sabato 26 aprile 2014

LA FABBRICA DEI SANTI COME COME LOTTERIA DEI MIRACOLI. GRANDE SCAMPAGNATA DI PELLEGRINI PER ASSISTERE ALLO SPETTACOLO TEATRALE



E' bastato che una suora nel 2005 fosse risultata guarita dal parkinson per far dichiarare beato Giovanni Paolo II. Poi è bastato che una donna nel 2011 avesse dichiarato di essere guarita da un aneurisma dopo avere pregato Giovanni Paolo II per promuoverlo di grado facendolo passare da beato a santo. Ma dal 2005 ad oggi non avrebbe potuto fare qualche miracolo maggiore? Pare che Giovanni Paolo II, sapendo di essere già prossimo alla canonizzazione (santificazione) se ne sia fregato di un ragazzo di 20 anni morto qualche giorno fa per essergli caduta addosso una croce innalzata in onore di Giovanni Paolo II...se non era distratto guardando dal cielo sul Vaticano. Ma non era distratto come papa perché taceva per coprire una Chiesa piena di pedofili. Due miracolucci se si considera che ben altro avrebbe potuto fare considerando casi più gravi, come di malati di cancro. Ma poi come funzionano questi miracoli se è dato come accertato che sono centinaia le persone che si sono rivolte a Giovanni Paolo II per ottenere una guarigione da malattie mortali? Si ha l'impressione che si tratti di una lotteria. Si pensi che sono solo 64 i miracoli riconosciuti dalla Chiesa e attribuiti alla madonna di Lourdes. Vi è qualcosa che non funziona. 

Lo canonizzano, ma anche dal cielo Woytila non sembra essere uno stinco di santo

Notizia di 2 ore fa da Apocalisse Laica
qualche santo o alla Madonna. Papa Woytila dal cielo ha guarito suor Marie Simon Pierre Normand, affetta dal morbo Parkinson, e Floribeth Mora Diaz,continua 



Dal punto di vista teologico ho sempre fatto le seguenti osservazioni, che rendono incomprensibili i miracoli non tanto in se stessi quanto per altri motivi.  Dal mio libro E giustizia infine fu fatta.

Ma se esistesse solo la sopravvivenza dell'anima umana e non anche quella degli animali non umani, almeno di quelli dotati di coscienza, che me ne farei? Dovrei rinunciare per sempre a rivedere i miei unici grandi affetti che sono stati i cani e i gatti? Dovrei stare per l'eternità in compagnia unicamente di un'umanità, di cui non me ne è importato mai alcunché?
Perché, lo interruppe il cappellano, non le farebbe piacere rivedere i suoi genitori?
Il prof. Petix ebbe una smorfia di fastidio. Di che li dovrei ringraziare? Di avermi fatto nascere per condannarmi a morte in questo mondo privo di certezze e pieno di crudeltà e di ingiustizie ed essere privato in un aldilà dei miei affetti veri, non umani, avuti in vita? Ma chi se frega dei genitori! Un aldilà popolato solo da anime umane mi sarebbe tremendamente insopportabile. Anzi, mi farebbe schifo. Sarebbe un mondo assai povero, perché privato di altre forme di vita, e non renderebbe giustizia a tutte le sofferenze degli animali vittime della crudeltà umana, a incominciare da quelli uccisi nei mattatoi. Sarebbe un mondo che premierebbe ancor di più l'ingiustizia. Ma lei tutto questo non lo può capire a causa del suo cristianesimo
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E ora le faccio un'altra domanda, aggiunse il prof. Petix. Ha mai sentito parlare della grande anima di Albert Schweitzer, purtroppo dimenticato? Fu un grande organista, curatore ed esecutore soprattutto della musica organistica del sommo Bach. Ma fu anche filosofo, teologo, medico chirurgo, nonché grande benefattore dell'umanità per avere dedicato la sua opera di medico alle cure dei malati nell'ospedale da lui stesso fatto costruire nel Gabon, a Lambaréné, dove curava i lebbrosi e i malati di malattie tropicali, e per questo ebbe anche il premio della pace nel 1952, con il cui ricavato portò a termine il nuovo "Ospedale della luce"? Lessi a 20 anni il suo libro Rispetto per la vita. Mi ricordo a memoria di una sua frase, che rispecchia tutto il suo pensiero: «Ti sentirai solidale con ogni forma di vita e la rispetterai in ogni condizione: ecco il più grande comandamento nella sua formula più semplice». Egli aveva capito che il suo prossimo non era solo l'essere umano, ma ogni forma di vita, e piangeva se doveva sfamare, per esempio, dei gabbiani malati dando loro del pesce. Capiva che purtroppo in questo caso era necessario farlo. Si addolorava anche quando doveva uccidere le zanzare malarigene per salvare vite umane. Ma era capace di salvare un insetto che stava per affogare nell'acqua. Capì che bisognava superare il concetto di etica perché ogni popolo ha una sua morale che porta al relativismo, che superò facendo riferimento alla necessità di convivere pacificamente con tutte le forme di vita, sapendo che in natura il rispetto della vita di uno ha come limite solo la sopravvivenza di un altro. Pertanto era contrario agli esperimenti fatti sugli animali, certo che non fosse la sofferenza dell’animale che potesse dare servizio all’uomo, ma l’osservazione della sua guarigione. Egli non fece mai riferimento espressamente ad un diritto naturale, anche se esso può ricavarsi da una concezione non antropocentrica della natura, per un sentimento di coappartenenza di uomini e animali non umani ad una comune natura. Perché tutti gli esseri che hanno conosciuto l’angoscia e il dolore fisico sono uniti nel mondo intero da un legame misterioso. Si rendeva conto che era difficile trovare un senso della vita e solo per questo forse, per evitare uno smarrimento, vide nel cristianesimo dei Vangeli, non in quello delle sue istituzioni, una via di salvezza dal nichilismo. Ed è per questo che egli, pur cristiano, ma luterano, benché sin da giovane frequentasse una chiesa ove si ufficiavano riti sia cattolici che protestanti, trovò molta incoerenza e debolezza nel cristianesimo ricco di esteriorità e di ritualità ma povero di spiritualità. Egli cercava un senso della vita, e cercava di trovare la sua fonte in essa stessa ogni volta che si fa sentire in noi la più grande idea che può generare la nostra voglia di vivere: il rispetto della vita. Ma certamente capiva che non bastava trovare tautologicamente un senso della vita nella stessa vita. Da qui il suo attingere al cristianesimo non ufficiale per trovare un senso della vita che andasse oltre la vita e per estendere l'amore fraterno evangelico per il prossimo oltre il mondo umano, nei confronti di tutte le forme di vita.1 Ora mi dica lei, concluse il prof. Petix rivolgendosi al cappellano, chi sia migliore: Francesco d'Assisi o Schweitzer, definito nel 1954 dalla rivista Time "l'uomo più grande del mondo" e da Einstein, suo amico, "uno dei più grandi uomini dei tempi moderni, se non il più grande"?

Il cappellano, che aveva ascoltato in assorto silenzio, fece fatica a rompere il suo imbarazzo dicendo: certamente non posso non condividere la sua ammirazione per Schweitzer. Quasi mi ero dimenticato anch'io che fosse esistito. E questa è una grande ingiustizia. Tutti sanno chi è Francesco d'Assisi ma pochi sanno, non dico chi sia stato, ma che sia esistito Schweitzer. Riconosco che la sua vita ha anche un'aurea di santità. E tuttavia non è un santo che possa essere venerato e pregato. Non gli si può infatti attribuire alcun miracolo, quale condizione di santità. Bisogna anche ricordarsi che egli non fu un cristiano cattolico. 
Qui la volevo disse il prof. Petix. Allora per essere migliori di Schweitzer bisogna essere santi, cioè appartenere alla parrocchia cattolica? Non si rende conto che tutto ciò non ha senso? Dio preferirebbe comunque uno che appartiene al cattolicesimo e per questo gli permette dopo la morte di fare dei miracoli quale testimonianza della sua preferenza? Se esiste un paradiso certamente Schweitzer vi abita. Ma poiché non ha fatto miracoli deve essere ritenuto inferiore a qualsiasi santo? 
A questo punto il cappellano credette di poter rispondere facilmente osservando: ma nessuno si è mai rivolto a Schweitzer per avere da lui un miracolo. 
Anche qui lei non si è accorto di mancare di logica, ribatté subito il prof. Petix. Come si può chiedere un miracolo a Schweitzer se ciò gli è precluso, non da Dio, ma dal papa che ha stabilito, al posto di Dio, che solo i santi, in quanto cattolici, possono fare miracoli? Si accorge che lei si trova in un circolo vizioso? Si è santi perché cattolici, e se non si è cattolici Dio non può permettere che si sia santi. A parte il fatto che anche i cristiani ortodossi nominano i loro santi, anche se con diverse procedure. Ma sono vere quelle dei cattolici o quelle degli ortodossi? E come mai i protestanti non hanno santi? Forse non hanno persone degne di santità? 
Qui la risposta è semplice, osservò il cappellano. I protestanti non hanno santi perché rifiutano il culto dei santi. 
E chi mi assicura che abbiano ragione i cattolici e non i protestanti? ribatté ancora il prof. Petix. 
Hanno ragione i cattolici se i miracoli sono provati e certificati anche da medici. Lo sa bene. La Chiesa è molto severa nelle sue procedure, rimarcò il cappellano. 
Torniamo da capo, rispose il prof. Petix. I miracoli avverrebbero solo in campo cattolico perché Dio avrebbe riconosciuto la patente di dichiarazione di santità solo al capo della Chiesa cattolica? Io non voglio discutere sulla veridicità o non dei miracoli. Sto cercando di farle osservare che mi riesce impossibile capire perché Dio permetta che avvengano dei miracoli solo in terre cattoliche e a beneficio di cattolici. Chi non è cattolico non è degno di ottenere un miracolo? Prevengo subito la sua obiezione: per ottenere un miracolo bisogna pur pregare Dio o uno dei suoi intermediari, che sarebbero la madonna o i santi, e solo i cattolici chiedono dei miracoli. Se è questa la sua risposta, e non può non essere questa, allora ne deduco che Dio - che sarebbe solo quello cattolico in quanto è il solo Dio che fa miracoli - non tiene in alcun conto colui che, pur degno di essere beneficiato per le sue grandi virtù, che potrebbero essere considerate anche cristiane, tuttavia non appartiene all'area cattolica. Il suo Dio ha bisogno di essere pregato. Ma non le sembra tutto ciò molto antropomorfico? Come se Dio non sapesse che cosa sia giusto fare e dovesse essere pregato per farlo. E infine: perché anche le rivelazioni delle varie madonne avvengono sempre in aree cattoliche? Non sarebbe meglio che una buona volta si rivelasse in aree non cattoliche? Prima di tutto in aree protestanti, che non hanno il culto della madonna, perché così cesserebbe la separazione tra confessioni cristiane. E quale opera di conversione sarebbe quella dell'apparizione della madonna in Paesi non cristiani? Io mi sono immaginato l'apparizione della madonna durante la seduta plenaria del partito comunista cinese. 
Ne avrebbero negato l'apparizione, lo interruppe subito il cappellano. L'ideologia, con la menzogna politica, è più forte di qualsiasi evidenza miracolosa. Si sarebbe attribuita l'apparizione ad una sorta di allucinazione collettiva. 
Non sono d'accordo, rispose il prof. Petix. Qualcuno in buonafede ci sarebbe comunque. E la verità si espanderebbe. La stessa considerazione si potrebbe fare per i Paesi islamici. 
Qui l'apparizione della madonna, obiettò il cappellano, non cambierebbe di granché le cose, perché lei sa bene che gli islamici onorano la madonna come madre del profeta Gesù, a cui riconoscono la verità dei miracoli raccontati nei Vangeli, anche se ne negano la morte per crocifissione e la resurrezione. E, contraddittoriamente, riconoscono come ultimo e maggiore profeta Maometto, anche se a lui non viene riconosciuto alcun miracolo. Questo è vero, ma solo in parte, lo corresse il prof. Petix. Infatti in tutta la loro storia gli islamici non hanno mai riconosciuto i miracoli riconosciuti dai cristiani cattolici. E l'apparizione della madonna, appartenente alla tradizione cristiana, sarebbe un fatto così nuovo che certamente li metterebbe in crisi. E sarebbe ancora più fortemente convincente l'apparizione di Gesù, magari con il simbolo della croce, che gli islamici odiano, perché non venga confuso con altri. Che ne dice? 
Che vuole che le dica? rispose il cappellano. A tutte queste sue domande non vi è risposta. Vuol dire che vi è un disegno divino che noi non possiamo conoscere. D'altronde, che merito avrebbero coloro che si convertissero di fronte ad un miracolo talmente evidente? Non vi sarebbe più il merito della fede. 
E che merito allora hanno coloro che hanno la fede? replicò il prof. Petix. Se uno la fede non ce l'ha non se la può dare, volendo parafrasare don Abbondio. E poi, chi avesse il privilegio di una apparizione miracolosa da quel momento perderebbe la fede perché non avrebbe più bisogno di averla per credere in Dio. La fede, inoltre, come insegna S. Paolo, è una grazia che viene concessa gratuitamente da Dio. E qui sorge un'altra difficoltà all'interno del cristianesimo, che ha origine da S. Paolo. Il quale predicava per fare proselitismo non accorgendosi che si contraddiceva aggiungendo che la fede in Cristo era una grazia concessa per iniziativa di Dio stesso, e non dell'uomo. Dice Paolo che Dio "usa misericordia con chi vuole e indurisce nel peccato chi vuole".2 "Coloro che predeterminò anche chiamò; quelli che chiamò anche giustificò; quelli che giustificò anche glorificò".3 Dunque, se Dio non mi ha dato la fede, che colpa ne ho? A che serve che lei cerchi di convertirmi se Dio ha già stabilito di negarmela perché tutto è già predeterminato? Preso di sprovvista di fronte a quest'ultima domanda il cappellano si sentì disarmato. 
E così proseguì il prof. Petix.

Nessun senso della vita ho potuto trarre dal cristianesimo, nonostante la sua pretesa di assegnarne uno solo agli uomini. E nessun senso della vita si può trarre dalla conoscenza scientifica. Anzi, essa congiura contro di esso. Bisogna percorrere altre vie, diverse da quelle delle religioni cosiddette rivelate.

E quali vie lei crede che esistano oltre la fede religiosa? Lei non crede nemmeno nei miracoli, disse il cappellano.

E infatti è così, disse il prof. Petix. Ma mi sono lasciato una porta socchiusa verso l'aldilà. Ho letto racconti di fenomeni paranormali. A causa della mia educazione scientifica sono costretto a credere solo in ciò che obiettivamente appare e che non si possa negare nella sua obiettività pur non potendo essere spiegato sulla base di leggi fisiche. Non nego a priori che esista qualcosa che la scienza non possa spiegare. So, per esempio, di noti psichiatri che con l'uso dell'ipnosi riescono a far regredire nel tempo un soggetto sino a fargli ricordare e descrivere fatti ed episodi, poi verificati, che sarebbero stati vissuti in vite precedenti. Ed in tale stato il soggetto è capace di parlare lingue a lui sconosciute in stato di veglia. Da cui si trarrebbe la prova della reincarnazione. Allora avevano ragione Pitagora e Platone? Non lo so. Ma da tutti questi racconti, come da racconti di voci di defunti registrate su nastri, si trae l'impressione che vi sia un aldilà senza Dio, senza un supremo giudice creatore dell'universo. Tranne che qualcuno chiami Dio un'energia a noi sconosciuta che sarebbe il serbatoio di vite oltre la morte del corpo. Come vede, se tutto ciò avesse una parvenza di verità, anche per questo il cristianesimo sarebbe una grossa falsità in quanto esclude la reincarnazione e prevede la fine del mondo. Debbo confessare che questi racconti mi hanno sempre affascinato. Sin da bambino immaginavo di vivere in un vecchio castello tenebroso frequentato da fantasmi.

Mi sembra che lei, senza volerlo ammettere, cammini su due diversi binari, disse il cappellano. Lei pone la fede in contrasto con la scienza e poi non esclude che esista qualcosa che la scienza non possa spiegare.

Non è così, disse il prof. Petix. Non non vuole o non può intendermi perché a causa del suo cristianesimo non riesce a capire un possibile aldilà diverso da quello a cui lei è costretto a credere. Io non ho mai creduto in un aldilà per fede religiosa. E' impossibile. Ma non escludo che certi fenomeni, come raccontati da sperimentatori seri, non da ciarlatani, possano essere la porta, che io chiamo socchiusa, verso un mondo che le leggi fisiche non possono spiegare. E in ciò non trovo alcun contrasto con la scienza, se determinati fenomeni, pur inspiegabili scientifica-mente, appaiono nella loro fisicità. Perché è la fisicità, controllabile empiricamente, ciò che conta. I miracoli, invece, non sono verificabili fisicamente, come le apparizioni di madonne, di santi, che sarebbero ristrette solo a pochi, che fanno nascere il sospetto fondato che siano degli allucinati in stato di misticismo.

E certe guarigioni che la scienza medica non può spiegare a lei dicono nulla? osservò il cappellano.

Non mi parli di miracoli in fatto di guarigioni. La medicina non è una scienza esatta. Crederei in un miracolo se finalmente uno resuscitasse dopo morte accertata, magari bussando da dentro la bara mentre in chiesa gli stanno facendo il funerale. E perché tutti gli asseriti miracoli avvengono sempre in regioni cattoliche? Come mai i cristiani protestanti non beneficiano mai di miracoli?

Perché non vi credono e non ne chiedono, disse il cappellano.

Ma si rende conto di ciò che ha detto? replicò stizzosamente il prof. Petix. Il suo Dio è così antropomorfico da fare ridere. Un Dio che ha bisogno di essere pregato. Ma la smetta per favore. Io credo che nella mia vita più di ogni altro soggetto avrei meritato di assistere ad un miracolo. Anche senza trarne per me alcun beneficio. Ma almeno come testimonianza di un aldilà. Sono vissuto sempre nei dubbi, nella mancanza di certezze, negli scoramenti, e perciò nel sentimento oscuro di una mancanza di senso della vita non avendo mai avuto prove dirette che essa avesse un senso oltre la morte.

Che il suo sia un Dio, oltre che antropomorfico, anche contraddittorio, si deduce anche dal famoso e irrisolvibile dilemma teologico: se Dio è onnipotente allora è autore anche del male; se non è autore del male allora non è onnipotente. E lei sa bene che la Chiesa non rinuncia a tutti e due gli attributi: l'onnipotenza, sino alla capacità di prevedere anche tutto il futuro, e la bontà, senza la quale Dio sarebbe o autore del male o impotente di fronte al male. Dilemma che fu chiaramente affacciato dal filosofo positivista John Stuart Mill.4
1 Per la lettura di vari brani tratti dagli scritti di Schweitzer cfr. http://cinerepublic.filmtv.it/albert-schweitzer-rispetto-per-la-vita/758/
Per la biografia cfr. http://www.siaecm.org/medici_famosi/schweitzer/SIAECM_Documenti_A_SCHWEITZER.htm
2Epistola ai Romani (9,14).
3Ibid. (8,30).
4 "Non può esistere un Dio che sia nel contempo infinitamente buono e infinitamente potente. Se è stato infinitamente buono non era infinitamente potente, se è stato infinitamente potente non era infinitamente buono. Per affermare questo basta esaminare la realtà dell'universo" (Saggi sulla religione, I).
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