Si sa che quel grande filosofo che è Severino (grande per tutti i mattoidi come lui) è da tutta la vita che, andando oltre l'eternità dell'essere di Parmenide, ha attribuito l'eternità anche agli enti. La nascita per Severino è un provenire dall'invisibile per arrivare al visibile e la morte è un tornare nell'invisibile. Non ha mai detto precisamente se al tornare nell'invisibile segua un successivo tornare nel visibile, in una sorta di reincarnazione. Ma pare che solo i necrologi gli diano ragione. Si badi infatti che la morte è stata vinta proprio nei necrologi, dove il termine "morte" o l'espressione "è morto" sono stati cancellati. Non si muore più. Che bellezza. Il caro estinto infatti "è venuto a mancare" ai suoi cari, "è scomparso" sottraendosi alla visibilità. Il che non significa che sia morto. Che consolazione per parenti ed amici. Non lo vedranno più però non è morto. E' solo scomparso. Peccato però che non sia scomparso anche il cadavere. E' scomparsa solo l'anima. Infatti l'anima non si potrà più vedere. Ma che importa! Platone a chi gli aveva obiettato "vedo il cavallo ma non vedo la cavallinità" rispose: perché non hai occhi per vederla. Così si potrebbe dire per l'anima. Non abbiamo occhi per vederla. Peccato che non tutti abbiano gli occhi di Severino per vedere l'anima nell'invisibile.
07:0008 Feb
"Non ha mai detto precisamente se al tornare nell'invisibile segua un successivo tornare nel visibile, in una sorta di reincarnazione."
RispondiEliminaIl ritorno nel "visibile" è implicito nella sua filosofia.
Con la "cosiddetta" morte (che in realtà secondo lui non esiste) l'ente "si eclissa", torna nell'ombra, nell'invisibile, per poi tornare - passato "qualche tempo" (immagino trilioni di miliardi di anni) più splendente che mai nel "visibile". Ogni ente, ogni fenomeno fisico e psichico è per lui un "eterno" (credo anche uno scarafaggio o un rapporto sessuale) e perciò indistruttibile.
Tutto ciò che è (ogni fenomeno o ente) è da sempre e per sempre. Anche la falsa concezione dell'esistenza di un Dio è - in quanto fenomeno - un eterno: l'idea di Dio - che in realtà non esiste per lui - è un ente, un fenomeno che doveva apparire nel corso della storia universale.
Severino fu allontanato dalla Cattolica perché la sua filosofia costituiva per la Chiesa la forma più radicale di ateismo.
Insomma: Dio non c'è, ma l'idea di Dio è un eterno.
Tutto, assolutamente tutto è eterno. Non sappiamo se l'Islam vincerà la sfida con la modernità. Ma nel caso vincesse, quella vittoria era già scritta ab aeterno nella storia universale in quanto ente o fenomeno eterno (anche se noi non possiamo saperlo). La vittoria dell'Islam sarebbe l'apparizione dell'ente nel visibile.
In altre parole si ripeterebbero però le due orribili carneficine mondiali (prima e seconda guerra mondiale, Auschwitz compreso) in quanto fenomeni eterni. Almeno così ho capito io. Non capisco però come questa prospettiva possa "piacere". "Gloria dell'essere"? Mah! E anche se fosse vera questa storia degli eterni, cosa cambierebbe nella nostra vita, cosa migliorerebbe? Perché la filosofia dovrebbe "illuminare", renderci più consapevoli e quindi anche più felici o tranquilli.
RispondiEliminaSeverino invecchia e nega di invecchiare. E' una concezione demenziale e sostanzialmente inutile. Non ho mai capito come Severino possa avere avuto credito nella cosiddetta storia della filosofia.