domenica 8 febbraio 2015

IL GRANDE ERRORE DEL GRANDE HEIDEGGER. NON PREVIDE NELL'ISLAMISMO IL VERO NEMICO DELL'OCCIDENTE

Si sa che Heidegger vedeva nella Grecia presocratica le vere radici dell'Occidente, nel suo concepire l'Essere come trascendente rispetto al pensiero e tuttavia il pensiero come voce dell'Essere, l'uomo come suo custode e non, biblicamente, come suo padrone. Probabilmente (perché Heidegger non lo dice espressamente ma è implicito) Heidegger vide nell'ebraismo la radice di una concezione del mondo antropocentrica, l'espressione di un dominio sulla natura attraverso la tecnica. Ed egli attribuì, inspiegabilmente, alla tecnica la causa della devastazione della Terra. Scrive infatti nei Quaderni Neri: "Gli ebrei sono gli agenti della modernità; ne hanno diffuso i mali. Hanno deturpato lo «spirito» dell’Occidente, minandolo dall’interno. Complici della metafisica, hanno portato ovunque l’accelerazione della tecnica".
Che gli ebrei, tramite le loro intelligenze, abbiano cooperato al progresso della scienza, e perciò della tecnica (sebbene la scienza non debba essere confusa con le sue applicazioni) questo è vero. Ma non si può dire che la tecnica moderna sia ebraica. Questa è una grossa sciocchezza. D'altronde, proprio la Germania nazista fu lo Stato che poté scatenare la seconda guerra mondiale grazie alla tecnica. E la stessa Germania stava conducendo negli anni 1943-45 esperimenti tendenti alla costruzione della bomba atomica. E vi sarebbe riuscita se non avesse ritardato gli esperimenti a causa dello scetticismo di Hitler riguardo alla necessità di ricorrere alla bomba atomica per vincere la guerra, avendo sempre creduto sino alla fine del 1942 che bastassero le armi convenzionali per vincerla. Quando si ricredette fu troppo tardi. Egli si era privato per di più degli scienziati ebrei, come fece stupidamente Mussolini con le leggi razziali nel 1938, che portò allo scioglimento della famosa scuola di via Panisperna, che si sciolse dopo che Fermi dovette espatriare negli Stati Uniti con la moglie ebrea e dopo che altri scienziati della stessa scuola dovettero rinunciare a proseguire nelle ricerche nel campo della fisica atomica perché ebrei: ricordiamo i nomi Segre e Pontecorvo. Majorana, non ebreo, ritenuto il cervello migliore de gruppo, sparì misteriosamente. Si dice (nel romanzo di Leonardo Sciascia: Il caso Majorana) che si sia spaventato delle conseguenze applicative della scoperta della possibilità della fissione dell'atomo e si sia rifugiato in un convento. Come dunque poteva Heidegger scrivere che gli ebrei erano i responsabili della tecnica moderna? Come poteva scrivere ciò se proprio la Germania nazista cercava anche durante la guerra di migliorare la tecnica nella costruzione di aerei, di sottomarini, di carri armati e, nell'ultima fase, in ritardo, di missili V1 e V2 (von Braun)?  
Vi è anche altre frasi del tutto contraddittorie in ciò che scrive Heidegger: "Solo la Germania, grazie alla ferrea coesione del suo popolo, avrebbe potuto arginare gli effetti devastanti della tecnica. Ecco perché il conflitto planetario è stato anzitutto la guerra dei tedeschi contro gli ebrei. Se questi ultimi sono stati annientati nei lager, è per via di quel dispositivo, di quell’ingranaggio che, complottando per il dominio del mondo, hanno ovunque promosso e favorito". 
Come avrebbe potuto la Germania nazista arginare gli effetti della tecnica se aveva essa stessa bisogno della tecnica per dominare il mondo?  Perché la Germania si arrogava tale diritto mentre pretendeva di doverlo negare agli ebrei? Ma chi erano allora gli ebrei se non avevano nemmeno uno Stato? Erano coloro che i nazisti accusavano di dominare la finanza mondiale. Perché? La finanza mondiale era solo nelle mani degli ebrei americani? E ammesso che gli ebrei comandassero la finanza mondiale, come poteva da ciò dedursi che essi fossero antinazionalisti e nemici della Germania? Non sarebbe stato conveniente farseli alleati in Germania per finanziare l'industria di guerra come poi fecero negli Stati Uniti, dove l'opinione pubblica era quasi tutta filonazista prima che gli Stati Uniti fossero costretti, contro la stessa opinione pubblica, ad entrare in guerra dopo avere subìto dal Giappone il bombardamento sciagurato della flotta a Pearl Harbor senza il quale forse non vi sarebbe stato l'intervento americano in Europa contro la Germania, di cui era alleato il Giappone? Così il Giappone cooperò alla sconfitta della Germania. Paradosso della storia.   
Ma la contraddizione maggiore è in queste frasi: "Il mancato riconoscimento di questo destino (il destino del popolo tedesco), l’averci repressi nel nostro volere il mondo, non sarebbe forse, una “colpa”, e una “colpa collettiva” ancor più essenziale, la cui enormità non può essere misurata all’orrore delle “camere a gas”, una colpa più terribile di tutti i “crimini” ufficialmente “stigmatizzabili”, della quale nessuno si scuserà nel futuro?".  Secondo Heidegger la Germania nazista aveva il destino (termine metafisico che solo i filosofi possono inventarsi) di volere il mondo. Ma come può essere stata scritta una frase simile da quello che, pur giustamente, è ritenuto il maggiore filosofo del XX secolo? Evidentemente nessuno è perfetto. Ma Heidegger è capace di giustificarsi concludendo in grande:       " Gli alleati non hanno compreso la missione dei tedeschi e li hanno fermati nel loro progetto planetario. Questo crimine sarebbe ben più grave di tutti gli altri crimini, questa colpa non avrebbe termini di paragone, neppure con le «camere a gas» (espressione inserita tra virgolette!). Per la storia dell’Essere il vero incommensurabile misfatto è quello compiuto contro il popolo tedesco che avrebbe dovuto salvare l’Occidente". 
Se la missione dei tedeschi era quella di impedire la nascita dell'Europa attuale, di un'Europa meticciata sotto l'ideologia del relativismo, invasa da tutte le parti del mondo, preda del terrorismo islamico, allora forse il progetto nazista non era del tutto infondato. Ma sbagliò bersaglio. La Germania nazista arrivò persino a formare negli ultimi due anni di guerra divisioni composte da islamici, non bastando più le popolazioni europee filonaziste. Non gli si può nemmeno addossare la colpa di avere invaso l'Unione Sovietica di Stalin. Forse Napoleone non fece la stessa cosa? Napoleone voleva unificare l'Europa sotto il dominio intellettuale, e perciò militare, della Francia. Hitler volle unificare l'Europa sotto il dominio della Germania. No. La sua colpa fu quella di voler giustificare l'unificazione intendendola come un destino, che non esiste nella storia. Da qui un fanatismo che fece del crimine il mezzo giustificativo del progetto di unificazione. Tolto il crimine l'Europa sarebbe stata assai migliore di quanto sia oggi. Ridotta ad essere una accozzaglia senz'anima di Stati europei in cui domina soltanto la ricerca di una scellerata unione monetaria che ne segnerà la fine. Perché non si può imporre un'unione monetaria a Stati aventi economie tanto diverse e separate da differenze linguistiche. Oggi abbiamo una falsa Unione Europea in cui, questa volta senza armi, domina la sconfitta Germania.  Ma certamente Heidegger non pensava che fosse questa la rivincita della Germania quando scrisse:
"C’è ancora un futuro per la Germania, e per l’Europa guidata dal popolo tedesco". In una falsa Unione Europea, fondata sull'unione monetaria, non vi è futuro nemmeno per la Germania, che dipende proprio dal mercato europeo per sopravvivere, avendo semplicemente cambiato di nome il marco chiamandolo euro a danno degli altri Stati dell'Unione Europea. 

Che cosa rimane di grande nel filosofo Heidegger? Nell'avere capito che le radici, dimenticate soprattutto oggi,  dell'Europa, e perciò dell'Occidente, risiedono nell'antica Grecia, soprattutto nel pensiero presocratico, di cui quello di Platone fu una corruzione nella sua pretesa di avere ridotto l'Essere alla conoscenza degli enti, mentre l'Essere non è una totalità di enti, che sono trascesi dall'Essere, inconoscibile perché parzialmente rivelantesi nella storia. Egli, pur dichiarandosi antimetafisico (intendendo egli per metafisica la pretesa di conoscere, per esempio platonicamente e aristotelicamente, l'Essere nella sua sostanza o essenza), fu anch'egli un metafisico nel considerare l'uomo non una presenza casuale dovuta alle cause casuali della stessa formazione del sistema solare e dell'origine della vita, ma una presenza necessaria in quanto portavoce dell'Essere, che avrebbe bisogno dell'uomo per rivelarsi a se stesso. E così costruì una sorta di teologia negativa. Non per nulla il pensiero di Heidegger è stato utilizzato come pensiero ispiratore di un certo indirizzo teologico che ispirò lo stesso concilio vaticano II. Soprattutto dal teologo Karl Rahner. La teologia del deus absconditus (del dio nascosto). Che c'entra tutto ciò con il pensiero presocratico? Chi conoscesse i saggi scritti da Heidegger su Anassimandro (in Sentieri interrotti, La Nuova Italia 1968; Saggi e discorsi, Mursia 1976) lo capirebbe. L'apeiron di Anassimandro è quell'indefinito-infinito da cui hanno origine, alternandosi, i mondi, che dall'apeiron nascono e nell'apeiron ritornano. I mondi sono espressioni dell'apeiron, da cui si sono separati, e il pensiero umano è espressione finita di un mondo infinito che viene trasceso dall'apeiron. Dimenticarsi di questa finitezza dell'uomo significa farsi schiavi di una concezione biblica che, al contrario, ha posto l'uomo al centro del mondo facendolo dominatore della Terra. Contro questa nefasta e nefanda concezione biblica si erse il pensiero di Heidegger, che accomunò con essa la dominazione della Terra tramite la tecnica. Non distinguendo tra scienza e tecnica. Perché la scienza non è né buona né cattiva. Essa è buona o cattiva a seconda dell'uso che se ne fa nella tecnica. Ma perché identificare il progresso della tecnica con l'ebraismo se lo stesso nazismo avrebbe avuto bisogno della tecnica della bomba atomica per non essere sconfitto?  Fu forse la vittoria dell'ebraismo? No. Fu la sconfitta dell'imbecillità di Hitler, che oltre tutto rimae vittima dell'alleanza con il fascismo e con il Giappone. Perché senza l'attacco proditorio alla base americana di Pearl Harbor gli Stati Uniti non avrebbero potuto giustificatre l'entrata in guerra contro la Germania, e perché l'Italia fascista fu sempre un peso per la Germania che dovette intervenire per salvare gli scalcinati eserciti italiani in Grecia, in Africa e in Italia, con la sconsiderata invasione dell'Italia e la costituzione della R.S.I., proprio nei mesi in cui le divisioni impiegate per salvare il fascismo, nella assoluta e stupida fedeltà di Hitler a Mussolini, dovevano essere impiegate sul fronte russo dopo la sconfitta di Stalingrado per rinforzare la forte successiva controffensiva nazista a Kursk (mesi di settembre-novembre 1943). I generali tedeschi chiedevano rinforzi di nuove divisioni dopo Kursk. Ma le divisioni mancavano. Erano state sconfitte in Africa (con 400.000 prigionieri e perdita di armamenti), in Grecia e in Italia per salvare il fascismo, che in questo modo cooperò alla sconfitta del nazismo.                     
Ma Heidegger rimarrà pur sempre il primo Heidegger (quello di Essere e tempo del 1927), che analizzò l'esistenza umana come esserci per la morte, con l'angoscia dell'esistenza da essa derivante. Heidegger era partito dalla domanda "perché l'essere piuttosto che il nulla?". Dunque il suo fine era quello di condurre un'indagine sull'Essere e non sull'uomo. Ma egli credette che fosse prioritario svolgere un'indagine dell'esserci (Dasein) dell'uomo (come essere gettato, de-ietto, sulla terra) per giungere alla analisi dell'Essere (Sein). Ma poi si accorse che in questo modo aveva ridotto l'Essere ad una proiezione dell'esserci (umano), rimanendo in una concezione fenomenologico-idealistica del suo maestro (ebreo) Husserl, di cui fu assistente all'Università. Bisognava invece partire dall'Essere per evitare di cadere in una priorità, non soltanto metodologica, ma anche ontologica, dell'esserci. Dunque il secondo Heidegger, a iniziare dal 1936, invertì la rotta e partì dall'Essere per conservarne la trascendenza che era stata compromessa nell'impostazione esistenzialistica (fenomenologica) di Essere e tempo. Da qui il suo volgersi verso la filosofia presocratica e nel considerare l'Essere come trascendente rispetto all'esserci dell'uomo, a cui nella storia si rivela sempre parzialmente mentre allo stesso tempo si occulta. In un rapporto coessenziale, e non casuale, tra Essere ed esserci. E' qui la tutta la metafisica del secondo Heidegger. Che tuttavia non è in contrasto con il primo Heidegger, come ha dimostrato bene lo studio di Vincenzo Vitiello (Heidegger: il nulla e la fondazione della storicità, Argalia 1976). Basta pensare che Essere e tempo sia stato scritto dopo il 1936, potendo essere interpretato come una appendice in termini di analisi dell'esistenza, che da una parte cerca di trascendere il mondo, nel suo pro-gettarlo, cioè nel suo gettarlo di fronte a sé, mentre dall'altro ogni suo pro-getto ricade nel  mondo. L'unico progetto che non ricade nel mondo è la morte, perché nel suo essere nulla, non può essere ricompreso nel mondo. L'uomo è l'unico animale il cui essere è capace di trascendere il mondo anticipando nel pensiero la morte. A questo proposito Heidegger distingue tra "morior" e "pereo" (perire). Morior ha dentro di sé il suo contrario (orior, nasco). Gli uomini muoiono, mentre gli altri animali periscono, perché la loro vita è un per-ire, un "andare per" senza meta perché non hanno bosogno di pro-gettare il mondo nel suo trascenderlo. La vita autentica è per Heidegger un vivere nella continua coscienza che la vita è un nulla, un vivere per la morte. La vita inautentica è di coloro che vivono nel quotidiano, nella banalità del "si dice" e "si fa". Non si pongono di fronte l'immagine della morte e danno importanza a cose che non ne hanno non essendo coscienti del fatto che ogni loro pro-getto è destinato a cadere nel nulla. Questo non significa per Heidegger predicare l'inerzia. Significa accompagnare ogni pro-getto con la coscienza del nulla per evitare ogni esaltazione dell'uomo, ogni suo credersi padrone dell'Essere, invece che ritenersene voce e custode. Non ha forse detto la stessa cosa l'altro giorno papa Francesco? Per questo ho sempre ritenuto e scritto che Heidegger è il meno antropocentrico tra tutti i filosofi antropocentrici.         
Come potesse tutto ciò conciliarsi con la futura, se pur parziale e combattuta, adesione al nazismo è cosa incomprensibile. Si può dire che vi siano in Heidegger due piani distinti: l'uno prettamente filosofico che fa astrazione dalla realtà storica in cui viveva. L'altro prettamente storico che nel suo patriottismo vedeva nel nazismo l'unica possibilità di unificare l'Europa per farne una potenza mondiale e presentarsi egli stesso come profeta di questa unificazione. D'altronde, non bisogna dimenticarsi che Machiavelli aveva visto in Cesare Borgia colui che avrebbe potuto unificare l'Italia. Se i mezzi giustificano i fini. Ma i mezzi usati da Hitler furono sbagliati come quelli spregiudicati del Borgia, mosso più da ambizione personale che da un realistico progetto politico. E l'errore maggiore fu quello di avere perseguitato l'intelligenza ebraica, invece di farsela alleata almeno in senso tattico se non strategico. Quanto all'invasione della Russia, bisogna considerare che il regime staliniano non provocò meno morti nei gulag di quelli provocati nei lager nazisti. Due mali si combatterono tra loro con la prevalenza di un male sull'altro. Ma si sa che la storia è scritta sempre dai vincitori. Dopo la guerra Churchill, con lacrime da coccodrillo, disse che sull'Europa era caduta "una cortina di ferro".   
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