martedì 18 marzo 2014

I TEOLOGI SI APPOGGIAVANO AL BIG BANG COME INIZIO ASSOLUTO DELL'UNIVERSO PER DIMOSTRARE L'ESISTENZA DI DIO. MA HANNO PERSO

S.Agostino a chi gli domandava che facesse Dio prima di creare l'universo rispondeva che stava preparando l'inferno a chi si fosse posto questa domanda. 
Ciò che segue è tratto dal mio libro Io non volevo nascere (Bastogi 2010, pp. 458)
Mi sono domandato sempre: se l’universo ha avuto origine dal Big Bang, vi è stata un’origine assoluta di esso. E allora scappa fuori Dio. Ma pare che non sia così se è valido il modello cosmologico di un universo che, giunto alla sua massima espansione, è destinato poi a contrarsi sino al Big Crunch (grande implosione), a cui segue un nuovo Big Bang. E così via per l’eternità. Tuttavia questo modello appare oggi in crisi dopo la scoperta dell’energia del vuoto, che pare porti ad una accelerazione della velocità della materia che si trova ai confini dell’universo visibile. Se così fosse rimarrebbe valida l’ipotesi del Big Bang, con la relativa domanda, che gli scienziati vogliono rimuovere perché ritenuta antiscientifica: e prima del Big Bang? Voi la potete rimuovere perché vi disturba. Ma la domanda rimane. Molti anni fa, avendo già fatto delle letture circa i modelli cosmologici, posi la stessa domanda alla nota astronoma Margherita Hack, che era venuta a Cagliari per una conferenza nell’allora Facoltà di Magistero, oggi Facoltà di Scienze della formazione, dove ho insegnato sino all'anno scorso storia della filosofia. Mi rispose che dal punto di vista scientifico la domanda non aveva senso. Le ribattei che in questo modo lei, pur atea, era costretta a porsi la domanda: e prima del Big Bang?

E tuttavia lo stesso Big Bang già nelle frazioni del suo primo secondo indicherebbe una casualità che escluderebbe un progetto finalistico.

Si consideri, in primo luogo, che è sperimentalmente dimostrata l'esistenza dell'antimateria, cioè di atomi aventi particelle di carica opposta nei suoi protoni, elettroni, sino ai quark. Nel primo secondo a partire dal Big Bang vi sarebbero state insieme la materia e l'antimateria. Poi, per cause che gli scienziati non sono ancora riusciti a spiegare, e forse non potranno mai spiegare, prevalse una certa quantità di materia in più rispetto all'antimateria, che avrebbe portato alla quasi scomparsa dell'antimateria, che ancora si riscontra nei raggi cosmici e negli esperimenti che vengono fatti sottoponendo le particelle ad alti energie. Non viene escluso dai cosmologici che, oltre l'universo esistano altri universi con galassie formate da antimateria, anche se ciò non è riscontrabile sperimentalmente perché l'eventuale collisione tra galassie di materia e di antimateria dovrebbe produrre il loro annichilimento con una produzione di energia così grande da rendere sperimentabile la sua propagazione sino all'universo visibile. Tutto ciò considerato, vi è da domandarsi se si possa considerare un “Dio che gioca ai dadi”, secondo una famosa espressione che Einstein attribuiva alla meccanica quantistica, fondata su leggi probabilistiche, che egli rifiutava, ritenendo che la meccanica quantistica fosse una rappresentazione provvisoria delle leggi che riguardano la fisica subatomica. Ma se l'universo visibile è nato dalla casuale prevalenza della materia sull'antimateria scappa fuori un Dio che gioca ai dadi, e lo stesso Big Bang perde la connotazione di un inizio assoluto, se questo ci conduce a pensare che esso comportasse un disegno prestabilito. Si sarebbe formata con l'antimateria una stella quale il sole con tutti i suoi pianeti, tra i quali la Terra? Dunque nemmeno il Big Bang, anche a prescindere dalla possibile esistenza di altri universi oltre quello visibile, può essere un forte appiglio per un inizio assoluto, se all'assolutezza si unisce la contingenza nella formazione delle galassie costituite casualmente di materia, e non di antimateria.

In secondo luogo, dal 1975 si è affacciato con Alan Guth il modello dell’universo inflazionarlo partendo dall’ipotesi che le quattro forze fondamentali (interazioni forti tra quark, deboli tra elettroni, elettromagnetiche e gravitazionali) fossero distinte all’origine del Big Bang e in frazioni di un secondo si siano fuse in modo diverso dando luogo a disomogeneità in diverse regioni che, non avendo all’inizio relazioni causali, avrebbero prodotto delle galassie come risultato di fluttuazioni casuali di densità della materia. La configurazione dell’universo è pertanto dovuta ad una casualità vincolata però da leggi fondamentali di interazione della materia. Vi sarebbero stati, dunque, tempi diversi (pur ridotti a frazioni di secondo) nella fusione delle quattro forze fondamentali, che sarebbero state soggette a fluttuazioni primordiali, che, se abbastanza forti, avrebbero dato luogo a regioni di maggiore densità della materia, da cui sarebbero sorte le galassie, mentre le fluttuazioni residue di energia sarebbero andate a riempire un falso vuoto, o “bolla”, che sarebbe all’origine dell’espansione attuale dell’universo. Se tale energia residua è superiore ad una certa densità, definita critica, della materia dell’universo, questo rimarrà in espansione, mentre, se è inferiore, l’universo è destinato a contrarsi per il prevalere della forza di gravitazione.1

“La materia di cui son fatti gli uomini e le stelle è il 5% della materia dell’universo. Un altro 25% è nella forma di “materia oscura”, che produce gravità ma che non possiamo vedere. Sembra che il 70% sia nella forma di “energia oscura” o “energia del vuoto”, misterioso tipo di materia che accelera l’espansione dell’universo, invece di frenarla, come fanno, invece, la materia primaria e la “materia oscura”.2

Il fisico Richard Feynman (Nobel 1965 per gli studi di elettromeccanica quantistica) affacciò l’ipotesi che l’universo abbia storie multiple e diverse. Anche secondo Stephen Hawking – a cui ingiustamente non è mai stato assegnato un Nobel nonostante i suoi studi sui buchi neri, che egli dimostrò non essere tali in quanto permettevano l’uscita di radiazioni – vi è la possibilità che l’universo sia la somma di innumerevoli universi, che, compresi tra quelli che erano possibili a partire dal Big Bang – momento della massima indeterminazione e della massima densità di energia – si sarebbero realizzati strutturandosi casualmente in galassie. Molti di essi, infatti non sono giunti alla formazione di galassie per esclusione delle condizioni atte a favorire lo sviluppo della vita, mentre altri, sempre casualmente – per diverse condizioni all’origine del Big Bang, e là dove la forza di espansione ha subito un rallentamento a causa della maggiore densità, e perciò della maggiore forza di gravitazione – hanno dato luogo alla formazione di galassie e alla probabile, non necessaria, formazione della vita in più di una galassia, con intelligenze aventi una forma diversa da quella umana. “Il genere umano non vanta certo ottimi precedenti in fatto di comportamento intelligente”.3 “Innumerevoli prove indicano che Dio è proprio uno che gioca a dadi”.4

Era stato il fisico russo Alexander Friedman (1885-1922) a ipotizzare, sulla base della relatività di Einstein, tre modelli di universo: 1) universo in espansione per eccesso della forza di espansione originata dal Big Bang rispetto alla gravità; 2) universo in espansione al limite della velocità di fuga rispetto alla forza di gravità, con velocità che rallenta senza mai annullarsi; 3) universo in contrazione per eccesso di forza di gravità. Nel secondo modello rientra quello di Einstein-De Sitter (1932).

In base alla legge di Hubble, che scoprì nel 1929 l’espansione dell’universo, le galassie si allontanano con una velocità proporzionale alla loro distanza dalla Terra. Velocità oggi misurata in 15 km al secondo per ogni milione di anni-luce di distanza, sì da arrivare a velocità distribuite tra 7000 e 20.000 km al secondo. Si era pensato che tale accelerazione dipendesse da una minore forza di gravitazione per densità minori causate dall’espansione. Ma dopo la recente scoperta della “materia oscura” e dell’opposta “energia del vuoto” – che ha sostituito la costante lambda introdotta da Einstein come forza repulsiva della materia per bilanciare quella di gravitazione ed impedire il collasso su se stesso dell’universo, che Einstein, prima della scoperta di Hubble, credeva fosse stazionario, per cui quello che egli definì il suo “grande errore” si tramutò in una vittoria - non si può escludere che la densità totale della materia possa far prevalere la forza di gravitazione sulla forza di espansione dell’“energia del vuoto” causando una successiva contrazione dell’universo. Il fisico Leon Lederman (Nobel 1988) – che identifica “l’energia del vuoto” con l’energia rilasciata dal Big Bang sotto forma di particelle e radiazione di fondo (campo di Higgs) – ha ripreso i modelli di Friedman alla luce del problema del calcolo della massa gravitazionale dell’universo, non escludendo il terzo modello e precisando che le leggi della fisica sono valide ancor prima del Big Bang. Tra i sostenitori del terzo modello vi erano, già prima della scoperta della materia oscura, l’astrofisico Thomas Gold e il fisico Steven Weinberg (Nobel 1978), statunitensi. L’astrofisico Efim S. Fradkin ritiene che la forza gravitazionale nella massima contrazione dell’universo possa spegnersi permettendo alle forze subnucleari di riprendersi la libertà e di espandersi evitando il collasso cosmico.

Hawking non aveva escluso il terzo modello prima di arrivare a considerare solo due modelli cosmologici, di cui il primo contempla un’espansione decrescente dell’universo, che non esclude – se la densità della materia supera una certa quantità critica – che le galassie comincino a convergere nel Big Crunch, in un’enorme implosione, mentre il secondo - se il valore della densità della materia è inferiore alla quantità critica - contempla la fine dell’universo per esaurimento dell’energia, con un conseguente spegnimento di tutte le stelle nell’allontanamento delle galassie.5. In una precedente opera6 Hawking non aveva escluso una gravitò con singolarità tali da impedire l’implosione finale. Egli aveva rinunciato a questa soluzione perché avrebbe comportato un’inversione del tempo anche nei fenomeni microscopici. Ma James Hartle e Murray Gell-Mann (Nobel 1969) – a cui si deve la teoria dei quark, con la scelta del nome – rilevarono la presenza di processi microscopici che rallentavano in previsione dell’arrivo dell’inversione, non in contrasto, dunque, con la contrazione dell’universo.

Anche Antonino Zichichi non è contrario al modello dell’universo oscillante tra espansione e contrazione. Egli ha scritto: “Tra 50 miliardi di anni (forse), raggiunto il massimo di espansione, avrà inizio la compressione che si concluderà con il collasso gravitazionale. E poi? Niente. Nessuno può fare previsioni”.7 Ma poi Zichichi cita l’astrofisico Efim S. Fradkin, secondo il quale la carica gravitazionale nella fase di contrazione si spegnerebbe evitando il collasso gravitazionale. Allora si giustificherebbe una serie illimitata di espansioni cosmiche. Il cattolico Zichichi avrebbe dovuto capire che in questo modo si manderebbe Dio in soffitta.

Ma anche la teoria del Big Bang appare oggi superabile, perché incomincia a farsi strada tra i cosmologici l’idea che il Big Bang sia soltanto un episodio marginale riguardante l’universo visibile, che sarebbe a contatto con altri universi, per cui l’universo visibile sarebbe soltanto parte un multiverso, cioè di universi paralleli. come si può arguire dal fatto che tra le galassie vi è un grande spazio vuoto che proverebbe che l’universo visibile sarebbe stato attraversato da un altro universo. Secondo Alexander Vilenkin8 “l'orizzonte cosmico oggi arriva a 13,7 miliardi di anni-luce, ma oltre potrebbero esserci altri universi, sottoposti a leggi fisiche diverse da quelle valide nel nostro. La teoria dell'inflazione non si sostituisce a quella del Big Bang, ma, come disse Guth, è la teoria del Bang del Big Bang”.9 Nel multiverso si produrrebbero delle “bolle” che darebbero origine ad universi paralleli. Il nostro universo, quello visibile, si starebbe avviando verso il suo termine, mentre al di là di esso si produrrebbero altre “bolle”, che darebbero inizio ad altri universi con altre espansioni. E così all'infinito.

Eterno ritorno! Anassimandro e Eraclito. Secondo Anassimandro ogni mondo organizzato proviene dalla materia indefinita e infinita, ed ogni mondo, disfacendosi, tornerà ad essa. Ogni elemento proviene da questa materia indefinita e in essa tornerà. E così da capo. Secondo Eraclito tutti i mondi nascono dal fuoco – paragonabile all’energia della fisica d’oggi – e nel fuoco torneranno. Gli elementi sono trasmutazioni del fuoco, come noi oggi diciamo che ogni elemento chimico, nella sua massa, è equivalente ad energia, secondo la nota formula della relatività ristretta di Einstein. (energia eguale alla massa per il quadrato della velocità della luce).
Non sapremo mai la verità sull’universo. Rimane inoltre la domanda suprema: perché l’essere piuttosto che il nulla? Rimarremo sempre nel campo delle ipotesi. Morremo tutti senza sapere se siamo soli sulla Terra o vi siano altre forme di intelligenza su altre galassie. Ignorabimus. Mi fece, d’altronde, impressione una frase di Ludwig Buchner (Forza e materia): È forse tremendo il pensiero che dopo la morte vi è il nulla o non è forse più tremendo il pensiero che, divenendo immortali, non possiamo più morire?
Pensateci bene. Chi riesce a capire una vita immortale fatta di inazione, di pura inattività, di sola e noiosa contemplazione di Dio? Forse allora conosceremmo tutta la verità sull’universo. Ma che noia! Forse è preferibile il nulla.
Io non volevo nascere. Non deve nascere chi è condannato alla disperazione sapendo che lascerà la vita senza poter sapere alcunché della sua vera origine, nel senso che non sapremo mai se essa abbia un senso. Non deve nascere chi sa di dover subire l’alternativa: o la disperazione o l’incoscienza degli ebeti, di coloro che parlano di “dono della vita”.
Considerando l'evoluzione biologica, essa congiura tutta contro l'esistenza di Dio. E' stato recentemente confermato sulla rivista Science che fu un meteorite caduto 65 milioni di anni fa alla velocità di 20 km al secondo a provocare un cratere del diametro di 180 km e della profondità di due metri nella penisola dello Jukatan (Messico).10 La copertura dell'atmosfera terrestre causata dal pulviscolo sollevato dal meteorite, con la glaciazione conseguente alla schermatura dei raggi solari, fu all'origine della scomparsa dei grandi rettili, incapaci, perché dotati di sangue freddo privo di termoregolazione, di autoadattarsi alle mutate condizioni climatiche. Così fu dato spazio ai piccoli mammiferi che vivevano infrattati per sottrarsi alla predazione dei rettili carnivori (essendovi anche quelli erbivori). Se per puro caso non fosse caduto il meteorite sulla Terra non vi sarebbero state l'espansione dei mammiferi e la loro conseguente evoluzione sino all'homo. Uno scienziato cattolico come Zichichi dovrebbe dire che fu Dio a scagliare il meteorite sulla Terra. Forse perché il progetto divino era sbagliato e la vita non si decideva ad evolversi verso l'uomo? Si rende conto Zichichi che la storia della Terra, con tutti i “tentativi ed errori” per cui è passata l'origine della vita e la sua successiva evoluzione biologica congiura contro l'esistenza di un progetto divino? O crede Zichichi in un Dio che gioca ai dadi? Zichichi ha sempre asserito che il darwinismo può spiegare l'evoluzione biologica ma non l'origine della vita. Ma basta anche la sola determinante incidenza della casualità delle cause dell'evoluzione biologica per escludere una concezione creazionistica e finalistica. Che Zichichi faccia il fisico e non il biologo evoluzionista rubando il mestiere agli altri pur di salvare il suo cattolicesimo. Nella sua faziosità, tesa ad attribuire ad un cattolico la nascita della scienza moderna, Zichichi attribuisce a Galileo meriti scientifici che egli non ebbe mai. Non vi è alcuna legge fisica attribuibile a Galileo. La legge della caduta dei gravi, che secondo Zichichi sarebbe nata nell'ambito della fisica sperimentale, con riferimento agli esperimenti galileiani sui piani inclinati, in realtà fu scoperta dall'oscuro fisico dilettante olandese Isaac Beeckman, che, corrispondente di Cartesio, interpretando fortunosamente male i suggerimenti del giovane Cartesio, dimostrò nel 1918 geometricamente, non sperimentalmente, che lo spazio percorso nel vuoto da un grave era proporzionale al quadrato dei tempi impiegati a percorrerlo. Solo nel Dialogo sui massimi sistemi (1632) Galileo, dopo avere dato negli anni precedenti una dimostrazione errata di tale legge (che già circolava nell'ambiente scientifico), diede di essa una giusta dimostrazione, dedotta, comunque, geometricamente, e non sperimentalmente con i piani inclinati. Galileo ritenne che i corpi fossero naturalmente pesanti. Concepì dunque male lo stesso principio di inerzia, per il quale aveva bisogno di immaginare un piano infinito su cui una boccia scorresse poggiando su un punto infinitesimale per poter prescindere dall'attrito. Falso è pertanto attribuire a Galileo la nascita della scienza moderna. Essa sarebbe nata anche senza Galileo, mentre Newton non sarebbe esistito senza le tre leggi di Keplero, che Galileo, rimasto copernicano, snobbò sempre, non essendo stato capace di capire la nuova astronomia dei moti ellitici, e non più circolari, dei pianeti. Né fu capace di intendere la Diottrica di Keplero, di cui l'autore gli aveva fatto omaggio offrendogli la teoria ottica del cannocchiale, che Galileo promise sempre ma che non seppe mai dare. E' lungo l'elenco di tutte le teorie errate di Galileo, che, per esempio, fece ricorso all'aristotelico horror vacui per spiegare la tenuta insieme delle particelle di un corpo, ritenne, come Aristotele, le comete esalazioni atmosferiche, attaccando il gesuita Orazio Grassi, che, riprendendo la teoria del fisico inglese W. Gilbert (De magnete, 1600), aveva scritto che si trattava di corpi che circolavano intorno al sole. Contro Gilbert attribuì la causa delle maree al moto rotatorio della Terra (da lui, per di più, ritenuto inerziale) e non all'attrazione lunare. Più che un grande scienziato Galileo fu un grande divulgatore scientifico, anche, e soprattutto, di errori. Ebbe la convinzione di avere dimostrato il moto rotatorio della Terra. Ma questa dimostrazione fu data per la prima volta nel 1850 da Foucault con il famoso esperimento del pendolo nel Pantheon di Parigi.
  La Chiesa cattolica, abituata nei secoli ad ingoiare rospi, ha ingoiato finalmente, in un documento pontificio del 1996, il rospo dell'evoluzione biologica, mandando in soffitta la storiella biblica di Adamo ed Eva. Essa ha riconosciuto la verità dell'evoluzione darwiniana, ma ha trovato una scappatoia nell'interpretarla finalisticamente, secondo un modello che fa capo ad un disegno divino, per cui essa sarebbe stata guidata verso la formazione dell'uomo. Ma già prima di tale documento i teologi cattolici si erano trovati di fronte a difficoltà insuperabili. Come e quando sarebbe apparsa l'anima immortale in una certa fase dell'evoluzione? In che cosa sarebbe consistito il peccato originale? Arrampicandosi sugli specchi qualche teologo ha scritto che sarebbe apparsa quando il cervello avesse raggiunto un certo grado di evoluzione, e il peccato originale – che non si sa più in che cosa sarebbe consistito – sarebbe stato il peccato di una intera comunità di uomini, che per contagio si sarebbe espanso a tutta l'umanità per partecipazione ad una stessa natura. Vecchia soluzione che si può far risalire al filosofo Leibniz, che cercò di spiegare la comparsa dell'anima immortale tramite una “folgorazione” o infusione di essa da parte di Dio a tutti gli uomini, giunti ormai ad un grado sufficiente di evoluzione per giustificare una responsabilità morale. Soluzione ripresa dallo scienziato Alfred Russel Wallace, coscopritore, insieme con Darwin, suo contemporaneo, dell'evoluzione naturale basata sulla selezione naturale. Wallace aveva pensato che l'evoluzione del cervello umano fosse stata naturale sino ad una certa fase, raggiunta la quale ci sarebbe stato l'intervento di Dio per guidarla abbreviando i tempi della sua ulteriore evoluzione. Dopo di che Wallace si diede allo spiritismo. Darwin gli scrisse: “tu hai ucciso il nostro comune figlio”. Cioè la stessa teoria dell'evoluzione fondata sulla casualità delle mutazioni e sulla selezione naturale. Rimane l'interrogativo da affacciare ai teologi: in quale fase dell'evoluzione sarebbe sorta la responsabilità morale per poter giustificare il peccato? L'homo abilis aveva già l'anima immortale? O questa apparve successivamente con l'homo erectus? O apparve soltanto con l'homo sapiens? E in quale fase dell'evoluzione dell'homo sapiens visto che il sapiens si biforcò nel sapiens sapiens e nel sapiens di Neanderthal, che si estinse? E quest'ultimo aveva già l'anima immortale? Ma se non si accetta la soluzione non nuova adottata dalla Chiesa per salvare l'evoluzione biologica rimane l'alternativa: o nessun essere vivente ha l'anima immortale, oppure l'hanno tutti, compresi i protorganismi come i batteri, le amebe, le pulci, i pidocchi, le zecche, le zanzare, i vermi, etc., considerando la comune origine di tutte le orme di vita. E perché escludere i vegetali? Forse non sono anch'essi esseri viventi? Non hanno forse avuto origine dagli stessi protorganismi, differenziatisi poi in animali e vegetali?

1 Su questo argomento vedi Lawrence M. Krauss, Il cuore oscuro dell’universo. Alla ricerca della “quinta essenza” (1989), Mondatori 1990, pp. 155sgg.: Leon Lederman, La particella di Dio. Se l’universo è la domanda, qual’ è la risposta? (1993), Mondatori 1996, pp.412 sgg.; Steven Wein­berg, I primi tre minuti (1977), Mondadori1980, pp. 117 sgg.; Paul Davies, I misteri del tempo. L’universo dopo Einstein (19995), Mondadori 1996, pp. 132 sgg.; pp. 242 sgg.

2 Da una conferenza tenuta a Padova (maggio 2006).

3 L’universo in un guscio di noce (2001), Mondadori 2002, pp. 89-92.

4 Ibid., p.84

5 L’universo in un guscio di noce, op. cit., pp.99-103.

6 Inizio del tempo e fine della fisica (1980), Mondadori 2003, p.94.

7 Il vero e il falso. Passeggiando tra le stelle e a casa nostra, Il Saggiatore 2003, pp. 290 sgg.

8 Un solo mondo o infiniti? Alla ricerca di altri universi (2006), Cortina 2007.

9 Da una conferenza tenuta al Festival della scienza il 28 ottobre 2007.

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