
«Arriva quando non riesci a finirlo subito. Un cuore ce l'ho anch'io. Mi dispiace soprattutto quando lo vedo soffrire. Allo stesso tempo però tutto questo non mi blocca perché quello che prendo lo consumo, non spreco niente. E questo mi rincuora. Il giorno che mangio cinghiale non vado al mercato».
Questa è una pazza priva di sentimento (Pietro Melis).
Ha un senso la caccia oggi?
«La caccia nasce come esigenza primaria dell'uomo. È vero che spendiamo tanti soldi per praticarla. Se io vendessi la carne che porto a casa, intascherei un bel gruzzoletto. Il problema si può vedere però anche in un altro modo: una sfida, perché no? Noi andiamo a caccia per sfidare l'animale, c'è il giorno in cui vinciamo e quello no. È uno scontro alla pari».
Qui dimostra di essere una stronza e disonesta totale che viola anche il significato dei termini. La sfida avviene tra due esseri umani in quanto consenzienti. Non può mai avvenire tra umani e animali non umani, che non vivono per sfidare gli umani. Ma questa maledetta ha solo sembianze umane. In realtà è solo una subanimale, che meriterebbe la stessa fine che da vigliacca fa fare alle sue vittime.
Alla pari? Voi siete armati, lui no.
«Certo, ma lui sta giocando in casa».
Favorevole o contraria alla vivisezione per ricerca medica?
«Contraria quando riguarda la messa a punto di cosmetici e roba del genere, favorevole se può servire a sconfiggere una malattia. La mia famiglia è stata falcidiata dall'anemia mediterranea: ne ho visto troppi morire, compreso uno zio che mi ha cresciuto. È venuto a mancare dopo molte sofferenze. Insomma sì, sono favorevole alla sperimentazione animale».
Io ho scritto sempre che sono individui come lei che meriterebbero di essere sottoposti alla sperimentazione animale. Gli animali non umani sono infatti sempre innocenti anche quando sono predatori per necessità di sopravvivenza. Inoltre nel passaggio dall'animale non umano a quello umano il risultato della sperimenzazione non garantisce affatto risultati positivi. Spesso è anche pericolosa, come fu per la talidomide (Pietro Melis).
Perché tanti vi detestano?
«Spesso perché non capiscono. L'intolleranza nei nostri confronti nasce da un pregiudizio. Pensano che in fondo siamo soltanto dei sadici, che andiamo a fare massacri. Poi ci sono quelli, amici compresi, che invece ti fanno la morale ma se gli proponi una cena a base di selvaggina, corrono. Fanno anche di peggio».
Di peggio?
«Magari arrivano a casa tua con una chilata di bistecche di cavallo. E allora chiedo: quello, e mi riferisco al cavallo, è morto di morte naturale oppure macellato?»
Ambientalisti.
«C'è una misura per tutto. Credo ce ne siano tanti in buona fede, gente che rinuncia a mangiare la carne per una questione morale. Insomma, gente che predica bene e razzola meglio. Ne ho grande stima e rispetto. Come rispetto però, e lo dico per fugare qualunque ombra, anche chi viene a caccia con me».
Bracconieri.
«Io non violo il calendario venatorio nonostante pensi che abbia bisogno di essere rivisitato e, soprattutto, che sia finalmente gente preparata a programmarlo».
Ce ne sono trecentomila in tutta Italia.
«Di bracconieri? Non pensavo fossero così tanti. In ogni caso, anche se il calendario venatorio è davvero da rifare, io osservo le regole. Se c'è una norma, sia pure sbagliata, non mi piace infrangerla. Ma non posso fare a meno di rilevare che certe ingiustizie finiscono per istigare il bracconaggio».
Per esempio?
«Ci hanno levato un mese di caccia al tordo ma ci concedono di sparare ad alcune specie dannose, che non si mangiano, tipo cornacchie e ghiandaie. Io non sparo a quello che non finisce in cucina. Che faccio, le ammazzo e le lascio lì? Non ha senso. Da tre anni, poi, la situazione sta peggiorando».
Perché?
«Perché si inventano calendari venatori che sembrano fatti apposta per metterci delle multe. Ci sono tanti cacciatori che restano a casa per questo motivo. Allora, mettiamoci d'accordo: finché andare a caccia non sarà illegale, non si può penalizzare e scoraggiare chi la pratica».
Sarebbe bello tuttavia che chi va a sparare rispetti l'ambiente.
«I cacciatori lo fanno, di solito. È vero che alcuni sono maleducati e abbandonano in campagna bossoli e rifiuti. Ma è ugualmente vero che le nostre campagne sono attraversate da orde di barbari senza la doppietta in spalla».
Qual è la percentuale di cacciatori incivili?
«Facciamo quella delle persone incivili in generale, abbraccia meglio la realtà dei fatti. Sa quanti cacciatori raccolgono i rifiuti lasciati da altri?»
Non vorrà farci credere che siete pure netturbini dell'ambiente.
«Ho imparato dalla mia famiglia a rispettare la natura. Ogni volta che vado a caccia porto con me una busta dove raccogliere bossoli, carta, bottiglie. Che ci crediate o no, sono davvero tanti quelli che hanno rispetto del territorio».
Che famiglia di merda! (Pietro Melis).
Il giorno più felice.
«Una volta, e non potrò mai dimenticarlo, ho centrato un cinghiale in mezzo agli occhi a venticinque metri di distanza. Una gioia indicibile, resa ancora più grande dal fatto che accanto a me c'era babbo. Ha sparato anche lui nello stesso momento ma, come abbiamo scoperto dopo, il colpo mortale è stato il mio. Grandissima soddisfazione».
Questa è la frase più terribile di questa pazza. I suoi colleghi di scienze politiche, se sani di mente, dovrebbero sputarle almeno in faccia per il ribrezzo che fa questa subanimale (Pietro Melis).
Si allena per avere buona mira?
«Macché. Difatti ancora oggi quando il tordo esce all'improvviso, tra imbracciata, puntamento e sparo può passare troppo tempo. Bisogna essere velocissimi e precisi. Per il momento a caccia grossa mi sono difesa bene ma c'è fucilata e fucilata: col tordo, per dirne una, è tutta un'altra cosa».
La preda più difficile?
«Il coniglio. Finora non sono riuscita a prenderne uno. A differenza della lepre che fugge andando sempre in linea retta, il coniglio ti frega perché dà scarti laterali e finisce facilmente per spiazzarti. Ogni preda ha una sua fucilata».
Questa subanimale sarebbe la preda più facile. Ma purtroppo la protegge la legge (Pietro Melis).
Quali debbono essere i requisiti per essere accettati dalla compagnia?
«Devi essere stato educato alla caccia, devi sapere e rispettare. L'importante, poi, è non mandare a monte il lavoro degli altri. Siccome la compagnia è una squadra, bisogna imparare a giocare correttamente. Lavorare tutti, lavorare insieme».
È vero che le sparate grosse?
«Vero. Non ho mai capito perché ma è proprio così: ai cacciatori piace moltissimo raccontare cose che non sono mai accadute. Quelli seri si fanno accompagnare da documentazione: la foto del carniere pieno».
Le piacerebbe che suo figlio diventasse cacciatore?
«Molto, sì. La caccia mi regala grandi tavolate in famiglia: i miei, miei zii, miei cugini. Che gioia vederli mangiare le mie beccacce, i miei tordi...».
Che madre di merda sarebbe. Vi è da sperare che crepi prima di far nascere altri individui come lei (Pietro Melis)
Intervista tratta da
credevo che la caccia fosse solo maschile invece ci sono anche ...
ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2013/09/credevo-che-la-...
l'altra
storia da http://www.sabinemiddelhaufeshundundnatur.net/ale/homeit.htm
Forza femminile per la caccia al cinghiale - Intervista a Michela Poggi
www.sabinemiddelhaufeshundundnatur.net/ale/caccia_michela.htmForza femminile per la caccia al cinghiale - Intervista a Michela Poggi ... Michela Poggi, incoraggiata dal marito cacciatore nonché Capo Caccia, si iscrisse al ...
Ma un blog o simile dove poter sputare in faccia (almeno virtualmente) a stà stronza decerebrata non esiste?
RispondiEliminaPurtroppo non esiste. Ho dovuto ricavare la sua lurida foto da facebook. Ma esiste l'indirizzo email del "giornalista" (pisano@unionesarda.it), che ha dimostrato di valere quanto questa pazza, non essendo stato capace di una sola frase di riprovazione.
RispondiEliminaMa si può scrivere, oltre che pisano@unionesarda.it anche a lettere@unionesarda.com, come ho fatto io.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiElimina
RispondiEliminaNon pubblico i commenti anonimi. Sono disposto a pubblicare anche gli insulti (e l'ultimo commento non ne conteneva)purché siano accompagnati da indirizzo email. La regola è che si deve combattere ad armi pari. Viso a viso. Senza nascondersi nell'anonimato quando mi si critica. Quello ultimo cancellato usa il solito argomento da stronzi di Hitler che era vegetariano ma amava i cani. Ma non sa che Hitler in effetti amava solo i cani(anche se fece subito una legge severa contro la crudeltà verso gli animali) e che, pur disprezzando la caccia, non ebbe mai il coraggio di abolirla (il suo fidato braccio destro Goering era un cacciatore).Basta con il sillogismo da stronzi disonesti: 1) Hitler era vegetariano (anche se non lo era del tutto perché non rinunciava ai Wuster). 2)Tizio è vegetariano. 3) Dunque tizio è hitleriano. Imbecilli.