Purtroppo una concezione antropocentrica della natura costringe gli imbecilli a pensare che la vita di un criminale, specie se di stampo mafioso, valga più di quella di un insetto nocivo (che non sa di essere nocivo). Questi criminali, che vivono solo per il potere del danaro, sono anche degli emeriti stronzi perché non si godono la vita pur manovrando una massa enorme di danaro. Vivono sempre con la paura di essere arrestati o di essere fatti fuori da bande rivali. Sono perciò dei subanimali. E quando finiscono in carcere non rinunciano a comandare perché, con il potere che mantengono anche in carcere grazie ai loro affiliati esterni, possono ricattare giudici, direttori del carcere e secondini minacciando anche le loro famiglie. Questo non si ha il coraggio di dirlo sulla stampa. Ma lo dico io. E allora l'unico modo per sbarazzarci di questi luridi subanimali è quello di utilizzarli a fin di bene per la ricerca scientifica, invece di utilizzare delle povere cavie innocenti. Anche perché si sa che nel passaggio dalla sperimentazione animale non umana a quella umana è pericoloso fare affidamento sui risultati. Esiste infatti una cesura genetica tra una specie e l'altra che impedisce di accertare che il famaco non sia poi nocivo ne passaggio all'uomo. Ci si ricordi dei danni fatti dal talidomide. Inoltre tutti i farmaci debbono passare poi attraverso la sperimentazione umana. Ma non si dice mai come questa avvenga. Chi sono coloro che, forse inconsapevolmente, e perciò disonestamente da parte dei medici, sono sottoposti alla sperimentazione di nuovi farmaci? Tanto vale usare i criminali, specie della mafia, sostituendo per essi il carcere con una gabbia in laboratorio, dove vengono tenuti crudelmente gli animali non umani, sempre innocenti. I criminali debbono capire quale sia la vera sofferenza a cui sottopongono tutta la società sotto tutti gli aspetti essendo essi dei mercanti di morte. E allora che morte per essi sia dopo essere stati utilizzati come cavie. Usando questi criminal come cavie si otterrebbe un doppio risultato, positivo per la ricerca scientifica e per l'economia.
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