venerdì 30 maggio 2014

CHI HA VOTATO PER RENZI HA VOTATO ANCHE PER QUESTI PAZZI DELLA MAGISTRATURA ROSSA

Inviato a stampa@magistraturademocratica.it
Hanno fatto un convegno per chiedere anch'essi la cancellazione della distinzione naturale tra il culo e la vagina. Invece di occuparsi di cose serie, prima di tutto la riforma del Codice di Procedura Civile, come sempre ho proposto anche in tre miei libri, per togliere dalla fogna in cui si trova la giustizia civile con la semplice cancellazione degli articoli 180-181-182-183-184 del C.P.C. (in modo da abolire le udienze perché il processo civile è documentale) questi pazzi continuano a fregarsene. Per essi è normale che una causa civile possa durare anche 20 anni (nel mio caso sta durando da 16 anni). Vicenda allucinante dovuta a due giudici o pazzi o disonesti del Tribunale. Ora in Corte d'Appello. Questi mangia quattrini con super stipendi fanno carriera per sola anzianità, rifiutando concorsi e persino esami per salire di grado. Uno può anche passare tutta la vita in Tribunale senza accedere ai gradi superiori perché agli effetti dello stipendio è la stessa cosa. Dopo un certo numero di anni prende lo stesso stipendio di un giudice della Cassazione. Pochi lo sanno. I controlli quadriennali sono solo una buffonata. Si giudicano da se stessi. Si pensi che nelle commissioni è prevista la presenza di un giurista, che però non ha diritto di voto. INCREDIBILE. Rifiutano assolutamente la responsabilità civile PERSONALE sottraendosi al principio costituzionale secondo cui "La legge è eguale per tutti". Ignoranti e arroganti padroni, e non servitori, della giustizia. Data la loro ignoranza hanno trasformato la giustizia civile in una lotteria (nel mio caso con fondato sospetto di collusione di giudici con una delle controparti). Per essi è prioritario attribuire valore legale all'inculamento e ai pompini (tra falsi maschi). Questa è la verità che si vuole nascondere dietro i soliti eufemismi: parità di diritti, diritto all'affettività, etc.
Il fatto stesso che esistano diverse correnti in magistratura significa che la magistratura è politicizzata. Essi non si rendono conto nemmeno de ridicolo nella denominazione delle loro correnti. Da uno dei miei libri riporto quanto segue.
"Si consideri che la magistratura italiana, sia nell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) che nel Consiglio Superiore della Magistratura, è divisa in tre correnti. L’una si chiama “magistratura indipendente”: come se potesse essere concepita una magistratura dipendente da altro, oltre che dalla legge. Una seconda si chiama “magistratura democratica”: come se la giustizia potesse identificarsi con una maggioranza politica e non la dovesse, al contrario, sovrastare. Una terza si chiama “unità per la costituzione”: come se vi potessero essere dei magistrati contrari ai principi di una carta costituzionale e questa non potesse essere modificata. E’ incredibile come non sia stato percepito il senso del ridicolo. Purtroppo la giustizia in Italia è anche nelle mani di simili individui". 
Qui aggiungo il maggiore ridicolo del chiamarsi "magistratura democratica". Che significa "democratica"? Giustizia fondata sulla volontà popolare? Grande cazzata! Come quella della formula che viene premessa ad ogni sentenza, civile e penale: "In nome del popolo italiano". Quale popolo? Il popolo è diviso tra tanti partiti o fazioni. Non può essere il popolo il fondamento della giustizia. Perché altrimenti non vi sarebbe stata giustizia migliore di quella fascista e, ancor più, di quella nazista, che conobbero un consenso di massa. E chi lo negasse sarebbe un disonesto. La giustizia può fondarsi solo su un principio antidemocratico, perché non può dipendere nemmeno dalla volontà della maggioranza che fa le leggi. Altrimenti si cade nel relativismo giuridico del giuspositivismo, di cui fu maestro l'antinazista tedesco Hans Kelsen, secondo cui la giustizia è fondata sulla volontà dello Stato, in quanto detentore della forza. Nemmeno il "democratico" Benedetto Croce si accorse dell'antinomia in cui cadde da antifascista nel ritenere contraddittoriamente che il diritto fosse fondato sulla volontà dello Stato. Con ciò giustificando, senza volerlo,  il fascismo. Lo stesso discorso deve farsi per il fascista Norberto Bobbio, che poi salì da antifascista sul carro dei vincitori presentandosi come paladino della democrazia, ma senza poter spiegare il suo salto della quaglia sulla base del suo giuspositivismo e del suo  antigiusnaturalismo (Giuspositivismo e giusnaturalismo, 1965).
La giustizia può fondarsi solo su un principio che non può essere  soggetto alla volontà popolare. E tale principio si chiama "diritto naturale", che, in analogia con il primo principio della dinamica e con il mondo animale, significa diritto di ogni individuo all'AUTO-CONSERVAZIONE. Tale diritto non è in contraddizione con la catena alimentare preda-predatore, perché il predatore uccide solo per il suo diritto alla auto-conservazione, e non anche per crudeltà (sete di danaro, di potere, etc.) come fa l'uomo. Il diritto naturale di uno ha come limite il diritto naturale di un altro. Lo disse anche Kant, pur entro una concezione antropocentrica del diritto naturale, che egli attribuì antiscientificamente solo all'uomo e non anche al mondo animale, perché fuorviato (come tutti i giusnaturalisti moderni) dal fatto di avere posto a fondamento del diritto la morale, cioè il soggetto morale in quanto espressione di libertà. Ma il diritto naturale, in quanto naturale, non può essere il diritto della sola natura umana. Faccio un esempio semplice: la zanzara (femmina) ha il diritto di succhiarmi il sangue perché gli è necessario, non per nutrirsi, ma per riscaldare le uova ai fini della riproduzione. Ma io ho il diritto naturale di ucciderla per legittima difesa, come la preda ha il diritto naturale di sfuggire al predatore finché può. Dal diritto naturale discende dunque il diritto alla vita e alla libertà, che per l'uomo è anche libertà di pensiero. E' dunque il diritto fondamento della libertà, e non la libertà fondamento del diritto (come erroneamente credette Kant). Libertà anche per coloro che sono contrari ad una concezione liberale se la libertà non vuole contraddire se stessa. E dico "liberale" e non "democratica" perché il liberalismo non è democratico, ma nel senso che non dipende dalla volontà popolare, bensì dal diritto naturale, che trascende la volontà popolare. Esso non può dunque essere soggetto a votazione. L'art. 1 della Costituzione dovrebbe essere riscritto dicendo: L'Italia è una Repubblica liberale fondata sul diritto naturale.  E tale articolo avrebbe dovuto essere sottratto al voto dei costituenti per non cadere in contraddizione. Ma a filosofi e giuristi questo non entra in testa perché sono dei malati di mente. Infatti il relativismo della democrazia senza diritto naturale è solo caos nascente dalla confusione tra morale e diritto, che è la malattia mortale dell'Occidente, vittima del relativismo e del multiculturalismo.   
 
CHE SCHIFO!

Adesso le toghe
dettano l'agenda:
"Matrimoni gay subito" 

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