lunedì 7 aprile 2014

LA QUESTIONE VENETO: CONSIGLI PER L'INDIPENDENZA

L'unità d'Italia non è mai esistita. E' stata imposta con falsi referendum a cui potevano accedere solo gli uomini che avessero un certo grado di cultura ed avessero un certo censo. Gli analfabeti (che erano tanti specialmente nel sud) e i poveri vennero esclusi per legge. Furono referendum truffa che furono votati solo da una piccola minoranza. Gli ideali di Garibaldi e di Mazzini erano rispettabili, ma rimasero solo ideali. L'Italia poteva sorgere come Stato unico solo come Stato federale secondo il progetto del federalista Carlo Cattaneo. Purtroppo l'Italia "unita" sorse anche a dispetto dell'ideale repubblicano di Mazzini, e Garibaldi, anch'egli antimonarchico, oltre che antipapale, contro la sua volontà, non avendo alternative, dovette subire l'unica soluzione che era possibile: accettare il nascosto appoggio del Cavour, che a sua volta aveva l'appoggio dell'Inghilterra. E il Cavour, da politico realista, concepì l'unità d'Italia solo come estensione del regno sabaudo sardo-piemontese. Neppure lui aveva alternative. Ma i suoi successori commisero gli errori maggiori. Concepirono l'Italia divisa in due: il nord industriale e il sud agricolo. Ma l'estensione della lira a tutta l'Italia portò ad un aumento di tutti i prezzi nel sud (e ciò valga come riflessione a proposito dello stesso fenomeno che si è prodotto con l'euro). Aumentò prima di tutto il prezzo del grano. E poiché i contadini erano al servizio dei grandi proprietari terrieri, che divennero i futuri capimafia, nel sud si arricchirono ancor di più i già ricchi. Si generò così un tessuto sociale che vide nascere uno Stato dentro lo Stato: la mafia e la camorra. Il fascismo tentò di unificare l'Italia con diverse opere pubbliche ma non arrivò mai ad una riforma agraria e venne a patti con la mafia in Sicilia con il prefetto Mori, passato alla storia come "prefetto di ferro". In realtà la mafia continuò a vivere con i suoi privilegi e le sue baronie. Vedere quanto descritto ne Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Tuttavia il fascismo fu il male minore per quanto riguarda l'unità d'Italia perché coltivò un'apparente spirito patriottico con le guerre coloniali. Ai contadini privi di terre fu data l'illusione di trovare nuove terre in Africa. Così furono buttate enormi somme di danaro nella guerra coloniale senza che i risultati fossero proporzionali alle spese sopportate. Sarebbe stato meglio spendere quei soldi per imporre con la forza una riforma agraria ed uno sviluppo economico che non fosse fondato solo sull'agricoltura. E solo una dittatura avrebbe potuto portare ad una vera trasformazione economica del sud. E tuttavia il fascismo ebbe sino al 1939, se non anche oltre, un consenso di massa. Ma il nazismo fu poi la rovina del fascismo. Dovrei aggiungere che anche il fascismo cooperò alla rovina del nazismo perché il nazismo, per salvare il fascismo, aveva impiegato, proprio nei mesi del 1943 in cui il nazismo in Russia si stava riprendendo con la controffensiva della battaglia di Kursk, dopo la sconfitta di Stalingrado, varie divisioni in Africa e in Italia che avrebbero potuto essere impiegate sul fronte russo, dove i generali nazisti chiedevano rinforzo per portare avanti la vittoriosa controffensiva di Kursk. Ma queste divisioni non esistevano. Molte divisioni erano state impiegate inutilmente in Grecia e in Africa per salvare l'esercito italiano (con la sconfitta di El Alamein e la successiva resa finale dei tedeschi a Tunisi nel giugno del 1943 con 400.000 prigionieri, portati poi negli Stati Uniti e in Canada) e poi altre divisioni, sempre negli stessi mesi della controffensiva di Kursk, vennero impiegate dal luglio del 1943 in Italia per salvare il fascismo (pare contro la volontà di Mussolini, che, prigioniero, si fa per dire, sul Gran Sasso, venne prelevato su volere di Hitler per costituire l'inutile Repubblica Sociale). Senza l'alleanza con il nazismo Mussolini, che di fatto subì il nazismo perché non ebbe mai simpatia per Hitler,  avrebbe continuato a conservare un consenso di massa. 
Dopo la fine del fascismo l'Italia repubblicana incominciò a buttare soldi nel sud con l'intenzione di favorirne l'industrializzazione. Ricordiamoci della famigerata Cassa del Mezzogiorno. Tutti i finanziamenti furono intercettati sempre dalla varie mafie e dalla politica corrotta. Non era possibile migliorare la situazione del sud  senza eliminare la mafia. Il sud ha continuato a vivere da parassita del nord, il quale si vede ancora sottrarre la maggior parte delle tasse per finanziare il parassitismo del sud. Questo parassitismo è stato favorito anche con l'istituzione delle Regioni, che sono diventate un maggiore aggravio della spesa pubblica, permettendo ai politici locali di sfruttare in modo clientelare in finanziamenti del governo centrale. 
Se a un certo punto un popolo, e non dico una Regione, decide di non sopportare più questa situazione e capisce che starebbe meglio affrancandosi da una politica di asservimento ad interessi che non sono suoi ma di altre Regioni, questo popolo ha il diritto di rendersi indipendente e rimanere padrone dei suoi soldi. 
E allora che soluzione vi è per quei cittadini veneti che vogliano separarsi dall'Italia? Ci si ricordi che il Lombardo-Veneto ebbe un'amministrazione austriaca che oggi il Lombardo-Veneto dovrebbe solo rimpiangere. La soluzione può consistere 
1) O in un invito dell'attuale Regione Veneto a tutti i veneti di non varsare più tasse allo Stato ma ad un fondo di nuova costituzione da parte della Regione in modo che tutte le tasse rimangano nel Veneto;
2) O in un governo ombra che costituisca un fondo comune in una banca di nuova costituzione che incameri tutte le tasse pagate dai veneti.                 
La prima soluzione sarebbe considerata passibile di reato, in cui incorrerebbero tutti quei consiglieri regionali che approvassero un simile progetto. Ma a questo punto bisogna fregarsene e andare avanti. Una rivoluzione non si fa con i fichi secchi. 
Nel secondo caso si costituirebbe un governo rivoluzionario contrapposto al Consiglio regionale. 
In tutti e due i casi il risultato dipenderebbe dal numero di quelli che sarebbero disposti a non pagare più le tasse a Roma. Perché se il numero degli obiettori fiscali (da non confondere con evasori fiscali) fosse tanto elevato da rendere praticamente impossibile perseguire tutti gli obiettori fiscali (che per il governo di Roma risulterebbero evasori fiscali) il risultato sarebbe raggiunto. Sarebbe infatti praticamente impossibile perseguire a termini di legge tutti gli obiettori fiscali perché si intaserebbe l'Agenzia delle Entrate e, nel caso fosse riscontrato un reato, si intaserebbero i tribunali. E' il numero che la forza. Il Veneto, raggiunta l'autonomia finanziaria, avrebbe raggiunto anche l'indipendenza politica.    

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