Preferisco rispondere qui ad alcuni commenti del precedente articolo. Innanzi tutto debbo osservare che la frase "Padre nostro che sei nei cieli, restaci" è di Jacques Prévert, con cui non sono d'accordo. Infatti egli accetta le "meraviglie" del mondo anche con tutte le sue brutture e con tutti i suoi mali.
- Nella vecchia Bibbia di mio padre edita dalla Società Biblica Britannica (1931) trovo scritto in Matteo (6,13): "e non ci esporre alla tentazione". La stessa frase si trova in Luca(11,4) nella traduzione della citata Bibbia Britannica. E così pure nella Bibbia della Chiesa Valdese. Ma tra "non indurci in tentazione" e "non ci esporre in tentazione" non trovo una differenza sostanziale. Nella introduzione, versione e note di Angelo Lancellotti al vangelo secondo Matteo (Edizione San Paolo, 1997, I ed. 1986) leggo: "Il linguaggio è tipicamente biblico; 'indurre' traduce il termine usuale ebraico bo (con accento circonflesso sulla o), 'entrare', in forma causativa. Ciò non allude a un'azione diretta di Dio nella tentazione; Dio - sostiene con fermezza S. Giacomo (Lettera di Giacomo, 1,13) - non tenta al male nessuno e riprende l'insegnamento del libro biblico Siracide (15,11-14). Il senso di questo appello al divino intervento è di far sì che noi non entriamo, cioè non cadiamo, nell'ora della prova (Matteo, 26, 41: "vegliate e pregate affinché non entriate in tentazione"). Ma mi sembra che il commento di Lancellotti (che traduce con "e non ci indurre in tentazione") sia contraddittorio perché la forma causativa ebraica comporta la responsabilità divina nell'indurre alla prova (come nel caso di Giobbe, dove il diavolo agisce con il permesso di Jahweh). Sta di fatto che ogni interpretazione che vada oltre (o contro) la chiara espressione letterale è del tutto arbitraria. Inoltre Lancellotti identifica il male con Satana. Dunque sarebbe Satana la fonte del male. Ma allora perché Dio permette che Satana abbia il sopravvento su Dio? Se Satana è capace di prevalere su Dio allora una delle due: o Dio non è onnipotente (e dunque non esiste) oppure è d'accordo con Satana. Pertanto sarebbe un Dio sadico, altro che amore. Da qui non si scappa. Origene, per ovviare a queste difficoltà insuperabili nella sua teoria dell'apokatastasi, afferma che prima della fine del mondo anche tutte le potenze diaboliche sarebbero state annullate e i demoni (che in origine erano angeli ribellatisi a Dio) sarebbero stati trasformati in angeli. Con la fine dell'inferno, che esclude l'esistenza di pene eterne. Ma questa è fantasia che galoppa. Da notare che Origene, ritenuto il massimo esponente della patristica greca, è stato sempre considerato un eretico sin dal Concilio di Costantinopoli del 553. Ma prima di tale data molti apologeti cristiani (tra cui il padre della Chiesa S. Girolamo e i padri della Cappadocia S. Basilio, San Gregorio di Nissa e San Gregorio di Nazianzo) seguirono la dottrina di Origene. Ma rimasero santi anche per la Chiesa cattolica, e non eretici.
- ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ.
- et ne nos indúcas in tentatiónem;
- sed líbera nos a malo.
- e non ci indurre in tentazione,
- ma liberaci dal male.
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